mercoledì 29 giugno 2016

Chi tutela veramente?


Monocromo - Marzo 2016
Acrilico su carta e carta colorata

Un post relativamente breve, su un tema che so suscitare interesse (e anche, eufemismo, irritazione) in molti italiani. Parlo del mancato rispetto della riservatezza e dell’invadenza da parte di aziende che vogliono vendere prodotti e servizi per mezzo del telefono.
A mio parere l’abuso del marketing telefonico è una circostanza che rivela con evidenza quanto sia inefficace l’azione delle autorità di controllo nel nostro paese.

lunedì 27 giugno 2016

Porte girevoli


Foto Agf da Il Sole 24 Ore
Chi segue le vicende bancarie e finanziarie italiane, ma non solo, probabilmente ricorda questa foto, che è stata pubblicata innumerevoli volte dalla stampa italiana nel periodo a cavallo tra 2004 e 2005, quando si combattevano le battaglie per il controllo di BNL e Banca Antonveneta e Antonio Fazio era governatore della Banca d’Italia.
Apro il post con questa immagine perché sia chiaro di cosa mi occupo anche oggi. Ne avrei parlato ieri, ma non volevo appesantire un testo già lungo.

domenica 26 giugno 2016

Produttori di macerie


Aggiungo le mie banalità alle tante chiacchiere seguite alla decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea. Temo non sarò breve e, forse, neppure troppo lineare, mi scuso fin d’ora.
Venerdì sera, su Facebook, ho scritto quanto segue (errori inclusi): “A coloro che in Italia esultano per Brexit e propongono una replica dalle nostre parti con l'obiettivo di uscire dalla UE o dall'euro, suggerirei, tra le altre cose, di valutare le condizioni di salute delle maggiori banche del paese. Unicredit è priva di guida per le beghe tra grandi soci e probabilmente ha bisogno di nuovo capitale. Di Mps non si parla, come accade dei malati gravi, difficili da curare. Due sono alle prese con una difficile fusione, segnata da conflitti di potere. Due sono state temporaneamente tenute in vita da aumenti di capitale sottoscritti da Atlante, che in parte conta su fondi statali (Cdp). Nessuna di queste storie ha origine esterne. Tutte sono riconducibili a fatti domestici, nei quali pesano molto interessi politici di vario colore e cattiva gestione non sanzionata dalle autorità di vigilanza. Tutte le banche sono state sostenute da risorse della Bce attraverso le diverse operazioni poste in essere da quando Draghi è Presidente. Abbiamo la vaga idea di cosa accadrebbe se seguissimo i disegni di Grillo o di Salvini? Dove troveremmo le risorse per sostenere e risanare le nostre banche?
Se smettiamo di credere nell'Europa e nelle sue capacità ci troveremo in un maledettissimo mare di guai. L'Europa deve cambiare, in parte tornare all'antico, ma essere forte e incisiva nei temi che contano veramente. Se non lo chiediamo noi, difficilmente lo faranno i politici mediocri che guidano anche i paesi maggiori. E serviranno lezioni di nuoto nella merda. Scusate la volgarità.

