giovedì 30 agosto 2012

Difficile scegliere


In queste ore, a Tampa, il Partito Repubblicano sta affidando a Mitt Romney e Paul Ryan il compito di riconquistare la Casa Bianca e sloggiare Barack Obama.
Anche per i professionisti è presto per azzardare previsioni, figuriamoci per me. I sondaggi della CNN mostrano un elettorato diviso a metà, ma, in questo momento, sembrano poco significativi. Sinceramente non vorrei essere chiamato a votare negli Stati Uniti a novembre, la scelta mi sembra difficile: Romney e Ryan suonano una musica che non mi piace ascoltare, ma anche Obama mi sembra che abbia steccato più del giusto. Insomma, neanche dall’altra parte dell’Atlantico sembrano essere disponibili governanti degni di questo nome. Sia chiaro: noi siamo messi peggio, ma neanche troppo. La mia opinione che si tratti di uno scontro tra figure non all’altezza del compito di guidare la maggiore potenza economica e militare mondiale ha trovato conferma in un articolo del Financial Times. Lo firma Conrad Black e lo potete leggere qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b24ddb70-f120-11e1-a553-00144feabdc0.html#axzz252rZBxcC.
Buona stampa. Anche se sono quasi tentato di scrivere stampa così e così.
Black non nasconde le sue simpatie per il ticket repubblicano, ma, anche se cerca di farne un ritratto positivo, finisce per porne in evidenza alcuni limiti. E trascura di porsi una domanda molto importante, che pure sorge spontanea proprio leggendo le sue osservazioni: se, in quasi due decenni, gli americani hanno scelto come guida uomini mediocri, cosa potrà far cambiare la situazione quest’anno? Se Black ha ragione, e credo l’abbia, il problema è nel sistema, che ormai, in quasi tutto il mondo, porta al vertice individui mediocri, scelti non perché dotati, ma per l’azione degli esperti di comunicazione, in grado di costruire un’immagine che attrae gli elettori. E il sistema non è cambiato.
Non c’è da stupirsi se le grandi banche piuttosto che le grandi imprese, negli Stati Uniti come in Europa, continuano ad agire indisturbate, senza preoccuparsi degli effetti spesso catastrofici del loro operato, sicure che nessun politico avrà la forza e il coraggio di mettersi contro di loro. Ricordate? Di subprime e di titoli tossici si cominciava a parlare proprio alla fine di agosto del 2007. Avete visto qualche misura in grado di garantirci che non accadrà mai più nulla di simile? A me pare di no.
Potrei chiudere scrivendo, come ho fatto altre volte al termine di post pessimisti: buona serata e buona fortuna, ma preferisco una conclusione diversa. Ancora musica. Ancora jazz. Un grandissimo pianista, un fedele compagno di John Coltrane: McCoy Tyner. Il suo modo di suonare è intensamente ritmico, anche nel gesto. Ha una presenza scenica importante, anche se non quanto il batterista del gruppo di Trane, ossia l’imponente Elvin Jones, la cui incredibile forza fisica comportava che la batteria venisse inchiodata al palco (visto con i miei occhi a Bergamo nel 1975).
Ho scelto un brano successivo alla morte di Coltrane: si tratta di Walk Spirit Talk Spirit, una composizione di McCoy Tyner piena di energia. Quasi altrettanto trascinante del pezzo di Lee Morgan, ma molto diverso. E il gruppo che affianca McCoy Tyner è formato da eccellenti strumentisti. Vi piacerà.


mercoledì 29 agosto 2012

Ancora sulla siccità


Come avrete letto anche nei nostri quotidiani, la siccità non ha colpito soltanto l’Italia. Un po’ ovunque nel mondo le piogge sono mancate e i raccolti hanno subito drastiche contrazioni.
L’andamento climatico spiega in gran parte l’aumento dei prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi, quali soia e colza. E l’incremento dei prezzi compensa, in alcuni paesi, la perdita di produzione. Questo, ad esempio, accadrà negli Stati Uniti, dove il settore agricolo, visto nel suo complesso, registrerà i più alti profitti degli anni recenti.
Buona stampa.
In realtà, gli alti profitti dipenderanno, in parte, dagli indennizzi destinati a quegli agricoltori che, a causa della siccità, hanno addirittura rinunciato a trebbiare mais e soia. La questione, tuttavia, va considerata da più punti di vista e, come osserva giustamente il giornalista del quotidiano inglese, l’andamento dei prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi metterà in grave difficoltà il settore dell’allevamento, che impiega quei prodotti per alimentare bovini e suini. Nello stesso tempo, gli alti profitti degli agricoltori potrebbero stimolarli a nuovi investimenti e, appunto, favorire i grandi produttori di macchine agricole come John Deere o CNH, che fa parte del gruppo Fiat.
Questo per dire delle connessioni abbastanza complesse che esistono nel settore apparentemente più semplice dell’economia.
Va anche osservato come quella americana sia una situazione diversa dalle altre, certamente da quella italiana.
Da noi, almeno per ora, non si parla d’indennizzi diretti agli agricoltori che hanno perso gran parte del raccolto a causa delle siccità. Dalle mie parti, come ho già detto qualche settima fa, le produzioni sono scese anche del 90%. Perché abbiate un’idea, in un’annata normale, si producono 110/120 quintali di granella di mais per ettaro. Quest’anno, molti hanno prodotto 15/20 quintali per ettaro. Noi siamo stati fortunati, perché abbiamo superato di poco i 45 quintali. Anche in Italia i prezzi dei cereali sono aumentati, ma non tanto da compensare le perdite di produzione. E, come ho detto, non ci sono ancora in vista forme di sostegno per gli agricoltori che hanno subito perdite di reddito pesantissime.
Con l’aria che tira, mi pare improbabile che il governo possa mettere mano alla cassa, quindi si dovrà stringere la cinghia.
Se volete seguire l’andamento dei prezzi dei cereali in Italia, potete collegarvi al mercato di Bologna o a quello di Milano, rispettivamente: http://www.agerborsamerci.it/listino/listino.html e http://borsa.granariamilano.org/archivio/.
E vi consiglierei di farlo, soprattutto tenendo d’occhio il prezzo del grano duro, che è quello con cui si fa la pasta. Potreste scoprire delle cose interessanti. Non è soltanto il prezzo della benzina quello che sembra muoversi soltanto all’insù.

martedì 28 agosto 2012

A che serve un Cicchitto?


