sabato 29 dicembre 2012

Un auspicio


Il Buongiorno di Gramellini di ieri parte dal tizio decrepito (che, dalle parti del Vicedirettore de La Stampa, è divenuto innominabile come dalle mie) per arrivare ai magistrati che decidono di intraprendere la carriera politica. Ci sono il buonsenso e l’ironia che ci si aspetta da Gramellini e anche un’osservazione acuta sul modo in cui si passa da un ambito istituzionale all’altro. Io mi permetterei di aggiungere un punto: se un magistrato vuole dedicarsi alla politica, dovrebbe poterlo fare solo dopo un buon numero di anni dalla fine, naturale o anticipata, della carriera, direi almeno tre, il tempo necessario per lasciare sbiadire l’eventuale notorietà conquistata con inchieste più o meno clamorose (e più o meno concluse positivamente).
Buona stampa.
Sulla situazione politica e sulle ultime farneticazioni del tizio decrepito, per oggi, preferisco non aggiungere altro a quanto dice Gramellini e alla mia modesta proposta (e non dubito che me ne sarete grati).
Un auspicio, però, me lo posso permettere. Mi piacerebbe proprio che l’anno nuovo portasse almeno un germoglio di speranza per il nostro paese, un segno anche piccolo di un cambiamento positivo, un leggero schiarire del cielo che resta cupo per l’ottusità con cui la politica si rifiuta di riformare se stessa, passaggio indispensabile e propedeutico per riformare le istituzioni e la nazione. Non credo accadrà, ma auspicarlo non costa nulla...

Ciao Roberto


Si sta per chiudere un anno che, sul piano personale, ha comportato molti momenti difficili e dolorosi, gran parte proprio in queste ultime settimane. Oggi devo, ancora una volta e il Cielo sa quanto mi pesi, affidare alla banalità delle mie parole il ricordo di una persona preziosa che ci ha lasciato.
Anche Roberto è stato una presenza costante nei miei quasi cinquantacinque anni di vita. Un cugino e un amico, che era riuscito a restare il ragazzo con cui avevo fatto passeggiate in montagna quarant’anni fa e con il quale, più di recente, ho giocato a tennis o, semplicemente, ho trovato modo di parlare delle cose belle della vita e di scherzare su quelle che la rendono complicata.
Un uomo buono, discreto, garbato e rispettoso. Attributi assai rari oggigiorno.
Ho scelto di dedicargli un brano che, per com’è nato, potrebbe apparire fuori luogo, ma non è così. In realtà, Tears in Heaven di Eric Clapton ha un testo che mi pare privare la morte del suo alone più cupo e la musica, soffusa di tenue malinconia, non ha nulla di angosciante, anzi riaccende dolcemente la gioia di vivere.
Ascoltiamo la versione strumentale dall’album Wish, di Joshua Redman con Pat Metheny, Charlie Haden e Billy Higgins.


Deponete anche voi un fiore sull’acqua di un fiume o di un lago o del mare. Roberto lo vedrà.

mercoledì 26 dicembre 2012

La signorilità e il sorriso


Ci sono persone che non consideriamo amici in senso stretto, però ci si conosce da sempre e, anche se le nostre vite scorrono in gran parte lontano l’una dall’altra, basta ritrovarsi una volta per sapere che il tempo, per quel che conta davvero, non è passato. Che c’è un legame che va oltre l’assiduità nel frequentarsi e che si fonda proprio in quell’aver percorso comunque "insieme" gran parte della strada.
Conoscevo Bruno da sempre. E, da qualche mese, come anni fa, ci s’incontrava ogni giorno in un luogo importante per tutt’e due.
Non potremo più incontrarci. Bruno ha scelto di non tornare più sotto i grandi alberi lungo il fiume. Dove per tutti non sarà più come quando c'era lui.
Per Bruno Keith Jarrett e Charlie Haden suonano One Day I’ll Fly Away.


