domenica 20 dicembre 2015

Non c'era o se c'era dormiva?

Nel 1933, il Parlamento degli Stati Uniti d’America promulgava una legge il cui nome è forse noto anche tra coloro che non si occupano di materia bancaria e finanziaria: il Glass-Steagall Act (https://en.wikipedia.org/wiki/Glass%E2%80%93Steagall_Legislation).

giovedì 17 dicembre 2015

You can fool all the people...

Il tema del giorno, se volessi essere scontato, sarebbe l’aumento dei tassi da parte della Federal Reserve Bank. Un evento che, ripeto, considero scontato, poiché non sarebbe stato possibile per Mrs. Yellen e gli altri membri del Federal Open Market Committee (http://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/fomc.htm) rinviare ancora una volta una manovra indispensabile più per riaffermare il proprio ruolo e la propria autonomia decisionale che per modificare realmente la politica monetaria corrente degli USA. 

martedì 15 dicembre 2015

Perché?

Oggi mi comporterò scorrettamente, me ne scuso, ma non posso evitarlo.
Il Corriere della Sera pubblica un’intervista alla madre del Ministro Boschi, che poi è la moglie del padre del Ministro Boschi, ossia il vicepresidente della Banca dell’Etruria, uno dei quattro istituti di credito insolventi al centro della cronaca di questi giorni.

domenica 13 dicembre 2015

Chi è causa del suo mal... 2° tempo

Riallacciamo il filo interrotto mercoledì e torniamo a parlare di banche. E’ l’argomento del giorno, purtroppo anche perché c’è stato il suicidio di Luigino D’Angelo, un fatto tragico che, tuttavia, non dovrebbe interferire con una corretta valutazione della vicenda, soprattutto se la si vuole collocare, com’è necessario, al giusto posto nel quadro delle relazioni assai opache tra politica e mondo bancario. E anche se si vuole comprendere e valutare in modo corretto il comportamento delle autorità italiane, dal governo agli enti tenuti a controllare l’agire delle banche e, più in generale, quello degli emittenti titoli di credito e azioni.

mercoledì 9 dicembre 2015

Chi è causa del suo mal...

Parliamo di banche, italiane principalmente, ma non solo.
Abbiamo due gruppi su cui riflettere. Da un lato le quattro situazioni fallimentari conclamate: Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti. Dall’altro i due casi veneti, quelli di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che non sono in condizioni di insolvenza, ma non godono certo di buona salute e devono effettuare pesanti ricapitalizzazioni per ristabilire adeguati parametri patrimoniali e per far fronte al gravoso fardello dei crediti inesigibili emersi con la nomina dei nuovi vertici aziendali.

La Porta Santa della Cultura

E’ ancora l’8 dicembre mentre comincio a scrivere, ma finirò sicuramente nel nuovo giorno e questo post porterà la data di domani.
Oggi ho potuto, dopo qualche settimana in cui non sono riuscito a farlo, dedicare tempo alla lettura dei quotidiani come mi piacerebbe fare sempre. E ho ho trovato molte cose interessanti, in particolare su Il Sole 24 Ore, che infatti sarà il solo giornale da cui vi proporrò articoli da leggere, cui aggiungerò pochissimo di mio.

domenica 6 dicembre 2015

Le seconde domande se le dimenticano sempre

Grazie a una condivisione su Facebook della mia amica Barbara, ho scoperto questo articolo di Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana: http://m.famigliacristiana.it/articolo/blair.htm.
Buona stampa. Anch’io penso, e non da ieri, che la decisione di invadere l’Iraq di Saddam Hussein sia stata un drammatico errore per le popolazioni locali e anche per noi occidentali. Quella guerra, ingiustificata e iniziata senza nessuna visione a medio e lungo termine e nessun piano per il dopoguerra, ha aperto un periodo di instabilità per tutto il Medio Oriente e di terrore per le popolazioni di molti paesi dell’area e anche per larga parte del mondo.

sabato 5 dicembre 2015

Nessun diritto è illimitato e immune da una ragionevole regolamentazione

Un post che prevedo breve. Cominciamo con un eccellente articolo da The New York Times. Si tratta di un editoriale, plausibilmente scritto a più mani, con il quale il giornale si schiera senza riserve contro la legislazione americana in materia di commercio di armi: http://www.nytimes.com/2015/12/05/opinion/end-the-gun-epidemic-in-america.html?action=click&pgtype=Homepage&clickSource=story-heading&module=opinion-c-col-top-region&region=opinion-c-col-top-region&WT.nav=opinion-c-col-top-region&_r=0.
Buona stampa. Sapete quanto ammiro lo stile giornalistico anglosassone, questo è un ulteriore esempio del modo essenziale, lineare, chiaro con cui viene affrontata qualsiasi questione, andando al sodo, senza arzigogolare come, purtroppo, fanno spesso i giornalisti italiani.

mercoledì 2 dicembre 2015

Gufi? Loro almeno volano...

La crescita dell’economia italiana, che è già insufficiente a raggiungere gli obiettivi di occupazione e di riduzione del debito persino nei valori previsti dal governo, risulta più bassa di un decimo di punto percentuale. Un’inezia, non c’è che dire, ma pur sempre oltre il 10% in meno di quanto stimato dal Ministero dell’Economia nelle sue valutazioni.

domenica 29 novembre 2015

500 euro oggi e un buco da coprire domani?

Le persone della mia generazione sanno che il Natale come lo conosciamo oggi, sia nella vistosa componente consumistica sia in alcuni simboli, è il frutto della stagione di benessere seguita al boom economico del dopoguerra.

giovedì 26 novembre 2015

I nemici dell'Italia migliore


In vita mia mi è accaduto di partecipare soltanto a funerali celebrati con rito cattolico o ebraico. Non ho esperienza di altre religioni o di cerimonie laiche. Sia nelle chiese che nei cimiteri ebraici mi sono ovviamente adeguato alle regole di comportamento (per capirci: scoprendo il capo in un caso, coprendolo nell’altro), ma non ho preso parte alle preghiere e non ho replicato i gesti dei fedeli presenti. Lo stesso è accaduto quando ho partecipato a matrimoni celebrati in chiese cattoliche. Si tratta di una forma di rispetto: penso che sarebbe ingiusto, ipocrita e offensivo manifestare adesione a una fede cui non appartengo. Compiendo quei gesti e pronunciando quelle preghiere credo che svilirei gli uni e le altre agli occhi di coloro per i quali hanno un significato e un valore profondo che io, lo dico con sincero rammarico, non ho la fortuna di condividere.

sabato 21 novembre 2015

E se servissero più teste che stivali?

Anche se ho meno tempo per leggere e per scrivere, vengo, purtroppo, catturato facilmente da articoli che preferirei non vedere. Un esempio è questo pezzo di Sergio Rizzo, dal Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/cronache/15_novembre_21/sindacato-vince-ricordi-fa-perdere-fiducia-738c9326-9029-11e5-ac55-c4604cf0fb92.shtml.
Buona stampa. La difesa delle cause peggiori sembra la vocazione di quei residui del passato che sono i sindacati italiani, alla guida dei quali sono personaggi ai quali non pare vero di poter confermare i miei noti dubbi sulla classe dirigente del nostro Paese.

domenica 15 novembre 2015

Il sorriso dell'Italia migliore

La vita spesso c’induce a riconsiderare i nostri tempi e le nostre priorità. Accade a me in queste settimane, questo spiega il diradarsi dei post e perché, alla vigilia del suo quarto compleanno, il mio secchiello sia un po’ meno pieno del solito.

martedì 10 novembre 2015

Uno dopo l'altro se ne vanno tutti...

