lunedì 29 aprile 2013

La saggezza di una ragazzina


L’applauso è un gesto importante, un’espressione spontanea e impulsiva di approvazione che nasce in circostanze ben precise: è, in origine, un modo per manifestare apprezzamento per un cantante o un attore (http://www.treccani.it/vocabolario/applauso/).
Nel nostro Parlamento l’applauso, insieme ad altre dimostrazioni di consenso e di dissenso più o meno sguaiate, ha assunto un significato sicuramente distorto.
Per questo mi piace il messaggio (su carta e scritto a penna!) trasmesso oggi alla Camera da Emma Bonino ad Angelino Alfano e ripreso dal teleobiettivo di un abile fotografo: http://www.corriere.it/politica/foto/04-2013/bonino/messaggio/fiducia-messaggio-bonino-non-ci-si-appalude_ee045ef6-b0d7-11e2-b358-bbf7f1303dce.shtml.
Emma Bonino si merita il nostro applauso, un applauso vero, non formale o strumentale. E non soltanto per il suo bigliettino… Lei ci ha aiutato e ci aiuta a essere migliori. 

domenica 28 aprile 2013

Un vecchio governo di giovani e donne


I commenti sul Governo presieduto da Enrico Letta mi sembrano prevalentemente orientati all’ottimismo o, quantomeno, alla benevolenza.
Ne ho scelti due improntati alla fiducia, sia pure assai diversi nei toni. Il primo, da La Stampa, è il breve commento di Mario Calabresi (http://www.lastampa.it/2013/04/28/cultura/opinioni/editoriali/una-generazione-di-politici-e-uscita-di-scena-gVbCrH5bzgquPtwseiqSfK/pagina.html), il secondo, da Repubblica, è l’assai più estesa analisi di Eugenio Scalfari (http://www.repubblica.it/politica/2013/04/28/news/un_medico_per_l_italia_malata-57597866/?ref=HREA-1).
Buona stampa, per entrambi. Preferisco, però, la sobria sinteticità di Calabresi alla consueta, un po’ pedante, prolissità di Scalfari. Questione di gusti, niente di più.
Il terzo articolo, di ben altro orientamento, lo prendo da Il Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/27/governo-letta-posti-chiave-tutti-al-pdl-al-pd-restano-solo-briciole/576986/.
Stampa così e così. La solita saccente faziosità rende poco convincente l’impianto complessivo.
E veniamo a quel che conta, ossia la mia opinione (si fa per dire): personalmente non riesco a farmi prendere dall’entusiasmo per questa nuova compagine ministeriale. E ne spiego facilmente le principali ragioni.
Nella mai tanto vituperata (o, piuttosto, rimpianta?) Prima Repubblica difficilmente si veniva proiettati su una poltrona ministeriale senza un adeguato “periodo di formazione”. Il Governo nato ieri, diversamente da quelli di trent’anni fa, presenta un numero rilevante di debuttanti, persone che hanno alle spalle esperienze forse non adeguate per il ruolo loro affidato grazie ai giochi di bottega.
A voler fare i pignoli, mi pare che le scelte “un po’ così” (per motivazioni poco comprensibili o perché apparentemente avventate) prevalgano da una parte piuttosto che dall’altra, ma questo importa poco.
Voi tre sapete che mi piace inventare soprannomi: il Governo presieduto da Enrico Letta credo lo chiamerò “Governo Twitter”. La prima impressione, con tutto il rispetto per alcune (poche) figure che lo meritano, è che si sia cercato di buttarci un po’ (tanto) fumo negli occhi. Soprattutto vedo ragioni di preoccupazione nel fatto che, affidando alcuni ministeri importanti a figure apparentemente poco preparate a reggerli e scegliendo Filippo Patroni Griffi come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta abbia preferito (o si sia lasciato imporre) una linea che tutela, anzi rafforza, la prevalenza della burocrazia sulla politica.
Non vedo le premesse del cambiamento indispensabile per rimettere il nostro paese sulla giusta rotta.
Naturalmente mi auguro di essere rapidamente smentito.
Quanto alla solidità del Governo e alle sue prospettive di vita, faccio molta fatica a condividere l’entusiasmo di quelli che lo prevedono addirittura destinato a durare l’intera legislatura.
Leggete, a riguardo, l’intervista di Enrico Marro a Renato Brunetta sul Corriere di oggi (non è disponibile nell’edizione on line; se e quando lo sarà, vi darò il collegamento). Certo, si tratta dell’uomo che sostiene di aver rinunciato al Nobel per l’Economia a causa della prepotente vocazione alla politica, quindi le sue dichiarazioni, probabilmente, non vanno intese come verità assolute, tuttavia dalle affermazioni di Brunetta sembra emergere non l’asserita soddisfazione quanto la negata contrarietà, solidamente intrecciata alla minaccia. Non mi pare affatto amico o sostenitore del Governo che ha giurato poche ore fa.
E chiudiamo con un pezzo davvero interessante, che analizza bene il M5S e i rischi che esso rappresenta non in sé, ma a causa delle convinzioni e del modo di agire dei due leader, quello apparente (il pupo) e quello reale (il puparo): http://lettura.corriere.it/martin-mystere-contro-grillo/.
Buona stampa.
E per non farvi fare la fatica di andare voi a cercarlo, vi metto il video citato nell’articolo di Alfredo Castelli.