domenica 23 dicembre 2012

Ancora sull'essere alieno e su CSNY


Cominciamo con il ritorno a casa dei due Fucilieri di Marina in attesa di giudizio in India per la vicenda dei pescatori uccisi. Mi pare del tutto ragionevole quello che ha scritto ieri sul sito del Corriere Paolo Rastelli: http://www.corriere.it/politica/12_dicembre_22/latorre-girone-non-facciamone-dei-simboli_ba51af70-4c3a-11e2-a778-2824390bcabe.shtml.
Buona stampa.
E veniamo alle conferenze stampa e alle interviste e alle altre dichiarazioni di oggi.
Il Presidente del Consiglio dimissionario ha parlato sia nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno sia nella trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3. Potete trovare ampi resoconti video su tutti i siti dei principali quotidiani, da La Repubblica a La Stampa, dal Corriere al 24 Ore a Libero.
Scegliete voi, se volete, dove andare.
Dopo di che confrontate l’atteggiamento e le parole di Mario Monti con quelle del tizio decrepito, del segretario del suo partito, del segretario del partito che pensa di vincere (ma credo se la faccia sotto dalla paura solo al pensiero di andare a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio), del suo alleato presidente di regione, della segretaria del principale sindacato dei lavoratori, insomma, confrontate l’atteggiamento e le parole di Mario Monti con l’atteggiamento e le parole di quelli che non lo vogliono tra i piedi, ansiosi come sono di riprendere il gioco parzialmente interrotto nel novembre dello scorso anno.
Ansiosi di servirsi del paese e non di servire il paese: lo ripeterò fin che i miei tre lettori non ne potranno più.
Ritorniamo a CSNY. Nel decidere di farvi ascoltare 4 Way Street avevo in mente in particolare un pezzo, Teach Your Children, che mi piace forse più degli altri soprattutto perché parla del rapporto tra genitori e figli.
Sfortunatamente, non sono riuscito a trovare su YouTube il video della versione inclusa nel disco. Ce ne sono altre, e ve ne suggerirò più d’una, ma CSNY sono davvero una miniera. Provate a cercare voi e troverete tantissime splendide registrazioni, con o senza video.
Veniamo al pezzo che ho scelto per questo post.
La prima versione è quella dell’album, Déjà Vu, che ha segnato l’inizio della collaborazione a quattro, ossia l’inserimento di Neil Young nel gruppo formato da Crosby, Stills e Nash. Siamo all’inizio del 1970, per la precisione il disco fu pubblicato nel marzo di quell’anno (http://en.wikipedia.org/wiki/D%C3%A9j%C3%A0_Vu_%28Crosby,_Stills,_Nash_%26_Young_album%29).


La seconda versione risale al settembre 1970 ed è eseguita da David Crosby e Graham Nash durante una trasmissione registrata dalla BBC. Inizia con uno dei loro consueti siparietti, prosegue con un brano strumentale e si chiude con quello che ho deciso di proporvi per oggi.


L’ultima è una registrazione dal vivo, effettuata nel luglio dello scorso anno, nella quale a Crosby e Nash si affiancarono i reduci della mitica Allman Brothers Band (un gruppo del quale, prima o poi, ci occuperemo). Vi propongo questa versione più per curiosità che per qualità: sono dei signori che si divertono piuttosto rilassati e non troppo preoccupati del risultato. Sono signori, però, che hanno fatto un pezzo di storia della musica della nostra epoca (almeno di quella di noi diversamente giovani).



sabato 22 dicembre 2012

Nessuno lo vuole, rimane un essere alieno


Il tizio decrepito va ripetendo da anni che lui è estraneo al teatrino della politica. Ecco, dall’edizione milanese del Corriere della Sera, la dimostrazione che anche quella è, come gran parte delle sue affermazioni, piuttosto poco fondata: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_dicembre_22/albertini-seggio-berlusconi-candidatura-2113275868590.shtml.
Buona stampa.
Per la verità, non è che io mi sorprenda di questo mercato. Ricordo molto bene l’articolo di Barbara Fiammeri che vi ho consigliato di leggere pochi giorni fa. Certi atteggiamenti provano che, dietro l’autocelebrazione parossistica, si celano velleitarismi patetici e attenzione a problemi ben diversi da quelli degli italiani.
Il mercato continuerà nelle prossime settimane, possiamo esserne certi. E non riguarderà soltanto il partito del tizio decrepito. Le vicende dell’altro partito personale italiano, quello di Grillo, dimostrano che il sedicente nuovo è nato con il medesimo bagaglio genetico del vecchio peggiore.
La cosa più avvilente è che ci sia un solo elemento comune: la diffida a Mario Monti. Non lo vuole D’Alema, non lo vuole il tizio decrepito, non lo vuole lo Psiconano+barba-mediaset, non lo vuole neppure quello che, sino a qualche giorno fa, a parole si diceva pronto a tutto pur che Monti continuasse l’opera intrapresa in quest’anno (compiuta soltanto in parte e in maniera inferiore alle aspettative grazie al “sostegno” della maggioranza composita).
La mia personale opinione è che i politici abbiano paura. Monti rappresenta, con tutti i suoi limiti, la negazione del loro modo di intendere il potere. Monti, con tutti i suoi limiti, ha inteso servire il paese, i politici intendono, chiusa la sua parentesi, tornare a servirsi del paese.
Buona stampa. Anche se lascia la bocca amarissima. Il nuovo farà molta fatica a emergere, probabilmente troppa e non potrà emergere. E la stima e il favore di cui gode Monti nel paese (che, nonostante le lacrime e il sangue, sono confermati da molti sondaggi) difficilmente potranno essere espressi con il voto. Non solo perché non lo vogliono D’Alema e il tizio decrepito, ma perché non lo vogliono tanti altri, inclusi quelli che gli hanno messo i bastoni tra le ruote per dodici mesi, magari sorridendogli e affermando di sostenerlo pienamente. Come ben illustra Zingales.
Veniamo a uno storico disco dal vivo, un vero e proprio monumento della musica americana degli anni 70. Si tratta di 4 Way Street in cui si celebra, per la prima volta davanti al pubblico, la collaborazione di quattro tra le personalità di maggior spicco di quel momento: David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young (CSNY). Difficile non vedere un’allusione al loro rapporto nel titolo dell’album (http://en.wikipedia.org/wiki/4_Way_Street). Vi propongo di ascoltare uno dei brani più lunghi, Southern Man,


e uno dei più brevi, che inizia con una piccola gag, Right Between The Eyes, del quale potete trovare il testo qui: http://www.azlyrics.com/lyrics/crosbystillsnashyoung/rightbetweentheeyes.html.


