martedì 30 settembre 2014

Ognuno ha la Corte che si merita...


La riforma del mercato del lavoro procede, sia pure a strappi, in maniera assai poco lineare, con il rischio che, alla fine, non ci sia quell’impatto fortemente innovativo di cui il Paese ha bisogno. Quello che tutti si ostinano a chiamare, chissà mai perché?, Job Acts è motivo di scontri strumentali tra i diversi raggruppamenti politici e all’interno degli stessi. E come tutti i confronti nei quali il contenuto viene usato in maniera opportunistica, il rischio è che questo venga sacrificato sull’altare di qualche risibile risultato politico. Non ci allontaniamo gran che dal modo di fare del passato e non si gettano solide fondamenta per la costruzione di un Paese moderno, amministrato da una classe dirigente degna di questo nome.
Il commento sulla situazione politica lo lascio a Stefano Folli, del quale vi suggerisco l’editoriale sul Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-30/premier-piu-cauto-ma-sinistra-naufraga-063616.shtml?uuid=ABfARUyB.
Buona stampa.
I problemi, come dicevo, sono ancora quasi tutti lì, piantati come macigni nella vita quotidiana dell’Italia, in cui si fa (forse) un passo avanti, ma si torna indietro di uno e mezzo se non di due…
Prendiamo l’elezione (mancata) da parte del Parlamento di due membri della Corte Costituzionale. Da svariati giorni si vota senza risultato. Una candidatura è stata bruciata, quella di Catricalà, restano in ballo Violante e Bruno, ma non si vedono schiarite all’orizzonte, perché i franchi tiratori di qua e di là sfruttano questa circostanza per manifestare dissenso verso i vertici del proprio partito.
Ecco, allora, che il Corriere della Sera affida a Sergio Rizzo, una delle sue firme migliori, quello che io ho battezzato il Mastino con la faccia truce, il compito di intervistare il Presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro: http://www.corriere.it/politica/14_settembre_30/sui-giudici-corte-costituzionale-parlamento-da-cattivo-spettacolo-4f3b9fc6-4863-11e4-a045-76c292c97dcc.shtml#.
Buona stampa. Anche se, credo per la prima volta, fatico a valutare in maniera pienamente positiva il lavoro di Rizzo: mi sembra che non abbia marcato abbastanza stretto Tesauro, lasciando correre qualche considerazione sulla quale ci stava non solo la seconda, ma anche la terza e la quarta domanda.
Estraggo un piccolo passaggio.
La sentenza con cui avete decretato l’incostituzionalità dei tagli agli stipendi dei magistrati ha certo contribuito.
«Lo so. Ma lì c’era in ballo il principio dell’eguaglianza tributaria. Se volevano aumentare il prelievo sulle retribuzioni più elevate dovevano farlo per tutti e non solo per i giudici».
Ma perché mai il taglio della paga potrebbe compromettere l’indipendenza dei magistrati, com’è stato argomentato?
«La costituzione americana prescrive l’intangibilità delle retribuzioni dei giudici della Corte suprema durante il loro incarico. Un organo che fa da contrappeso al governo va tutelato proprio rispetto al potere politico. Anche se comprendo che da noi questo dogma possa venire guardato male. Ci sono magistrati che fanno dell’indipendenza la sorella dell’irresponsabilità, vero. Resta il fatto che l’indipendenza è fondamentale».
Io, per esempio, avrei chiesto al Presidente Tesauro di confrontare i costi della Corte Costituzionale italiana con quelli di analoghi organi di paesi avanzati. Un argomento che, temo, sia stato escluso preventivamente dalla conversazione. Per chi fosse curioso, un rimando al lavoro di Roberto Perotti per il sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/la-corte-costituzionale-costi-sprechi-scandalo/.
Buona stampa.
Restando al lavoro di Rizzo e sempre in merito alla questione delle retribuzioni, mi sarei anche avventurato a suggerire che, vista la situazione dell’economia nazionale e l’evidente necessità di ridurre una spesa pubblica esplosa oltre ogni ragionevolezza e ogni decenza, forse si poteva trovare una soluzione che salvava l’indipendenza (e, ammesso che esista, il senso di moderazione) della Magistratura. Una sforbiciata alle retribuzioni indecorose della categoria la potevano proporre, insieme, i massimi organi che, teoricamente, dovrebbero ospitare le migliori menti giuridiche italiane, inclusa la crema dell’ordine giudiziario, ossia Corte Costituzionale, Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Consiglio Superiore della Magistratura. Guarda caso, fino ad oggi, non è successo. Che dite, accadrà in futuro?
Il fatto è che, con buona pace di Tesauro, la Corte Costituzionale non è delegittimata dalla mancata nomina dei due membri da parte del Parlamento. E’ delegittimata dall’essere uno dei tanti organi statali che brucia una quantità vergognosa di denaro pubblico e dal non volersi accorgere che il privilegio ha preso il posto della giustizia sulla sua bandiera.
Con gente come Tesauro e simili, la spesa pubblica continuerà a crescere. E, a questo punto, non è ragionevole neppure aspettarsi un intervento moralizzatore da parte del Presidente della Repubblica.
Buona notte e buona fortuna.