La notizia del giorno, per quel che riguarda l’Italia politica, non è inattesa, al contrario: da molto tempo si parlava delle possibili dimissioni di Roberto Perotti da co-commissario alla revisione della spesa pubblica. Le dimissioni sono arrivate e, purtroppo, mi sembrano l’ennesimo segnale negativo riguardo alle reali intenzioni di Renzi rispetto a uno dei problemi più gravi dell’economia italiana.

domenica 8 novembre 2015

Selezione di che specie?

Le qualità e i difetti umani congeniti, quelli che già possediamo alla nascita, sono ovviamente distribuiti in maniera uniforme nella popolazione mondiale. Poco importa dove uno viene al mondo: un bambino nato a Mumbai, ad esempio, può avere le medesime capacità intellettive di quelli nati a San Francisco o Nairobi o Osaka. Certo, l’ambiente in cui vivrà e gli stimoli che riceverà influenzeranno grandemente lo sviluppo di quelle capacità originarie (e potenziali), ma nulla vieta che diventi anche più intelligente e capace dei suoi coetanei venuti al mondo altrove.

sabato 31 ottobre 2015

Bonjour, Telecom

Come sempre riluttante a farsi fotografare, il presidente del consiglio, durante il soggiorno a La Avana, ha scelto di fare jogging lungo un percorso appartato e discreto: una stradina lungomare chiamata Avenida de Maceo, meglio nota in tutto il mondo con il nome di Malecon.

domenica 25 ottobre 2015

Vaccini e genitori


Uscita dall’edificio principale del CDC, Sara si diresse verso l’auto che aveva preso a nolo un paio di giorni prima, dopo aver venduto quella acquistata oltre tre anni addietro, al suo arrivo ad Atlanta per il progetto di studio concluso da circa un mese. Si era trattenuta un po’ più a lungo per soddisfare la richiesta del responsabile del gruppo di lavoro di cui aveva fatto parte: sentiva un debito di riconoscenza verso Per Andersen, il ricercatore di origine danese grazie al quale aveva ottenuto il contratto con il centro di ricerca probabilmente più famoso al mondo nel settore delle malattie infettive e dei virus. Sara aveva stabilito di specializzarsi in quel campo ancor prima di iscriversi alla facoltà di medicina a Milano e, con altrettanta determinazione, aveva creato le condizioni per entrare a far parte della squadra di Andersen.

giovedì 22 ottobre 2015

Queste non sono le cose che piacciono a me

Come forse saprete, il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato in relazione al commissariaménto della Banca Popolare di Spoleto. Su Il Sole 24 Ore di ieri c’erano alcuni articoli che schieravano il quotidiano a fianco di Visco, difendendone senza incertezze l’operato. 

mercoledì 21 ottobre 2015

Costruire per chi?

Buona stampa. Un articolo che fa accapponare la pelle. Già basterebbe la patetica rivendicazione dell’assessore Scajola per farsi un’idea di cosa costui può avere per la testa (ammesso che queste mie parole abbiano senso, e non ne sono affatto sicuro). Riprendo una frase di Stella: “L’assessore ligure Marco Scajola, nipote di «A-Sua-Insaputa», ha compiuto un miracolo: neanche il tempo di promettere che avrebbe fatto «dichiarare le Cinque Terre patrimonio dell’Unesco» et voilà: fatto! Diciotto anni fa, però: nel ’97. Miracolo retrodatato.” 

martedì 20 ottobre 2015

Non fare oggi quel che toccherà fare ad altri domani

Nella storia della direzione del Corriere della Sera c’è una particolarità: il doppio passaggio di testimone tra Paolo Mieli e Ferruccio De Bortoli. Il primo, infatti, ha diretto il Corriere della Sera per due periodi, dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009 (http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-mieli/) e il secondo lo ha sostituito in entrambi casi. Attualmente, non si sa ancora per quanto, è presidente della RCS Libri, la divisione della RCS Mediagroup che si occupa dell’editoria, di recente ceduta al Gruppo Mondadori.

sabato 17 ottobre 2015

Allo specchio

Il trascorrere degli anni è una grande fortuna. Mio padre diceva che esiste un solo modo per impedirlo e certamente non considerava preferibile quell’alternativa. E aveva ragione, ovviamente. Solo la morte arresta il passare degli anni e quindi è molto meglio che il bagaglio si faccia pesante (anno dopo anno).

Tom Hussey - Reflections

venerdì 16 ottobre 2015

Insieme?

Eric Pickersgill - www.removed.social

Lo dico subito, così sgombriamo il campo da possibili equivoci: io sono sicuramente “molto connesso”. Voglio dire che, come una parte rilevante dell’umanità, anch’io trascorro una quantità di tempo non trascurabile davanti al mio Mac o al mio Iphone. 

giovedì 15 ottobre 2015

Cosa vuol dire rappresentare una collettività?


Dopo la breve vacanza, torniamo a farci del male… Colpa dei miei amici blogger che scrivono poco e mi costringono a occuparmi d’Italia e anche di Europa, argomenti dai quali non riesco certo a trarre motivi di divertimento.

mercoledì 14 ottobre 2015

Un Nobel saggio

Giangiacomo Schiavi è uno dei vicedirettori del Corriere della Sera. Scrive prevalentemente di vicende milanesi e lombarde, il che, ovviamente, spiega perché sia lui, oggi, ad affrontare la questione dell’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani. E lo fa, tra l’altro, sottolineando come si trattasse della persona sbagliata per quell’incarico. Ecco il collegamento al pezzo di Schiavi: http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_14/verdetto-buon-senso-non-doveva-arrivare-fin-li-580b2de0-7230-11e5-b015-f1d3b8f071aa.shtml#.
Buona stampa. Riprendo un passaggio che mi pare essenziale: “È difficile spiegare, a chi non ha attenuanti se sbaglia una lettera su un modulo fiscale o non viene perdonato se paga un bollettino in ritardo, che un politico, un pubblico ufficiale che dovrebbe essere al servizio della comunità, «ha una propensione alla violazione delle regole», trucca le aste, briga per gli appalti, usa i suoi poteri per interessi personali, traffica per sistemare i suoi sodali. È difficile chiedere il rispetto delle regole se chi dovrebbe dare l’esempio è il primo a violarle, facendo prevalere attraverso il potere della carica il particulare di guicciardiniana memoria, ostentando perfino il proprio conflitto di interessi (Mantovani è il fondatore della Cooperativa Sodalitas, che si occupa di residenze per anziani).

martedì 13 ottobre 2015

Modelli di governo? Non ne vedo da queste parti

La giornata si apre, in Italia, con un'ondata di arresti tra politici e funzionari della Regione Lombardia, incluso il vicepresidente Mario Mantovani. Come ricorda anche Angelo Mincuzzi su Il Sole 24 Ore, Mantovani era l’organizzatore della folla che acclamava il tizio decrepito quando si presentava in Tribunale a Milano in occasione dei suoi processi. Ecco il collegamento all’articolo di Mincuzzi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-10-13/tangenti-arrestato-vicepresidente-regione-lombardia-095624.shtml?uuid=ACob3HFB.
Cronaca. Non riesco a non pormi una domanda: quanto avrà pesato la capacità di organizzare la claque nel portare Mantovani alla vicepresidenza della Lombardia? Voi tre cosa ne pensate?

lunedì 12 ottobre 2015

Vuoto


Cominciamo con un’immagine che ho scovato in rete e che ho deciso di proporvi quasi d’impulso. Il senso di questa immagine mi sembra immediatamente evidente: l’Europa ha perso il suo ruolo nel mondo.

sabato 3 ottobre 2015

Anche i migliori sbagliano

Riprendiamo l’argomento Alitalia, tornato d’attualità per la condanna in primo grado di amministratori e dirigenti in carica nel periodo 2001-2007. Nel post di mercoledì avevo soltanto accennato alla sentenza, mettendola in relazione con le interferenze politiche nei confronti della RAI.