Anche le parole sono molto belle. E il ritornello, chissà perché, mi fa pensare ai nostri politici… Pensate a com’è sfuggente lo sguardo di Rutelli, per esempio.
Meglio restare a CSNY e al loro disco. L’ultimo ascolto è di due brani che si succedono senza interruzione: 49 Bye-Byes/America’s Children.


Se poi avete tempo, potete ascoltare tutto il disco, quasi due ore di splendida musica.

giovedì 20 dicembre 2012

Non uno, quasi sessanta milioni di Pantaloni


Prendiamo un editoriale dall’edizione milanese del Corriere della Sera di oggi. La firma è di Claudio Schirinzi e il tema è la conclusione anticipata della legislatura del Consiglio Regionale lombardo.
E poi quello del Corriere Veneto di ieri, scritto da Roberto Ferrucci.
A parte i nomi e alcuni dettagli, potrebbero benissimo essere trasferiti in ambito nazionale e sarebbero ottime rappresentazioni di come finisca il proprio attuale mandato la classe politica emersa (dovrei usare un altro verbo, emergere, in realtà, è inadatto: questa classe politica predilige le acque profonde, possibilmente melmose e viscide) nella cosiddetta Seconda Repubblica. Difficile sperare in un cambiamento significativo. Illusorio pensare che l’effetto di esempi tanto negativi possa essere superato e che, all’improvviso, nelle prossime elezioni politiche e amministrative sia possibile eleggere persone veramente capaci di voltare pagina e dare avvio alle riforme e al rinnovamento morale di cui l’Italia ha bisogno.
Se poi pensiamo che i leader, anche quelli dei movimenti che si presentano (o tentano di presentarsi) come nuovi, hanno un carico imponente di debiti di varia natura, è ancor meno ragionevole pensare che sapranno lasciarsi alle spalle i tanti, troppi, amici e collaboratori e guru…
L’articolo di Schirinzi è disponibile on line: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_dicembre_20/editoriale-2113242290226.shtml. Quello di Ferrucci no, ma faccio lavorare lo scanner.


Buona stampa.
Da ultimo, un articolo, firmato da Morya Longo, dal 24 Ore di oggi, così, giusto per ricordarci che quanto di male fa la classe politica italiana viene pagato dai cittadini italiani (sempre e inesorabilmente): http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-20/cosa-ferma-tempesta-perfetta-063626.shtml?uuid=AbCOBmDH#.
Buona stampa.

mercoledì 19 dicembre 2012

Eccellere, nel peggio


Anche oggi dal Sole 24 Ore. Non è colpa mia, sono loro che fanno un buon lavoro. Cominciamo da Stefano Folli, che dedica il Punto alla protesta estrema di Pannella e alla totale indifferenza dei politici ai temi cari al leader radicale. Temi importanti, assai diversi dal mantenimento del seggio e dei privilegi cui si dedica con tanto accanimento un buon numero di senatori e deputati.
Buona stampa.
Fabrizio Forquet, con un pezzo breve, ma più che esauriente, dice quel che va detto sul modo di operare del Parlamento italiano: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-19/finale-farsa-063621.shtml?uuid=AbWaYTDHn.
Buona stampa.
Finiamo con un articolo di Barbara Fiammeri che analizza bene motivazioni e comportamenti del tizio decrepito: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-19/berlusconi-rischio-lasciare-vuoto-110232.shtml.
Buona stampa.

martedì 18 dicembre 2012

S'è perso lo stampo


Buona stampa. Controverso, a volte antipatico, anche fazioso (in ambito sportivo), però Brera è stato un giornalista di quelli che non si fabbricano più. Inutile star qui a rimpiangere i bei tempi andati: di uomini (anzi: UOMINI) come lui e come Montanelli, purtroppo, non ci sono gli eredi. Niente equivoci: di buoni giornalisti e di buoni direttori di giornale ne abbiamo anche oggi. Il problema è che oggi non si tratta di mandare in edicola un quotidiano di qualità, ma di mettere in vendita un prodotto che serva a conquistare inserzionisti e, di gran lunga meno importante, lettori.
Importa il clamore, la conquista di “contatti” facili e facilmente misurabili. Non importa quel che si dice, ma, almeno apparentemente, essere sentiti. Si parla alle parti basse del corpo, molto meno a quelle alte. Se poi volete che v’indichi un paio di maestri, beh… lasciamo perdere. Ricordiamo Gianni Brera e la sua indolente, meravigliosa saccenteria. E andiamo su YouTube a trovarlo o, per noi diversamente giovani, a ritrovarlo.