martedì 23 settembre 2014

L'Italia non è questa


Oggi cominciamo parlando di musica. Non si tratta, però, di un rovesciamento dello schema abituale dei post. Purtroppo non ascoltiamo nulla, ma l’argomento è la musica, o, più precisamente, quella che dovrebbe essere una delle maggiori istituzioni musicali italiane e che, invece, sta per implodere a causa del comportamento irresponsabile di alcuni. Voi tre avrete già capito che il tema è l’Opera di Roma e, più in particolare, la decisione di Riccardo Muti di abbandonare il ruolo di “Direttore musicale a vita”.
Cronaca. Sebbene, in entrambi i casi, si capisca come la pensino gli autori degli articoli.
Buona stampa. Una storia desolante, un’immagine vergognosa che offriamo al mondo, a quella parte del mondo che ancora apprezza il nostro Paese, la nostra cultura, la nostra creatività.
Io, nello specifico, non aggiungo altro. Osservo soltanto un dettaglio, che, lo dico senza nascondermi, mi serve per parlare del problema della riforma del mercato del lavoro.
I musicisti dell’Opera di Roma che hanno invaso il camerino di Muti e che stanno impedendo il normale funzionamento dell’Ente appartengono a due sigle sindacali: Fials e CGIL. Ebbene, nessuna delle due, che io sappia, ha giudicato opportuno spiegare il comportamento dei propri aderenti o, men che meno, assumere una posizione chiara sulla vicenda. Cercate anche voi in rete e smentitemi.
Aggiungo che mi sarebbe piaciuto che la CGIL commentasse quanto illustrato da Sergio Rizzo relativamente al tentativo di ripristinare la “normalità” nelle retribuzioni dei dipendenti della Camera dei Deputati (articolo che vi ho indicato due giorni fa: http://www.corriere.it/politica/14_settembre_20/maxi-indennita-funzione-cosi-si-aggira-tetto-stipendi-36d4bc54-4095-11e4-ada3-3c552e18d4d4.shtml#).
Ora io non ho alcun problema a riconoscere che Renzi e il suo governo si stiano muovendo male nella riforma del mercato del lavoro. Tuttavia non posso dar torto al Presidente del Consiglio quando definisce conservatori quelli che gli si oppongono. E non fatico neppure ad affermare che l’Italia ha bisogno di tutto meno che di un sindacato come la CGIL, che difende posizioni intolleranti e violente come quelli degli orchestrali dell’Opera di Roma. O che asseconda senza esitazioni le rivendicazioni della propria sezione dei lavoratori pubblici, che ha fatto e continua a fare l’impossibile per affossare l’introduzione dei più tenui principi di meritocrazia. E che difende i privilegi inaccettabili della categoria.
Buona stampa. Non devo spiegarvi perché ve lo suggerisco.
E non serve neppure che spieghi perché consigli anche l’articolo di Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-23/verdi-e-ritardi-italiani-063609.shtml?uuid=ABlM3HwB&fromSearch.
Buona stampa.
Cambiamo argomento, ma purtroppo non passiamo a nulla che dia sollievo, tutt’altro.
Me l’ha segnalato uno dei miei tre lettori, un omonimo che dà ben altro lustro di me al nostro nome. Grazie, dunque, a Roberto P.
Il Giornale è stato, ieri, il primo a dare la notizia di questa ennesima dimostrazione di quale livello abissale riescano a raggiungere i politici italiani per procurarsi qualche briciola di facile consenso:  http://www.ilgiornale.it/news/politica/cosa-si-lancia-zingaro-che-sta-affogando-polemiche-post-1053739.html.
Buona stampa. Devo dire che mi lascia la bocca particolarmente amara il fatto che questo tizio sia veneto come me… Non che altrove manchino esemplari alla sua bassezza, però, come ho già spiegato, nel detto “mal comune, mezzo gaudio” non vedo nessuna saggezza.
Mi preoccupa anche il ripetersi di eventi simili. Stordisce quasi la frequenza con la quale, giustamente, veniamo informati delle sciocchezze (eufemismo) che i politici ci rifilano tramite Facebook o Twitter, travolti dalla possibilità di dar aria ai denti con tanta facilità...
Sul tema della pressione esercitata dai nomadi e dagli immigrati e dai problemi creati dalla presenza degli uni e degli altri in Italia, rimando a chi ha, diversamente da me, i mezzi per parlarne con la competenza e la profondità necessarie. Si tratta di questioni che hanno implicazioni economiche, sociali e politiche, ma anche umane. Questioni che non si liquidano con una battuta da osteria a tarda sera.

