venerdì 16 ottobre 2015

Insieme?

Eric Pickersgill - www.removed.social

Lo dico subito, così sgombriamo il campo da possibili equivoci: io sono sicuramente “molto connesso”. Voglio dire che, come una parte rilevante dell’umanità, anch’io trascorro una quantità di tempo non trascurabile davanti al mio Mac o al mio Iphone. 

Credo di aver già ricordato in un post precedente che ho la connessione a internet domestica sin dal maggio del 1995, quindi, come italiano, posso considerarmi senz’altro un antesignano della rete e posso anche affermare di averne seguito molto da vicino, anche da un punto di vista professionale, gli sviluppi. Potrei anche aggiungere di aver capito assai presto il grande potenziale che offriva come mezzo di comunicazione: l’ho compreso prima nel ruolo di destinatario, poi anche come generatore e diffusore di informazioni attraverso questo blog, ormai prossimo ai quattro anni di vita e ai 700 post. Insomma: in rete ci sto per una parte non proprio piccola delle mie giornate. Questo, tuttavia, non mi impedisce di mantenere ottimi contatti anche con i mezzi di comunicazione e di educazione tradizionali, quelli con cui mi sono formato: giornali, libri e dischi in particolare. E anche di servirmi dell’udito e della parola in frequenti rapporti diretti con altri esseri umani (e con Doc!). Proprio perché frequento e conosco la rete, penso di essere in grado di valutare con preoccupazione come, per forse troppe persone, l’essere connessi sia diventato un fatto ossessivo. Che si tratti di leggere un messaggio o di aggiornarsi sulle attività degli amici su Facebook o di consultare una pagina di Wikipedia poco importa. Trascorriamo (lo faccio anch’io, inutile prendermi in giro) tanto tempo con lo sguardo fisso sullo schermo di un pc o, soprattutto, di uno smartphone. E non è certamente un modo necessariamente intelligente di impiegare il tempo, che suscita perplessità di molti tipi, soprattutto se non ci sono adeguati contrappesi.
Non mi voglio addentrare oltre nel tema, lascio che ad aggiungere qualcosa sia un elzeviro di Luca Mastrantonio sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_16/clic-cancella-smartphone-rivela-che-siamo-soli-26e98320-73c4-11e5-846d-a354bc1c3c5e.shtml#.
Buona stampa. C’è quella parola netta: solitudine. Netta e definitiva, come dimostrano le splendide immagini di Eric Pickersgill. Io ne ho scelta una per accompagnare queste mie considerazioni. Potete vedere tutte le altre qui: http://www.removed.social/. Ne vale assolutamente la pena.
Sul tema, un'ultima osservazione, del tutto ovvia: non è la tecnologia, ma come la impieghiamo che ci isola, che ci illude di essere in contatto con innumerevoli persone, mentre in realtà stiamo interagendo quasi soltanto con noi stessi. E questo, certamente, non aiuta il mondo a funzionare meglio.  
Nella battaglia contro i nemici della musica e della cultura, oggi mi faccio affiancare da un personaggio caro al mio amico Pietro Mattesi, autore del blog Stormy Weather. E che si tratti di un personaggio di notevole caratura lo dimostra il testo che Pietro le ha dedicato (http://stormyw.blogspot.it/2015/10/ululati-sublimi.html). Hélène Grimaud è senz’altro una straordinaria pianista e una donna di raro fascino, inteso nel più ampio significato del termine. La ascoltiamo nell’Adagio del Concerto per Pianoforte N° 23 di Wolfgang Amadeus Mozart.


E poi, credetemi, vale la pena che guardiate anche questo video che racconta del rapporto straordinario tra Hèléne Grimaud e i lupi. E’ in francese, ma abbastanza comprensibile e, comunque, bellissimo!





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