giovedì 1 ottobre 2015

Più Financial Times e meno Dipiù

Martedì, grazie alla condivisione su Facebook da parte di un amico, ho avuto modo di leggere un articolo pubblicato dal settimanale americano The New Yorker: http://www.newyorker.com/news/john-cassidy/the-financial-times-and-the-future-of-journalism.
Buona stampa. Attraverso un colloquio con John Ridding, capo azienda di The Financial Times, il giornalista di The New Yorker John Cassidy ricostruisce la recente cessione del quotidiano inglese al gruppo editoriale giapponese Nikkei e le scelte strategiche e commerciali dell’ultimo decennio, soprattutto in relazione allo sviluppo dell’edizione digitale. Effettivamente il caso di The Financial Times è esemplare di come internet poteva e può essere sfruttata per realizzare e vendere in maniera profittevole informazione di qualità. E’ un caso indubbiamente particolare: si tratta di un quotidiano economico-finanziario, che si rivolge prevalentemente ai membri di una comunità abbastanza ben definita, che ha tra i suoi elementi caratterizzanti la lingua inglese e l’attenzione per i temi privilegiati dal giornale.

lunedì 28 settembre 2015

Cronache da un pollaio

Un fatto locale, strettamente padovano, occupa lo spazio iniziale di questo post. E non certo per motivi dei quali gli abitanti della città veneta possano andare fieri, tutt’altro. Si è avuto, infatti, l’ennesimo scontro via Twitter tra il sindaco in carica, Massimo Bitonci già senatore della Lega, e un esponente dell’opposizione, Flavio Zanonato, sindaco per molti anni, poi ministro e attualmente parlamentare europeo del PD.

domenica 27 settembre 2015

Un problema di sistema?

Non posso fare a meno di occuparmi ancora della vicenda del gruppo Volkswagen, le cui dimensioni rischiano di creare all’azienda problemi tali da richiedere al nuovo management capacità senz’altro eccezionali.
Sono numerosi i Paesi nei quali la casa tedesca ha fermato la vendita dei modelli coinvolti nello scandalo delle centraline. In qualche caso la decisione è stata imposta dalle autorità, altre volte (come in Italia) si è trattato di una scelta autonoma di Volkswagen. Ecco un articolo tra i tanti, preso da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/volkswagen-blocca-vendite-italia-1175998.html.
Cronaca. Detto degli ultimi sviluppi, mi sembra assai più interessante riflettere sui significati più profondi di questa storia.

venerdì 25 settembre 2015

Quanta Italia c'è in un'auto Volkswagen?

Lo scandalo della Volkswagen, secondo la maggior parte dei commentatori, mette in crisi il sistema industriale della Germania perché ne indebolisce le fondamenta e le relazioni politiche e sociali che lo hanno governato dal 1945 e, a livello internazionale, pone in discussione la leadership tedesca in Europa. Il tutto accompagnato, quasi certamente, da un calo delle vendite dei produttori di auto tedeschi e, conseguentemente, un rallentamento dell’economia del Paese che si tradurrà a sua volta in un indebolimento della già fragile crescita europea, fortemente dipendente dai successi commerciali della maggiore potenza continentale.

giovedì 24 settembre 2015

Prima nessuno fiatava...

L’Istituto Bruno Leoni (http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=0000002165&level1=0000002165) è un ente privato che si propone di difendere il pensiero e la cultura liberali in Italia. Una missione sicuramente importante, soprattutto in un Paese come il nostro, nel quale esistono troppe distorsioni del mercato e della concorrenza, il cui costo grava pesantemente sui cittadini e produce vaste zone d’ombra in cui si sviluppano i comportamenti illeciti più diversi. Sul proprio sito, l’Istituto offre una rassegna stampa interessante, dalla quale attingo oggi per proporvi un articolo che si occupa di corruzione. Il pezzo era stato pubblicato originariamente su Il Foglio del 22 e la firma è di Serena Sileoni: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=19007.

martedì 22 settembre 2015

Wolfsburg, Germania. Vicenza, Italia.

Sembra destinata ad allargarsi la storia delle centraline programmate per modificare, all’atto della verifica ufficiale, il livello d’inquinamento prodotto da alcuni modelli di auto Volkswagen e Audi vendute negli USA. 
L’ente americano di controllo, EPA, ha esteso ad altre aziende i controlli, evidentemente preoccupato che non solo il gruppo di Wolfsburg abbia fatto ricorso a questo stratagemma per superare i test.
In Europa, la Francia ha chiesto che vengano effettuate verifiche anche da parte delle autorità comunitarie, forse più con l’intento di sfruttare le circostanze a favore della propria industria automobilistica che con quello di garantire ai cittadini europei un’aria meno inquinata. Tra l’altro, dal momento che in Francia è già in corso una battaglia contro i motori diesel, la questione offre un utile pretesto per alzare il tono del confronto.
E si annunciano interventi dello stesso tenore un po’ ovunque nel mondo: a questo punto, ovviamente, le autorità pubbliche di altre nazioni non vogliono risultare meno rigorose di quelle americane nella difesa della salute dei cittadini. E, perché no?, anche per mettere qualche granello di sabbia nei meccanismi competitivi di produttori di altre nazioni. Tra quelli che si sono mossi in fretta c’è la Corea del Sud, guarda caso paese di origine di uno dei primi produttori del mondo, il gruppo Hyundai-Kia.
Tra ieri e oggi la quotazione delle azioni di Volkswagen è andata a picco (la perdita in due giorni sfiora il 40%: https://www.boerse-frankfurt.de/en/equities/volkswagen+ag+vz+ag+DE0007664039) e l’azienda ha annunciato l’accantonamento di somme importanti per far fronte alle sanzioni. Si parla, inoltre, di un radicale rinnovamento dei vertici aziendali, la cui posizione appare difficilmente difendibile.
Da qualsiasi punto di vista ci si ponga, questa storia risulta sconcertante e quello che abbiamo visto sinora potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Pare, infatti, difficile credere che solo Volkswagen si sia trovata nella condizione di dover ricorrere a un trucco per superare le verifiche sui livelli di inquinamento dei propri motori diesel di cilindrata più bassa. Baso questa convinzione su due argomenti principali.
Il primo è che, quando le riviste specializzate effettuano le prove su strada dei vari modelli di auto, i dati relativi al consumo non coincidono quasi mai con quelli dichiarati dalla casa, il che induce a pensare che anche quelli relativi all’inquinamento possano differire anche in misura marcata, dal momento che i due valori sono strettamente correlati.
E, in ogni caso, i test effettuati per l’omologazione e per le verifiche periodiche prevedono livelli di utilizzo dei motori che, nelle condizioni normali di impiego, risultano praticamente impossibili.
Il secondo argomento è che le centraline di gestione dei motori sono realizzate da poche aziende produttrici di componentistica. Certo, le specifiche tecniche sono personalizzate in base alle indicazioni del costruttore delle auto (che possono, come sembra abbia fatto Volkswagen, ideare internamente il software di gestione), ma i sistemi sono sostanzialmente gli stessi. Faccio fatica a credere che soltanto a Wolfsburg abbiano sentito il bisogno di ricorrere all’espediente svelato dalle indagini di EPA.
Staremo a vedere come si svilupperà questa storia. Ho la sensazione che possa riservare qualche sorpresa. Difficile pensare diversamente quando si leggono i dati di consumo e di inquinamento di molti modelli di auto.
Quale che sia la conclusione, finirà comunque per giocare a favore di chi, soprattutto Elon Musk, ma anche Apple e Google, ha lanciato una sfida importante ai costruttori tradizionali di auto.
Un paio di informazioni su quest’ultimo tema, giusto per capire le dimensioni del fenomeno. Proprio in questi giorni Apple ha inserito l’auto nella lista dei progetti sui quali c’è massimo coinvolgimento aziendale (il che vuol dire che è altamente probabile che arrivi sul mercato) e si parla del 2019 come possibile anno di lancio. Tesla sta per presentare una serie di nuovi prodotti che ampliano la gamma, anche verso il basso, e dedica particolare attenzione al mercato europeo, sul quale era poco presente. Certo, i numeri sono ancora trascurabili, ma non si deve ignorare la capacità innovativa di aziende o imprenditori che hanno già dimostrato di saper individuare prodotti e strategie capaci di espellere dal mercato leader considerati intramontabili. Chi, solo quindici anni fa, avrebbe immaginato che due campioni nel settore dei telefoni cellulari (Nokia e Motorola) sarebbero stati travolti dall’avvento degli smartphone?
Tra le questioni italiane, mi pare il caso di parlare ancora, sia pure brevemente, della Banca Popolare di Vicenza, dove hanno cominciato a volare gli stracci e sulla quale ha deciso di veder chiaro anche la Procura della Repubblica.
Ieri c’era un bell’articolo nell’inserto Corriere Economia, firmato da Mario Gerevini, dal quale esce il ritratto di una banca in cui erano entrati in crisi i sistemi di controllo della gestione, forse anche per la troppo lunga permanenza al vertice delle medesime persone: http://www.corriere.it/economia/15_settembre_22/credito-com-era-popolare-quella-banca-forse-troppo-ba903de8-610a-11e5-9c25-5a9b04a29dee.shtml#.
Buona stampa. Come ho già avuto modo di dire, forse la Banca d’Italia ha guardato dall’altra parte per troppo tempo e, anche oggi, sembra non voler prendere una misura che, tutto sommato, a questo punto non sarebbe ingiustificata, ossia il commissariaménto dell’istituto. A voler essere sospettosi, verrebbe da chiedersi se vi sia una relazione tra la prudenza della banca centrale e la presenza, nel consiglio di amministrazione di Popolare di Vicenza, di Andrea Monorchio, già Ragioniere Generale dello Stato. Non siamo il solo paese in cui le porte girevoli lavorano, e tanto, altrove, però, il sistema trova dei contrappesi che da noi mancano per tanti motivi.
Con noi nella lotta contro i nemici della musica oggi abbiamo un grande compositore del Barocco italiano relativamente poco conosciuto. Antonio Caldara (http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-caldara/) è meno popolare di Scarlatti o di Vivaldi, ma ha dato un prezioso contributo alla grande musica italiana di quel periodo. Il brano che vi propongo è la cantata “Per Il Mar Del Pianto Mio” cantata da Maria Cristina Kiehr.