domenica 21 settembre 2014

Storia vecchia


Aldo Grasso, nella sua rubrica domenicale in prima pagina del Corriere, si occupa solitamente di personaggi che, per diverse ragioni, si meritano un ritratto ironico, a volte beffardo.
Oggi, nel parlare di Matteo Salvini, mi è parso voler aggiungere, alla consueta vena satirica, un tocco di sottile perfidia, perché nulla nuoce più della nomea di iettatore.
Buona stampa. Che Salvini meriti il ritratto, non c’è dubbio. Che porti iella, è possibile. Che per questo se ne vada o lo costringano ad andarsene, è improbabile. Che un eventuale sostituto sia meglio di lui, è impossibile. La qualità, nei partiti carismatici, se c’è, è quasi sempre limitata al leader, attorno c’è prevalentemente fuffa. La Lega era un partito carismatico: prima che la classe dirigente possa cambiare, devono trascorrere anni.
Quanto precede, purtroppo, non significa che i partiti non carismatici abbiano una classe dirigente superiore. Il PD, ad esempio, non apparteneva e non appartiene neppure oggi alla categoria, ma i suoi “uomini migliori” non sono esattamente tali. Lasciamo stare Renzi, almeno per il momento. Parliamo dello Stalinuccio di Gallipoli, D’Alema, e del suo fedele maggiordomo, Bersani. E ne parliamo a proposito della ferma opposizione che intendono portare avanti al progetto di rinnovamento del mercato del lavoro che Renzi ha deciso di chiamare (sic) Jobs Act, manco fosse alla Casa Bianca.
Bersani ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore di oggi nella quale cerca di scappare da tutte le parti, incurante delle contraddizioni e dei paradossi di una posizione che è ormai indifendibile, se non considerando che una certa parte del PD si appiattisce sulla posizione della CGIL perché spera, così, di garantirsi, come accadeva in passato, una prevalenza all’interno del partito. Laddove si dimostra che chi, come Bersani, non riesce a liberarsi dagli schemi interpretativi appresi in gioventù e ormai superati, sceglie ricette inadatte sia per i problemi del Paese sia per tentare di riprendere il controllo del partito.
Buona stampa. Forquet è bravo e ci prova a trattenerlo, ma Bersani è peggio di un’anguilla…
E di memoria corta. Sono stati in tanti a comprendere che le rigidità della normativa sul lavoro avrebbero danneggiato le prospettive di sviluppo italiano. Persino D’Alema, nel 1999, quand’era Segretario dei DS, mise in evidenza la necessità di cambiare le cose, ma poi prese paura di Cofferati, come ricorda, sempre sul 24 Ore di oggi, Emilia Patta (il pezzo non è disponibile sul sito, dovete fidarvi di me).
Vi segnalo, sempre sul tema, l’editoriale di Folli, ancora dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-21/piu-malfa-che-thatcher-piano-renzi-081104.shtml?uuid=ABQN3lvB.
Buona stampa. Dove si trova conferma a quel che dicevo, ossia che la questione dell’articolo di 18 viene usata in modo strumentale. Forse anche da Renzi, ma soprattutto dai suoi oppositori interni al PD.
Gli artefici della conservazione sono numerosi e presenti in tutti gli schieramenti. E non intendono certamente arrendersi, anzi. I difensori di privilegi assurdi e intollerabili si annidano ovunque, operano subdolamente, gettano sabbia negli ingranaggi che, a stento, si cerca di far ripartire. Volete una prova? Leggete questo pezzo di Sergio Rizzo dal Corriere di ieri: http://www.corriere.it/politica/14_settembre_20/maxi-indennita-funzione-cosi-si-aggira-tetto-stipendi-36d4bc54-4095-11e4-ada3-3c552e18d4d4.shtml#.
Buona stampa. Una classe politica inetta si fa abbindolare da una burocrazia avida e sfrontata oltre ogni limite del lecito. E non mi consola che, a quanto pare, i francesi (Marine Le Pen permettendo) si potrebbero trovare a dover scegliere di nuovo tra Hollande e Sarkozy…
Un paio di ascolti musicali. Cominciamo da Mark Isham, trombettista e compositore americano (http://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Isham) di cui ascoltiamo In a Silent Way: Milestones, un brano piuttosto lungo dedicato a Miles Davis.


