lunedì 28 settembre 2015

Cronache da un pollaio

Un fatto locale, strettamente padovano, occupa lo spazio iniziale di questo post. E non certo per motivi dei quali gli abitanti della città veneta possano andare fieri, tutt’altro. Si è avuto, infatti, l’ennesimo scontro via Twitter tra il sindaco in carica, Massimo Bitonci già senatore della Lega, e un esponente dell’opposizione, Flavio Zanonato, sindaco per molti anni, poi ministro e attualmente parlamentare europeo del PD.

domenica 27 settembre 2015

Un problema di sistema?

Non posso fare a meno di occuparmi ancora della vicenda del gruppo Volkswagen, le cui dimensioni rischiano di creare all’azienda problemi tali da richiedere al nuovo management capacità senz’altro eccezionali.
Sono numerosi i Paesi nei quali la casa tedesca ha fermato la vendita dei modelli coinvolti nello scandalo delle centraline. In qualche caso la decisione è stata imposta dalle autorità, altre volte (come in Italia) si è trattato di una scelta autonoma di Volkswagen. Ecco un articolo tra i tanti, preso da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/volkswagen-blocca-vendite-italia-1175998.html.
Cronaca. Detto degli ultimi sviluppi, mi sembra assai più interessante riflettere sui significati più profondi di questa storia.

venerdì 25 settembre 2015

Quanta Italia c'è in un'auto Volkswagen?

Lo scandalo della Volkswagen, secondo la maggior parte dei commentatori, mette in crisi il sistema industriale della Germania perché ne indebolisce le fondamenta e le relazioni politiche e sociali che lo hanno governato dal 1945 e, a livello internazionale, pone in discussione la leadership tedesca in Europa. Il tutto accompagnato, quasi certamente, da un calo delle vendite dei produttori di auto tedeschi e, conseguentemente, un rallentamento dell’economia del Paese che si tradurrà a sua volta in un indebolimento della già fragile crescita europea, fortemente dipendente dai successi commerciali della maggiore potenza continentale.

giovedì 24 settembre 2015

Prima nessuno fiatava...

L’Istituto Bruno Leoni (http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=0000002165&level1=0000002165) è un ente privato che si propone di difendere il pensiero e la cultura liberali in Italia. Una missione sicuramente importante, soprattutto in un Paese come il nostro, nel quale esistono troppe distorsioni del mercato e della concorrenza, il cui costo grava pesantemente sui cittadini e produce vaste zone d’ombra in cui si sviluppano i comportamenti illeciti più diversi. Sul proprio sito, l’Istituto offre una rassegna stampa interessante, dalla quale attingo oggi per proporvi un articolo che si occupa di corruzione. Il pezzo era stato pubblicato originariamente su Il Foglio del 22 e la firma è di Serena Sileoni: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=19007.

martedì 22 settembre 2015

Wolfsburg, Germania. Vicenza, Italia.