sabato 15 dicembre 2012

Fantasia al potere, almeno nei rimborsi spese


Se non fosse che gravano sulle tasche dei cittadini italiani quasi quanto l’IMU, i politici italiani riuscirebbero anche a divertire. Sapete tutti di cosa parlo, perciò evito di farvi ingrossare il fegato e vi indico soltanto qualche link, giusto per quegli inguaribili distratti che non sanno nulla dello scandalo dei rimborsi spese alla regione Lombardia (vi ricordate, quella che, a detta del suo Presidente, quello color topo, è la regione meglio amministrata d’Italia).
Cominciamo da La Stampa (http://www.lastampa.it/2012/12/15/italia/cronache/creme-pallottole-e-videogame-le-spese-pazze-di-nicole-c-HOqFavEXPwkjkEyuP2FSUL/pagina.html) e continuiamo con Libero, che sembra concentrarsi sul caso della Minetti, dimenticando che parliamo di 40 (QUARANTA) consiglieri lombardi oggetto di indagine (http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1144055/E-i-rimborsi-folli--si-fa-ridare-16-euro-per-il-libro-Mignottocrazia.html).
Anche Il Giornale ne parla, ma in maniera un po' obliqua, e anche un po' strumentale, e guardandosi bene dal fare nomi:
http://www.ilgiornale.it/news/interni/linchiesta-incombe-sulle-elezioni-chi-rischia-pi-ora-865570.html
Direte che sono maligno, ma a me puzza un po’ questa impostazione del quotidiano diretto da Sallusti... Non sarà che non fa i nomi per non citare una delle predilette del tizio decrepito?
Il problema, in realtà, è che la corruzione o, più semplicemente, la disonestà trovano spazio in ogni ambiente, non necessariamente soltanto nel pubblico.
Un caso che mi pare emblematico e che mi sembra strappare un sorriso a denti stretti è quello di un funzionario del Genio Civile che operava a Este, in provincia di Padova. La cronaca la trovate qui: http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2012/14-dicembre-2012/mazzetta-velocizzare-pagamento-arrestato-tecnico-genio-civile--2113155057735.shtml.
Il Genio Civile è un organismo pubblico, ma posso raccontare una vicenda di circa vent’anni fa che ho, per così dire, visto con i miei occhi.
Allora, tra la fine degli 80 e l’inizio dei 90, collaboravo come formatore e consulente con due società, una attiva in ambito locale e una attiva su scala nazionale, riferibili a un’associazione di categoria. Nel corso del mio rapporto di collaborazione ho partecipato, a Bruxelles, ad alcune riunioni volte a elaborare un progetto di formazione transnazionale.
Al mio rientro, ho compilato le mie note spese con scrupolo, allegando tutti i documenti e anche la contabile della banca con il tasso di cambio applicato per l’acquisto dei franchi belgi, in base al quale ho determinato gli importi in lire delle somme che dovevano essermi rimborsate.
Quando presentai la seconda nota spese, la persona cui la consegnai si stupì perché il tasso di cambio da me indicato era diverso da quello che aveva indicato l’amministratore delegato della società (che aveva partecipato lui pure a quella sessione di lavoro). Io avevo indicato quello tra franco belga e lira (a memoria attorno a 80), l’amministratore delegato quello tra franco francese e lira (a memoria attorno a 140).
Non aggiungo altro, salvo il collegamento al Buongiorno di oggi. Chi meglio di Gramelllini per argomenti come questi? Leggetelo e divertitevi, questo nessuno può impedircelo: http://www.lastampa.it/2012/12/15/cultura/opinioni/buongiorno/le-note-spese-e-il-paradosso-del-cavaliere-5FDI7QNUqXa6ghaQjOQVkN/pagina.html.
Buona stampa.
Passiamo alla musica, con l’avvertenza che vi propongo ascolti piuttosto lunghi e anche un po’ impegnativi, ma apprezzare la grande musica non può sempre essere facile. Di McCoy Tyner vi ho già parlato, sapete già che ha militato a lungo nelle formazioni guidate da John Coltrane, alle quali ha dato un contributo di rilievo anche grazie alle sonorità particolari del suo pianismo percussivo. Dopo la morte di Coltrane, Tyner ha sviluppato la propria carriera come leader e come solista.
E’ un musicista che forse non gode della fama che merita e che a me piace molto, per questo ve lo faccio ascoltare ancora una volta e vi propongo più ascolti da vari momenti della sua carriera, perché anche i miei tre lettori lo possano conoscere.
Partiamo con un brano eseguito con il quartetto di Coltrane, uno standard tratto dal musical e dal film The Sound of Music (Tutti insieme appassionatamente): My Favorite Things, dall’album che porta lo stesso titolo. Si tratta, in realtà, del tema principale del musical e del film, estremamente popolare in tutto il mondo. In Italia è famoso anche perché, proprio nella versione di Coltrane, ha fatto da sigla a una bellissima trasmissione radiofonica di Rai3: Fahrenheit. Ascoltate attentamente McCoy Tyner nella parte centrale del pezzo, semplicemente stupendo. Con lui e Trane ci sono Elvin Jones alla batteria e Steve Davis al contrabbasso.