Passiamo al secondo pezzo, meno evanescente e, apparentemente, più tradizionale, in cui abbiamo modo di ascoltare una pianista e compositrice americana: Mary Louise Knutson (http://www.marylouiseknutson.com/biography.htm). Il brano s'intitola How will I Know? ed è una sua composizione che non ha nulla a che vedere con la canzone resa famosa da Whitney Houston. La Knutson è accompagnata da Gordon Johnson al basso e Phil Hey alla batteria.


venerdì 19 settembre 2014

Beviamoci un buon malto


Di misura, gli Scozzesi hanno deciso di non separarsi dal Regno Unito. E’ una buona notizia: sia pure a fatica, il buon senso si è imposto e le spinte centrifughe, almeno lì e per ora, sono state vinte.
Traggono un sospiro di sollievo non soltanto Sua Maestà Elisabetta II e Cameron, ma anche il Premier spagnolo e quelli di altri paesi dell’Unione Europea in cui si replicano, con maggiore o minore successo, velleità indipendentiste.
Da noi, forse più che altrove, qualcuno dovrebbe riflettere attentamente sul risultato del referendum scozzese, ma, temo, non è ragionevole aspettarsi ragionevolezza da chi, oltre ai problemi con la geografia, ne manifesta anche con la storia e, quel che è peggio, con la logica.
Staremo a vedere. Avremmo un formidabile debito di riconoscenza verso gli scozzesi se, grazie a loro, un po’ di quelli che, da queste parti, parlano d’indipendenza e di secessione e di altro smettessero di proporre soluzioni assurde, prima di tutto sul piano politico ed economico che su quello storico.
Un buon commento, molto stringato, sul tema scozzese lo trovate, a firma di Marco Zatterin, su La Stampa: http://www.lastampa.it/2014/09/19/blogs/straneuropa/anche-il-no-cambia-leuropa-wzRBBgMeWcqoWFyNm1VCLJ/pagina.html.
Buona stampa.
Restando sul sito de La Stampa, sempre piacevolmente ironico, anche se non offre motivi di speranza, e quindi fa sorridere a denti strettissimi, il Buongiorno di Gramellini del 17 (http://www.lastampa.it/2014/09/17/cultura/opinioni/buongiorno/la-met-di-niente-515vYU2CkmjrSo21PyY44N/pagina.html).
Buona stampa. Anzi no: non sarà politicamente scorretto porre Dudu e Brunetta sullo stesso piano? Scherzi a parte, Gramellini traccia un ritratto impietoso del vuoto politico in cui sta affondando il nostro Paese. Un vuoto che, purtroppo, Renzi non pare affatto in grado di riempire adeguatamente. Nessuno lo dice apertamente: i giornali lo criticano sì, ma quasi con riluttanza, timorosi di sfondare la chiglia dell’ultima scialuppa.
Non credo sia la strategia giusta: il Presidente del Consiglio ha certamente un notevole istinto politico, è scaltro e sa comunicare assai bene, ma è del tutto incapace di considerare i propri errori e di valutare l’effetto degli stessi sul futuro del Paese.  Se li vede (e credo che faccia di tutto per non vederli) li valuta esclusivamente in funzione della propria sopravvivenza. Esattamente come un qualsiasi tizio decrepito. E come un qualsiasi tizio decrepito è ben coadiuvato dal suo circolo magico, nel quale, per ora, manca solo un barboncino (ma se servissero a ottenere qualche punto nei sondaggi, ne prenderà anche tre di barboncini).
Una buona lettura, che illustra bene l’atteggiamento dei commentatori politici, è l’editoriale di oggi del Corriere della Sera, firmato da Franco Venturini, uno degli esperti di politica estera del quotidiano milanese: http://www.corriere.it/opinioni/14_settembre_19/semestre-intanto-passa-33a31f40-3fbd-11e4-a191-c743378ace99.shtml#.
Buona stampa. Se non altro perché Venturini, con garbo anziché no, fa capire che Renzi sta per andare a sbattere…
Buona notte e buona fortuna.