Sembra destinata ad allargarsi la storia delle centraline programmate per modificare, all’atto della verifica ufficiale, il livello d’inquinamento prodotto da alcuni modelli di auto Volkswagen e Audi vendute negli USA. 
L’ente americano di controllo, EPA, ha esteso ad altre aziende i controlli, evidentemente preoccupato che non solo il gruppo di Wolfsburg abbia fatto ricorso a questo stratagemma per superare i test.
In Europa, la Francia ha chiesto che vengano effettuate verifiche anche da parte delle autorità comunitarie, forse più con l’intento di sfruttare le circostanze a favore della propria industria automobilistica che con quello di garantire ai cittadini europei un’aria meno inquinata. Tra l’altro, dal momento che in Francia è già in corso una battaglia contro i motori diesel, la questione offre un utile pretesto per alzare il tono del confronto.
E si annunciano interventi dello stesso tenore un po’ ovunque nel mondo: a questo punto, ovviamente, le autorità pubbliche di altre nazioni non vogliono risultare meno rigorose di quelle americane nella difesa della salute dei cittadini. E, perché no?, anche per mettere qualche granello di sabbia nei meccanismi competitivi di produttori di altre nazioni. Tra quelli che si sono mossi in fretta c’è la Corea del Sud, guarda caso paese di origine di uno dei primi produttori del mondo, il gruppo Hyundai-Kia.
Tra ieri e oggi la quotazione delle azioni di Volkswagen è andata a picco (la perdita in due giorni sfiora il 40%: https://www.boerse-frankfurt.de/en/equities/volkswagen+ag+vz+ag+DE0007664039) e l’azienda ha annunciato l’accantonamento di somme importanti per far fronte alle sanzioni. Si parla, inoltre, di un radicale rinnovamento dei vertici aziendali, la cui posizione appare difficilmente difendibile.
Da qualsiasi punto di vista ci si ponga, questa storia risulta sconcertante e quello che abbiamo visto sinora potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Pare, infatti, difficile credere che solo Volkswagen si sia trovata nella condizione di dover ricorrere a un trucco per superare le verifiche sui livelli di inquinamento dei propri motori diesel di cilindrata più bassa. Baso questa convinzione su due argomenti principali.
Il primo è che, quando le riviste specializzate effettuano le prove su strada dei vari modelli di auto, i dati relativi al consumo non coincidono quasi mai con quelli dichiarati dalla casa, il che induce a pensare che anche quelli relativi all’inquinamento possano differire anche in misura marcata, dal momento che i due valori sono strettamente correlati.
E, in ogni caso, i test effettuati per l’omologazione e per le verifiche periodiche prevedono livelli di utilizzo dei motori che, nelle condizioni normali di impiego, risultano praticamente impossibili.
Il secondo argomento è che le centraline di gestione dei motori sono realizzate da poche aziende produttrici di componentistica. Certo, le specifiche tecniche sono personalizzate in base alle indicazioni del costruttore delle auto (che possono, come sembra abbia fatto Volkswagen, ideare internamente il software di gestione), ma i sistemi sono sostanzialmente gli stessi. Faccio fatica a credere che soltanto a Wolfsburg abbiano sentito il bisogno di ricorrere all’espediente svelato dalle indagini di EPA.
Staremo a vedere come si svilupperà questa storia. Ho la sensazione che possa riservare qualche sorpresa. Difficile pensare diversamente quando si leggono i dati di consumo e di inquinamento di molti modelli di auto.
Quale che sia la conclusione, finirà comunque per giocare a favore di chi, soprattutto Elon Musk, ma anche Apple e Google, ha lanciato una sfida importante ai costruttori tradizionali di auto.
Un paio di informazioni su quest’ultimo tema, giusto per capire le dimensioni del fenomeno. Proprio in questi giorni Apple ha inserito l’auto nella lista dei progetti sui quali c’è massimo coinvolgimento aziendale (il che vuol dire che è altamente probabile che arrivi sul mercato) e si parla del 2019 come possibile anno di lancio. Tesla sta per presentare una serie di nuovi prodotti che ampliano la gamma, anche verso il basso, e dedica particolare attenzione al mercato europeo, sul quale era poco presente. Certo, i numeri sono ancora trascurabili, ma non si deve ignorare la capacità innovativa di aziende o imprenditori che hanno già dimostrato di saper individuare prodotti e strategie capaci di espellere dal mercato leader considerati intramontabili. Chi, solo quindici anni fa, avrebbe immaginato che due campioni nel settore dei telefoni cellulari (Nokia e Motorola) sarebbero stati travolti dall’avvento degli smartphone?
Tra le questioni italiane, mi pare il caso di parlare ancora, sia pure brevemente, della Banca Popolare di Vicenza, dove hanno cominciato a volare gli stracci e sulla quale ha deciso di veder chiaro anche la Procura della Repubblica.
Ieri c’era un bell’articolo nell’inserto Corriere Economia, firmato da Mario Gerevini, dal quale esce il ritratto di una banca in cui erano entrati in crisi i sistemi di controllo della gestione, forse anche per la troppo lunga permanenza al vertice delle medesime persone: http://www.corriere.it/economia/15_settembre_22/credito-com-era-popolare-quella-banca-forse-troppo-ba903de8-610a-11e5-9c25-5a9b04a29dee.shtml#.
Buona stampa. Come ho già avuto modo di dire, forse la Banca d’Italia ha guardato dall’altra parte per troppo tempo e, anche oggi, sembra non voler prendere una misura che, tutto sommato, a questo punto non sarebbe ingiustificata, ossia il commissariaménto dell’istituto. A voler essere sospettosi, verrebbe da chiedersi se vi sia una relazione tra la prudenza della banca centrale e la presenza, nel consiglio di amministrazione di Popolare di Vicenza, di Andrea Monorchio, già Ragioniere Generale dello Stato. Non siamo il solo paese in cui le porte girevoli lavorano, e tanto, altrove, però, il sistema trova dei contrappesi che da noi mancano per tanti motivi.
Con noi nella lotta contro i nemici della musica oggi abbiamo un grande compositore del Barocco italiano relativamente poco conosciuto. Antonio Caldara (http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-caldara/) è meno popolare di Scarlatti o di Vivaldi, ma ha dato un prezioso contributo alla grande musica italiana di quel periodo. Il brano che vi propongo è la cantata “Per Il Mar Del Pianto Mio” cantata da Maria Cristina Kiehr.