Io acquisto almeno due quotidiani ogni giorno. Uso il verbo acquistare non casualmente, perché, a volte, accade che quei quotidiani io li legga poco o pochissimo. Succede raramente, ma succede che abbia a malapena il tempo di scorrerli, di leggere solo titoli, occhielli e catenacci.
E’ infrequente, però, che non riesca a leggere almeno gli editoriali: m’impongo di farlo anche quando costa fatica perché accade a tarda sera, quando i pochi neuroni naturalmente disponibili sono già in gran parte addormentati.
Mi va di raccontare com’è andata oggi. E credo che sia la prima volta in cui mi consento di parlare di me. Dicono che i blog esistano anche per sfogare il proprio narcisismo: non sarò certo io a prendermi la briga di negarlo e, soprattutto, di dimostrare che non è così.
Oggi sono uscito circa un’ora prima del solito, ho comperato i quotidiani in fretta e furia e in fretta e furia ho letto l’editoriale del Corriere della Sera di oggi, a firma di Giovanni Belardelli. Deliberatamente, anche perché sono stanco, ho deciso di non rileggerlo. Ricordo, però, con chiarezza l’ironia con cui riferisce le parole di Cicchitto, quelle stesse parole, che, lette nei giorni scorsi in vari occhielli e catenacci, mi avevano procurato un’enorme irritazione.
Adesso, forse, riprenderò in mano il Corriere e cercherò di leggere altri pezzi, ma non potrò smettere di essere grato a Belardelli per aver posto nel giusto rilievo quanto assurde siano le parole di Cicchitto.
Buona stampa.
Se trovate il link che spiega in quale modo Cicchitto sia utile all’Italia, vi prego di farmelo sapere.

lunedì 27 agosto 2012

Paesaggi italiani e note americane


Bell’editoriale oggi sul Corriere della Sera. Lo firma Galli della Loggia e affronta la questione del nostro paesaggio deturpato irrimediabilmente negli ultimi vent’anni: http://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_27/il-paesaggio-preso-a-schiaffi_d6ab4d26-f004-11e1-924c-1cb4b85f5a80.shtml.
Buona stampa. Condivido quasi tutto, salvo forse la misura della fiducia che Galli della Loggia sembra nutrire nel governo nazionale rispetto a quello locale.
Se, infatti, sono persuaso che a livello locale sia molto facile cercare il consenso ammettendo gli scempi del territorio di cui tutti sappiamo, dall’altro non credo che al centro siano sempre più attenti. Penso, ad esempio, alla follia degli impianti fotovoltaici a terra che, almeno dalle nostre parti, hanno comportato l’utilizzo quasi prevalente di terreni agricoli. In un territorio come il nostro, amministratori lungimiranti avrebbero incentivato la realizzazione di impianti sui tetti degli innumerevoli capannoni sorti nelle innumerevoli zone industriali e artigianali (spesso largamente inutilizzate) e avrebbero penalizzato quelli a terra, cercando così di porre un freno alla fagocitazione di aree la cui vocazione è eminentemente agricola. E particolarmente preziosa sempre, non soltanto negli anni di siccità.
La politica degli incentivi alle energie alternative è fissata a livello nazionale, dunque non abbiamo certezza che, riportata al centro, la responsabilità sulla gestione del territorio e, quindi, del paesaggio sarebbe necessariamente in mani migliori.
Cambiando argomento (e per recuperare l’inattività degli ultimi due giorni) vi vorrei proporre un divertente articolo apparso ieri su La Lettura, supplemento domenicale del Corriere di cui abbiamo già parlato positivamente. Purtroppo, al momento, non è reperibile on line: io vi farò sapere se la situazione cambia, voi, nel frattempo, se vi capita tra le mani La Lettura, andate a pagina 6 e fatevi qualche risata con le citazioni raccolte da Luca Bottura.
Buona stampa.
Finiamo con un po’ di musica. E lo facciamo ritornando al jazz, con uno dei grandi trombettisti attivi tra gli anni 50 e 60, anche se meno famoso di altri, come Miles Davis o Dizzie Gillespie: Lee Morgan. Ho scelto un brano dal ritmo travolgente e vitale, adatto a una giornata che dalle mie parti è luminosa e limpida. Morgan è affiancato da figure del calibro di Joe Henderson, Billy Higgins e Bob Cranshaw. Un gruppo di grande caratura.
Anche Lee Morgan appartiene alla nutrita schiera di jazzisti morti prematuramente. Il suo caso, però, è un po’ diverso da quello dei tanti, come Parker, la cui vita fu stroncata dall’abuso di droga e di alcol. Lui fu ucciso a revolverate dalla moglie al termine di un concerto, per ragioni rimaste incerte, anche se è presumibile che la donna, di oltre dieci anni più vecchia, fosse in preda alla gelosia.
Il brano s’intitola The Sidewinder. E’ lungo, ma merita di essere ascoltato fino alla fine perché è trascinante, un’iniezione di vitalità.


venerdì 24 agosto 2012

Se si vuol vendere, si vende. Se non si vuole...


Il Sole 24 Ore di oggi ha diversi articoli interessanti. Ve ne suggerisco soltanto uno, quello che mi sembra avere maggiori implicazioni di carattere politico nazionale. E che mi sembra confermare alcune mie opinioni espresse tutte le volte in cui ho criticato il Governo di Monti, anche molto di recente.
Il pezzo in questione è firmato da Luigi Guiso e parla delle privatizzazioni. In particolare di quelle che non si fanno o che si finge siano privatizzazioni: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-08-24/dismissioni-saldo-082000.shtml?uuid=Ab8UZsSG.
Buona stampa.
Bisogna che Monti inizi a dare meno peso all’opinione dei politici che votano i suoi provvedimenti. Molto meno. E che pensi realmente ai giovani, il cui futuro non si costruisce mantenendo il controllo pubblico delle società che raccolgono la spazzatura piuttosto che quello di molte banche, sia pure per interposte Fondazioni.
Gli altri articoli del 24 Ore degni attenzione li potete trovare da soli.

Oggi amici, domani nemici, poi di nuovo amici, dopo ancora nemici...


L’articolo di Stella di cui vi avevo parlato ieri è disponibile nell’edizione on line del Corriere: http://archiviostorico.corriere.it/2012/agosto/23/Lombardo_Sicilia_Mossa_del_Cavallo_co_8_120823028.shtml.
Buona stampa.
Aggiungerei soltanto, anche per evitare qualsiasi fraintendimento di carattere campanilistico, che quanto accade oggi in Sicilia è poco diverso da quel che è accaduto e ancora accade pure dalle mie parti.
Come dimenticare Bossi che dava del mafioso a Berlusconi o Fini che sosteneva che mai più avrebbe preso il caffè con Bossi. Affermazioni che risalgono agli anni 90, mica a ieri l’altro. Affermazioni che hanno preceduto la formazione di ben due governi nei quali Berlusconi, Bossi e Fini sono andati, per un bel pezzo, d’amore e d’accordo. Insomma, aspettarsi anche un minimo di coerenza dai politici italiani è come aspettarsi che il sole sorga a ovest.
E con questo vi saluto. E vi auguro un buon week end.

giovedì 23 agosto 2012

Se anche i loro morsi non bastano...