giovedì 25 aprile 2013

Oggi le comoda così, domani vedremo


Un po’ perché non sono sicuro che possiate leggerli liberamente (The Financial Times limita l’accesso sia per tipologia sia per numero di articoli) e un po’ perché ho dedicato (probabilmente sbagliando) molta attenzione alle vicende politiche italiane, da tempo non vi suggerisco di sfogliare le pagine del quotidiano rosa-arancio inglese che tanto mi piace.
Oggi mi sembra sia proprio il caso di farlo perché il pezzo che vi suggerirò spiega bene come stanno le cose in Eurolandia e spiega anche come i primi della classe, in realtà, non siano tanto più bravi di quelli dell’ultimo banco.
Angela Merkel sente odore di schede elettorali e, siccome è un politico del XXI° secolo, parla la lingua che piace ai suoi ascoltatori (esattamente come il padrone di casa). Tutto il mondo è paese. Ecco il link: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/665e1018-adae-11e2-a2c7-00144feabdc0.html#axzz2RV6bqmGH.
Buona stampa.
Calano gli utili di Daimler e le vendite di Volkswagen precipitano, ma, in un’assemblea organizzata dall’associazione delle Casse di Risparmio, anche la Signora Merkel (esattamente come il padrone di casa) si preoccupa della remunerazione dei depositi. E poco importa che questo implichi la violazione di un principio che lei stessa ha sostenuto a spada tratta quando le comodava, ossia l’indipendenza della BCE. Tutto il mondo è paese. Da noi, in fondo, la cosa più importante perché si formi (E SAREBBE ORA!) il nuovo governo sembra essere l’abolizione o la riduzione dell’IMU sulla prima casa. Come se questo fosse il problema.
Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 24 aprile 2013

E già, un'invenzione...


Cominciamo con un brano tratto da un articolo di  Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicato due giorni orsono dal Corriere della Sera (http://archiviostorico.corriere.it/2013/aprile/22/amaro_Risultato_troppi_Scandali_quelle_co_0_20130422_ea51d486-ab0b-11e2-9260-08feb7aff50c.shtml): …Di Massimo D'Alema. Che dopo aver sbuffato che «i costi della politica sono un'invenzione di giornalisti sfaccendati», si avventurò a dire (ci scusino i lettori per la citazione non voluta) che la parola Casta «compare nel dibattito pubblico italiano per la prima volta in un documento delle Brigate Rosse e ha mantenuto quella impronta; ogniqualvolta la si usa, bisognerebbe pagare una royalty agli ideatori, e lo si fa culturalmente». Un parallelo, per dirla in dalemiese, tra una battaglia di giornalismo civico e una stagione in cui i brigatisti assassini sparavano alla nuca di docenti, dirigenti, capireparto, giornalisti, operai... E concluse: «Nei Paesi evoluti non si protesta contro la Casta, ma contro Wall Street». Questo è vero. Ma perché accada lo lasciamo dire a Napolitano: «I tanti fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell'illegalità, insieme ad annose inefficienze istituzionali ed amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica».
Quando si leggono certe parole, vien da chiedersi come e perché si continui a considerare D’Alema un politico degno di occupare le massime cariche della nostra malandata Repubblica. Lo Stalinuccio di Gallipoli, che, non dimentichiamolo, ha litigato con i quotidiani che chiedevano trasparenza sui conti della Fondazione da lui creata (ossia chiedevano di sapere da dove arrivavano migliaia di euro di contributi), non sembra dimostrare più rispetto per la democrazia e le istituzioni di questa nazione di quanto ne dimostra Beppe Grillo, solo che pochi lo dicono o lo scrivono. Quando un politico si spinge a parlare in quel modo della stampa, dimostra che non ha nessuna considerazione per l’opinione pubblica e per il solo strumento disponibile perché l’opinione pubblica possa controllare l’agire dei propri rappresentanti e delle persone chiamate a rivestire ruoli fondamentali nell’amministrazione del Paese.
Continuiamo (senza allontanarci granché dall’argomento) con questa notiziola dall’edizione romana del Corriere della Sera: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_aprile_23/gifuni-condannato-lavori-castelporziano-212813312907.shtml.
La colpevolezza sarà provata solo da una sentenza passata in giudicato, ovviamente. Certo è che si può soltanto restare annichiliti nel leggere che: …Nel corso del processo la difesa ha sottolineato lo scarso valore economico del peculato attribuito a Gifuni: poco più di 2.500 euro il valore della manodopera utilizzata e circa 2.000 euro quello del legno.
Gaetano Gifuni guadagnava già nel 1993 il controvalore di oltre 500.000 euro (http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Colle_costa_224_milioni_primi_co_9_070127081.shtml). Tale retribuzione annua ne faceva (se ricordo bene) il più pagato dipendente pubblico. E la sua posizione (Segretario Generale della Presidenza della Repubblica) ne faceva, probabilmente, uno dei funzionari dello Stato più potenti.
Vedremo se la condanna sarà confermata nei prossimi livelli di giudizio, tuttavia, se dovesse essere confermata, penso che lo scarso valore economico del peculato attribuito a Gifuni dovrebbe essere considerato un'aggravante, non un’attenuante.
Non riesco a cavarmi dalla testa due parole: squallore e meschinità.
E non riesco neppure a cavarmi dalla testa che stiamo parlando di una delle presunte punte di diamante della nostra pubblica amministrazione… Cosa questo significhi, beh, ognuno può deciderlo per proprio conto. 