Torniamo ad ascoltare Walk Spirit Talk Spirit, un tema scritto da McCoy Tyner, questa volta nell'interpretazione del suo gruppo a Montreux nel corso del Festival del 1974. Dal concerto fu tratto un album di notevole pregio: Enlightenment, di cui potete trovare maggiori informazioni su Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Enlightenment_%28McCoy_Tyner_album%29).


Nel terzo passaggio del nostro ascolto, McCoy Tyner è accanto a un musicista del quale vi ho parlato a proposito di Shadows and Light di Joni Mitchell: Michael Brecker. Siamo sempre dal vivo, nel 1996.


Chiudiamo con un pezzo di piano solo. Si tratta di Giant Steps, una composizione di Coltrane, registrata dal vivo sempre nel 1996.

venerdì 14 dicembre 2012

Triplo concentrato 2


Il quadro politico italiano mi sembra farsi più confuso. Confuso e preoccupante. Perciò evito di parlarne, aspettando che ci sia qualche segnale, più chiaro e più comprensibile, di un’evoluzione positiva. Per ora non vedo motivi di sollievo, al contrario.
Restando vagamente in tema, siccome ho tanti difetti, ma non quello di essere nazionalista, eviterò di fare ricorso a certi argomenti per lamentarmi del modo, a dir poco inconsueto, con cui gli organi direttivi di un movimento politico europeo hanno indicato il loro candidato ideale alla Presidenza del Consiglio. Un atto inopportuno e, temo, controproducente. E mi pare che anche Mario Monti abbia sbagliato a farsi coinvolgere in una rappresentazione di qualità assai mediocre. Il Partito Popolare Europeo aveva ben diritto di far sentire la propria voce critica sulle fanfaronate contro l’euro e contro l’Europa del tizio decrepito. Assai meno di far indossare a Mario Monti la propria casacca.
Passiamo alle misure sulle Province che si sono arenate in Parlamento. Il sito LaVoce.info offre un’interessante valutazione dei provvedimenti del Governo in questa materia, un articolo che mette in evidenza gli errori commessi dal Ministro Patroni Griffi, sul quale avevo espresso riserve già in passato. Ecco il collegamento al pezzo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003454.html.
Buona stampa.
Chiuderei con un piccolo aggiornamento sul triplo concentrato, ossia su quel parlamentare ed ex-ministro che, con straordinario buongusto, ha detto di non essere in grado di pagare la seconda rata dell'IMU che, a quanto pare, è di svariate migliaia di euro inferiore rispetto a quanto riceve ogni mese dalla Camera. Non dico altro, perché la sola cosa che merita Brunetta è di essere sepolto dagli insulti, ma io non intendo mancare alle regole che mi sono dato oltre un anno fa. Questo è l'articolo dal Corriere del Veneto che approfondisce la questione: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/cronaca/2012/13-dicembre-2012/appartamenti-ville-terreni-ecco-immobili-brunetta-2113148236414.shtml.
Buona stampa.
Una cosa, però, non posso fare a meno di aggiungere: visto che Brunetta e Patroni Griffi hanno gestito in successione il Ministero della Funzione Pubblica, credo che il prossimo Presidente del Consiglio debba trovare qualcuno in grado di fare una pulizia radicale. Dopo un'accoppiata simile, servono scope e detersivi in quantità...

martedì 11 dicembre 2012

Triplo concentrato


Oggi avevo promesso a me stesso di non scrivere. Anzi, di più, di non leggere! La mia parola, però, non vale nulla. Lo ammetto e mi scuso, ma non potevo restare zitto. Leggete un po’ questa: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/politica/2012/11-dicembre-2012/brunetta-imu-non-ho-soldi-pagare-seconda-rata-2113116174601.shtml.
Se ve lo siete scordato, Renato Brunetta è il tale che ha sostenuto di non aver conseguito il Premio Nobel per l’economia avendo preferito dedicarsi alla politica. E’ lo stesso tale che il Bleso della Valtellina trattava come una pezza da piedi in Consiglio dei Ministri e non solo.
E’ quel medesimo tale che, in occasione dei sobri festeggiamenti per le sue sobrie nozze (costate poche migliaia di euro, boom, e, fra scorte e ammennicoli vari, niente ai contribuenti, multiplo boom carpiato) ha creato qualche problema in una località come Ravello, notoriamente predisposta per accogliere cerimonie i cui ospiti arrivano nel modo più discreto possibile. E' lo stesso tale che, negli ultimi giorni, si è prodigato per formulare le proposte economiche del tizio decrepito (quelle che tanta ammirazione hanno suscitato nei leader mondiali e sulla stampa internazionale). Insomma, Renato Brunetta è il tubetto di concentrato degli ultimi vent’anni (davvero i più desolanti della nostra storia politica). Ebbene, siccome pensa di non aver già dato il peggio di sé, oggi se n’è uscito in quel modo. Un laccio rosso, anzi due, sai mai che uno non bastasse per un uomo della sua statura (cribbio, parliamo di un Nobel mancato!).
Giusto per fare il punto della situazione: questo signore percepisce dallo Stato Italiano, cioè da noi, una somma che, posso sbagliare di poco e per difetto, sta, come dicono i matematici, nell’intorno dei quindicimila euro al mese. E ancora: non ne ho la certezza, ma è molto plausibile che anche i suoi spostamenti gravino sulle casse del Ministero dell’Interno (quello, per intenderci, al quale mancano i soldi per il carburante dei mezzi di Polizia, Carabinieri e Vigili del Fuoco), ossia sempre su di noi. Dico, ma vi rendete conto dell’enormità delle sue parole? Che immobili possiede questo signore, che, prima di rinunciare al Nobel, perché tanto non lo prendeva comunque, e di dedicarsi alla politica (secondo me l’ordine giusto è questo), faceva il professore universitario? Ha comprato la Reggia di Versailles?
Caspita, pover’uomo, e se l’avesse comperata a sua insaputa?