Sergio Rizzo torna a occuparsi della quota di spesa pubblica riconducibile alle regioni e pone in evidenza come esse contribuiscano largamente al deficit dello stato e, nel corso degli ultimi vent’anni, siano state di fatto le principali responsabili dell’aumento del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo. L’articolo che si occupa della questione è l’editoriale di oggi del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_23/mani-bucate-delle-regioni-sergio-rizzo_f12bfe2c-ece2-11e1-89a9-06b6db5cd36c.shtml.
Buona stampa. Anche se, come mi sembra di aver già detto, in buona sostanza il lavoro di Rizzo e Stella non produce altro risultato che accrescere il discredito della classe politica e il disgusto dei cittadini. Di effetti sulla questione specifica, però, nessuno. Il più celebre libro dei Mastini, “La Casta”, risale ad alcuni anni fa (la prima edizione risale al maggio 2007), ma da allora non è cambiato quasi nulla. I nostri politici continuano a non preoccuparsi affatto degli sprechi di denaro pubblico causati dal loro modo di operare, anzi. Dal 2007, anziché ridurli, hanno escogitato altri sistemi per drenare risorse per scopi che nulla hanno a che vedere con il benessere collettivo. E i risultati li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
C’è solo da sperare che quella benedetta revisione della spesa iniziata dal Governo Monti prosegua con ben altro vigore e ben altra determinazione. Sarà utile a noi tutti, ma servirà anche a Mario Monti, se aspira lasciare nella storia del paese un segno adeguato al ruolo che gli è stato affidato. E’ vero che i provvedimenti li deve far approvare in Parlamento e che i parlamentari sono quello che sono (e i segretari e/o i padroni dei partiti sono quello che sono), ma è anche vero che Monti non ha soltanto il compito di “mettere in sicurezza i conti”. E anche se questo fosse il suo unico compito, per “mettere in sicurezza i conti” realmente, deve far sì che chiunque venga dopo di lui non abbia la benché minima possibilità di ripercorrere il cammino che ci ha portato sull’orlo del baratro.
Oggi, sempre sul Corriere, ma nell’edizione stampata, c’era un articolo di Gian Antonio Stella che descriveva l’evoluzione della situazione politica in Sicilia in vista delle elezioni per il Governatore. Purtroppo non è disponibile on line, ve lo segnalerò se e quando lo sarà: merita senz’altro di essere letto, anche se ha un pessimo effetto sul fegato del comune cittadino lettore.

mercoledì 22 agosto 2012

Un nodo gordiano


Da tempo Milena Gabanelli va sostenendo che misure volte a restringere drasticamente l’impiego del contante darebbero un formidabile contributo nella (essenziale) lotta all’evasione fiscale, e anche alle altre forme di economia sommersa (e anche criminale) che in assenza di contanti non potrebbero prosperare.
Oggi il Corriere della Sera pubblica un nuovo intervento della conduttrice di Report, in cui articola meglio la sua proposta e illustra con chiarezza il quadro in cui si inserisce (http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/12_agosto_22/usocontante_e9b4e112-ec2f-11e1-9004-4e22268e2993.shtml).
Buona stampa.
Come lei stessa ammette, Gabanelli non è la più ferrata esperta di materia economica, ma le sue considerazioni non sono per nulla campate in aria e, soprattutto, il suo articolo ha il merito di porre in evidenza il nodo apparentemente inestricabile del problema, ossia quello se si debba prima tagliare le tasse o prima riportare alla luce del sole tutta l’enorme massa di movimenti economici che si svolgono nell’ombra. E di proporre una soluzione che, in effetti, sembra poter risolvere la questione e consentire, nello stesso tempo, di ridurre l’incidenza delle imposte e recuperare gettito. Sicuramente non sarà tutto semplice e la stessa Gabanelli ne sembra consapevole, ma è pur sempre una delle (pochissime) proposte sensate che consentirebbe di agire su entrambi i lati del problema.
Certo più ragionevole che pensare di vendere qualche centinaio di miliardi di patrimonio pubblico in poche settimane o altre amenità del genere suggerite dai leader politici, sempre alla ricerca di qualche minuto di attenzione e non di soluzioni praticabili.

lunedì 20 agosto 2012

Vi sembra un eroe?


Le mie perplessità su Julian Assange le avevo già manifestate qualche mese fa, in tempi che mi viene da definire non sospetti. Quanto accaduto ieri a Londra conferma quanto vi sia ambiguo e di opportunistico nei comportamenti del fondatore di Wikileaks. A cominciare dalla scelta di un avvocato tanto discusso quanto l’ex giudice spagnolo Garzon, espulso dalla magistratura del suo paese per una serie di comportamenti inadeguati all’incarico (http://it.wikipedia.org/wiki/Baltasar_Garz%C3%B3n).
Potete trovare su tutti i quotidiani ampi resoconti del discorso che Assange ha tenuto dal balcone dell’ambasciata ecuadoregna. Mi limito a indicarvi quello de La Stampa: http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/465900/.
Osservo che mi pare quanto meno sospetto, a fronte di una dichiarazione ufficiale del Governo Svedese che ricorda la norma in base alla quale la Svezia non può estradare nessuno verso paesi in cui esiste ancora la pena di morte (quindi anche gli Stati Uniti), il volersi sottrarre al processo per reati sessuali nel regno scandinavo.
E credo che ci sia da riflettere attentamente sul quest’uomo che ieri ha elogiato il Presidente dell’Ecuador, dimenticando però qualche dettaglio non trascurabile, ricordato da Fabio Cavalera sul Corriere di oggi:
Buon stampa.

domenica 19 agosto 2012

Un'antinomia? Direi di no


Il tema dell’evasione fiscale continua a conquistare le prime pagine dei quotidiani: poco importa che siano le dichiarazioni del Presidente del Consiglio piuttosto che i cosiddetti blitz nelle località di villeggiatura più famose, ogni ragione è buona per parlare di quello che, evidentemente, è uno degli argomenti che maggiormente appassionano gli italiani.
Qualche giorno fa ho partecipato, tenendomi ai margini, a una discussione abbastanza accesa tra due persone che sostenevano tesi opposte, che sintetizzo un po' brutalmente: uno che, fino a quando lo Stato sperpererà denaro, l’evasione sarà una giusta risposta, l’altro che, se mai s’inizierà a rispettare la legge, mai si potrà realmente mettere mano a una riduzione delle imposte così da renderle più “tollerabili”.
Io sono intervenuto solo per dire due cose. La prima è che non mi spiego perché, anche quando si parla di evasione fiscale, gli italiani lo fanno come se stessero sugli spalti di uno stadio di calcio. Una discussione pacata, per quel che capisco, ha molte più probabilità di portare a una posizione comune che una animata e accesa, per quanto educata, come nel caso in questione.
La seconda è che non siamo arrivati al 2012 viaggiando fuori dal tempo. C’è una lunga storia alle nostre spalle. Una storia fatta di tolleranza verso l’evasione, di ripetuti condoni, di promesse non mantenute, di giustificazioni per gli evasori pronunciate da persone che occupavano ruoli fondamentali nell’amministrazione dello Stato.
Avrei forse potuto aggiungere altre osservazioni, ma ho preferito tenermi ai margini di un dialogo che, vista la temperatura e l’atteggiamento dei “contendenti”, avrebbe soltanto comportato un incremento della sudorazione di tutti, a fronte, temo, di nessun aumento della coscienza collettiva.
In realtà, come dimostrano le dichiarazioni relative all’ultima serie di controlli effettuati a Cortina (quelli sugli affitti delle case), in Italia tutti sono convinti che le imposte vadano pagate, ma dagli altri. Quelle stesse associazioni di categoria che, nell’inverno scorso, lamentavano operazioni simili effettuate in bar, negozi e alberghi, in questo torrido agosto esprimono approvazione per quelle rivolte ai proprietari d’immobili. E’ prevedibile che, stando così le cose, alla prossima ondata di controlli mirati ai commercianti e ai pubblici esercizi, saranno le associazioni degli immobiliaristi, grandi e piccoli, a far sentire la propria voce per approvare l’azione dell’Agenzia delle Entrate.
Ancora una volta: mi sembra che la questione sia guardata con atteggiamento da tifosi. Si possono trovare infinite giustificazioni per l’evasione fiscale. Io stesso, parlando delle percentuali di mancato pagamento del canone Rai di alcune regioni meridionali, mi ero domandato se Equitalia cerchi di recuperare le somme evase in Sicilia e Campania con la stessa determinazione con cui si occupa di quelle non pagate in Veneto o in Piemonte. Io stesso lamento lo sperpero di denaro pubblico, in primis quello che si realizza nel finanziamento della politica. Io stesso sono persuaso che, senza una radicale revisione del modo di operare della pubblica amministrazione e senza una pressante azione contro la corruzione, la quantità e la qualità delle spese resteranno un problema come quello della perdita di entrate dovuta all’evasione. E, tuttavia, rimango dell’avviso che prima di tutto si debba ricreare (o più probabilmente creare) un senso del bene collettivo che, purtroppo, a noi italiani manca. E pagare le imposte è un mattone importante dell'edificio.
Sono sicuro che le parole di Massimo Gramellini (dal suo Buongiorno di Ferragosto) siano migliori di qualsiasi altra cosa io possa scrivere. Lo trovate qui: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1239.
Buona stampa.
Visto che è domenica e, più ancora, per cambiare radicalmente atmosfera, vi suggerisco un ascolto musicale che ho deciso di proporvi ieri sera, mentre parlavamo di cinema nel corso di una molto gradevole cena con amici. Uno dei film ricordati, infatti, è stato "Un uomo da marciapiede" (Midnight Cowboy), un gran bel film diretto nel 1969 da John Schlesinger, un regista che, forse, non gode della fama che merita (trovate qui la sua filmografia: http://www.imdb.com/name/nm0772259/#Director). Per quel che vale la mia opinione, suggerirei la visione de "Il giorno della locusta" (The day of the Locust), del 1975. Il tema musicale di "Un uomo da marciapiede" si intitolava Everybody's talking (http://en.wikipedia.org/wiki/Everybody%27s_Talkin%27).
Ecco la versione di Madeleine Peyroux, una bella voce e un'interpretazione intrigante.