martedì 23 aprile 2013

Casa dolce casa


E già, quant’è importante la casa per noi italiani. Apparentemente siamo disposti a far qualsiasi cosa pur di averne una che rispecchi le nostre aspirazioni e che, magari, ci consenta anche di procurarci invidia o ammirazione di amici o conoscenti. E questo accade a qualunque livello. Anche i ministri non sanno sottrarsi al desiderio di possedere una magione che, per uno o più motivi, rafforzi la loro immagine di potere e di successo. E nel farlo, di tanto in tanto, accade che incappino in qualche, come dire?, complicazione.
Pensiamo, ad esempio, alle case con vista sul Colosseo del povero Scajola (di oggi la notizia che è di nuovo oggetto di indagine da parte della Magistratura: http://www.lastampa.it/2013/04/23/italia/cronache/dossier-degli-a-casa-di-scajola-sEIiT63QfcOBQqNDVJup5N/pagina.html) e di Patroni Griffi. E anche quando la prendono in affitto, mica si accontentano di un monolocale al Prenestino: pensate all’appartamento da 8.000,00 e più euro al mese che il mitico 3Mounts divideva con il collaboratore e (ex) amico Milanese.
A proposito, sembra che ci siano dei conti in sospeso e che Milanese abbia chiesto a Tremonti di rimborsargli oltre 170.000 euro, ottenendo però un netto rifiuto (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-15/milanese-batte-cassa-tremonti-160645.shtml?uuid=AbF5ZTnH&fromSearch): la questione pare destinata a finire davanti al giudice, dove, non credo di sbagliare, potrebbero anche saltar fuori dettagli interessanti, magari riguardo alle modalità con cui sono avvenuti, finché sono avvenuti, i pagamenti tra coinquilini.
E veniamo all’attualità, perché, ovviamente, c’è un’attualità, non è che vi rifilo quanto precede soltanto perché Milanese vuole che 3Mounts lo rimborsi.
Il Sole 24 Ore di oggi, purtroppo soltanto nella versione cartacea, dedica poco meno di un’intera pagina a un’inchiesta di Claudio Gatti. Non è infrequente che il lavoro di questo ottimo giornalista ottenga un così ampio spazio, un po’ meno frequente è che l’oggetto dell’inchiesta siano le modalità con cui il Ministro dell’Economia in carica ha finanziato l’acquisto e la ristrutturazione della propria (sfarzosa? Sì, molto sfarzosa!) residenza romana. Qualcosa, in realtà, si capisce dalla sintesi disponibile on line e dai relativi commenti (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-23/ministro-grilli-labirinto-pagamenti-074247.shtml?uuid=AbIWMipH&fromSearch).
Buona stampa.
Per quel che ho potuto accertare, soltanto Il Fatto Quotidiano, tra gli altri giornali, ha ripreso quanto emerso dall’inchiesta di Gatti e lo ha fatto in maniera abbastanza estesa (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/23/grilli-conti-offshore-e-soldi-in-contanti-per-ristrutturazione-della-casa-a-roma/572555/).
Chissà come andrà a finire questa storia? Si concluderà, al solito, come una tipica farsa all’italiana o vedremo un finale alla tedesca o all’inglese? Chi vivrà vedrà…
E passiamo a parlare di senso di responsabilità (o ne ho parlato già anche prima?). Sarò lapidario e mi limiterò a “intimarvi” di leggere questo articolo di Gian Antonio Stella dal Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/politica/speciali/2013/elezioni-presidente-repubblica/notizie/23-aprile-stella-tutti-applaudono-rimproveri-napolitano_9ca07fba-abd5-11e2-b753-2de04ad0a16e.shtml.
Buona stampa.
La conclusione non può che essere il ricordo di un grande musicista morto ieri: Richie Havens (http://www.nostalgia.it/articolo/lstp/3252/).
Per quelli diversamente giovani come me (sempre copyright Gramellini), il concerto di Woodstock ha rappresentato un evento mitico, un punto fondamentale nella storia della musica. Anche per quelli che, come me, hanno poi scelto di orientarsi su altri generi o, meglio, anche su altri generi, quei 3 giorni nel cuore dell’estate del 1969 rimangono indimenticabili. E Richie Havens era sul palco di Woodstock, dove ha avuto un bell'aiuto dalla sorte (come racconta Wikipedia inglese: http://en.wikipedia.org/wiki/Richie_Havens) e cantava Freedom.


sabato 20 aprile 2013

Grazie, Signor Presidente


La gratitudine verso Giorgio Napolitano non può che accrescersi a dismisura dopo la decisione di accettare un secondo mandato al Quirinale.
La sua scelta si propone come un monumento al senso dello Stato che si erge sopra le macerie prodotte dalla pochezza smisurata dei politici, vecchi e nuovi.
C’è da sperare che, a fronte dell’ulteriore prova di responsabilità offerta, Napolitano abbia preteso e ottenuto impegni precisi da parte di quelli che, con il loro vergognoso comportamento, lo hanno costretto a una riconferma cui non aspirava.
Quello che non si può sperare è che lo psiconano+barba-Mediaset ponga fine alle sue patetiche sparate sulla correttezza di quanto è accaduto nell’elezione di Napolitano. E’ inutile sperarlo perché il pupo e il puparo non sanno neppure cosa sia la democrazia vera, quella che siamo andati costruendo nei secoli. Il loro concetto di democrazia non ha nulla a che vedere con la democrazia. Non basta avere un blog che macina diverse migliaia di contatti al giorno per potersi attribuire il ruolo di unico interprete della volontà di un’intera nazione. Non si possono spacciare per democrazia processi di selezione dei candidati a cariche pubbliche che si svolgono in maniera del tutto oscura e coinvolgono frazioni irrisorie della popolazione nazionale. Un processo di selezione che ha portato in Parlamento individui le cui qualità (si fa per dire) abbiamo potuto apprezzare nelle settimane trascorse dal 24 e 25 Febbraio. Un processo di selezione che ha come corollario la pretesa di usare gli eletti come marionette, come pedine rigidamente sottoposte a controllo (quello di Casaleggio, perché lo psiconano+barba-Mediaset è molto più simile ai suoi idolatranti seguaci che a un vero leader).
Che i partiti tradizionali siano stati causa di gran parte delle condizioni disastrose in cui versa l’Italia non c’è dubbio. Che la presenza in politica di un personaggio come il tizio decrepito (con tutto il suo bel bagaglio d’interessi, di amicizie, di passatempi, ecc.) abbia finito, senza troppa fatica per la verità, per far emergere il peggio di cui erano capaci i suoi avversari, anche questo è un fatto incontrovertibile. Com’è incontrovertibile il fatto che il mancato rinnovamento della classe dirigente politica è dipeso dalla pessima qualità di quella ancora alla guida dei maggiori partiti tradizionali. Tutte cose di cui ho parlato in passato e di cui parlano da tempo persone assai più preparate e più autorevoli di me.
Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di fare emergere i talenti di generazioni rimaste schiacciate sotto l’arrogante e supponente inamovibilità di chi ha guidato i partiti negli ultimi vent’anni. Partiti che, quale più quale meno, alla fine si sono rivelati tutti di plastica. O perché dominati da un padrone o perché controllati da una burocrazia, l’uno come l’altra preoccupati esclusivamente del proprio destino. Sono stati incapaci di produrre idee e programmi. E se anche li avessero elaborati, sarebbero stati incapaci di individuare le persone giuste per sviluppare le prime e attuare i secondi. Tutto vero, tutto fuori discussione. Partiti di plastica, partiti di presuntuosi inetti.
E’ per questo che non ce ne serve un altro, diverso dagli altri soltanto perché usa un paio di rudimentali e ossidati circuiti stampati in più…