sabato 19 settembre 2015

Wolfsburg, Italia?

In questi giorni sembra che non ci si possa allontanare dagli Stati Uniti.
L’ente federale per la protezione ambientale EPA (Environmental Protection Agency) ritiene che la Volkswagen abbia fraudolentemente programmato le centraline di circa 500.000 auto perché rispettassero i limiti di emissioni inquinanti soltanto al momento dei test periodici effettuati per verificare l’effettiva rispondenza alle norme. Se gli USA decidessero di infliggere la massima sanzione possibile, la Volkswagen sarebbe chiamata a pagare 18 miliardi di dollari. La notizia la prendiamo da The New York Times: http://www.nytimes.com/2015/09/19/business/volkswagen-is-ordered-to-recall-nearly-500000-vehicles-over-emissions-software.html?_r=0.
Buona stampa. Si tratta di quel genere di notizia che, a prima vista, sembra incredibile. Almeno a me: fatico a credere che i dirigenti di una delle maggiori aziende automobilistiche mondiali decidano di mettere deliberatamente sul mercato auto che non rispettano la normativa del paese in cui sono immatricolate. Qui non stiamo parlando del caso di un componente che si rivela alla lunga inadeguato o di un errore di progettazione che viene evidenziato dall’uso regolare del veicolo. In questo caso, se le accuse si riveleranno fondate, abbiamo un dispositivo installato appositamente per consentire alle auto di superare le verifiche periodiche e di violare la legge nell’uso quotidiano.
Sono sicuro che se venisse effettuato un sondaggio su un campione della popolazione mondiale chiedendo da che nazione vengano le auto con questo dispositivo, l’Italia se la vedrebbe con la Cina per il primo posto… E, invece, guarda un po’, se le cose stanno davvero come si dice, questa pensata degna del miglior Totò l’hanno fatta a Wolfsburg, Bassa Sassonia, Germania.
Chissà se Marchionne si è già seduto sulla sponda del fiume ad aspettare che passi il cadavere? Una multa da 18 miliardi di dollari metterebbe al tappeto anche un colosso, rendendolo preda abbordabile…
Torniamo in Italia per l’ennesima pessima prova della nostra classe politica, dalla quale, purtroppo, si traggono ragioni per dubitare che possa mai diventare anche soltanto decente e, quel che è peggio, che vi siano differenze sostanziali tra i vari partiti.
Si tratta dell’ordine del giorno della seduta del Senato prevista per ieri mattina: si trattava di iniziare la discussione sul testo della legge di riforma del Senato. 
Alla vigilia del voto alcuni esponenti del M5S pubblicano la foto di un corridoio ingombro di valige (ripresa da La Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2015/09/17/foto/riforme_m5s_senatori_in_fuga_trolley_gia_pronti_-123065880/1/#1). Peccato che, alla prova dei fatti, ossia ieri mattina, l’aula fosse quasi completamente vuota (prendo sempre le immagini da La Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2015/09/18/foto/riforme_pd_replica_a_m5s_altro_che_fuga_con_i_trolley_voi_non_siete_neanche_in_aula_-123145676/1/?ref=nrct-3#1). Credo si possa dire che non si salva nessuno, la mediocrità è l’unico vero elemento unificante dei nostri politici. Semplicemente vergognosi.
Oggi vi propongo un brano di jazz. Brad Mehldau in trio esegue No Moon At All.