Geografia


Un post brevissimo. Questo dovete leggerlo e memorizzarlo sul vostro computer per tornare a guardarlo di tanto in tanto e riderci o piangerci sopra secondo il vostro stato d’animo del momento. Dal Corriere di ieri, una notiziola a margine del referendum sull’indipendenza della Scozia (del quale, magari, parleremo domani): http://milano.corriere.it/notizie/politica/14_settembre_18/amburgo-o-edimburgo-strafalcione-leghista-3dc62646-3f1f-11e4-97e5-7c54525b65fe.shtml#.
E' troppo sperare che perdano la strada di casa?

lunedì 15 settembre 2014

Si cambiasse verso...


Come ho già detto, i commentatori più autorevoli hanno smesso di guardare a Renzi con la benevolenza adatta ai primi mesi di governo e hanno cominciato a battere con decisione sui (purtroppo non pochi) elementi di debolezza dell’azione del Presidente del Consiglio, il principale dei quali, ovviamente, è l’aver promesso tanto e mantenuto quasi nulla.
Oggi, sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia invita Matteo Renzi a un’operazione che, personalmente, credo lui si guarderà bene dal porre in essere: dire chiaramente chi si oppone alle riforme che il Presidente del Consiglio sarebbe intenzionato realizzare.
Buona stampa. Anche se, mi ripeto, credo destinata a restare una predica nel deserto. Contrariamente a quel che sembra pensare Galli della Loggia (o, più probabilmente, a quello che finge di pensare nella speranza di ottenere ascolto), io sono persuaso che a Matteo Renzi non interessi affatto un’operazione di verità, grazie alla quale vengano smascherati tutti quelli, persone o organizzazioni, che frenerebbero la sua azione di governo. La trasparenza non è tra i suoi obiettivi, anzi.
Renzi è parte di un sistema e si muove al suo interno esattamente come hanno fatto i suoi predecessori. Non c’è nulla di nuovo nel suo modo di agire, salvo lo spropositato ricorso a Twitter, strumento scelto per accreditare l’immagine d’innovatore presso quella parte della pubblica opinione che non va in profondità e, quindi, viene influenzata dalla comunicazione frettolosa dei social network, alla quale, colpevolmente, la stampa si adegua, prestandosi al gioco, così da trasformare i famosi 140 caratteri in notizie, anche se non lo sono affatto.
Quali siano le vere intenzioni di Renzi lo dimostra la decisione di riportare in primo piano la legge elettorale concordata con il tizio decrepito. L’intento è chiaro: avere disponibile lo strumento per forzare la mano all’opposizione (quella più pericolosa ce l’ha in casa) e garantirsi che, in caso di difficoltà, può ricorrere alle urne con buone probabilità di uscirne vincitore. Niente di diverso da quello che avrebbe fatto un qualsiasi tizio decrepito.
I sondaggi dicono che gli italiani ancora credono a Renzi, quindi…
In realtà, i sondaggi dicono anche che agli italiani non piacciono affatto alcuni dei principali ministri e che sono insoddisfatti di quanto (si fa per dire) attuato finora dal governo.
Renzi, intanto twitta o, parlando durante l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, annuncia che l’Italia non è ripartita, come se fosse un evento sorprendente e, soprattutto, come se avessimo bisogno che ce lo dicesse lui… E poche ore prima, piccato, replica a Katajnen sostenendo che l’Italia non ha bisogno di lezioni. Affermazione piuttosto audace, alla quale si era sentito in dovere di replicare persino Sergio Romano, il cui editoriale sul Corriere della Sera di ieri metteva in evidenza come sia molto improbabile che i nostri partner europei siano disposti concederci (ancora una volta) fiducia senza impegni certi. L’articolo di Romano lo trovate qui: http://www.corriere.it/editoriali/14_settembre_14/sospetto-ricorrente-ab89d260-3bd5-11e4-b554-0ec832dbb435.shtml.