domenica 19 giugno 2016

Cane che non abbaia e che non morde

Inizio ancora occupandomi delle vicende delle banche venete in profonda crisi, in particolare di Veneto Banca.
Ieri i quotidiani riportavano una notizia assai grave, dalle implicazioni difficili da valutare interamente. Una notizia che dimostra come, purtroppo, nel nostro paese si trattino vicende complesse, come quelle relative alla solidità del sistema bancario, con deplorevole leggerezza.
Cronaca. A tre giorni lavorativi dalla chiusura (22 giugno) dell’operazione di aumento di capitale di Veneto Banca, questo risulta sottoscritto solo per lo 0,3% dell’importo complessivo di 1 miliardo.
Come sottolinea anche l’articolo di Luca Davi sul 24 Ore, a tutt’oggi non si è vista traccia delle massicce sottoscrizioni preannunciate dal presidente presidente dell’associazione Per Veneto Banca, Bruno Zago, che, per chi non lo ricordasse, aveva parlato di persone pronte a sottoscrivere oltre 500 milioni, fors’anche 600, così da acquisire la maggioranza della banca (il cui valore oggi è sostanzialmente nullo).
Spero non stiano aspettando l’ultimo giorno nella speranza di ottenere uno sconto o per ritardare il saldo degli importi sottoscritti. Non ci sono sconti in operazioni come queste e le scadenze sono eguali per tutti, in particolare quella del versamento del controvalore delle azioni sottoscritte, salvo che per eventuali salvatori (come sarà, con ogni probabilità, il Fondo Atlante).
Secondo cronache odierne, Zago ha sostenuto che i giornalisti lo avrebbero frainteso. Forse sarebbe stato opportuno, e più corretto, che lo avesse detto un po’ prima, anziché lasciare trascorrere giorni e giorni prima di sgomberare il campo da quello che, oggi, asserisce essere un equivoco…
Questa, purtroppo, è una vicenda che riporta ancora in primo piano sia l’immaturità e l’impreparazione del nostro paese in materia finanziaria e bancaria a livello individuale sia, e ovviamente è assai più grave, la poca severità e la scarsa tempestività dell’azione a livello istituzionale.
Scrivevo ieri su Facebook, commentando le parole della giornalista economica veneta Eleonora Vallin (https://www.facebook.com/eleonoravalliln/posts/1708430049408378), che sarebbe ora che cadessero un po’ di teste e che dal Veneto a Roma le responsabilità nel dissesto di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sono tante, troppe.
A riguardo vi suggerisco la lettura di Banche: possiamo ancora fidarci?, libro scritto in modo chiaro e semplice da Federico Rampini, giornalista de La Repubblica (Mondadori 2016). Non è un manuale scientifico, ma tratta gli argomenti con profondità. Il settimo capitolo si intitola Il curioso incidente del cane che non abbaiò (titolo suggerito da un racconto di Conan Doyle) e analizza le responsabilità della Banca d’Italia nelle crisi bancarie esplose negli ultimi anni. Rampini ripercorre in estrema sintesi la storia della nostra banca centrale nel dopoguerra, sottolineandone l’autorevolezza nei primi decenni, cui ha fatto seguito un certo rilassamento. 
Una citazione mi sembra particolarmente incisiva: “Il peso di tutta questa storia passata ha creato attorno alla Banca d’Italia un’aureola di santità repubblicana, più che comprensibile. E’ pericoloso, però, se il rispetto per i meriti acquisiti si trasforma in immunità dalle critiche. Lo si è visto di recente, quando i risparmiatori hanno avuto tante ragioni per chiedersi perché il cane non abbia abbaiato”.
Stiamo pagando un prezzo altissimo per il modo inadeguato con cui la situazione del sistema bancario italiano è stata affrontata dai governi e dalle autorità di vigilanza, anche nei rapporti con le istituzioni e con gli altri stati europei. E possiamo solo sperare di aver già visto il peggio.
Passo ad altro, ma rapidamente. Vi segnalo le due pagine che il Corriere della Sera dedica oggi a una (pseudo) intervista a Donald Trump di Alan Friedman: http://www.corriere.it/esteri/16_giugno_19/trump-pronto-invitare-putin-b14d45f6-358e-11e6-8ef0-3c2327086418.shtml.
Mala stampa. Friedman mi sembra aver trascorso troppo tempo in Italia, tanto da dimenticare come fa il suo lavoro un giornalista anglosassone…
Contro i nemici della cultura e della musica, due brevi ascolti di Max Richter, compositore inglese contemporaneo (https://en.wikipedia.org/wiki/Max_Richter).
Il primo, se finalmente il clima si metterà al bello, è adatto alla stagione e si intitola The Tree, The Beach, The Sea.


Il secondo pezzo è Horizon Variations.


venerdì 10 giugno 2016

Indulgenza 2

Da alcuni giorni, mentre si avvicina la data della possibile quotazione in borsa di Veneto Banca, si parla molto del progetto di un gruppo di imprenditori e cittadini dell’area di maggiore radicamento dell'istituto veneto, di cui erano già soci.

giovedì 9 giugno 2016

Indulgenza

Nel 1991, edito da Einaudi, usciva il volume Un eroe borghese del giornalista Corrado Stajano (https://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Stajano). Il libro raccontava la vicenda di una delle poche figure che si stagliano, imponenti, nella storia italiana della seconda metà del secolo scorso, quella di Giorgio Ambrosoli, avvocato, nominato nel settembre del 1974 commissario liquidatore della Banca Privata Italia di Michele Sindona, incarico al quale si dedicò con dedizione assoluta e implacabile correttezza, espressioni di un senso della giustizia e del bene collettivo assai rari nella classe dirigente del nostro paese, qualità che ha pagato con la vita nella notte dell’11 luglio del 1979 (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ambrosoli).