venerdì 19 aprile 2013

Formidabile camaleonte


Nello scrivere il post di questa mattina, lo avrete percepito, non ero tanto sicuro di me stesso da dare per scontato che anche la candidatura di Prodi avrebbe fatto poca strada. Lo riconosco senza fatica, mica faccio il politico. Posso dire che lo supponevo. Ammetterò anche che un po’ lo speravo. Non ero, però, per niente sicuro. Quindi non posso menar vanto e sostenere che io avevo previsto quel che è successo in Parlamento nel corso dell’ultima votazione.
Detto questo, vi anticipo che, se sarà disponibile, vi suggerirò la lettura del pezzo di Antonio Polito sul Corriere di oggi e passo oltre, perché mi rendo conto di dovere delle scuse a Pierluigi Bersani.
Nelle ultime settimane ho ironizzato su di lui, l’ho ribattezzato Viavà, ne ho detto peste e corna. Ora mi rendo conto di dover fare ammenda. Pierluigi Bersani è un uomo di straordinario eclettismo, capace di trovare nuove risorse personali per dare sempre di più al paese. E mi spiego.
Dopo una brillante carriera di funzionario del PCI, coronata, guarda caso, dalla Presidenza della Regione Emilia Romagna, è diventato Ministro e… e, siccome il diavolo ci mette sempre le corna, ha deciso di fare il Ministro tessitore (un po’ come il Presidente operaio del tizio decrepito).
Tessi che ti ritessi, Bersani ha sfoderato le “lenzuolate”, prodigiosi provvedimenti volti a liberalizzare il paese, sciogliendolo da tutti i lacci che lo imprigionavano. Risultati? Non memorabili, per la verità. O, per dir diversamente, nessuno che si ricordi.
La sconfitta elettorale del 2008 e la (parziale) uscita di scena di Veltroni hanno sgomberato il campo a Bersani per la scalata alla Segreteria del Pd, dove ha potuto senz’altro dare il meglio di sé e, soprattutto, dimostrare la sua natura di autentico Zelig della politica italiana, validamente sostenuto da preziosi saggi quali lo Stalinuccio di Gallipoli e Lady Ikea, giusto per fare solo due nomi e non tediarvi (la lista sarebbe lunga, anche se basterebbe scrivere: una nutrita schiera di Giuda).
Da bravo emulo del personaggio di Woody Allen, Bersani ha dapprima abbandonato l’apparenza di tessitore per avvolgersi in quella di prodigio della chimica, pronto a smacchiare giaguari, ma anche tigri, ghepardi e giraffe (queste soltanto nel fine settimana, giusto per tenersi in allenamento).
Da ultimo, andiamo proprio alla cronaca recente, ha deciso di cambiare ancora e di farsi bruciatore, pronto a proporre candidati alla Presidenza della Repubblica che, appena indicati, sono stati arsi dal consenso…
Tutto questo a quale scopo? Boh.
I siti dei quotidiani ci dicono che Bersani non si dimette. Evidentemente pensa di avere ancora qualcosa da dare. A chi? Non si sa. Mi dicono che Snam Rete Gas sia preoccupata: se si attacca alla canna del gas, che è l’ultima risorsa che gli rimane, Bersani si succhia un bel po’ del contenuto delle condotte della società che porta il metano nelle case di gran parte degli italiani. Che dire? Per fortuna le caldaie sono spente.
Buona stampa. Qualcuno dei miei tre lettori si chiederà perché non ho inserito il link all'inizio e chiuso il post con quello... Ha ragione, ma anch'io ho i miei sassolini nelle scarpe.

Numeri


80, 80, 74. No, non si tratta delle misure della ragazza del mese di Playboy, perché, tra l’altro, la forma che risulta è, quasi, quella di un cubo, generalmente considerata poco attraente in una donna...
Avete già capito che non si tratta di centimetri, ma di anni. E sono, rispettivamente, l’età di Stefano Rodotà, Franco Marini e Romano Prodi, calcolate, arrotondando (ossia senza badare al mese), in base alle date di nascita riportate da Wikipedia.
Non ho avuto molto tempo negli ultimi giorni per leggere, quindi non ho visto un adeguato numero di quotidiani, tuttavia mi sembra che nessuno abbia puntato l’attenzione sul fattore età. Anche Beppe Grillo, con quella selezione fatta tra pochi intimi, alla fine ha tirato fuori dal cappello niente meno che un signore (degno della massima stima, sia chiaro) ottantenne.
Io non ho nulla contro le persone in età avanzata. Ritengo di far parte, sia pure da poco, della categoria. Il punto non è, ovviamente, questo. Il punto è che non mi sembra possibile e, men che meno, tollerabile che un paese non sappia esprimere un candidato alla Presidenza della Repubblica di quaranta o cinquant’anni. Noi ci proponiamo di sostituire un grande uomo quasi ottantottenne con uno appena più giovane. E la proposta di questi nomi viene niente popò di meno che da lo psiconano+barba-Mediaset, ossia l’uomo che, come gli ha detto il suo guru, rappresenta la potente ventata d’aria fresca capace di rinnovare l’Italia dalle fondamenta e da Viavà, colui che ancora si considera destinato a guidare il “governo del cambiamento”, che è come dire andare in sella all’araba fenice (giusto per adeguarmi al linguaggio di Viavà stesso). In realtà, potrebbe anche riuscire a questo punto, perché se Prodi diventasse Presidente della Repubblica avrebbe verso Bersani un piccolo debito, o no?
Anche questo, però, ormai conta poco. A mio giudizio due sono i temi che emergono forti dalle vicende delle settimane seguite all’elezioni del 24 e 25 febbraio (ve le ricordate? Sì, sono proprio passati quasi due mesi!). Il primo è che non si trova in nessuno schieramento un’autentica capacità di farsi carico dei problemi enormi che abbiamo di fronte, come dimostra lo scorrere dei giorni da quello del voto senza che venisse presa alcuna misura adeguata alla crisi che ci sta affossando. Il secondo punto è che tutti, incluso il pupo (e per suo pappagallesco tramite il puparo) non sanno far altro che perseguire le proprie mire personali e architettare strategie volte unicamente ad acquisire veri o presunti vantaggi nel gioco di potere assurdo che continua da anni.
E non riescono neppure lontanamente a favorire quel ricambio generazionale che, forse, potrebbe dare una mano a migliorare le cose.
Barak Obama: 51, François Hollande: 59, Angela Merkel: 59, David Cameron: 47.
Ho detto abbastanza, credo.
Chiudo restando nel campo dei numeri, con un ottimo articolo di Morya Longo dal Sole 24 Ore di oggi, nel quale si analizzano le diverse modalità di finanziamento delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri principali paesi industrializzati: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-19/finanziarsi-solo-banca-063732.shtml?uuid=AbzgmVoH.
Buona stampa. Lo avete già capito, anche qui i numeri ci danno torto. E, soprattutto, mettono in grande evidenza la vergognosa inettitudine della classe politica (sedicente nuova inclusa), che si preoccupa di sopravvivere mentre il paese si sta spegnendo.