Stampa così e così. Romano si muove sull’onda con la consueta prudenza, fedele fino alla morte all’insegnamento di Jaques de La Palice. Tra l’altro, quando scrive le seguenti parole: “Ogni riforma, da quella del lavoro a quella della giustizia, trova sulla sua strada un partito della contro-riforma, composto da corporazioni che difendono i loro privilegi chiamandoli ampollosamente «diritti acquisiti»”, suscita una discreta irritazione, dal momento che lui appartiene a una delle tante corporazioni di cui parla. Sarebbe apparso assai più credibile e convincente se, ad esempio, avesse contestato quanto scritto dal suo dirimpettaio del sabato, Piero Ostellino, alcune settimane fa (http://www.corriere.it/editoriali/14_agosto_19/contratto-tradito-165d3e46-275f-11e4-9bb1-eba6be273e09.shtml). Ostellino, il quale si atteggia a maestro del liberalismo e del giornalismo senza macchia e senza paura, scrive: “La previdenza è una sorta di contratto che il lavoratore stipula con lo Stato, in base al quale, dietro il pagamento di contributi durante gli anni lavorativi, il cittadino riceverà una pensione”. Questo è certamente vero, ma lo è soltanto in parte, nel senso che esistono lavoratori che, ricevendo una pensione basata sul cosiddetto “sistema retributivo” percepiscono una pensione commisurata non già a quanto hanno versato, ma alla dimensione del loro ultimo stipendio. Un sistema che è stato, e tuttora è, all’origine del disavanzo dell’INPS, l’istituto previdenziale nazionale, e che, per fortuna, è stato eliminato, preservando però i “diritti acquisiti”, che, a questo punto, nelle condizioni in cui versa il bilancio dello Stato, non dovrebbero più essere considerati intoccabili, al contrario.
Chissà come mai Ostellino, che credo sia in pensione avendo superato gli ottanta anni, preferisce non affrontare il problema previdenziale considerando tutti i lati della medaglia? Che sia perché non vuol correre il rischio di vedersi decurtata la pensione?
E il bello che, oltre a impartire lezioni di liberismo, Ostellino non manca mai di criticare i suoi colleghi perché non svolgerebbero bene il proprio lavoro e sarebbero asserviti a qualche parte o a qualche interesse.
Torniamo a Renzi. E alla sua polemica con Katajnen e, in generale, con l’Europa. Le lezioni ce le meritiamo, soprattutto perché, grazie all’ostinazione con cui ha voluto imporre la Mogherini, ora si trova di fronte dei mastini che, comprensibilmente, non sono intenzionati a far sconti all’Italia. Come osserva acutamente Alberto Quadrio Curzio in un editoriale sul Sole 24 Ore di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-09-14/l-italia-non-tema-vigilanza--135643.shtml?uuid=ABESSetB.
Buona stampa. Illuminante su molti aspetti dei problemi che l’Europa e l’Italia hanno di fronte.
Renzi farebbe bene a cambiare verso. A sé stesso.
E noi passiamo alla musica. Il primo brano è un pezzo "di confine", in cui il jazz s'incontra con la musica classica. Il titolo è Picnic Suite - VI movimento - Tendre e l'esecuzione dell'autore Claude Bolling (http://fr.wikipedia.org/wiki/Claude_Bolling).