Questa, invece, è l'originale di Harry Nillson.


venerdì 17 agosto 2012

Storie di camere d'albergo


Torniamo sulla vicenda della scorta di Fini e del costo delle camere d’albergo ad essa destinate. Francesco Merlo, su Repubblica, aveva ripreso l’argomento il giorno di Ferragosto:
Buona stampa. Mi sembra un pezzo equilibrato.
Al quale il Presidente della Camera, come accade di frequente (forse perché l’autore dei suoi testi è il portavoce di cui parla Francesco Merlo) risponde in maniera decisamente insoddisfacente, direi addirittura controproducente: http://www.repubblica.it/politica/2012/08/17/news/nuove_regole_per_la_mia_scorta_cancellieri_intervenga_subito-41068587/?ref=HREC1-6.
Non ho altro da aggiungere, salvo che si apprezza il tono privo di arroganza, s’intuisce una profonda sincerità, si coglie la sobrietà eletta a regola di vita.

giovedì 16 agosto 2012

Voglio sapere chi sono

Questa notizia è di quelle che mi fanno accapponare la pelle. Spero che, se le accuse di Earth sono vere, il nome e il cognome e le foto di questi figuri siano resi pubblici. Tutti devono sapere come si chiamano e che faccia hanno coloro che arrivano a infliggere simili sofferenze a un animale:
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_agosto_16/cane-abbandonato-padroni-vacanza-2111462278456.shtml.
Buona stampa. In attesa di vedere nomi, cognomi e foto.

Storie americane


C’è un signore che lavora ad Albany e, credo più frequentemente, anche a New York City. Si chiama Eric Schneiderman e, dal 2010, è il Procuratore Generale dello Stato di New York, ossia l’uomo che rappresenta la pubblica accusa di uno degli stati più importanti degli USA.
Se volete sapere qualcosa di lui, potete andare sul sito dell’istituzione che guida (http://www.ag.ny.gov/) oppure su quello personale (http://www.ericschneiderman.com/).
Non dimenticate che, diversamente da quel che accade da noi, negli Stati Uniti la carica di Attorney General si ottiene per via elettiva, non percorrendo una carriera all’interno dell’ordine giudiziario dopo aver superato un concorso. E questo ha le sue conseguenze. Ne indico due, quelle che giudico più significative.
La prima è che un Attorney General sarà più attento a soddisfare le aspettative dei suoi elettori e, quindi, più propenso ad agire contro quelle tipologie di reato che i suoi elettori giudicano maggiormente pericolose rispetto a un magistrato che ha, come nel nostro paese, l’obbligo di esercitare l’azione penale quando viene a conoscenza di un reato qualsiasi, indipendentemente dalla sua gravità.
Seconda conseguenza è che la notorietà della persona e la pubblicità alle sue azioni saranno, almeno in parte, ancor più importanti di quanto siano da noi. Dalla carica di Attorney General, infatti, si può passare a quella di Governatore o di Senatore o Rappresentante, in altre parole, trattandosi di una carica politica, essa si presta a essere gestita anche con l’obiettivo di gettare le basi per lo sviluppo successivo della propria carriera “pubblica”. La cosa succede, ovviamente, anche da noi, ma in maniera diversa, per certi aspetti anche peggiore, ma con minore frequenza.
Ecco allora che si spiega come mai Erich Schneiderman abbia deciso di occuparsi con tutta la possibile durezza del caso della manipolazione dei tassi, in particolare del Libor, da parte di alcune delle maggiori banche mondiali, in particolare inglesi e americane. La notizia la trovate sul Financial Times: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/33e7e4d6-e713-11e1-8a74-00144feab49a.html#axzz23iL7TaAa.
Buona stampa. Sarei portato ad aggiungere “per definizione”, ma sarei troppo parziale…
Leggete attentamente: Schneiderman sta sfruttando tutte le possibilità che gli offre il diritto per occuparsi del caso e ha coinvolto il suo omologo del Connecticut, lo Stato nel quale, per ragioni di vantaggi normativi e fiscali, hanno sede le maggiori imprese americane e numerose filiali di imprese estere, banche incluse. Mi va bene. Ho già detto altrove che questa vicenda del Libor non può restare senza conseguenze per le banche, sia sotto il profilo della sanzione delle eventuali responsabilità sia, soprattutto, sotto il profilo della definizione di norme che riducano al minimo il rischio che si ripetano comportamenti simili.
Mi auguro, però, che Schneiderman si muova meglio del suo quasi collega District Attorney della contea di New York (http://manhattanda.org/), Cyrus Roberts Vance Jr., quello che si è occupato, piuttosto maldestramente, del caso della presunta violenza sessuale da parte di Dominique Strauss-Kahn sulla cameriera del Sofitel. Sì, quel Vance non è un nome nuovo, il padre di Cyrus Roberts Vance Jr., infatti, si chiamava Cyrus Roberts Vance Sr. ed ha avuto importantissimi incarichi governativi durante le presidenze di Kennedy, Johnson e Carter. L’Italia, credo di averlo già detto, è il “Paese dei cognomi”, anche gli Stati Uniti, però, si difendono alla grande.

mercoledì 15 agosto 2012

I maestri della sana e prudente gestione


Ogni giorno che passa, la lettura dei quotidiani offre nuovi motivi per nutrire stima e simpatia illimitate nei confronti della famiglia Ligresti, gente che può insegnare a chiunque il concetto di sana e prudente gestione… Il materiale è tanto che si potrebbe parlarne ogni giorno, ma non mi pare giusto annoiarvi.
Oggi, però, non posso fare a meno di tornare sull'argomento: nel giorno di festa che celebra il culmine dell’estate, non possiamo fare a meno di scorrere, sul 24 Ore, l'articolo che ricostruisce la vendita di Atahotels a Fondiaria-Sai, un vero capolavoro, come lo definisce Angelo Mincuzzi. Ecco il link: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-15/fonsai-conto-atahotels-064127.shtml?uuid=Abns1fOG&fromSearch.
Buona stampa.
Non c’è niente da aggiungere. Se non che, forse, i Ligresti hanno avuto per troppo tempo la possibilità di fare quello che hanno voluto senza che nessuno (NESSUNO: né banche finanziatrici né, men che meno, autorità di vigilanza) dicesse una parola. La qual cosa, a mio modesto avviso, costituisce una colpa tutt’altro che trascurabile.

lunedì 13 agosto 2012

Comunicazione di servizio

Due dei miei tre lettori hanno letto il post precedente con il titolo originario, che ho modificato radicalmente da pochi minuti. Non mi piaceva. Mi sembrava giusto dirlo.