martedì 16 aprile 2013

Uno scelto così, da pochi intimi...


La mia stima per Milena Gabanelli l’ho espressa in passato più volte. Al giudizio positivo sulla giornalista e sulla “leader” del gruppo che realizza Report posso oggi aggiungere una confidenza di carattere strettamente personale: considero Milena Gabanelli anche una donna affascinante sotto tutti i punti di vista che contano.
Questo per dire che mi considero un suo estimatore a pieno titolo. Ciò, però, non basta a farmi ritenere ragionevole l’ipotesi di candidarla alla Presidenza della Repubblica (sempre che lei sia d’accordo, ma questo non si sa).
A parte il fatto che, da tempo, penso sia inopportuno candidare per qualsiasi incarico qualcuno senza aver prima verificato che l’interessato intenda candidarsi, trovo sconcertante (per non dire di peggio) il meccanismo ideato dallo psiconano+barba-Mediaset e, soprattutto, dal suo puparo e dalle loro chiome più ordinate delle rare idee sottostanti. Dico questo indipendentemente dalla qualità delle persone coinvolte.
I due geni della comunicazione e della politica hanno pensato bene di scegliere la persona che il M5S vorrebbe occupasse per sette anni la più alta carica della Repubblica Italiana (alla quale la Costituzione attribuisce fondamentali compiti di garanzia e di tutela degli interessi collettivi e del buon funzionamento dello stato) attraverso il voto, espresso via internet, di poco più di 48.000 italiani, qualcosa come lo 0,08% della popolazione (di tutta la popolazione, non dei cittadini aventi diritto al voto: in quel caso ci avvicineremmo pericolosamente all’1%!).
Se questo è democrazia, io sono il fratello più giovane e più bello di George Clooney…
Il puparo e il pupo farebbero meglio a riprendere in mano qualche vecchio manuale di educazione civica (cose antidiluviane, ma loro c’erano). Ho scritto riprendere, mi scuso dell’errore: devono PRENDERE in mano qualche vecchio manuale di educazione civica, perché prima d’ora non l’hanno mai fatto e ignorano i principi elementari della democrazia e la Costituzione delle Repubblica Italiana.
Mi fermo qui, perché parlare di pupo e puparo mi fa salire la pressione quasi quanto parlare di Viavà e del tizio decrepito.
Andiamo ai quotidiani, in particolare al Corriere della Sera di ieri. Con un giorno di ritardo rispetto alla versione cartacea, è disponibile on line un’intervista a Salvatore Rossi, uno dei “saggi” chiamati da Napolitano a dare qualche idea a deputati e senatori e leader di partito. Lui dice molto meglio di me (infatti lui è un membro del Direttorio di Banca d’Italia (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/direttorio/salvatore-rossi), io no) cose che ripeto da mesi sulla burocrazia italiana. E se lo dice lui, che è un pezzo grosso della medesima burocrazia… Ecco il collegamento: http://archiviostorico.corriere.it/2013/aprile/15/burocrazia_freno_prima_riforma_fare_co_0_20130415_440b4fbe-a58c-11e2-856a-0110562013c4.shtml.
Buona stampa. Essere ottimisti? Uhm… quelli sono come la sorgagna (http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=9030), una delle peggiori erbe infestanti delle nostre campagne.
Passando alla musica, visto che ho iniziato con una sorta di dichiarazione d’amore per Milena Gabanelli, vado a farvi ascoltare un brano che ha avuto un ruolo fondamentale nel farmi avvicinare al jazz circa quarant’anni fa. Un mio zio acquisito (persona d’intelligenza e di cultura di gran lunga superiori alla media) era un appassionato e straordinario cultore di jazz e, su richiesta di mio padre, scelse tre album con i quali provare a farmi conoscere la musica che amava. Fu così che, da quello che allora (primi anni 70 del secolo sorso) era il maggior importatore di dischi in Italia, giunsero nella mia stanzetta un 33 giri di Louis Armstrong, uno di Gato Barbieri e uno del gruppo che vi faccio ascoltare questa sera: Weather Report. L’album s’intitola Sweetnighter e il brano è il primo: Boogie Woogie Waltz. Il mio gusto, nel tempo, mi ha portato a prediligere altro all’interno della smisurata famiglia espressiva di questa multiforme e splendida musica. Ma Weather Report e Boogie Woogie Waltz sono stati semi preziosissimi e hanno un posto speciale (grazie a Elio e a Toni) nel mio amore per il jazz.


domenica 14 aprile 2013

Abbiamo bisogno di ben altro che capponi!