sabato 19 settembre 2015

Wolfsburg, Italia?

In questi giorni sembra che non ci si possa allontanare dagli Stati Uniti.
L’ente federale per la protezione ambientale EPA (Environmental Protection Agency) ritiene che la Volkswagen abbia fraudolentemente programmato le centraline di circa 500.000 auto perché rispettassero i limiti di emissioni inquinanti soltanto al momento dei test periodici effettuati per verificare l’effettiva rispondenza alle norme. Se gli USA decidessero di infliggere la massima sanzione possibile, la Volkswagen sarebbe chiamata a pagare 18 miliardi di dollari. La notizia la prendiamo da The New York Times: http://www.nytimes.com/2015/09/19/business/volkswagen-is-ordered-to-recall-nearly-500000-vehicles-over-emissions-software.html?_r=0.
Buona stampa. Si tratta di quel genere di notizia che, a prima vista, sembra incredibile. Almeno a me: fatico a credere che i dirigenti di una delle maggiori aziende automobilistiche mondiali decidano di mettere deliberatamente sul mercato auto che non rispettano la normativa del paese in cui sono immatricolate. Qui non stiamo parlando del caso di un componente che si rivela alla lunga inadeguato o di un errore di progettazione che viene evidenziato dall’uso regolare del veicolo. In questo caso, se le accuse si riveleranno fondate, abbiamo un dispositivo installato appositamente per consentire alle auto di superare le verifiche periodiche e di violare la legge nell’uso quotidiano.
Sono sicuro che se venisse effettuato un sondaggio su un campione della popolazione mondiale chiedendo da che nazione vengano le auto con questo dispositivo, l’Italia se la vedrebbe con la Cina per il primo posto… E, invece, guarda un po’, se le cose stanno davvero come si dice, questa pensata degna del miglior Totò l’hanno fatta a Wolfsburg, Bassa Sassonia, Germania.
Chissà se Marchionne si è già seduto sulla sponda del fiume ad aspettare che passi il cadavere? Una multa da 18 miliardi di dollari metterebbe al tappeto anche un colosso, rendendolo preda abbordabile…
Torniamo in Italia per l’ennesima pessima prova della nostra classe politica, dalla quale, purtroppo, si traggono ragioni per dubitare che possa mai diventare anche soltanto decente e, quel che è peggio, che vi siano differenze sostanziali tra i vari partiti.
Si tratta dell’ordine del giorno della seduta del Senato prevista per ieri mattina: si trattava di iniziare la discussione sul testo della legge di riforma del Senato. 
Alla vigilia del voto alcuni esponenti del M5S pubblicano la foto di un corridoio ingombro di valige (ripresa da La Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2015/09/17/foto/riforme_m5s_senatori_in_fuga_trolley_gia_pronti_-123065880/1/#1). Peccato che, alla prova dei fatti, ossia ieri mattina, l’aula fosse quasi completamente vuota (prendo sempre le immagini da La Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2015/09/18/foto/riforme_pd_replica_a_m5s_altro_che_fuga_con_i_trolley_voi_non_siete_neanche_in_aula_-123145676/1/?ref=nrct-3#1). Credo si possa dire che non si salva nessuno, la mediocrità è l’unico vero elemento unificante dei nostri politici. Semplicemente vergognosi.
Oggi vi propongo un brano di jazz. Brad Mehldau in trio esegue No Moon At All.


venerdì 18 settembre 2015

Paura

La Federal Reserve Bank ha deciso, ancora una volta, di non aumentare i tassi di interesse americani. A prima vista, la maggior parte dei commentatori individua nella paura il motivo principale della decisione: il timore che sul quarto di punto percentuale di mancato incremento del tasso di riferimento (attualmente, se ricordo bene, allo 0,13%) si reggano i non pochi castelli di carta (finanziaria creata da banche e società finanziarie, imprese e stati) sparsi in giro per il mondo. In particolare, quelli cinesi, forse i più fragili e, comunque, quelli che cadendo provocherebbero i maggiori danni.

mercoledì 16 settembre 2015

E se peccasse di ottimismo?

Ecco un imprevisto di quelli che Matteo Renzi non considera quando si lascia andare ai suoi giudizi sulle condizioni economiche italiane, e invece farebbe meglio a tenerne conto. Il Sole 24 Ore di oggi illustra i risultati delle verifiche effettuate dalla Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte dell’esercizio 2013, mentre era ancora Presidente Roberto Cota, uno dei pupilli di Bossi quando era il capo indiscusso (chissà perché mi veniva da scrivere la parola “padrone”?) della Lega. Ecco il link all’articolo firmato da Gianni Trovati: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-09-16/nei-conti-piemonte-maxi-buco-5-miliardi-063516.shtml?uuid=AC9Ciiy.
Buona stampa. Di questa situazione è un po’ che si parla, anche a proposito di altre regioni, dove, come in Piemonte, si è deciso di utilizzare in maniera del tutto impropria i fondi che il Governo Letta aveva messo a disposizione per ridurre i debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese private. 

martedì 15 settembre 2015

Forever it takes

Il titolo non è farina del mio sacco. Sono parole di un economista, Alberto Gallo di Royal Bank of Scotland, che ha voluto parafrasare quelle famose impiegate da Mario Draghi nel 2012 per descrivere l’impegno della Bce nella difesa dell’euro: whatever it takes.

giovedì 10 settembre 2015

Lo ricorderemo sempre, ma quanto ci mancherà il tuo sorriso, Rosanna

La musica oggi, più che mai, è importante e viene prima perché serve per ricordare una mia amica, una piccola meravigliosa ragazza che sapeva sempre affrontare la vita con rara intelligenza. Come ho scritto ieri su Facebook, chi ha conosciuto Rosanna porterà sempre dentro di sé il ricordo del suo sorriso rasserenante e della sua dolcezza. Ha lasciato troppo presto un grande vuoto nel cuore dei tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerla. Per Rosanna ascoltiamo Last Night When We Were Young nella versione di Tommy Flanagan al piano affiancato da Helen Merrill.

lunedì 7 settembre 2015

Se non se ne parla...