Due di cui avremmo fatto volentieri a meno già dieci anni fa


Il Bleso della Valtellina, come altri, probabilmente sente odore di elezioni e avverte su di sé la polvere e le ragnatele che gli sono scivolate addosso in questi mesi trascorsi lontano dai lussuosi uffici romani e dagli studi televisivi. Non lo fanno entrare neppure a Palazzo Grazioli, dove pure non vanno troppo per il sottile…
Credo sia per questo che ha deciso di darsi una bella scrollata e di farlo cercando di rendere edotti gli italiani del fatto che non è ancora né emigrato nelle isole Fiji né, men che meno, defunto, ma solamente messo nel dimenticatoio da tutti o quasi.
Eccolo, dunque, riapparire a Cortina per presentare un nuovo libro, in cui sicuramente avrà previsto tutto quello che è successo negli ultimi anni. Lui prevede sempre perfettamente tutto ciò che è già accaduto. E’ l’Harry Potter delle previsioni ex-post.
Non mi dilungo. Ricorderò soltanto, per chi lo avesse dimenticato, quando, nel 2001, subito dopo essere diventato Ministro dell’Economia del 2° Governo Berlusconi, il Bleso amasse trascorrere le serate negli studi televisivi, in particolare quello di Vespa (che un’ospitata a un potente non si sogna neppure di negarla, anzi) spiegando che aveva trovato un enorme buco nei conti. Stava in televisione, mostrava cartelloni, scriveva numeri, si citava, tanto occupato in queste essenziali funzioni di governo da scordarsi che, di lì a pochi mesi, sarebbe entrata in circolazione nel paese una nuova moneta e che poteva essere opportuno studiare dei meccanismi per evitare che il passaggio dalla lira all’euro avvenisse con eccessive variazioni dei prezzi. Mi fermo qui, chi ha orecchie per intendere ha inteso. Il bleso, purtroppo per noi, non ha inteso allora e non intende adesso. E non è ancora andato a vivere nelle isole Fiji, dove, a quel che mi dicono, in realtà non è che siano così ansiosi di vederlo arrivare…
Il resoconto delle ultime stille di scienza e di bonaria valutazione dei presunti errori altrui (è pur sempre un professore anche lui) lo trovate in questo pezzo del Sole 24 Ore:
Cronaca.
Che potevano anche risparmiarci. Tremonti dovrebbe semplicemente tacersi. Trovare un posto confortevole in cui rimanere nascosto per i prossimi cent’anni e godersi le svariate decine di milioni di euro accumulate quando, come avvocato esperto di materie fiscali, aiutava i suoi clienti ad adattarsi nel modo più vantaggioso alle normative.
Passiamo a un altro personaggio che ispira in me profonda simpatia e gratitudine per quanto ha dato e continua a dare all’Italia. Alludo a Fini, il quale è al centro di una nuova polemica, nata da un pezzo di Libero, relativa al costo della sua scorta. Andiamo all’originale: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1068314/Fini-fa-in-ferie-in-Maremma--80mila---per-l-hotel-della-scorta--.html.
Stampa così e così. Per lo stile, non per il contenuto: non mi piace questo voler procedere con immagini che, alla fine, ben poco aggiungono alla notizia e che, mi sembra, finiscono per apparire canzonatorie anche nei confronti di chi, come i poliziotti della scorta, nella vicenda non sono protagonisti. Ad ogni modo, come altre volte, non mi sembra che Fini si difenda in maniera molto convincente.
Lasciamo ancora la parola a Libero, visto che la storia è partita da loro, mi par giusto: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1068382/Il-ministero-indaga-sulla-scorta-di-Fini-e-lui-querela-Libero.html.
Stampa così e così. Anche in questo caso. Molto meglio limitarsi a prendere atto della nota di Fini (senza andare a ripescare i pur discutibili fatti pregressi).
Io mi limiterò a sottolineare come il Presidente della Camera, forse, potrebbe anche suggerire alle autorità competenti di non eccedere nel servizio di scorta alla sua persona. Chi, meglio di lui, potrebbe dare un buon esempio e contribuire a ridimensionare tutto l’armamentario dell’ostentazione del potere che, oggi più che mai, appare intollerabile ai normali cittadini.

sabato 11 agosto 2012

Vatti a fidare...


Domenica scorsa vi avevo segnalato un ottimo articolo di Fareed Zakaria tratto dal Washington Post e mi ero permesso di indicarlo come un valente giornalista, sottolineando il suo eccellente curriculum.
Ieri, dopo aver pubblicato un articolo nell’edizione on line di Time Magazine, Zakaria è stato costretto ad ammettere di aver copiato pezzi di un articolo scritto da Jill Lepore per la rivista The New Yorker.
Qui potete trovare l’articolo in questione, comprensivo di ammissione di colpa di Fareed Zakaria e seguito dalla nota con cui Time annuncia di averlo sospeso:
Anche la CNN, di cui Zakaria è (era?) collaboratore, ha deciso di sospenderlo: http://cnnpressroom.blogs.cnn.com/2012/08/10/cnn-statement-on-fareed-zakaria/?iref=allsearch.
Buona stampa. Quella rappresentata da testate che con grande sollecitudine decidono di punire un collaboratore famoso per un plagio.
Mala stampa. Quella rappresentata da Fareed Zakaria, che ha rinunciato a un gesto così semplice come la citazione della fonte.
Riprendo un passo della nota con cui Time ha annunciato la propria decisione:
…what he did violates our own standards for our columnists, which is that their work must not only be factual but original; their views must not only be their own but their words as well.
Ok, dovevano salvare la faccia e mettere una bella distanza tra loro e Zakaria, però sono parole che piace leggere.
Questo è il link al pezzo originale di Jill Lepore:
Buona stampa.
Un pezzo lungo, ma scritto in un inglese comprensibile e scorrevole, grazie al quale potrete capire meglio perché negli Stati Uniti è così facile poter disporre di armi da fuoco e servirsene per stragi come quella recentissima di Denver o quella, più lontana nel tempo, di Columbine descritta anche da Michael Moore in un suo celebre film.

venerdì 10 agosto 2012

Chi giudica chi?