Com’è naturale, il Sole 24 Ore garantisce ampio spazio alle opinioni dei principali esponenti di Confindustria e agli eventi dell’associazione. Oggi, tra i molti articoli dedicati alla manifestazione torinese dell’organizzazione degli imprenditori, mi pare ben scritto l’editoriale del direttore Roberto Napoletano: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-14/salviamo-almeno-salvabile-081029.shtml?uuid=AbMJ10mH.
Buona stampa. Vengono i brividi nel leggere le parole di uno dei miei migliori omonimi (per fortuna, non tutti i Roberto vengono per nuocere!). Il tessuto produttivo del nostro paese si va pian piano disfacendo, in parte anche per colpa di un modello fragile (in sintesi: basato sulla famiglia e, conseguentemente, rigido sia sul piano organizzativo che sul piano finanziario), ma soprattutto perché, più che mai, pesano gli errori di chi ha retto il governo negli ultimi vent’anni.
Mancano infrastrutture essenziali, dai trasporti alle reti informatiche. Abbiamo costi energetici tra i più alti della Ue. L’incidenza delle imposte ha superato il livello non solo della tollerabilità, ma anche quello della legittimità. Il divario tra costo sostenuto dalle imprese e salario percepito dai lavoratori ha anch’esso raggiunto dimensioni insostenibili. E continuate voi...
Tutto questo è accaduto senza che la classe politica facesse alcunché di realmente incisivo per cambiare le cose e per porre un freno al deterioramento del sistema, anzi. Dalle farneticazioni sul ponte sullo Stretto alle “lenzuolate” ridicolmente inutili, giusto per riferirmi ai leader attuali dei due maggiori partiti politici, il campionario delle parole in libertà e dei provvedimenti effimeri o nocivi comprende di tutto.
Anche il Governo Monti, mi spiace dirlo perché lo avevo ritenuto meritevole di fiducia, ha mancato largamente. Un po’ perché non ha saputo sottrarsi alle influenze dei partiti che lo sostenevano (non con la necessaria convinzione e coerenza, per la verità), ancor di più perché era formato da persone che non avevano la cultura necessaria per avviare un processo riformatore profondo e vario come quello di cui l’Italia ha bisogno. L’ho scritto sino alla noia (di voi tre e mia): gente come Patroni Griffi o Catricalà non saprebbe mai metter mano a provvedimenti che incidano realmente, ad esempio, sul funzionamento della pubblica amministrazione. Hanno alle spalle due encomiabili (dal loro punto di vista) carriere nell’apparato amministrativo dello Stato: sono espressione di quella stessa burocrazia che, indifferente a tutto, sta uccidendo il paese in accordo con la politica. Inutile che mi dilunghi, ne ho già parlato.
Anzi, no: sta uccidendo l’energia vitale, la creatività, la tenacia, la serietà con cui gli italiani avevano saputo sfuggire al proprio destino nel secondo dopoguerra. Quegli stessi valori che, ancora, resistono tra la gente comune, anche se con difficoltà sempre maggiori, in particolare per le generazioni più giovani. La gente comune non si arrende e cerca di sottrarsi al declino. Ma c’è un ma. E lo affido alle parole di Guido Gentili, sempre dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-04-14/dovere-rispondere-152655.shtml?uuid=AbUfV7mH&fromSearch.
“Ma ogni sforzo potrebbe risultare alla fine inutile in presenza di un sistema lasciato politicamente alla deriva, senza un governo credibile che governi e con un Parlamento non in grado di lavorare in modo efficace. E con una burocrazia amministrativa che si chiude ulteriormente su se stessa a difesa del proprio potere di interdizione. Il tutto, in un'atmosfera da campagna elettorale permanente”.
Pensavo di fermarmi qui, però non posso proprio. Nei polpastrelli ho un rancore che non so trattenere. Il mio disgusto per Viavà, per il tizio decrepito e per il pupo (e per i loro collaboratori e/o pupari) non può trattenersi. I primi due continuano nella patetica battaglia come i capponi di Renzo (capponi in tutti sensi). Il pupo, invece, parla come se lui avesse offerto qualche realistica alternativa, il che, com’è evidente, non è accaduto. E ha dimostrato non solo che il M5S non ha la visione necessaria per dare un futuro decente all’Italia, ma anche che il metodo ideato da lui e dal puparo per selezionare i quadri del movimento è semplicemente inadeguato (eufemismo). E non sono nemmeno capaci di proteggersi dai pirati informatici!
Sappiamo che non ci salveremo grazie a Viavà e al tizio decrepito, ma avrei seri dubbi sul possesso, da parte mia, di facoltà intellettive (che riconosco modeste, ma presenti) se mi facessi sfiorare dall’idea che saranno gente del calibro di Lombardi e Crimi a portare l’Italia fuori dalla crisi in cui versa.
Godetevi il ritratto che di Lombardi offre Aldo Grasso sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/editoriali/13_aprile_14/roberta-la-vertigine-del-potere-grasso_06ae3f22-a4ca-11e2-9ee4-532c6d76e49d.shtml.
Buona stampa.
Se poi, dopo il sorriso a denti stretti provocato da Grasso, volete tornare a guardare alle tante ragioni di pessimismo che, giorno dopo giorno, i cosiddetti leader politici ci offrono, andate a studiarvi i nomi dei candidati alla Presidenza della Repubblica proposti da Pd, Pdl e M5S.
Anche se qualcuno dei dieci selezionati dal M5S è personaggio d’indubbio prestigio e meritevole di rispetto, non mi pare che nessuno possegga i requisiti necessari nella contingenza che viviamo. Se poi andiamo a vedere chi propone Viavà, quello ancora convinto di essere destinato a guidare il “governo del cambiamento”, viene il sospetto che le sue poche idee confuse siano state smacchiate… Gente come Amato, D’Alema e Finocchiaro (Lady Ikea) rappresenta il cambiamento come… come il candidato premier del Pdl per le prossime elezioni.
Oltre a non rappresentare il cambiamento, Amato, D’Alema e Finocchiaro (Lady Ikea) hanno parecchie macchie sulla pelliccia (non quante il tizio decrepito, ma non certo poche). E sono espressione del medesimo sistema di potere che danni tormenta questo povero paese, quello di cui parlano Roberto Napoletano e Guido Gentili. Un sistema di potere che qualcuno ancora promette di cambiare con una rivoluzione liberale…
Ecco, vi ho rifilato una pagina e mezza per raccontarvi quello che sapevate già…
Buona notte e buona fortuna.