lunedì 10 dicembre 2012

Uno sghignazzo


Due post al giorno, me ne rendo conto, sono tanti. E’ già accaduto, ma mi sento in colpa e farò il possibile per ottenere il vostro perdono. Per fortuna, posso sempre contare sulla musica.
Certo che, di stracci, i lacchè se ne tirano addosso parecchi e anche piuttosto sudici. Vien da pensare con ammirazione e rimpianto ai composti (e forse anche un po’ imbalsamati, perché no?) servitori inglesi descritti da James Ivory…
La zattera… la zattera e le nipotine che non si trovano… Lasciamo perdere.
Se ben ricordo, vi ho già parlato di un meraviglioso album di Keith Jarrett e Charlie Haden, Jasmine. Mesi fa ho suggerito l’ascolto di For All We Know. Adesso mi gioco un asso, un brano che, forse, avevo tenuto da parte proprio per questa occasione. Il titolo dice tutto: I’m Gonna Laugh You Out of my Life. Forza, "sghignazziamolo" fuori dalla nostra vita!
E grazie a Jarrett e Haden. Semplicemente stupendi.




Lei lo dice più brutalmente, ma è più divertente

Se mi chiedeste il nome di una comica italiana che esce facilmente dall'ambito dell'eleganza, il primo nome che direi è quello di Luciana Litizzetto, la quale trascende facilmente e oltrepassa con disinvoltura  il confine della volgarità. Questa è una constatazione, non un giudizio di valore. In realtà, anche se spesso è piuttosto grossolana, sa essere divertente e i suoi interventi a "Che tempo che fa" raggiungono, di tanto in tanto, punte di eccellenza. Ieri sera, come di consueto, non ho guardato la televisione, ma ho avuto modo di recuperare il filmato che riguarda Litizzetto. Eccolo qua. Molto godibile, dall'inizio alla fine. Capirete facilmente perché... 


domenica 9 dicembre 2012

Che ci venga un accidente!


Iniziamo con alcuni articoli di varie testate, poi dirò qualcosa di mio.
Due commenti tratti da La Stampa. Il primo è del Direttore, Mario Calabresi:
Buona stampa.
Buona stampa.
Continuiamo con Il Giornale, dal quale traggo un pezzo di cronaca, dedicato al sabato del tizio decrepito e alle sue chiacchiere in libertà tra i giocatori del Milan: http://www.ilgiornale.it/news/interni/silvio-corro-vincere-e-attende-mosse-monti-retroscena-prof-863547.html.
Mala stampa. Anche se è cronaca, il tono merita un voto negativo. Va bene che parla il padrone, ma un po’ di dignità, via!
Passiamo a Libero, che ci fa sapere su chi punta il tizio decrepito per tornare al potere: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1140232/Pdl--ecco-i-nomi-che-Berlusconi-vuole-portare-in-Forza-Italia-2.html.
Nessun voto, anche perché la lettura è solo parziale, sebbene mi sembri sufficiente… Certi nomi fanno rabbrividire: serviranno a conquistare i voti di chi?
Veniamo al Corriere della Sera, dal quale vi segnalo due pezzi: l’articolo di Ferruccio de Bortoli che ricostruisce le vicende tra venerdì e sabato (http://www.corriere.it/politica/12_dicembre_09/de-bortoli-monti-lascia-crisi-aperta_9c66ad96-41cf-11e2-ae8d-6555752db767.shtml) e l’editoriale di Massimo Franco (http://www.corriere.it/editoriali/12_dicembre_09/franco-chi-paga-il-conto_5ac9e5d2-41d0-11e2-ae8d-6555752db767.shtml).
Buona stampa.
Qui concludo la selezione degli articoli. E passo alla mia opinione, per esprimere la quale devo chiarire un aspetto linguistico. Andiamo al dizionario della lingua italiana Treccani: http://www.treccani.it/vocabolario/accidente/.
Perché questo collegamento? Perché l’Italia ha bisogno di un accidente (inteso nella definizione 1a, che a ogni buon conto riporto:
Ciò che accade, e in partic. ciò che accade fortuitamente, senza una ragione apparente; avvenimento imprevisto, caso: gli a. della vita; el tempo porta accidenti che ti cavano di queste difficultà (Guicciardini); ringrazio il bell’a. che ha dato occasione a una guerra d’ingegni così graziosa (Manzoni); come locuz. avv., per a., per caso. ), di un evento che finalmente elimini il principale problema del paese, la causa fondamentale di quanto di negativo abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni e stiamo vivendo anche oggi. Sia chiaro, parlo di un accidente, non di un fatto deliberato come il gesto di un folle o la congiura di un gruppo di folli. Parlo di un evento esterno, magari anche di origine divina, che cancelli per sempre dalla politica italiana il tizio decrepito. Non me ne auguro neppure la morte o una malattia invalidante, ci mancherebbe!, mi basterebbe soltanto un qualsiasi fatto che lo rendesse incapace di nuocere ancora all’Italia e agli italiani. Che ne so? Che s’innamorasse di una cinese e decidesse di stabilirsi a Pechino o che decidesse di chiudersi in un convento per prepararsi a prendere il posto del proprio vicario in terra, qualora dovesse venire a mancare... Insomma, conta soltanto che il tizio decrepito non abbia più il minimo ruolo nella vita politica italiana. Ha fatto già troppo danno, grazie anche allo zelo dei suoi lacchè.