C’è un argomento che ho trascurato nei giorni scorsi, ma mi sta troppo a cuore e quindi lo riprendo e gli dedico l’intero post.

domenica 6 settembre 2015

Ich bin ein Münchner

La scelta del titolo oggi non è stata immediata. Ero incerto tra “Smentite e conferme” e quello che vedete: poche parole in tedesco (lingua che ignoro pressoché totalmente) con le quali, ieri, avevo accompagnato su Facebook la condivisione di questo video della BBC: http://www.bbc.com/news/world-europe-34162844.

sabato 5 settembre 2015

Ignoranza e pregiudizi camminano insieme

Si dice, riprendendo e modificando le parole del profeta Isaia, che Dio acceca chi vuole perdere. Ecco il passaggio:
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Egli disse: «Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito». (Isaia 6,8-10)

giovedì 3 settembre 2015

Cosa serve per il futuro?

Il futuro di una nazione, è persino scontato affermarlo, corrisponde in larga parte con il futuro delle sue generazioni più giovani. In Italia, come in molti Paesi industrializzati europei e extraeuropei, si registra da anni una progressiva contrazione del tasso di natalità, che è ormai tra i più bassi del mondo. Il calo delle nascite si combina con l’allungamento della vita media e si ottiene una popolazione sempre più vecchia.

lunedì 31 agosto 2015

Legame con il territorio?

Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un’interessante intervista a Francesco Iorio, Consigliere Delegato e Direttore Generale della Banca Popolare di Vicenza, uno dei maggiori istituti di credito italiani e uno di quelli usciti peggio dalle valutazioni effettuate alcuni mesi fa dalla Banca Centrale Europea sulla solidità patrimoniale e sulla gestione dei principali gruppi bancari della eurozona. Ecco il collegamento all’intervista di Stefano Righi: http://www.corriere.it/economia/15_agosto_30/popolare-vicenza-borsa-prezzo-fara-mercato-e006b63a-4f2e-11e5-ad01-b0aa98932a57.shtml#.
Buona stampa. Anche se Righi affonda il coltello meno di quanto vorrei, ma, voi tre lo sapete, forse ho aspettative eccessive riguardo alla capacità dei giornalisti italiani di mettere alle strette gli intervistati. Ne esce, comunque, un quadro piuttosto serio della situazione che Iorio ha trovato quando ha assunto l’incarico all’inizio di giugno. Si conferma, in particolare, l’esistenza di rapporti non proprio cristallini tra la banca e i soci, ai quali sono stati concessi finanziamenti di cospicue dimensioni per l’acquisto o la sottoscrizione di azioni della banca stessa.
Mi pare sconcertante che si sia dovuti arrivare ai cosiddetti stress test e alle altre valutazioni della BCE per mettere in luce simili comportamenti, che viene spontaneo considerare non casuali e ipotizzare che abbiano origini lontane nel tempo. Difficile non chiedersi come mai la Banca d’Italia non si sia resa conto della situazione o, se ne era consapevole, non sia intervenuta prima.
Pur trattandosi indubbiamente di una delle migliori istituzioni pubbliche, pure la Banca d’Italia si mostra talvolta “distratta”, forse perché anch’essa, nonostante sia indipendente dal potere politico, non può sottrarsi interamente alle pressioni che da esso vengono esercitate, così che anche banche in situazione di dissesto possono proseguire la normale attività, subendo misure blande, insufficienti a ripristinare le condizioni patrimoniali e gestionali adeguate, fino a che la situazione si deteriora al punto da rendere necessari interventi più drastici e si causano danni che, intervenendo prima, si potevano forse evitare.
Quanto il potere politico s’interessi alle banche, soprattutto quelle di dimensioni medie e piccole, possibilmente non quotate in borsa, è dimostrato dalle resistenze che da più parti sono state fatte al provvedimento (decreto-legge n. 3/2015, convertito con legge n. 33/2015) che ha imposto alle dieci maggiori banche popolari di trasformarsi in società per azioni, abbandonando una forma giuridica ormai obsoleta, che ha consentito molto spesso una gestione autoreferenziale e poco trasparente. Vi propongo un articolo riguardo al contrasto tra governo e opposizioni (anche interne al PD) sul provvedimento (se avrete voglia di cercare, potrete trovarne molti altri): http://www.huffingtonpost.it/2015/01/21/riforma-banche-popolari-si-muovono-le-lobby_n_6516404.html.
Cronaca.
Va sottolineato come, tra le banche interessate dal provvedimento, una delle più impegnate nell’osteggiare, direttamente e indirettamente, la riforma, era proprio la banca vicentina, all’interno della quale, più che altrove, si guardava con preoccupazione alla nuova forma giuridica imposta dalla legge e, in particolare, all’abolizione del voto capitario e di altre condizioni che potevano favorire il controllo dell’assemblea da parte degli organi direttivi della banca. Anche dalle parti della Banca Popolare di Milano c’era molto malumore, determinato, in questo caso, dal ruolo delle associazioni sindacali, che attraverso gruppi organizzati di dipendenti-azionisti, hanno per molti anni avuto un potere rilevante nell’istituto, spesso esercitato per impedire cambiamenti considerati dannosi per il personale, indipendentemente dai potenziali effetti positivi sulla banca.
Tra gli argomenti maggiormente usati per opporsi alla legge di riforma, ormai pienamente efficace, i politici prediligevano quello del presunto “legame con il territorio” degli istituti coinvolti dal provvedimento del Governo Renzi.
Questo presunto carattere delle banche popolari, a detta dei politici, garantiva una loro maggiore capacità di concedere finanziamenti alle imprese locali rispetto alle banche di maggiori dimensioni. (L’argomento è usato anche per sostenere la validità del modello rappresentato dal credito cooperativo, nel quale, tuttavia, negli ultimi anni sono emersi numerosi casi di pessima gestione e di dissesto che hanno radicalmente modificato il quadro del settore, anche grazie a drastici interventi della Banca d’Italia).
Dall’intervista a Francesco Iorio, a mio parere, emerge la più radicale smentita della posizione di quei politici: concedere quasi un miliardo di finanziamenti a soci e potenziali soci (una somma, se ricordo bene, pari a 1/27 dell’interno ammontare dei prestiti erogati dall’istituto) non sembra esattamente una prova di “saldo legame con il territorio”, ma piuttosto la determinazione dei vertici della banca di mantenere un’assai ampia influenza sull’assemblea. Forse, se impiegato per sostenere le attività produttive, quel miliardo di euro avrebbe avuto un impatto di gran lunga migliore sull’economia del territorio. E mi sembra particolarmente grave soprattutto se consideriamo che quel miliardo rappresenta oltre la metà dei finanziamenti (1,8 miliardi) concessi alla Popolare di Vicenza dalla BCE nel quadro della liquidità messa a disposizione con il meccanismo denominato T-Ltro, che vincolava l’erogazione delle somme al loro impiego esclusivo per finanziare attività imprenditoriali…
Oggi Van Morrison, una della personalità di maggior valore della musica della fine del secolo scorso e di questo, compie settanta anni, ottima occasione per arruolarlo nella lotta ai criminali nemici della musica e della cultura. Ascoltiamo due brani, mi sembra giusto festeggiarlo così.
Il primo è The Bright Side of The Road.


