giovedì 27 agosto 2015

Morte di un simbolo

Marcy Borders aveva 28 anni quando, attorno alle dieci del mattino dell’11 Settembre 2001 scendeva dall’ottantunesimo piano della Torre Nord, la più alta delle torri gemelle, la prima ad essere attaccata dai fanatici criminali seguaci di Bin Laden, impadronitisi del volo American Airlines 11. Marcy lavorava in un ufficio staccato della Bank of America, che divideva con altre società la superficie del piano.
Ogni piano dell’edificio si estendeva per 40.000 piedi quadrati (3.700 mq.). Oltre alla Bank of America, il piano ospitava gli uffici di New Continental Enterprises, Blue Star Line North America e Network Plus Corporation. Non è dato sapere come fosse diviso esattamente tra loro lo spazio, ma, calcolando la media, ogni società poteva disporre di 10.000 piedi quadrati, uno spazio relativamente contenuto, adeguato alla filiale americana di una compagnia di navigazione inglese (Blue Star Line) o a una società di certificazione informatica (Network Plus). E, appunto, alla sede di un ufficio destinato a qualche particolare funzione o attività di quella che, allora come oggi, era una delle maggiori banche del mondo.
Possiamo immaginare come battesse il cuore di Marcy mentre, con altre persone determinate a sottrarsi alla sorte subita da quelle rimaste intrappolate nella Torre Sud appena crollata, si affannava a scendere quelle interminabili scale in cui, presumibilmente, la temperatura era resa torrida dall’incendio.
L’aereo dell’American Airlines, un Boeing 767 decollato da Boston, era penetrato nell’edificio di sbieco, attraversando quasi completamente i sette piani dal 93° al 99° (occupati dalla società di consulenza assicurativa Marsh McLennan, di cui erano morti 358 tra dipendenti e collaboratori). Al momento dell’impatto si ritiene che i serbatoi del velivolo contenessero 38.000 litri di carburante, una quantità di liquido infiammato che immediatamente si era diffuso attraverso le strutture dell’edificio, intaccandole rapidamente fino a portarle al collasso.
Non sappiamo se Marcy e gli altri che fuggivano, aiutati dai vigili del fuoco già arrivati a dirigere l’evacuazione, avessero assistito al crollo dell’altro edificio. Indubbiamente la loro discesa disperata di quelle scale era vista come la sola via di scampo alla morte certa. Unica alternativa alla scelta di qualcuno di quelli che, isolati nei piani più alti della Torre Sud, irrimediabilmente prigionieri delle fiamme ai piani sottostanti, si erano gettati nel vuoto. E forse di quei voli senza speranza, decisi, è plausibile pensarlo, per sottrarsi a una morte più dolorosa, Marcy e gli altri erano stati testimoni.
Di certo Marcy, mentre si affannava per raggiungere la salvezza, non pensava a quanto ancora il destino aveva in serbo per lei in quel tragico giorno. Non immaginava che proprio lei, una giovane e attraente donna afroamericana, vestita con la sobria eleganza adatta al suo lavoro in una grande e rispettata istituzione finanziaria del suo Paese, trasformata in una sorta di statua di cenere in grado di camminare, sarebbe diventata uno dei simboli di quella immane tragedia e sarebbe stata vista da centinaia di milioni di esseri umani così come l’avrebbe immortalata il fotografo Stan Honda nella lobby del palazzo in cui i vigili del fuoco avrebbero condotto i sopravvissuti della Torre Nord, impedendo che rimanessero all’interno dell’edificio prossimo a sbriciolarsi come la Torre Sud.
Anche la dolorosa fama planetaria di Marcy ha probabilmente segnato l’inizio del suo lento avvicinarsi alla morte, un cammino che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’ha portata a diventare un’altra vittima dell’attacco sferrato al suo Paese dai terroristi di Al Qaeda.
Non fatico a immaginare che, se anche lo avesse voluto, non avrebbe saputo dimenticare la tragedia cui era sfuggita con quella disperata corsa dall’alto, mentre ogni parte di lei veniva coperta dalla polvere proiettata ovunque dal collasso della Torre Sud. 
E non avrebbe comunque potuto. Le sarebbe bastato aprire gli occhi ogni giorno e guardare il panorama che aveva visto per anni da Bayonne, New Jersey, la sua piccola città. Un panorama dal quale erano spariti, sbriciolati come la sua vita, due pezzi fondamentali.


Foto di Alexander, Hope, Photographer (NARA record: 8452212) - U.S. National Archives and Records Administration - Da Wikipedia

Oggi ascoltiamo due composizioni di Frederick Delius (http://www.britannica.com/biography/Frederick-Delius), Two Aquarelles. Daniel Barenboim dirige la English Chamber Orchestra.


2 commenti:

  1. Hai scritto molto bene una storia vera triste. Gli anni passano ma quel giorno resta purtroppo indimenticabile. ciao Marco

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