sabato 8 dicembre 2012

Il peggio ritorna


Prometto: di politica scrivo poche righe. Ieri avevo deciso di dedicarmi alle opinioni della stampa internazionale e ho trascurato il Buongiorno di Gramellini, che non si concentrava solo sul ritorno (ma, a proposito, quando se n’era andato?) di Berlusconi: http://www.lastampa.it/2012/12/07/cultura/opinioni/buongiorno/quelli-che-non-si-sottraggono-Oums5Xt5CKORmsVoPJ5lAN/pagina.html.
Buona stampa. L’immagine di D’Alema che scherza con Bossi è davvero, come dire?, piuttosto desolante: due vecchi malconci, tra i massimi artefici delle disastrose condizioni in cui versa l’Italia, che non sanno impiegare il tempo altrimenti che con ridicole pantomime. Oddio, forse sono stupido io: se torna il peggio, D’Alema e Bossi è naturale che siano allegri, loro ne sono una parte fondamentale. E a loro interessa, come a gran parte dei nostri politici di ogni schieramento, soltanto restare lì e fare ancora nuovi danni, ovviamente insieme all’altro vecchio, il tizio decrepito, il più deleterio di tutti. Basta così.
Sophisticated Lady è senz’altro uno dei brani più famosi di Duke Ellington (composto insieme a Irving Mills e successivamente arricchito dal testo di Mitchell Parish), divenuto uno standard tra i più eseguiti, interpretato da innumerevoli musicisti, tutti affascinati dal tema e pronti a reinterpretarlo secondo la propria sensibilità.
Come di consueto, partiamo da una versione di Ellington e della sua orchestra, anche se molto più vicina a noi rispetto all’anno di nascita del pezzo (1932). Una versione probabilmente dei primi anni 70, con Harry Carney al sassofono.


Passiamo a una grande voce femminile, Billie Holiday, una straordinaria interpretazione con alcuni passaggi un po’ ruvidi, caratteristici di questa cantante meravigliosa.


Un altro grande del passato è il pianista Art Tatum, del quale ho trovato un filmato in cui sono riunite due versioni di anni diversi, entrambe, mi pare, pervase dalla freschezza e dall’allegria che erano un tratto particolare di questo eccellente solista.


Sempre un pianista, ma assai più vicino a noi nel tempo: Chick Corea, in un concerto dal vivo a Umbria Jazz 2002, interpreta il brano in maniera più libera, com’è ovvio da parte di uno dei protagonisti del rinnovamento del jazz negli anni tra il 60 e 70, quello in cui la tecnologia degli strumenti e, soprattutto, la ricerca della libertà attraverso l’improvvisazione hanno introdotto importanti cambiamenti, in qualche caso forse persino troppo radicali.


Poi andiamo alla versione di Charlie Haden, che al brano di Ellington ha addirittura dedicato uno dei suoi album più recenti (2010). E’ una versione la cui classicità è solo apparente, il temperamento innovativo di Haden è sempre presente.


L’ultima versione è senz’altro la più particolare, frutto dell’incontro tra due personaggi diversissimi per età ed esperienze. Toots Thielemans (http://en.wikipedia.org/wiki/Toots_Thielemans) e Jaco Pastorius (http://en.wikipedia.org/wiki/Jaco_Pastorius). Non esprimo il mio parere, vi lascio ascoltare.