Il secondo è una canzone d'amore. Van Morrison ne ha interpretate molte, tutte molto suggestive. Ho scelto Have I Told You Lately. Ve l'ho già proposta tempo fa, ma resta bellissima. Questa è una versione diversa.




domenica 30 agosto 2015

Litigano su tutto, anche sulla musica

Per una volta, inizio dando spazio a un fatto di cronaca locale: ieri il Corriere del Veneto ha dato conto di una diatriba via Facebook tra il sindaco di Padova Bitonci e un consigliere regionale del Pd, Piero Ruzzante, padovano.

venerdì 28 agosto 2015

Death of a symbol

Following is the english version of yesterday's post. My dear friend Roberto Plaja corrected the many mistakes there were in my original text. Thanks Roberto.


Marcy Borders was 28 years old when, around ten in the morning on September 11, 2001, she was descending from the 81st floor of the North Tower, the tallest of the Twin Towers, the first to be struck by the fanatic criminal disciples of Bin Laden. Marcy was a clerk at a detached office of Bank of America, which shared the floor space with three more tenants.

Each floor had leasable space of 40,000 square feet. In addition to Bank of America, the 81st floor was occupied by New Continental Enterprises, Blue Star Line North America and Network Plus Corporation. We don’t know the exact space leased to each company, but on average they had 10,000 square feet each, enough for the U.S. subsidiary of a British shipping company (Blue Star Line) or a networking certification company (Network Plus), or even for a small unit of one of the largest banks in the world.

We can imagine how frequent the heartbeat of Marcy was while she flew down the endless stairs, along with other people like her, strongly committed to escaping the fate of those caught in the trap of South Tower, which had just collapsed. The temperature had to be fierce because of the fire: the American Airlines jet, a Boeing 767 which was flying from Boston to Los Angeles, had struck the building cutting through seven floors, the ones from 93rd to 99th (the tenant was the insurance consulting company Marsh McLennan which lost 295 employees and 63 contractors).

It is assumed that there were 10,000 gallons of fuel in the tanks of the plane at the time of impact, a huge amount of inflammable fluid which spread itself through the building’s structures, quickly weakening them so much that they were to collapse in less than two hours. We do not know whether Marcy and the others, fleeing the building directed by the firefighters already there to arrange the escape, had witnessed the collapse of the South Tower. No doubt their running desperately down the stairs was the only way to escape sure death. There was no other options for some of those caught in the highest floors of the South Tower: seeing themselves prisoners of the flames from the lower floors, they jumped from the building. May be Marcy and her fellows witnessed those hopeless jumps, a desperate decision taken to avoid a probably much more painful and long death.

I believe that Marcy, while hustling to her safety, never imagined what
more the fate had in store for her in that tragic day. She never imagined that she, a young and attractive african american woman, properly dressed for her job in a big and respected financial institution, transformed into a walking dust statue, was going to be one of the symbols of that enormous tragedy. She never imagined that she was going to be seen by millions of people all over the world in a picture by photographer Stan Honda taken in the lobby of the building in which the firefighters were guiding the survivors of the North Tower to safety just a few moments before it was to fall like its twin. The worldwide fame of Marcy may have marked the beginning of her slow decline towards death, a path that, day after day, year after year, eventually led her to become another victim of the attack brought to her country by the terrorists of Al Qaeda.

It’s not hard for me to imagine that, even if she had wished to, she could never have forgotten the tragedy she survived thanks to that desperate escape from the tower, while every single part of her body was covered by dust. In any case she had a reminder every morning, as she opened her eyes and looked at the panorama she had seen for years from her small apartment in the city of Bayonne, New Jersey. A panorama now missing two central pieces, crumbled like her life.



Foto di Alexander, Hope, Photographer (NARA record: 8452212) - U.S. National Archives and Records Administration - From Wikipedia


Today we listen to a composing by Frederick Delius (http://www.britannica.com/biography/Frederick-Delius), Two Aquarelles. Daniel Barenboim directs the English Chamber Orchestra.


giovedì 27 agosto 2015

Morte di un simbolo

Marcy Borders aveva 28 anni quando, attorno alle dieci del mattino dell’11 Settembre 2001 scendeva dall’ottantunesimo piano della Torre Nord, la più alta delle torri gemelle, la prima ad essere attaccata dai fanatici criminali seguaci di Bin Laden, impadronitisi del volo American Airlines 11. Marcy lavorava in un ufficio staccato della Bank of America, che divideva con altre società la superficie del piano.
Ogni piano dell’edificio si estendeva per 40.000 piedi quadrati (3.700 mq.). Oltre alla Bank of America, il piano ospitava gli uffici di New Continental Enterprises, Blue Star Line North America e Network Plus Corporation. Non è dato sapere come fosse diviso esattamente tra loro lo spazio, ma, calcolando la media, ogni società poteva disporre di 10.000 piedi quadrati, uno spazio relativamente contenuto, adeguato alla filiale americana di una compagnia di navigazione inglese (Blue Star Line) o a una società di certificazione informatica (Network Plus). E, appunto, alla sede di un ufficio destinato a qualche particolare funzione o attività di quella che, allora come oggi, era una delle maggiori banche del mondo.
Possiamo immaginare come battesse il cuore di Marcy mentre, con altre persone determinate a sottrarsi alla sorte subita da quelle rimaste intrappolate nella Torre Sud appena crollata, si affannava a scendere quelle interminabili scale in cui, presumibilmente, la temperatura era resa torrida dall’incendio.
L’aereo dell’American Airlines, un Boeing 767 decollato da Boston, era penetrato nell’edificio di sbieco, attraversando quasi completamente i sette piani dal 93° al 99° (occupati dalla società di consulenza assicurativa Marsh McLennan, di cui erano morti 358 tra dipendenti e collaboratori). Al momento dell’impatto si ritiene che i serbatoi del velivolo contenessero 38.000 litri di carburante, una quantità di liquido infiammato che immediatamente si era diffuso attraverso le strutture dell’edificio, intaccandole rapidamente fino a portarle al collasso.
Non sappiamo se Marcy e gli altri che fuggivano, aiutati dai vigili del fuoco già arrivati a dirigere l’evacuazione, avessero assistito al crollo dell’altro edificio. Indubbiamente la loro discesa disperata di quelle scale era vista come la sola via di scampo alla morte certa. Unica alternativa alla scelta di qualcuno di quelli che, isolati nei piani più alti della Torre Sud, irrimediabilmente prigionieri delle fiamme ai piani sottostanti, si erano gettati nel vuoto. E forse di quei voli senza speranza, decisi, è plausibile pensarlo, per sottrarsi a una morte più dolorosa, Marcy e gli altri erano stati testimoni.
Di certo Marcy, mentre si affannava per raggiungere la salvezza, non pensava a quanto ancora il destino aveva in serbo per lei in quel tragico giorno. Non immaginava che proprio lei, una giovane e attraente donna afroamericana, vestita con la sobria eleganza adatta al suo lavoro in una grande e rispettata istituzione finanziaria del suo Paese, trasformata in una sorta di statua di cenere in grado di camminare, sarebbe diventata uno dei simboli di quella immane tragedia e sarebbe stata vista da centinaia di milioni di esseri umani così come l’avrebbe immortalata il fotografo Stan Honda nella lobby del palazzo in cui i vigili del fuoco avrebbero condotto i sopravvissuti della Torre Nord, impedendo che rimanessero all’interno dell’edificio prossimo a sbriciolarsi come la Torre Sud.
Anche la dolorosa fama planetaria di Marcy ha probabilmente segnato l’inizio del suo lento avvicinarsi alla morte, un cammino che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’ha portata a diventare un’altra vittima dell’attacco sferrato al suo Paese dai terroristi di Al Qaeda.
Non fatico a immaginare che, se anche lo avesse voluto, non avrebbe saputo dimenticare la tragedia cui era sfuggita con quella disperata corsa dall’alto, mentre ogni parte di lei veniva coperta dalla polvere proiettata ovunque dal collasso della Torre Sud. 
E non avrebbe comunque potuto. Le sarebbe bastato aprire gli occhi ogni giorno e guardare il panorama che aveva visto per anni da Bayonne, New Jersey, la sua piccola città. Un panorama dal quale erano spariti, sbriciolati come la sua vita, due pezzi fondamentali.