Qualche mese fa, grazie anche alle considerazioni di Ernesto Galli della Loggia, avevo espresso le mie perplessità sul fatto che il Governo Monti possedesse la cultura necessaria per differenziare profondamente, com’era e com’è necessario, il proprio operato da quello dei governi precedenti. E avevo indicato, quale causa principale di questa mancanza di cultura, l’elevata percentuale di membri provenienti dalla carriera nella pubblica amministrazione.
Oggi, con una misura sconcertante e in linea con altre simili di tanti governi degli anni scorsi, è arrivato l’aumento delle accise sui carburanti, sia pure nominalmente temporaneo. I quotidiani, in versione on line, danno la notizia con varia enfasi. Scelgo il Giornale, anche se mi sarei aspettato una maggiore aggressività dai collaboratori del mitico Sallusti: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/carburanti-domani-scatta-aumento-accise-828920.html.
Cronaca.
Spero sinceramente che il Presidente del Consiglio decida di tornare sui propri passi e induca l’Agenzia delle Dogane (ente competente) a revocare la misura. Ne guadagnerebbero non soltanto le tasche di noi poveri cittadini, già piuttosto provate, ma anche l’immagine di un governo che aveva fatto nascere in molti di noi la speranza di un cambiamento marcato rispetto al passato.
Passiamo a una polemica, nata e cresciuta sul Corriere della Sera, che coinvolge argomenti di notevole rilievo e, sebbene affrontati attraverso uno scambio non proprio garbato, meritano riflessione, in primis da parte dei due “duellanti”.
All’origine il pezzo scritto da Piero Ostellino per la sua rubrica “Il dubbio” dello scorso sabato 4 Agosto: http://archiviostorico.corriere.it/2012/agosto/04/contrappongono_giustizia_politica_co_9_120804111.shtml.
Il Procuratore Aggiunto di Palermo Ingroia, evidentemente punto sul vivo, ha replicato con una lettera pubblicata ieri con una controreplica di Ostellino: http://archiviostorico.corriere.it/2012/agosto/09/Giustizia_Politica_Ragion_Stato_co_9_120809027.shtml.
Una precisazione: in quest’ultima pagina i due testi sono fusi insieme, ma si capisce dove finisce quello di Ingroia e dove inizia quello di Ostellino.
Stampa così e così.
Un tema di questa importanza non può essere affrontato in maniera simile, lasciandosi trascinare al punto da trascendere anche dalla minima correttezza formale indispensabile nel rapporto tra persone che occupano posizioni di rilievo nel paese. Quest’ansia di sovrastare la voce dell’interlocutore non porta da nessuna parte e rischia di impedire ai lettori di comprendere le varie sfaccettature di un argomento assolutamente non banalizzabile.
Non si può negare che Ostellino, nel suo pezzo del 4 Agosto, abbia impiegato un tono così platealmente provocatorio (se non offensivo) da motivare, da parte di Ingroia, una risposta scritta con il medesimo inchiostro. Un pessimo comportamento da parte di entrambi e poco importa stabilire se la colpa prevalente sia del giornalista o del magistrato. Hanno, con la loro ira e il loro egocentrismo, trasformato una questione come quella della trattativa tra Stato e Mafia in una baruffa tra galletti in un pollaio vuoto.
E ha sbagliato anche il Direttore del Corriere, de Bortoli, a non intervenire o a non far intervenire un terzo in modo da sottrarre ai litiganti aspetti giuridici e filosofici che non possono assolutamente essere affrontati nello spazio e, soprattutto, nel modo in cui sono stati affrontati.
Aggiungerei che de Bortoli dovrebbe anche porsi la domanda se sia giusto che un collaboratore del quotidiano da lui diretto, per quanto importante quanto può essere un ex direttore quale Ostellino, si consideri autorizzato ad attribuire patenti di ogni genere a chiunque abbia la (s)ventura di attirare la sua attenzione o di entrare in polemica con lui. Il Corriere della Sera, per interposto Ostellino, non deve dare patenti di esperto di diritto piuttosto che di economia o di qualsiasi altro ambito del sapere umano. Deve informare, nel senso più ampio e più nobile del termine. E farlo, magari, con una punta di modestia in più di quella che si può misurare leggendo ogni giorno il quotidiano e, servendosi degli indirizzi mail da loro stessi forniti, colloquiando di tanto in tanto con i giornalisti.
Che poi una rubrica intitolata “Il dubbio” contenga la celebrazione autoreferenziale di Piero Ostellino, che i dubbi li nutre sugli altri e dedica a se stesso una smisurata certezza, beh, mi pare poco adatto al Corriere della Sera.

mercoledì 8 agosto 2012

Portate pazienza, ancora su banche e banchieri...


Cominciamo con un piccolo tuffo nel futuro. Il Sole 24 Ore si occupa di alcune innovazioni tecnologiche alle quali sta lavorando Google. La società del più famoso motore di ricerca, infatti, percorre diverse strade per identificare nuove potenziali idee di business. Un articolo che vi suggerisco come lettura diversiva: http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-08-08/google-passi-avanti-lautomobile-130100.shtml?uuid=AbFEbPLG.
Cronaca.
Venendo ad argomenti più corposi, sempre dal 24 Ore, vi suggerisco alcuni articoli dedicati ai diversi aspetti “controversi” dell’azione dei maggiori gruppi bancari. Oggi l’attenzione è concentrata su quelli inglesi, ma non è che altrove siano poi tanto più, come dire?, scrupolosi.
Sono tre pezzi, ma lo sforzo di leggerli (ammesso sia tale) viene pienamente ricompensato:
Buona stampa.
Continuando in ambito finanziario, ancora dal Sole 24 Ore, un aggiornamento sulla saga dei Ligresti: questa volta ci viene spiegato come avrebbero agito per mantenere alto il valore del titolo Premafin, così da evitare il fallimento di Imco e Sinergia, le società attraverso le quali controllavano appunto Premafin e, attraverso questa, Fondiaria-Sai: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-08/come-facevano-ligresti-dopare-063554.shtml?uuid=AbdPQDLG&fromSearch.
Buona stampa.
Quasi in tema, ma, se mi passate il termine, salendo ai piani alti di questa storia di mediocrità e avidità, ecco l’intervista (meglio, il colloquio) del vicedirettore di Repubblica, Giannini, con Alberto Nagel, Amministratore Delegato di Mediobanca, quello, per intenderci, che ha firmato, solo per conoscenza, la lista della spesa della famiglia Ligresti (quella che io, scusate se mi ripeto, che sono stupido, non avrei mai firmato) http://www.repubblica.it/economia/2012/08/07/news/nagel_ligresti-40497400/?ref=search).
Stampa così e così. Perché non mi piacciono questi “colloqui”. Un giornalista fa interviste, non chiacchierate. Pone domande precise, magari con seconde e terze domande se l’intervistato sfugge o è reticente. E’ un modo un po’ arruffone, comune anche agli altri maggiori quotidiani italiani, di porsi di fronte agli interlocutori potenti. Questi colloqui, sbaglierò, non hanno il profumo del giornalismo di qualità, ma piuttosto una puzza poco gradevole, anche se, devo ammetterlo, qualcosa aggiungono alla nostra conoscenza di una vicenda.
Chiudiamo con un’immagine, che sono stato costretto a pubblicare da uno dei miei tre lettori. La pubblico così, senza spiegazioni, con la speranza di attenuare la sua soddisfazione.


lunedì 6 agosto 2012

Siccità


La fascia meridionale della provincia di Padova, come altre zone del paese, sta vivendo una delle stagioni di siccità peggiori degli ultimi decenni.
Le colture come mais, barbabietole e soia, che vengono seminate nel tardo inverno o in primavera, se non irrigate, produrranno anche il 70/80% in meno rispetto ad un’annata normale.
Oggi ho scattato alcune foto che, mi pare, hanno bisogno di ben pochi commenti.
Cominciamo con un campo di mais irrigato.


