sabato 3 ottobre 2015

Anche i migliori sbagliano

Riprendiamo l’argomento Alitalia, tornato d’attualità per la condanna in primo grado di amministratori e dirigenti in carica nel periodo 2001-2007. Nel post di mercoledì avevo soltanto accennato alla sentenza, mettendola in relazione con le interferenze politiche nei confronti della RAI.
Vediamo di dare un po’ di consistenza alla vicenda, cominciando dall’ultimo testo a occuparsene, ossia quello scritto da Carlo Scarpa per LaVoce.info: http://www.lavoce.info/archives/37530/alitalia-un-delitto-senza-mandanti/.
Buona stampa. E’ stringato, ma l’essenziale c’è. Aggiungiamo, tuttavia, un po’ di dettagli e andiamo a prenderli da uno tra i tanti articoli apparsi nei giorni scorsi, quello di Alberto Statera su La Repubblica: http://www.repubblica.it/economia/2015/09/30/news/boiardi_politici_e_capitani_coraggiosi_il_folle_banchetto_che_spolpo_alitalia-123964516/.
Buona stampa. Statera ha intinto la penna in un calamaio in cui, oltre all’inchiostro, c’è quel tanto di veleno che questa vicenda si merita. Come lui hanno fatto diversi colleghi su altri quotidiani; il suo pezzo, però, è sufficiente per delineare, come fa anche Scarpa, il ritratto di un’azienda che è stata letteralmente depredata dai politici e dai manager a loro asserviti. E anche dal personale dipendente, che ha beneficiato di un livello di frammentazione della rappresentanza sindacale che si può soltanto definire demenziale e che si è nutrito di rivendicazioni irragionevoli, inconciliabili con l’equilibrio dei conti.
Naturalmente, di quelli che Scarpa definisce correttamente i mandanti di quel disastro, non si sono sentite sentite le voci in questi giorni (non serve che faccia i nomi anch’io). I colpevoli nel processo, se mai saranno confermati tali Cimoli e colleghi, saranno soltanto coloro che hanno attuato le direttive provenienti dai palazzi del potere.
E, sempre in tema di attualità della nostra cosiddetta compagnia di bandiera, le dimissioni di Cassano dalla carica di amministratore delegato della “nuova” Alitalia non sembrano un segnale incoraggiante. Anche sotto la gestione di Etihad, infatti, i conti continuano a essere insoddisfacenti. Non voglio neppure considerare l’ipotesi che, tra qualche mese o qualche anno, se gli “emiratini" si stancheranno della situazione, qualche nostro politico si inventerà di scaricare per l’ennesima volta sulla collettività i costi di un’azienda rimasta forse ingestibile.
Prima di passare ad altro, ripeto quanto scritto mercoledì: RAI è, con ogni probabilità, l’impresa più simile ad Alitalia che esista nel nostro Paese. E al suo interno la politica continua a esercitare il proprio potere senza preoccuparsi delle conseguenze sui conti aziendali, come aveva a suo tempo dimostrato un ottimo studio di Roberto Perotti, pubblicato oltre un anno fa da LaVoce e consigliato dal sottoscritto già ai primi di agosto (http://www.lavoce.info/archives/20145/perche-rai-cambiare/).
E passiamo a un tema che non posso evitare, anche se comporta il mio primo totale disaccordo con Massimo Gramellini. Si tratta di quel che ha detto e fatto negli ultimi giorni il sindaco di Roma, Ignazio Marino. La ricostruzione è quella offerta ieri dall’edizione romana del Corriere della Sera: http://roma.corriere.it/notizie/politica/15_ottobre_02/roma-marino-sfida-polemiche-annuncia-nuovo-viaggio-new-york-07abfa00-68c6-11e5-a7ad-17c7443382c3.shtml.
Buona stampa. Sarebbe cronaca, ma apprezzo l’ironia riservata a un personaggio che mi sembra aver completamente perso il senso della realtà e della misura. In giugno lo avevo difeso, oggi Marino è indifendibile perché, appunto, ha abbandonato ogni ritegno in un’autodifesa che lo rende ogni giorno più ridicolo e inadeguato al ruolo. E sbaglia Massimo Gramellini il quale ha ritenuto di schierarsi dalla sua parte nel suo Buongiorno di martedì: http://www.lastampa.it/2015/09/29/cultura/opinioni/buongiorno/scomunicato-stampa-PaNahvwq28T30SNpcaYpIM/pagina.html.
Mala stampa. Mio malgrado, ma non posso fare altrimenti. Gramellini ha scelto di vedere una parte, a mio avviso assai ridotta, della questione. E nel farlo, ha così ignorato quello che molti colleghi hanno non solo visto, ma anche sottolineato. Ci potrebbe stare che, essendo forse in buoni rapporti con Marino, Gramellini ritenga di conoscere la vicenda meglio di Antonio Macaluso del Corriere della Sera (http://roma.corriere.it/notizie/politica/15_ottobre_02/dalle-vacanze-caraibi-papa-ordinarie-assurdita-ignazio-marino-80ea8352-68ce-11e5-a7ad-17c7443382c3.shtml). Mi lascia sconcertato, però, che arrivi al punto di essere convinto di conoscerla meglio del Pontefice, come fa intendere il giudizio che emette sul comportamento papale. Un grave errore. Direi un errore imperdonabile.
Oggi ascoltiamo un gruppo rock americano, fondato nel 1967 e molto popolare  negli anni 70 del secolo scorso, Chicago. Il brano che vi propongo è Dialogue part I & II, che mi è stato riportato alla memoria dal mio amico Claudio (https://www.facebook.com/claudio.luci.1?fref=pb&hc_location=friends_tab&pnref=friends.all), che su Facebook (merita di essere seguito) propone quasi ogni giorno una selezione di pietre miliari della musica degli anni in cui eravamo ragazzi. E’ passato un po’ di tempo…


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