Come secondo ascolto, sparo un calibro pesante: Bill Evans al piano con Sam Jones al basso e Philly Joe Jones alla batteria in un brano bellissimo, Young and Foolish. Che dite, lo avrò scelto per caso?



venerdì 12 settembre 2014

Twittare tutto per non cambiare nulla


Il Corriere della Sera di oggi, sia in versione cartacea sia sul sito, propone un’intervista realizzata da Michele Farina a Alison Deighton, una donna imprenditore immobiliare inglese, che era interessata a effettuare un secondo importante investimento in Italia. Ecco il collegamento: http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_12/super-manager-fuga-puglia-investirei-70-milioni-ma-non-si-puo-176fa44e-3a3e-11e4-8035-a6258e36319b.shtml#.
Buona stampa. Sempre che la signora dica la verità…  Scherzo ovviamente, non ho il minimo dubbio che la signora Deighton dica il vero e che qualche stupido burocrate (o più d’uno, probabilmente) abbia pensato bene di tergiversare sino al punto di mandare all’aria il suo progetto imprenditoriale. Non verremo mai a capo di nulla finché si ripetono vicende simili (e si ripetono, certo che si ripetono!). E c’è un’unica strada per modificare le cose: si deve cambiare radicalmente la filosofia fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Si deve cancellare una volta per tutte il principio che tante attività dei cittadini e delle imprese debbano essere autorizzate da uno o più uffici pubblici. Finché questo principio varrà, il nostro paese sarà condannato perché in questo principio si annida il germe della corruzione e dell’inefficienza, dell’arbitrio e dell’irresponsabilità, delle estenuanti lentezze e delle decisioni autolesionistiche. E anche della spropositata dimensione della pubblica amministrazione, centrale e periferica, con le ovvie conseguenze in termini di spesa. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Credo di aver già detto abbastanza.
Quando poi si pensa che, mentre la signora Deighton non ha potuto portare avanti il suo progetto perché stanca di confrontarsi con un muro di gomma, in giro per la penisola si svolgono innumerevoli attività abusive o, addirittura, illegali senza che nessuno faccia nulla…
Che l’attuale Presidente del Consiglio e i suoi collaboratori possano modificare questo stato di cose mi sembra assai improbabile. Direi, anzi, impossibile. Ho tenuto in sospeso a lungo il giudizio su Matteo Renzi. Si parva licet componere magnis, mi sono adeguato a quanto hanno fatto la maggior parte dei commentatori politici: per qualche mese sono rimasto a guardare, in attesa fiduciosa di vedere qualche segno concreto di autentico cambiamento. Non ne ho visti.
Renzi, purtroppo, marca una continuità sconcertante con il tizio decrepito: Berlusconi sottoscriveva contratti che valevano meno della carta su cui erano scritti, Renzi ogni secondo minuto annuncia su Twitter che farà questo e farà quello, ma a tutt’oggi, la sola misura rilevante adottata è quella dei famosi 80 euro di minor prelievo sulle buste paga più basse, una misura che è stata più che compensata da incrementi delle imposte (non tutti, per la verità, decisi dal suo governo).
E siccome non posso pretendere che crediate a me, vi suggerisco di leggere l’intervista al Presidente del Consiglio pubblicata dal Sole 24 Ore qualche giorno fa: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-03/renzi-subito-tagli-20-miliardi-e-bonus-non-torno-indietro-063516.shtml?uuid=ABjklspB.
Buona stampa. Roberto Napoletano, il mio (ottimo) omonimo direttore del quotidiano ci prova a condurre la conversazione sul piano del realismo, ma è tutto inutile.
Quel che lascia l’amaro in bocca è che gli italiani, pur consapevoli del fatto che Renzi sta facendo poco o nulla per portare il paese fuori dalle secche in cui sta arenato da quel dì, continuano ad apprezzarlo. I sondaggi dicono che piace: non fa nulla o quasi, ma può contare ancora sul sostegno della larga maggioranza degli italiani. Nella quale, sia chiaro, io non voglio essere annoverato.
Quella capacità di cambiamento che Renzi va cercando di accreditare viene smentita, tra i tanti, da due fatti, tra loro, plausibilmente, collegati. Il primo è l’imminente abbandono, da parte di Carlo Cottarelli, del ruolo di Commissario alla Revisione della spesa (Spending review per quelli che non sopravvivono senza ricorrere, senza ragione, all’inglese). Il secondo il rinvio sine die di ogni misura volta a costringere gli enti locali a chiudere una parte delle innumerevoli società partecipate, così come, tra le altre cose, suggeriva di fare Cottarelli.
E mentre, passo dopo passo, Renzi non ci porta da nessuna parte dove valga la pena di andare, alcuni eminenti (si fa assolutamente per dire) esponenti della classe dirigente italiana discutono di argomenti cruciali.
Penso a Rosy Bindi che si concentra sul ruolo della bellezza delle sue colleghe ministre, dando vita a un dialogo a distanza di eccelso livello.  O a Diego Della Valle che contesta a Marchionne la decisione di sostituire Montezemolo alla guida della Ferrari. Il futuro del paese sarà radicalmente modificato dal dibattito su questi temi fondamentali? Mah…
Buona notte e buona fortuna.

giovedì 4 settembre 2014

Il silenzio è d'oro


Come a chiunque, anche a me è capitato di pormi delle domande e di non sapermi dare delle risposte. Domande spesso importanti, quelle che un po’ tutti ci poniamo di fronte ai misteri della vita. Altre meno importanti, ma comunque attinenti ai misteri della vita.
Tra quest'ultime, una in particolare me la sono posta innumerevoli volte negli ultimi anni: a cosa serve Maurizio Gasparri?
Lo riconosco, non è una domanda particolarmente intelligente. E non mi stupirebbe affatto se qualcuno di voi tre osservasse che è come chiedersi a cosa servano le zanzare o le mosche. Eppure, per quanto mi renda conto di dar prova di stupidità, ho continuato a pormi questa domanda quasi sin dal giorno in cui Gasparri è apparso sulla scena pubblica italiana.
Nel corso del tempo mi sono dato delle risposte, suggerite da affermazioni dello stesso Gasparri o dai commenti di alcuni giornalisti o colleghi del Vicepresidente del Senato (sic). Avevo ipotizzato, per esempio, che Gasparri servisse a giustificare la presenza in televisione di Neri Marcorè. Un’idea balzana, adeguata alla domanda, lo ammetto. Utile, però, per un inciso che spero vi farà sorridere. Ecco un confronto tra il vero e il falso.