Un fagiano maschio, per lui ancora poche settimane di tranquillità, poi arriveranno i cacciatori.


La differenza tra una pannocchia quasi normale e una non sviluppata.



Campi non irrigati. Le fasce in cui si distinguono ancora alcune piante parzialmente verdi sono quelle in cui la natura del terreno ha consentito all'umidità di disperdersi più lentamente e, quindi, alle piante di sopravvivere più delle altre.



Un campo di barbabietole. Non c'è praticamente nulla da raccogliere.


Nel camminare accanto al mais non ho potuto fare a meno di ricordare un romanzo che, spero, molti di voi avranno letto: Furore (The Grapes of Wrath) di John Steinbeck. Forse il suo capolavoro, sicuramente uno dei libri che meglio descrivono la Grande Depressione e un evento particolare che, negli Stati Uniti, ne accentuò le conseguenze: la Dust Bowl, letteralmente conca di polvere, di cui potrete trovare ampie notizie su Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Dust_Bowl).
Chi di voi, oltre ad aver letto il romanzo, ha visto il film che ne trasse nel 1940 John Ford potrà ricordare le immagini iniziali, drammatiche, in cui veniva ricreato quel fenomeno naturale che fu all’origine di una delle maggiori ondate migratorie della storia degli Stati Uniti.
After early May, no more rain came to the red and gray country of Oklahoma. Soon the earth crusted and clouds of dust surrounded all moving objects. Midway through June, a few storm clouds teased the country but dropped very little rain. The wind became stronger and soon the dust hung in the air like fog. People were forced to tie handkerchiefs over their faces and wear goggles over their eyes.
When the wind stopped, the men and women came out to survey the damage to the fields. Everyone, even the children, was subdued. They were waiting for the reaction of the men, to see whether they would break. The men did not break, but began figuring how to deal with the ruined corn. The women resumed their housework and the children their play, for they knew as long as the men were okay, the family would be fine.
Queste sono alcune righe del libro, in cui Steinbeck descrive in maniera rapida, ma incredibilmente incisiva la Dust Bowl. Purtroppo il romanzo non è disponibile in versione elettronica gratuita, quindi, se non lo avete e (come vi consiglio caldamente di fare) volete leggerlo, non vi resta che comperarlo.
Anche del film non c’è molto on line. Ho trovato soltanto un trailer in inglese, peccato.

  
E, visto il tema di cui ho parlato, anche oggi non posso non concludere che con la musica. Due grandi artisti, infatti, si sono ispirati a Steinbeck.
Cominciamo dal caso più recente: Bruce Springsteen ha dedicato un album al protagonista di Furore, Tom Joad. Si intitola The ghost of Tom Joad, personaggio nel film interpretato da Henry Fonda. Questo è il primo brano del disco, che ha il medesimo titolo.


Anche Woody Guthrie, uno dei massimi cantori dell'America della Grande Depressione, aveva dedicato una canzone a Tom Joad.


domenica 5 agosto 2012

Uomini che ci arricchiscono


Il Corriere di oggi ospita un intervento di Fareed Zakaria, giornalista cittadino americano, ma nato in India da genitori musulmani, un esperto di politica con un curriculum impressionante (che potete trovare su wikipedia inglese a questo indirizzo: http://en.wikipedia.org/wiki/Fareed_Zakaria).
L’articolo non è disponibile al momento sul sito del Corriere, ma si può leggere su quello del Washington Post, il quotidiano americano che lo ha pubblicato per primo qualche giorno fa (http://www.washingtonpost.com/opinions/fareed-zakaria-capitalism-not-culture-drives-economies/2012/08/01/gJQAKtH9PX_story.html). Ovviamente è in inglese, ma proprio nella versione originale si apprezza la chiarezza dell’esposizione, la forma di una sostanza solida e molto interessante.
Buona stampa.
Anche noi abbiamo un gran numero di persone di grande cultura che scrivono sui giornali, eppure si fa fatica a trovare qualcuno che sappia esprimersi con la semplicità e la sintesi dei pezzi di Zakaria. E quando ciò accade, come, ad esempio, nel caso di Luigi Zingales o di Francesco Giavazzi, è difficile non pensare che entrambi hanno svolto una parte significativa della carriera negli Stati Uniti.
Nel mondo anglosassone, almeno nella maggior parte dei casi, manca quel compiacimento, tipico di alcuni nostri giornalisti o opinionisti, nell’usare termini complessi o tecnicismi di difficile comprensione per la maggior parte dei lettori. O la propensione a scrivere pezzi lunghi, in cui si affrontano argomenti anche poco connessi tra loro, quasi si trattasse di un saggio e non di un articolo di giornale.
Sia chiaro, non voglio dire che il nostro giornalismo sia peggiore di quello anglosassone, anzi. Mi pare, tuttavia, che anche nel modo in cui vengono realizzati i nostri quotidiani si manifestino alcuni nostri difetti ormai consolidati. Non faccio nomi, ma ne ho in mente parecchi.
Mi fermo qui, almeno per quel che riguardo stampa e notizie. Siccome è domenica, però, mi permetto di rubarvi qualche altro istante e vi suggerisco un meraviglioso brano musicale, un vero capolavoro di due straordinari suonatori di kora (http://it.wikipedia.org/wiki/Kora): Ballakè Sissoko e Tounami Diabatè, entrambi originari del Mali, un paese verso il quale, musicalmente, credo che l’occidente sia in debito, e non poco. Il brano s’intitola Kanou.


giovedì 2 agosto 2012

Nel frattempo, in quel di Milano...


Come anticipato questa mattina, parliamo un po’ del già Celeste. E del suo già avvocato. Salvatore Stivala, difensore di fiducia sino a martedì, ha rinunciato all’incarico. La notizia era stata già data dal Corriere in cartaceo questa mattina, con un articolo di Luigi Ferrarella (http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_agosto_2/ferrarella-formigoni-le-cene-di-dacco-2111275119290.shtml).
Cronaca. Niente voto.
Nessuno più di un indagato è libero di decidere da chi farsi difendere e in che modo, dunque niente da osservare sulla scelta di Formigoni. Ha il diritto di percorrere qualsiasi strada per dimostrare la propria innocenza e se il codice di procedura penale, che io non conosco, gli consente di rinviare l’incontro con la Procura di Milano, il già Celeste fa benissimo a non presentarsi adesso.
Devo ammettere, tuttavia, di essere un po’ sorpreso: solo pochi giorni orsono, infatti, Formigoni sosteneva di essere ben lieto di incontrare i magistrati. Non mi affido alla memoria, anche se funziona ancora discretamente. Vi faccio vedere un video in cui il già Celeste lo dice espressamente.
Che poi il video sia tratto dal canale tv del Fatto Quotidiano, non importa. Sono senz’altro un po’ faziosi, ma non penso che si spingano sino ad alterare le registrazioni delle conferenze stampa.
Buona visione.


