giovedì 20 agosto 2015

Khaled Al-Asaad: un gigante


Buona stampa. Per tutti e due i pezzi, anche se molto diversi per profondità e dimensioni. Questa revisione dei dati cinesi, più che una notizia rassicurante, mi sembra una notizia che dimostra quanta incertezza vi sia anche in ambito scientifico e quanto sia difficile, per un uomo comune come me (e, credo, come voi tre), formarsi opinioni abbastanza solide su un argomento di particolare rilievo com’è l’inquinamento ambientale, attorno al quale si svolgono, un po’ ovunque nel mondo, durissime polemiche e battaglie politiche e sul quale, ormai da anni, si tengono conferenze internazionali ai massimi livelli per assumere decisioni che hanno (rectius: vorrebbero avere) impatto significativo sull’andamento del clima e, indirettamente, su numerosi aspetti della vita degli individui, delle imprese e delle nazioni.
Quest’anno si svolgerà a Parigi (http://www.cop21.gouv.fr/en) e, almeno a dar credito agli annunci, parrebbe destinata a produrre risultati più concreti delle precedenti edizioni. Vedremo. Mi sembra, tuttavia, di poter azzardare che le attese rischiano di restare deluse, anche per il livello di incertezza che, come dimostra lo studio di Nature, ancora contraddistingue le informazioni su cui i politici dovrebbero basare le proprie decisioni. Sarebbe auspicabile che la comunità scientifica cercasse, per quanto possibile, di fornire un quadro di riferimento non contraddittorio, così da non offrire giustificazioni agli atteggiamenti dilatori dei politici e alle conflittualità tra le nazioni, che già esistono e che sono, in larga parte, originate dal divario nel livello d’industrializzazione e dalle diverse priorità assegnate alle componenti dello sviluppo economico.
Per avere un’idea della complessità dei fenomeni che influenzano la crescita nei paesi meno sviluppati potete leggere un articolo, pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore, in cui Dani Rodrik analizza i fattori che differenziano i cosiddetti BRICS e non solo: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-08-20/la-ripresa-perde-emergenti-075014.shtml?uuid=ACuIE7j.
Buona stampa. Io vado un po’ oltre, ma non troppo, rispetto alle considerazioni di Rodrik e osservo che, tra i Paesi considerati, in maggiore difficoltà sono quelli nei quali lo sviluppo economico non si è accompagnato al rafforzamento della democrazia e che, anzi, sotto il profilo politico hanno subito un’involuzione, le cui conseguenze più preoccupanti non sono quelle sul PIL, ma sulla vita dei cittadini e sulle relazioni internazionali. Parlo, in particolare, di Turchia e Russia. Riguardo alla prima, sul Corriere della Sera di oggi c’è un articolo di Antonio Ferrari non disponibile in rete. Ecco il frutto della scansione.


Buona stampa. Le contraddizioni di Erdogan si fanno sempre più numerose e più profonde e lo spingono a decisioni che, oltre a peggiorare le condizioni di vita dei suoi concittadini, mettono a repentaglio la solidità di una nazione più che mai essenziale non solo per gli equilibri dell’area mediorientale.
Quanto a Putin, vi rimando a the box is there for a reason, il blog del mio amico Roberto Plaja, che oggi ha pubblicato una selezione di ottimi articoli tra i quali vi suggerisco quello al punto 4, tratto da The Wall Street Journal. 
Buona stampa. Il quadro che emerge dal pezzo scritto da  Michael Khodarkovsky ha dei colori decisamente cupi. Sempre riguardo a Putin, una notizia presa dal Corriere di ieri e, ancora una volta, ho dovuto fa lavorare lo scanner.


Buona stampa. Non fatico ad ammettere di essermi sentito raggelare nel leggere che Putin avrebbe sostenuto che le spedizioni con il batiscafo sono essenziali “per capire come si è formata l’identità nazionale”. Parole tanto più sconcertanti alla luce delle osservazioni di Khodarkovsky sull’effettiva storia della Crimea.
Ho tenuto per ultima, non certo per importanza, la notizia dell’ennesima barbara uccisione di un innocente da parte degli assassini dell’ISIS: l’archeologo siriano Khaled Al-Asaad, dopo settimane di torture, è stato sgozzato nel cuore di Palmira, la città di cui fino all’ultimo ha difeso il patrimonio culturale.
Quale sia il vero valore delle vestigia del passato per i pazzi sanguinari seguaci del sedicente califfo lo spiega un articolo di Maurizio Molinari su La Stampa di oggi: http://www.lastampa.it/2015/08/20/esteri/la-pulizia-culturale-del-califfo-business-da-centinaia-di-milioni-Y8YI2jWKI5xTYY51LYCmCP/pagina.html.
Buona stampa. Tra i tanti articoli dedicati a Khaled Al-Asaad, vi propongo quello pubblicato due giorni fa da The Guardian: http://www.theguardian.com/world/2015/aug/18/isis-beheads-archaeologist-syria.
Buona stampa. Nessun Dio, non certo quello dietro al quale si nascondono i criminali che uccidono innocenti in nome della barbarie, premierà i loro atti.
In memoria di Khaled Al-Asaad e di tutte le altre vittime dei sanguinari malviventi dell’ISIS vi propongo un lungo ascolto musicale. Ho scelto il Primo Movimento della 7ma Sinfonia di Anton Bruckner, eseguito da Das Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks sotto la direzione di Lorin Mazel.


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