venerdì 18 settembre 2015

Paura

La Federal Reserve Bank ha deciso, ancora una volta, di non aumentare i tassi di interesse americani. A prima vista, la maggior parte dei commentatori individua nella paura il motivo principale della decisione: il timore che sul quarto di punto percentuale di mancato incremento del tasso di riferimento (attualmente, se ricordo bene, allo 0,13%) si reggano i non pochi castelli di carta (finanziaria creata da banche e società finanziarie, imprese e stati) sparsi in giro per il mondo. In particolare, quelli cinesi, forse i più fragili e, comunque, quelli che cadendo provocherebbero i maggiori danni.

mercoledì 16 settembre 2015

E se peccasse di ottimismo?

Ecco un imprevisto di quelli che Matteo Renzi non considera quando si lascia andare ai suoi giudizi sulle condizioni economiche italiane, e invece farebbe meglio a tenerne conto. Il Sole 24 Ore di oggi illustra i risultati delle verifiche effettuate dalla Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte dell’esercizio 2013, mentre era ancora Presidente Roberto Cota, uno dei pupilli di Bossi quando era il capo indiscusso (chissà perché mi veniva da scrivere la parola “padrone”?) della Lega. Ecco il link all’articolo firmato da Gianni Trovati: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-09-16/nei-conti-piemonte-maxi-buco-5-miliardi-063516.shtml?uuid=AC9Ciiy.
Buona stampa. Di questa situazione è un po’ che si parla, anche a proposito di altre regioni, dove, come in Piemonte, si è deciso di utilizzare in maniera del tutto impropria i fondi che il Governo Letta aveva messo a disposizione per ridurre i debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese private. 

martedì 15 settembre 2015

Forever it takes

Il titolo non è farina del mio sacco. Sono parole di un economista, Alberto Gallo di Royal Bank of Scotland, che ha voluto parafrasare quelle famose impiegate da Mario Draghi nel 2012 per descrivere l’impegno della Bce nella difesa dell’euro: whatever it takes.

giovedì 10 settembre 2015

Lo ricorderemo sempre, ma quanto ci mancherà il tuo sorriso, Rosanna

La musica oggi, più che mai, è importante e viene prima perché serve per ricordare una mia amica, una piccola meravigliosa ragazza che sapeva sempre affrontare la vita con rara intelligenza. Come ho scritto ieri su Facebook, chi ha conosciuto Rosanna porterà sempre dentro di sé il ricordo del suo sorriso rasserenante e della sua dolcezza. Ha lasciato troppo presto un grande vuoto nel cuore dei tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerla. Per Rosanna ascoltiamo Last Night When We Were Young nella versione di Tommy Flanagan al piano affiancato da Helen Merrill.

lunedì 7 settembre 2015

Se non se ne parla...

C’è un argomento che ho trascurato nei giorni scorsi, ma mi sta troppo a cuore e quindi lo riprendo e gli dedico l’intero post.

domenica 6 settembre 2015

Ich bin ein Münchner

La scelta del titolo oggi non è stata immediata. Ero incerto tra “Smentite e conferme” e quello che vedete: poche parole in tedesco (lingua che ignoro pressoché totalmente) con le quali, ieri, avevo accompagnato su Facebook la condivisione di questo video della BBC: http://www.bbc.com/news/world-europe-34162844.

sabato 5 settembre 2015

Ignoranza e pregiudizi camminano insieme

Si dice, riprendendo e modificando le parole del profeta Isaia, che Dio acceca chi vuole perdere. Ecco il passaggio:
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Egli disse: «Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito». (Isaia 6,8-10)

giovedì 3 settembre 2015

Cosa serve per il futuro?

Il futuro di una nazione, è persino scontato affermarlo, corrisponde in larga parte con il futuro delle sue generazioni più giovani. In Italia, come in molti Paesi industrializzati europei e extraeuropei, si registra da anni una progressiva contrazione del tasso di natalità, che è ormai tra i più bassi del mondo. Il calo delle nascite si combina con l’allungamento della vita media e si ottiene una popolazione sempre più vecchia.