E, sempre per rispettare gli impegni, torniamo anche alla vicenda dei Ligresti, che si è fatta piuttosto torbida con il foglio firmato dall’Amministratore Delegato di Mediobanca Nagel. Ho letto parecchio sulla questione, che oggi ha molto spazio sulla stampa nazionale, ma non riesco a vederci chiaro. Quel che è fuori di dubbio, come ho già scritto in passato, è che a Ligresti, grazie alla lunga frequentazione dei cosiddetti salotti buoni, non mancano gli argomenti per esercitare qualche pressione su altri occupanti dei medesimi cosiddetti salotti buoni.
Francamente resto un po’ basito nello scoprire che l’Amministratore Delegato della principale banca d’affari italiana, l’uomo che guida la società che, nel bene e nel male, costituisce ancora un fulcro essenziale della finanza, dell’industria e della stampa del paese, insomma, mi par proprio strano che Nagel abbia pensato bene di firmare un pezzo di carta nel quale i Ligresti indicavano le cosucce con cui volevano essere ricompensati per togliere il disturbo.
Io, che sono un povero scemo, quella firma mi sarei ben guardato dal farla. Anche solo per presa conoscenza…
Non voglio appesantire il post. La fine della storia è ancora da scrivere. Intanto, se volete conoscerla meglio, vi suggerisco il Sole 24 Ore, che dedica molte pagine alla vicenda. Vi do un link dal quale poi vi potrete spostare agli altri articoli: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-01/nagel-ligresti-181910.shtml?uuid=Ab4J1tHG&fromSearch.
Buona stampa.

Il giorno di Draghi. Semplicemente Mario o San Mario Salvatore?


Oggi Mario Draghi è atteso alla prova. Questa mattina si riunisce il comitato direttivo della Banca Centrale Europea e, alle 14:30, il Presidente illustrerà alla stampa l’esito della riunione. Non sarà una giornata che scivolerà via senza lasciare traccia. Se avete voglia di prepararvi adeguatamente all’evento, vi suggerisco di leggere un articolo di Bloomberg che fornisce un quadro esauriente della situazione e spiega bene come, quasi certamente, oggi si vedrà se Draghi è un semplice Mario o San Mario Salvatore.
Buona stampa.
Non possiamo far altro che attendere. E, se siamo superstiziosi, ricorrere ai nostri scongiuri preferiti.
Venendo a fatti più strettamente italiani, vi anticipo che, se avrò tempo, più tardi ci diletteremo (si fa per dire) con le novità sul caso Ligresti-FonSai e sul caso Formigoni.
Per adesso, eccovi una vignetta di Giannelli che, mi auguro, vi indurrà al sorriso. Niente di meglio per iniziare una giornata che potrebbe chiudersi con una burrasca o spegnersi in un limpido e ben augurale tramonto senza nubi: http://www.corriere.it/foto_del_giorno/home/index_20120802.shtml.

mercoledì 1 agosto 2012

Una scheggia qua, una fenditura là 2


Sempre sul tema e quasi in tempo reale:
Alla fine salterà fuori che è colpa di John Smith e di Linda Brown, che ovviamente saranno stati licenziati e avranno restituito i bonus. Il Chairman e il CEO, ossia quelli che comandano, saranno ancora al loro posto e avranno in cassa i loro bonus.
Shine on Vegas and Wall Street. Place your bet.
E’ un verso di Shine di Joni Mitchell, che vi avevo consigliato di ascoltare domenica.
I mercati finanziari sono indispensabili, ma è indispensabile anche che qualcuno faccia finalmente un po' d'ordine.

Una scheggia qua, una fenditura là


Riprendo e amplio l’argomento del post di ieri mattina, quello in cui vi ho suggerito di leggere il pezzo del mio concittadino Zingales.
Nel mercato finanziario si colgono segnali un po’ sorprendenti, indice di come, a forza di scandali e di operazioni non sempre cristalline, quello che un tempo pareva un monolite impossibile da scalfire oggi mostra qualche piccola scalfitura, se non vere crepe.
Le grandi istituzioni finanziarie mondiali, che sino a pochi mesi orsono si opponevano all’unisono alle ventilate norme volte a incrementare i controlli sul loro operato, oggi si muovono un po' meno compatte e persino coloro che, in qualche misura, possono essere considerati gli artefici della nascita dei colossi del credito attivi in tutti i settori (banca commerciale, banca d’investimento, assicurazioni, broker di borsa, ecc), manifestano pubblicamente dubbi sulla validità del modello di banca da loro stessi sviluppato.
Ecco quindi che, negli Stati Uniti, le parole di Sandy Weill, ideatore della crescita di Citigroup e della sua trasformazione in una “banca universale” (per saperne di più potete leggere questo articolo di Forbes: http://www.forbes.com/sites/stevedenning/2012/07/25/rethinking-capitalism-sandy-weill-says-bring-back-glass-steagall/) stanno favorendo una riflessione sugli effetti dell’abolizione, avvenuta nel 1999, del Banking Act del 1933 (noto come Glass-Steagall Act dal nome dei due parlamentari che lo avevano proposto).
Ne riferisce brevemente anche Marco Valsania, sul 24 Ore di oggi (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-01/focus-spezzatino-064253.shtml?uuid=Ab6uYWHG&fromSearch), ma di questo argomento sentiremo parlare ancora, credo anche in conseguenza delle osservazioni di Zingales, professore a Chicago, nell’Università dove insegnò Friedman, che certo non era un fautore dell’intervento dello Stato nell’economia e della regolamentazione dei mercati. E questo non è un caso.
Sempre Valsania dà conto, in un articolo più corposo, della possibilità che un altro mercato sia stato oggetto di manipolazione, quello delle obbligazioni delle amministrazioni locali americane: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-08-01/sotto-inchiesta-bond-municipali-064241.shtml?uuid=AbBqYWHG&fromSearch.
E anche il fronte delle azioni legali fornisce motivo di riflessione. Dopo la piccola banca di New York che ha deciso di far causa a quelle grandi coinvolte nell’aggiustamento dei tassi interbancari, oggi leggiamo che UBS, la più grande dei due colossi svizzeri, farà causa al Nasdaq, la cosiddetta “borsa tecnologica” di New York, per i danni subiti in seguito al malfunzionamento dei sistemi di negoziazione sul titolo Facebook nel primo giorno di quotazione. Vi segnalo un breve articolo del 24 Ore che spiega la vicenda in modo più esauriente: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-08-01/boomerang-facebook-064029.shtml?uuid=AbZrXWHG&fromSearch.
Buona stampa. E' un giudizio collettivo.
Insomma, segni di qualche fessura che si è aperta nel monolite. Che poi, da questo, possa derivare un migliore funzionamento dei mercati e un maggiore controllo che impedisca il ripetersi di vicende che hanno originato, almeno in parte, la crisi finanziaria che stiamo vivendo, non mi sentirei di scommetterci. Da una parte dell’Atlantico abbiamo Obama alle prese con una rielezione tutt’altro che agevole e già abbastanza malvisto da Wall Street (che non scuce nemmeno una frazione dei finanziamenti di quattro anni fa). Dall’altra abbiamo l’Unione Europea che conosciamo, incerta e disunita. Sarà, dunque, piuttosto difficile vedere interventi rapidi e incisivi imposti dai governi.
Eppure ce n’è davvero bisogno, come, assai meglio delle mie, spiegano le parole pronunciate da Mario Draghi a Londra la scorsa settimana. Se avete voglia di leggere, in inglese, il sito LaVoce.info vi offre la possibilità di scoprire che cosa ha effettivamente detto San Mario Salvatore: http://www.lavoce.info/binary/la_voce/documenti/Discorso_di_Mario_Draghi_al_Global_Investment_Conference.1343380245.pdf.