giovedì 11 aprile 2013

Non siamo mica qui per risolvere i vostri problemi


Stefano Folli difficilmente delude. Le sue analisi sono precise e, soprattutto, sono concrete, diverse da quelle di molti altri commentatori politici, i quali s’inerpicano sugli specchi e arzigogolano sul nulla.
Anche oggi il commento pubblicato dal Sole 24 Ore mi sembra centrato: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-04-11/battaglia-veti-074910.shtml?uuid=AbSKv9lH.
Buona stampa. Concordo certamente sul forte impatto simbolico che avrebbe l’elezione alla Presidenza della Repubblica di una donna. Sono meno d’accordo sulla rosa dei nomi indicati da Folli, o, per meglio dire, non sono contento di vedere tra le possibili candidate il Ministro Cancellieri e Anna Finocchiaro (Lady Ikea come la chiamo io confidenzialmente). Sulla prima ho riserve che nascono dall’essere un’esponente di quella burocrazia pubblica che (con rare eccezioni, di cui probabilmente Cancellieri è una delle più significative) tanto ha contribuito e contribuisce ai problemi del paese: i cambiamenti di cui abbiamo bisogno richiedono che al Quirinale salga qualcuno che sappia assecondare una vera e drastica riforma della pubblica amministrazione; con tutto il rispetto, mi permetto di dubitare che la Signora Cancellieri riuscirebbe in questo. Di Lady Ikea, beh, se non bastasse per escluderla l’episodio vergognoso che mi ha suggerito questo soprannome, osservo che si tratta di una figura centrale nella nomenclatura del Pd, una delle persone di maggior peso all’interno di un gruppo dirigente che, oltre ad aver perso le elezioni (perché non le ha realmente vinte, checché ne pensino loro), continua a muoversi con un’arroganza e un’autoreferenzialità a dir poco intollerabili. Mi guardo bene dallo schierarmi con Renzi, sulle qualità del quale nutro molti dubbi, ma che lo Stalinuccio di Gallipoli sia corso a Firenze per incontrarlo e cucire una toppa la dice lunga sullo stato di salute del partito il cui segretario, il mitico Viavà, probabilmente si ritiene ancora destinato alla guida del Governo. Povero Bersani, non ha capito che la corriera è passata non da un’ora, ma da qualche giorno. Sulle colline piacentine avrà tempo per sfornare sempre nuove e sempre mirabolanti metafore inutili.
Per concludere, vale la pena che vi suggerisca, in ritardo, l'editoriale del Corriere della Sera di ieri, firmato da Angelo Panebianco, nel quale tra le tante riflessioni interessanti, c'è quella che le questioni da risolvere non sono quelle che riguardano Viavà e il tizio decrepito, ma quelle, assai più gravi, che interessano tutti noi, tutti i cittadini italiani. Ecco il collegamento: http://www.corriere.it/editoriali/13_aprile_10/due-scenari-da-evitare-editoriale-panebianco_0e1408b8-a19c-11e2-8e0a-db656702af56.shtml.
Buona stampa.

lunedì 8 aprile 2013

La pensiamo allo stesso modo


Anche più sintetico di ieri: giusto il tempo per segnalare due articoli. Il primo, dal Corriere della Sera, è di Dario Di Vico e conferma quel che ho detto sul decreto relativo al pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni: http://www.corriere.it/economia/13_aprile_08/tutti-sul-caffe-gratis-buvette-imprese-capolinea-di-vico_9eeaea00-a00c-11e2-b85a-0540f7c490c5.shtml.
Buona stampa. E sabato, al termine della conferenza stampa di presentazione del decreto, Monti avrebbe fatto meglio a evitare l’elogio di Grilli e Passera per un provvedimento che, spero di sbagliare, è destinato a produrre effetti di gran lunga inferiori a quanto promesso.
Il secondo articolo che vi suggerisco è di Renzo Guolo, commentatore politico de Il Mattino di Padova. Purtroppo non è disponibile in rete, ma ho deciso di far lavorare lo scanner perché mi sembra un breve, ma denso saggio sull’agire di Grillo e del suo puparo e sulle conseguenze che ne derivano al paese.


Buona stampa. In parte perché Guolo, che è docente universitario di sociologia a Padova, tocca anche argomenti di cui ilmiosecchiellodacqua si è già occupato. E voi sapete quanto mi piace trovare chi mi dà ragione… 

domenica 7 aprile 2013

Un piccolo post domenicale


Non c’è niente da fare, per quanto lo rilegga, il pezzo di Sandro Veronesi su Lettura, inserto domenicale del Corriere della Sera, mi sembra irrimediabilmente canzonatorio (http://lettura.corriere.it/debates/le-mie-olgettine-a-220-euro/).
Buona stampa. No, in realtà, oltre all’ironia sul tizio decrepito e sui valori (?) di cui si atteggia a difensore, c’è anche altro, ma prevale indubbiamente l’intento di deriderlo e di aggiungere un altro tassello al mosaico che si va componendo da anni, costruito soprattutto da Berlusconi stesso, quasi dominato dall’ansia di dimostrarsi il peggiore ritrattista di sé.
Andrebbe tutto bene e potrei anche finire qui se non fosse che, purtroppo, in questo paese l’ironia si concentra soprattutto sul tizio decrepito (che se la merita tutta, ovviamente), ma sfiora a stento gli altri leader. Un po’ perché, che ci piaccia o no (a me no), tra i cosiddetti o sedicenti intellettuali prevalgono quelli schierati a sinistra, quindi assai poco propensi a farsi gioco di Viavà & Co. per timore di essere allontanati dalla mensa.
Un po’ perché, a ben vedere, non vale la pena di perdere tempo con Casini o Monti o Ingroia.
Un po’ perché, sebbene i numeri (GRAZIE AL CIELO!) diano loro torto, lo psiconano+barba-Mediaset e il suo puparo fanno ancora paura, soprattutto perché capaci di una violenza verbale (e non solo) che avrebbe suscitato ammirazione persino in Hitler.
Santi, poeti e navigatori non ce ne sono rimasti, abbiamo abbondanza di lacchè e di aspiranti pensatori unici (anche per interposto Grillo). Pas grand-chose...

sabato 6 aprile 2013

Per ottenere il dovuto...