sabato 4 giugno 2016

La pillola dei martiri

Il sito in lingua inglese del quotidiano greco Ekathimerini ha pubblicato ieri una breve notizia: http://www.ekathimerini.com/209293/article/ekathimerini/news/millions-of-opioid-painkillers-destined-for-isis-intercepted-at-piraeus-port.
Cronaca. Isis ha una certa dimestichezza con gli stupefacenti. Li vende per procurarsi flussi di denaro con cui finanziarsi e li fornisce ai suoi combattenti, i quali, evidentemente, non sono poi tanto felici di battersi per il sedicente califfo e devono ricorrere a sostanze che li aiutino a trovare la voglia o, meglio, a rassegnarsi a diventare un martire.
Per capire come le droghe rivestano un ruolo centrale nella guerra in corso in Siria, vi suggerisco la lettura di un articolo pubblicato qualche mese fa da The Washington Post: https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/11/19/the-tiny-pill-fueling-syrias-war-and-turning-fighters-into-super-human-soldiers/.
Buona stampa. Come si vede, l’uso della fenetillina e di altre sostanze non è circoscritto alle sole forze dell’Isis.
Fin dai tempi più remoti si è affermata l’abitudine di fornire ai combattenti sostanze capaci di accrescerne la combattività o di attenuarne la riluttanza a combattere. Mentre rileggevo l’articolo di The Washington Post, come sarà accaduto anche a voi tre, ho ricordato i passi in cui Emilio Lussu descriveva la distribuzione della grappa ai nostri soldati prima degli assalti durante la Grande Guerra. Un anno sull’altipiano costituisce una pietra miliare nella descrizione della follia della guerra e del militarismo, non diversamente, per citare solo un altro grande libro sul tema, da Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque. O, passando al mondo del cinema, oltre a Uomini Contro, la bella trasposizione del romanzo di Lussu compiuta da Francesco Rosi, bisogna ricordare una delle prime opere di Kubrick, Orizzonti di gloria (tratto da un romanzo di Humphrey Cobb), film che, a mio parere, risulta anche più incisivo di quello di Rosi nel mettere in scena l’assurdità della guerra e del comportamento dei vertici militari. Ricordo, inoltre, l’eccellente interpretazione di Kirk Douglas. Ve ne propongo una scena, quella maggiormente impressa nella mia mente, con la memorabile citazione delle parole di Samuel Johnson (https://it.wikipedia.org/wiki/Samuel_Johnson).


Per una carrellata sulla storia recente del rapporto tra guerra e droghe, ecco un articolo di Lettera 43: http://www.lettera43.it/stili-vita/soldati-e-droga-la-guerra-con-le-sostanze-proibite_43675120113.htm.
Buona stampa. Risulta evidente che i capi dell’Isis non hanno inventato un bel nulla neppure in materia. E, come documenta un ottimo articolo apparso nel 2002 sul quotidiano americano The Christian Science Monitor, nelle forze armate americane da tempo si favorisce il consumo di determinate droghe. Ecco il collegamento: http://www.csmonitor.com/2002/0809/p01s04-usmi.html.
Buona stampa. Anche se datato, questo pezzo spiega con chiarezza quanti “progressi” si siano compiuti per rendere ancora più efficaci le già terribili macchine di morte che abbiamo saputo inventare. E per farlo, si cerca di trasformare in macchine gli uomini. O di renderli superflui.
Le scelte musicali di oggi, a ben vedere, le dedico non solo ai nemici della cultura e della musica, ma anche a quelli che, tutt'oggi, la pensano come il generale di Orizzonti di gloria.
Andiamo in ordine cronologico. Il Concerto per Violoncello di Edward Elgar viene considerato l’opera attraverso la quale il compositore britannico, nel 1919, esprimeva i propri sentimenti riguardo alla guerra appena conclusa. Ne ascoltiamo il 1° Movimento nell’esecuzione della Chicago Symphony Orchestra, diretta da Daniel Barenboim, e di Yo-Yo Ma al violoncello.


Come secondo ascolto ho scelto una delle più famose canzoni di Bob Dylan, Blowin’ In The Wind, sulla quale non serve che vi dica nulla.


P.S. Nella prima versione avevo scritto, erroneamente, che The Christian Science Monitor era una rivista. Si tratta, in realtà, di un quotidiano. Mi scuso dell'errore e ringrazio l'amico Roberto Plaja per avermelo segnalato.