Più interessanti, ovviamente, le riflessioni di giornalisti e politici, anche quelle lontane nel tempo (e già, Gasparri ce lo stiamo godendo da un bel po’).
Come quelle riportate da Gian Antonio Stella in un articolo di ben sette anni fa: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/03_Marzo/17/liberisti_anti_liberalizzazioni.shtml.
Buona stampa. Per niente male la battuta di Storace, e pensare che era un suo collega di partito…
Un preziosissimo contributo lo ha dato Gasparri stesso con alcune sue affermazioni. Come questa riportata, sempre nel 2007 e sempre da Stella:
Buona stampa.
Più di recente, ecco, riportato da Il Fatto Quotidiano, un commento in materia calcistica che rivela le qualità diplomatiche del Vicepresidente del Senato (sic): http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/15/brasile-2014-gasparri-twitta-inglesi-boriosi-e-coglioni-poi-insulta-chi-lo-critica/1028344/.
Buona stampa.
E, ritornando ancora ad anni lontani, ecco un Gramellini serio del 2008: http://www.lastampa.it/2008/08/05/cultura/opinioni/buongiorno/giochi-ipocriti-zMhn0JALdeKry6hjJvSibO/pagina.html.
Buona stampa.
Mi fermo qui. Non credo sia necessario aggiungere altri esempi. E riprendiamo dall’inizio, perché la domanda, alla quale nel tempo avevo dato varie risposte più o meno sbagliate, ha finalmente trovato quella definitiva e corretta. Maurizio Gasparri serve a innalzare (e di parecchio) la mediocrità della classe politica italiana. Detto altrimenti: fatta pari a 100 la mediocrità della classe politica italiana se Gasparri non esistesse, grazie (si fa per dire) alla presenza del Vicepresidente del Senato (sic) essa sale almeno a 115/120. E’ una stima prudenziale, probabilmente il contributo è maggiore, spero che l’interessato non se ne abbia a male se sminuisco il suo peso.
Da dove traggo questo convincimento? Dalle parole di Gasparri riguardo alla società NTV e al servizio ferroviario che essa fornisce. Ne trovate il resoconto in quasi tutti i quotidiani (per i pigri indico tre collegamenti: http://www.corriere.it/economia/14_settembre_02/ntv-querela-gasparri-tweet-f28db904-32a4-11e4-8a37-758af3cd4875.shtml, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/09/02/i-treni-ntv-a-rischio-sopravvivenza24.html?ref=search e http://www.lettera43.it/politica/gasparri-querelato-da-ntv-per-i-tweet-contro-italo_43675139622.htm).
Non credo esista un altro paese al mondo nel quale un politico si mostrerebbe soddisfatto del cattivo andamento di un’impresa, per di più attiva in un settore, a lungo controllato da un monopolista, nel quale ha cercato, bene o male non importa, di accrescere la concorrenza e, quindi, di avvantaggiare il consumatore. E in nessun paese al mondo questo politico, se occupasse un incarico di rilievo all’interno dello Stato, potrebbe rimare al suo posto.
Che Gasparri abbia poca dimestichezza con la concorrenza (e con i vantaggi che ne possono derivare per i cittadini) emerge da uno dei pezzi di Stella che vi ho suggerito sopra e dalla legge che (copyright Storace) ha sì firmato, ma non letto e men che meno scritto.
Così come risulta del tutto evidente che la sua assiduità nell’esprimere opinioni attraverso i social network finisce per fargli esprimere giudizi in materie sulle quali farebbe meglio a non dir nulla.
Diversamente da quel che pensa Gasparri, la questione di NTV è piuttosto complessa e richiede attenta valutazione, come spiega, con pregevole sintesi, un eccellente pezzo apparso oggi nella rubrica Parterre del Sole 24 Ore. Non è disponibile sul sito, quindi ve lo propongo acquisendolo con lo scanner. L’autore, dalle iniziali, direi essere Alessandro Plateroti.
Buona stampa.


Per chiudere su Gasparri, il Vicepresidente del Senato (sic), vi suggerisco la lettura dell’editoriale del Corriere di martedì, firmato da Gian Antonio Stella (interessante anche per altri aspetti):
Buona stampa. Cosa c’entra la banda larga con Gasparri? Il Vicepresidente del Senato (sic) è stato Ministro delle Comunicazioni dal 2001 al 2005, quindi, con altri beninteso, porta la responsabilità delle situazione descritta da Stella.
Un solo brano musicale per oggi. Lo so, ne vorreste di più per risollevarvi il morale, ma meglio tenere munizioni da parte. Mi sa che avremo bisogno di tanta musica nei prossimi mesi…
Il pezzo s’intitola Morning Rain e mi appare più che appropriato per questa estate irrimediabilmente piovosa. A eseguirlo è il gruppo russo Fusion Point (http://www.fusionpointband.com/#about). Niente di troppo sofisticato, ma un ascolto abbastanza gradevole.