Cominciamo con un articolo dal Sole 24 Ore di oggi, a firma di Sergio Fabbrini. Un buon pezzo per riflettere sulle caratteristiche che dovrebbe avere il nuovo Presidente della Repubblica e sulla direzione in cui dovrebbe spingere i partiti una volta arrivato al Quirinale. Questo il collegamento:
Buona stampa. In realtà non c’è nulla di assolutamente inedito, ma i temi sono ripresi con equilibrio, in una prospettiva stimolante. Che poi riflessioni del genere, in realtà, possano condurre da qualche parte, purtroppo, mi sembra improbabile. Non fino a quando i principali cosiddetti leader non smetteranno di fare campagna elettorale. Come se ci fosse ancora qualcosa da vincere…
E veniamo alla farsa dei pagamenti dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni. I miei studi di Contabilità Nazionale e di Economia degli Enti Pubblici sono ormai così lontani nel tempo da essere coperti da uno strato di spessa polvere. Se ciò non bastasse, il cambiamento del quadro normativo, sul quale non sono affatto aggiornato, renderebbe peggio che presuntuoso da parte mia provare ad analizzare tecnicamente la vicenda. Mi limito, perciò, a un’osservazione che mi sembra di una banalità della quale mi vergognerei, se non fosse che…
I burocrati pubblici, siano essi al vertice del Ministero dell’Economia o a capo dell’ufficio contabile di un piccolo comune, sembrano preoccuparsi soprattutto di essere certi di pagare crediti effettivi e, come sempre accade in questo sventurato paese, tocca al titolare del diritto dimostrare di avere i requisiti per ottenere che lo Stato lo riconosca come tale. Non dimenticate: si tratta di crediti scaduti, nella maggior parte dei casi, da oltre il doppio del termine di pagamento pattuito e anche di quello stabilito dalle normative europee, quindi crediti che, se non esigibili, avrebbero dovuto essere contestati da quel dì! Siamo al di là di ogni limite. Provate a immaginare cosa accadrebbe se questa logica (si fa assolutamente per dire) trovasse applicazione anche nelle transazioni tra privati!
Il disordine (uso un termine prudente, un eufemismo esageratamente generoso) nella contabilità pubblica a ogni livello comporta che esistano quasi 100 (CENTO) miliardi di debiti pubblici scaduti verso imprese private (lo dice la Banca d’Italia, non io) e che si tenti di pagarne 40 (QUARANTA), in 2 (DUE) anni, facendo intervenire anche la Cassa Depositi e Prestiti e imponendo una serie di adempimenti sia ai creditori che agli enti debitori. E minacciando i funzionari pubblici inadempienti di pesanti sanzioni pecuniarie (unico segno positivo: è ora che la parola “responsabilità” torni a significare qualcosa anche tra i dipendenti dello stato e degli enti locali).
Mi fermo qui, perché so dove potrei arrivare se continuassi e, francamente, mi vergogno di quello che scriverei, anche se sarebbe del tutto giustificato.
Aggiungo solo che questa storia non aiuta certo a stimare né Mario Monti né, men che meno, Vittorio Grilli. E’ dalla prima metà del 2012 che cercano di risolvere la questione e, spero di sbagliarmi, con il decreto varato oggi non hanno fatto grandi progressi.
Buona notte e buona fortuna.

lunedì 1 aprile 2013

I sicari non hanno pietà


Condivido gran parte di quello che Antonio Polito ieri ed Ernesto Galli della Loggia oggi hanno scritto nei loro editoriali del Corriere della Sera. Ecco i collegamenti: http://www.corriere.it/editoriali/13_marzo_30/abbiate-pieta-antonio-polito_bbbc4d08-98fb-11e2-be8a-88dcfd04ece6.shtml e
Buona stampa.
E’ desolante trovarsi a leggere sul Corriere, che con tutti i suoi difetti resta un quotidiano di buona qualità (anche se fatica a confrontarsi con The Guardian o The New York Times o altre testate del mondo che sta oltre le Alpi e il Mediterraneo), un pezzo come quello di Polito, con quel titolo. Come può una classe politica, nuova o vecchia, costringere uno dei maggiori organi di stampa del paese a intitolare il proprio editoriale con quelle due parole, che insieme risultano pesanti come cisterne di mercurio (ABBIATE PIETA’)? Come può restare indifferente a un editoriale che si sviluppa, fors’anche strumentalmente per certi aspetti, ma correttamente, come quello di Polito? Come riescono a guardare i loro figli, i loro nipoti e sé stessi nei loro specchi (ma forse non ne hanno o non ci si guardano) Viavà, il tizio decrepito e lo psiconano+barba-Mediaset?
Bersani, Berlusconi e Grillo (e, più ancora, il suo puparo) sono l’ultima spiaggia della degenerazione opportunistica dei tanti che, da anni, hanno inteso la politica come un mezzo per raggiungere fini propri, tutti lontanissimi da quelli degli italiani. Certo in misura diversa, ma questo ormai, conveniamone, non conta più nulla o quasi: sarà la Storia, non certo il Corriere della Sera e, men che  meno, ilmiosecchiellodacqua, a ghigliottinarli (lasciatemelo scrivere: purtroppo soltanto metaforicamente).
Non so davvero esprimere il mio sconcerto di fronte alla cecità ostinata e sterile del loro comportamento, tale da costringere il Presidente della Repubblica a una decisione che, mi spiace dirlo, suscita più perplessità che approvazione.
Sul piano costituzionale, come osserva Galli della Loggia, la formazione di queste due commissioni di “saggi” appare una forzatura. Se poi guardiamo alla composizione, leggendo nomi di personaggi che hanno sguazzato negli stagni putridi della politica di questi ultimi vent’anni, è molto difficile non pensare che si stia offrendo un’ultima, inspiegabile sponda a quegli stessi figuri che ci hanno condotti sin qui.
Intendiamoci: Napolitano non aveva alternative, salvo quella di candidarsi per un nuovo mandato. Questo, però, credo che sia troppo pretendere da lui, che ha già fatto tanto per noi.
Buona notte e buona fortuna.