Foto di Alexander, Hope, Photographer (NARA record: 8452212) - U.S. National Archives and Records Administration - Da Wikipedia

Oggi ascoltiamo due composizioni di Frederick Delius (http://www.britannica.com/biography/Frederick-Delius), Two Aquarelles. Daniel Barenboim dirige la English Chamber Orchestra.


martedì 25 agosto 2015

La liquidità c'è, manca altro

Dal 2007, anno in cui affonda le sue radici la crisi economico-finanziaria che ancora il mondo sta vivendo, le borse mondiali hanno “annerito” parecchi giorni, senza preoccuparsi che si trattasse di martedì o giovedì, trascurando, ovviamente, i sabati e le domeniche. O, quantomeno, questo dicono i titoli dei quotidiani che, un po’ ovunque, hanno definito anche il 24 Agosto 2015, in base ai bruschi cali generalizzati degli indici, “lunedì nero”.
Sarebbe meglio se la stampa, in Italia in particolare, ma anche altrove, evitasse di (ab)usare queste definizioni. Non c’è nulla di peggio che circondare di clamore eventi che meriterebbero di essere considerati con attenzione e con prudenza, moderando i toni e presentando valutazioni pacate e serie. Ma tant’è…
Storicamente, il primo giorno a diventare nero fu un giovedì d’Ottobre del 1929, per la precisione il 24, quello del crollo di Wall Street. In realtà, le cose andarono male anche nei giorni successivi, tanto che il 29 Ottobre viene ricordato come “martedì nero”. 
C’è già stato un "lunedì nero" nel 2015, il 6 Luglio, quando ancora non si vedeva la soluzione alla crisi greca. A onor del vero non la si vede bene neppure adesso, ma tutti fanno finta che non sia così.
Nel 1987 ci fu quello che, a ben vedere, si deve ancora considerare l’autentico “lunedì nero”: il 19 Ottobre (https://en.wikipedia.org/wiki/Black_Monday_%281987%29), quando gli indici subirono flessioni ben più decise di quelli di ieri.
Tutto questo per dire cosa? Per dire quasi nulla: non sono tanto sventato da andare appena un po’ oltre questo piccolo sfoggio di conoscenza delle crisi dei mercati finanziari. Se mi azzardassi a fare ipotesi su quel che succederà metterei, scusate la scarsa eleganza, il culo nelle pedate, prospettiva che preferisco senz’altro evitare.
Sull’andamento dei mercati di ieri, sulle cause e sulle possibili misure di intervento, come di consueto, mi limiterò a suggerirvi qualche lettura. Volendo, potrei esagerare con i suggerimenti, ma preferisco concentrarmi su un quotidiano e su due soli articoli per consentirvi di confrontare punti di vista assai diversi. Il Sole 24 Ore di oggi ospita un editoriale del direttore, Roberto Napoletano, (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-08-25/un-qe-pechino-065732.shtml?uuid=AC52FOm) e uno di Donato Masciandaro, economista e docente universitario, (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-08-25/quella-cura-svedese-la-bolla-071048.shtml?uuid=ACAbMOm).
Evito di dare il mio consueto giudizio, dirò solo che sono piuttosto sconcertato dalla distanza tra le due posizioni, che ci starebbe bene se non fosse coinvolto il direttore, la cui opinione schiera il giornale e finisce per smentire quella di Masciandaro. Non esprimo valutazioni, ma farò qualche osservazione che, credo, farà capire quale dei due mi convinca di più.
Se c’è un punto sul quale concordano la maggior parte degli osservatori che ho letto anche nelle scorse settimane (la questione non è di ieri) è che i problemi economici e finanziari della Cina sono affrontati in maniera abbastanza inadeguata dalle autorità del Paese. Quello che politici e funzionari cinesi non sembrano capire è che le forze dei mercati (di cui hanno largamente beneficiato sul versante del commercio estero e anche degli investimenti di partner stranieri) non obbediscono alle direttive del partito e non si possono controllare con i carri armati. E che, in un Paese che aspira, comprensibilmente, a un ruolo di primo piano come potenza industriale e finanziaria, le decisioni di natura economica, riguardino la valuta o la borsa poco importa, devono essere coerenti e trasparenti.
In altre parole, è indispensabile che governanti e burocrati di Pechino capiscano che la scelta, operata da Deng Xiaoping quasi trent’anni fa, di innestare la libertà economica nel regime politico comunista non può più essere gestita come è stato fatto sino ad oggi, e questo sia per ragioni interne che internazionali.
Ultima osservazione: i mercati finanziari non hanno bisogno di altre iniezioni di liquidità. Potrebbe apparire vero il contrario, come sostiene Roberto Napoletano, ma non è così. In realtà, la liquidità si sarebbe dovuta ridurre già da tempo, ma non è stato possibile farlo perché, soprattutto in Europa, ma non solo, sono mancate le risposte politiche ai problemi economici e le banche centrali hanno dovuto sopperire, anche troppo, al deficit di incisività e di autorevolezza della politica.
Per fortuna, almeno per oggi, le borse europee si sono riprese quasi completamente. Un "martedì bianco"?
Per la musica, oggi torniamo al jazz. Ascoltiamo il trio di Brad Mehldau nel brano di Nick Drake: Time Has Told Me.




sabato 22 agosto 2015

Cento ne spara e una ne pensa. O forse neppure una.