venerdì 7 dicembre 2012

Non lo getteranno mai, sono lacchè


Sulla stampa internazionale si possono raccogliere i primi frutti della volontà di Berlusconi di tornare alla guida del paese e di porre fine al Governo Monti.
Tutti i valletti che oggi si spellano le mani felici del ritorno del padrone farebbero meglio a leggere quello che scrivono di noi diversi giornali un po’ più autorevoli de Il Giornale o di altre testate appartenenti al proprietario del Partito dei Lacchè.
Buona stampa. Concreto e misurato, ma punge. L’ironia, garbata, si coglie in vari passaggi.
Usa un tono abbastanza diverso El Pais, con un articolo che appare non soltanto critico nei confronti dell’intera carriera politica di Berlusconi e delle sue ultime decisioni, ma anche delle persone che ha attorno.
Buona stampa.
The Economist non è mai stato tenero con Berlusconi. In quest’occasione usa il fioretto, anche se non nasconde nulla e, con sintesi esemplare, ritrae la situazione del nostro paese. Beh… forse non ha proprio usato il fioretto, la foto di Berlusconi dice più di mille parole (mi ripeto: un tizio decrepito, il cui aspetto farebbe apparire affascinante anche il ritratto di Dorian Gray). Il link all’articolo è questo: http://www.economist.com/blogs/charlemagne/2012/12/italian-politics-0.
Buona stampa.
I quotidiani francesi non offrono articoli accessibili gratuitamente, quindi non posso segnalarvi pezzi da Le Monde o Le Figaro. L’edizione on line del settimanale L’Express è ferma al 2 dicembre…
La mia conoscenza delle lingue, peraltro modesta, finisce qui.
Tornando all’inglese, ecco The Daily Beast-Newsweek, il cui titolo dice molto su come la vedono. Oltre al titolo, però, c’è un articolo scritto bene e ricco di dettagli: http://www.thedailybeast.com/articles/2012/12/06/silvio-berlusconi-the-joker-is-back.html.
Buona stampa.
Ultimo, ma non ultimo, il Financial Times, quello che, mi pare, pone la questione nel modo più diretto, preciso e duro: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/738a3162-3fc3-11e2-9f71-00144feabdc0.html#axzz2EOFotLpt.
Buona stampa. Anzi di più, tant’è che non posso evitare di riportare questa frase, dalla quale si capisce come si debba giudicare Berlusconi:
If Mr Berlusconi had any shame, he would stop playing with his country’s present to protect his political future. Unfortunately, as his life has shown, Il Cavaliere does not do contrition. Last year, he took Italy to the brink of collapse. He would make no scruples about doing it again.
Semplicemente perfetta, definitiva, inappellabile.

giovedì 6 dicembre 2012

Lo gettassero a mare


Avere più di cinquant’anni ha molte conseguenze sotto diversi punti di vista.
Che si viva nella gelida Scandinavia o nell’afa tropicale, le articolazioni funzionano sempre peggio e l’udito si affievolisce: il deterioramento può essere più o meno marcato o più o meno rapido, ma si verifica ovunque. E’ nella natura delle cose.
Il fisico, dunque, subisce l’invecchiamento in qualsiasi paese.
Diverso è il rapporto tra le nostre convinzioni e quello che accade intorno a noi. Ogni paese ha una storia diversa e ha istituzioni che funzionano in modo diverso. Tra quest’ultime, ovviamente, si deve considerare la stampa.
Io ho più di cinquant’anni nell’Italia del 2012, che, lo sapete già, mi piace poco. Il punto su cui vorrei attirare la vostra attenzione, però è un altro. L’Italia in cui mi sono formato come cittadino era un’Italia diversa, nella quale le istituzioni funzionavano ben altrimenti e anche la stampa rivestiva un ruolo differente e, credo, aveva un’influenza diversa.
Oggi, il Direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha scritto un editoriale che mi sembra sostanzialmente corretto, sia pure, come ho già osservato in altre occasioni, reso meno incisivo dalla sua consueta preferenza per i toni pacati, per quel garbo che, a questo punto, non credo possa più considerarsi un merito, anche se non è ancora un demerito.
Buona stampa. Dice quel che doveva dire, e questo spiega la valutazione. Il tono, tuttavia, mi sembra inadeguato alla gravità della situazione innescata dalle scelte e dalle parole di Berlusconi.
Non che mi aspettassi e desiderassi eccessi sul fronte opposto, ma il Direttore del principale quotidiano italiano, di fronte all’assurdità dei comportamenti di Berlusconi, avrebbe potuto usare una lama un po’ più tagliente. Magari non avrebbe ottenuto risultati diversi, ma il segnale sarebbe stato assai più significativo.
Nei tempi in cui le mie articolazioni erano ancora integre ed elastiche, un editoriale come quello odierno di de Bortoli avrebbe prodotto risultati. Difficilmente un politico, “licenziato” dal Corriere della Sera, avrebbe potuto restare indifferente e proseguire il proprio percorso, incurante delle conseguenze, prima di tutto quelle sul paese.
In quest’epoca, purtroppo, la voce di de Bortoli, così discreta e composta, vistosamente diversa da quella dei politici, rischia di non essere sentita o di essere ignorata. Sono cambiate molte cose, probabilmente troppe, ma mi piace pensare che se il Direttore del Corriere della Sera alzasse un po’ la voce, il destinatario del messaggio lo ascolterebbe.
M’illudo, ne sono consapevole, ma non riesco a pensare diversamente. E anche questo, credo, ha a che fare con gli anni.
La zattera di cui parla de Bortoli è un famoso dipinto, del quale potete trovare informazioni e una riproduzione su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/La_zattera_della_Medusa.