Da quel che riportano i quotidiani, il funerale in pompa magna di Vittorio Casamonica non è stato proprio un evento a sorpresa, anzi. Vediamo l’aggiornamento da La Stampa: http://www.lastampa.it/2015/08/22/italia/cronache/funerale-in-stile-padrino-gabrielli-errori-gravi-Gmk7S1C7CiHRN3jkcOQmJJ/pagina.html.
Cronaca. Dalla quale sembra emergere che la struttura gerarchicamente sottoposta al Prefetto Gabrielli avrebbe commesso errori gravi. In qualsiasi Paese civile del mondo, la persona alla guida di una struttura pubblica che ha mancato ai propri compiti così gravemente da causare il discredito della nazione, si dimette nel volgere di poche ore, se non di pochi minuti. Di certo non resta al suo posto imperturbabile, cercando di scaricare le proprie responsabilità sui sottoposti.
Anche il parrocco della chiesa che ha ospitato i funerali dovrebbe sentire il dovere di togliere il disturbo. Soprattutto dopo aver sostenuto di essere pronto a celebrare nuovamente le esequie: errare è umano, perseverare è diabolico. E questo, per un sacerdote, mi pare peccato tutt’altro che veniale… 
Sempre da La Stampa, vi propongo il commento di Francesco La Licata che spiega perché quanto accaduto giovedì a Roma costituisca motivo di profonda preoccupazione e perché non possiamo fingere che non ci riguardi tutti: http://www.lastampa.it/2015/08/22/cultura/opinioni/editoriali/le-inquietanti-analogie-con-il-passato-ApgConTs6Vpf6ovI31ghtN/pagina.html.
Buona stampa. Dall’articolo riprendo alcune righe: “…Il celebrante se n’è lavato le mani asserendo di aver fatto solo il proprio mestiere. Può la Chiesa negare un funerale? Eppure fu solerte, a suo tempo, quando negò la benedizione e il rito funebre a Piergiorgio Welby”. Per ora, sul diverso modo in cui la Chiesa ha trattato Casamonica e Welby, bastino le parole di La Licata, ma presto o tardi, come ho detto ieri, ne riparleremo.
Passiamo ora alla questione dei migranti, che giorno dopo giorno si fa più grave e più complessa, mostrando tutta l’inadeguatezza delle misure poste in essere dai singoli Paesi e dalle organizzazioni sovranazionali, Unione Europea in testa. 
Rebus sic stantibus, non credo che la situazione possa cambiare. Se le soluzioni sono come quelle che propone il Felpo Matteo Salvini, possiamo stare tranquilli che il problema resterà irrisolto, aggravandosi, per anni e anni. L’ultima, lo ammetto, fantasiosa e, ovviamente, irrealistica, è quella di usare come centri di accoglienza per i migranti le piattaforme petrolifere. La notizia, e i commenti, li prendiamo da un articolo di Lettera 43: http://www.lettera43.it/capire-notizie/migranti-sulle-piattaforme-eni-l-idea-di-salvini-non-funziona_43675183920.htm.
Buona stampa. Se fossi Salvini, che parole userei per qualificare chi propone soluzioni assurde come fa lui? Qui, però, non le usiamo quelle parole…
Sul tema dell’immigrazione, visto che siamo ancora in un fine settimana estivo e, presumibilmente, avrete un po’ di tempo per leggere, vi suggerisco anch’io, come ha già fatto Roberto Plaja, la lettura di uno stupendo articolo di Anders Fjellberg tratto dal quotidiano norvegese Dagbladet (https://en.wikipedia.org/wiki/Dagbladet):
Buona stampa. Anzi di più: un esempio eccellente di quello che dovrebbe essere il giornalismo. Prendetevi un po’ di tempo per leggerlo, non vi pentirete.
Nella nostra battaglia contro i nemici della cultura e della musica, che ogni giorno danno prova della loro inesauribile ottusa violenza e del loro odio sanguinario per l’Uomo e per la Storia, oggi vi propongo un solo ascolto, ma, a mio giudizio, tutt’altro che banale. Si tratta di Preludio e Preghiera di Gino Marinuzzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Marinuzzi_%281882-1945%29), una delle maggiori personalità della musica italiana del secolo scorso, come ha spiegato Paolo Isotta in un recente articolo sul Corriere della Sera: http://archiviostorico.corriere.it/2015/agosto/13/Gino_Marinuzzi_co_0_20150813_9aa48694-417d-11e5-b2c1-92dec9bcc914.shtml.
Buona stampa. L’esecuzione del brano di Marinuzzi è dell’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Croata diretta da Niksa Bareza e del soprano Adela Golac-Rilovic.


venerdì 21 agosto 2015

Un funerale non si nega a nessuno. O no?

Da ieri mi sento sollevato: la tensione dei giorni scorsi tra Chiesa Cattolica e Stato Italiano sembra un ricordo sbiadito, cancellato quasi completamente dall’azione coordinata con cui le due istituzioni hanno consentito che si svolgessero a Roma le esequie hollywoodiane (pateticamente pacchiane e, assai più grave, offensive per i cittadini onesti) di un personaggio considerato tra i principali esponenti della malavita della capitale.

martedì 18 agosto 2015

Da che pulpito

Prendiamo avvio da un articolo di Piero Ostellino, pubblicato oggi da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-predica-mondo-che-non-c-1160729.html.
Mala stampa. Ostellino è stato un ottimo corrispondente del Corriere della Sera da Mosca e da Pechino, poi, da editorialista (al Corriere, di cui è stato anche direttore, e, da qualche mese, al quotidiano della famiglia Berlusconi), la sua autorevolezza mi sembra si sia pian piano dissolta, fagocitata dalla volontà di accreditarsi come unico vero esegeta del pensiero liberale in Italia e dalla propensione alla polemica, non di rado gratuita. Così è per l’articolo di oggi, nel quale ripete varie volte che la politica risponde all’etica della responsabilità e, sulla base di questo assunto, nega validità all’approccio che il Papa suggerisce per la questione dei migranti.
Come i politici che vuole difendere, Ostellino non sa offrire nulla di concreto, ma solo la sua personale (e piuttosto fuorviante) interpretazione del pensiero di Max Weber, invocato per sostenere che gli argomenti del Pontefice nulla hanno a che vedere con quel che fanno o che dicono i politici di governo e di opposizione e per ridurre la questione esclusivamente a materia di finanza pubblica, come se non vi fossero altri aspetti cruciali nel quotidiano arrivo di migranti, anche estremamente pratici e urgenti (e dei quali ho parlato anche troppo).
Tra l’altro, Ostellino impartisce questa lezioncina dalle pagine de Il Giornale, che appartiene alla famiglia di un signore il quale, nella sua esperienza come uomo politico, si è dimostrato abbastanza poco pratico di etica della responsabilità e che certo non ha, con i propri atteggiamenti e con provvedimenti dei suoi governi, rallentato il declino del senso di legalità nel Paese. Mi fermo qui su Ostellino, ma restiamo, almeno parzialmente, in tema di critiche alle posizioni ecclesiastiche.
Su Il Sole 24 Ore di sabato, in un articolo abbastanza lungo, Luca Ricolfi aveva valutato negativamente la posizione della Chiesa che si preoccupa dell’accoglienza dei migranti, ma sembra dimenticarsi del fatto che a causare il fenomeno sono i governi delle nazioni, sempre più numerose, da cui fuggono le migliaia di persone che cercano accoglienza in Europa e altrove.
Quella di Ricolfi, a mio parere, è una contestazione assai più fondata di quelle di Ostellino e, soprattutto, si inserisce nell’analisi di un tema di grande interesse, quello della propensione a traslare su altri le nostre responsabilità. Ecco il collegamento al suo articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-08-15/lo-spostamento-responsabilita-093706.shtml?uuid=ACw04Ai.
Buona stampa. Chi di voi tre mi segue da un po’ di tempo può immaginare la soddisfazione che ho provato nel leggere il pezzo di Ricolfi. Ne riprendo un periodo che precede la conclusione: “E' questo, talora, l'esito non previsto delle grandi campagne “pedagogiche”, in cui l'élite al potere prova ad educare la massa, giudicata rozza, incolta e bisognosa di essere illuminata. Così come gli eccessi del politicamente corretto, portati oltre una certa soglia, possono sortire una reazione uguale e contraria (vedi, in questi giorni, il successo dello scorrettissimo Donald Trump negli Stati Uniti)…”
Parole che condivido senza riserve e che dovrebbero essere mandate a memoria non soltanto dai politici (che un po’ ovunque nel mondo sembrano volersi occupare di ogni aspetto della vita dei cittadini, anche oltre i limiti del lecito), ma anche dai giornalisti, non solo italiani.
Sempre sabato, sul suo blog, Roberto Plaja ha considerato il caso di Donald Trump e la possibile decisione di escluderlo dai prossimi confronti televisivi tra i candidati repubblicani alle elezioni presidenziali del 2016. E’ un prezioso piccolo saggio sulla logica che dovrebbe guidare le scelte dei mezzi di comunicazione in casi simili: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/08/15/the-problem-with-trump/. Come di consueto, Roberto affronta il problema in modo semplice e diretto: un ottimo lavoro. Già che visitate il suo blog per il pezzo su Trump, date un occhiata anche a questo, pubblicato ieri: http://www.theboxisthereforareason.com/2015/08/16/cracks-on-the-dam/. Roberto torna a occuparsi della sua materia di elezione, la finanza, e lo fa offrendoci utili spunti di riflessione sulla situazione assai complessa che si sta determinando sui mercati.
Passiamo alla musica. Come primo pezzo, ecco un classico del jazz, Body and Soul, nell’esecuzione di Donald Byrd e Kenny Burrell.


Il secondo ascolto è sempre un brano di jazz, eseguito da Ellis Marsalis (https://en.wikipedia.org/wiki/Ellis_Marsalis,_Jr.), padre di Wynton e Brandford. Il brano che vi propongo si intitola Never Let Me Go.