domenica 27 settembre 2015

Un problema di sistema?

Non posso fare a meno di occuparmi ancora della vicenda del gruppo Volkswagen, le cui dimensioni rischiano di creare all’azienda problemi tali da richiedere al nuovo management capacità senz’altro eccezionali.
Sono numerosi i Paesi nei quali la casa tedesca ha fermato la vendita dei modelli coinvolti nello scandalo delle centraline. In qualche caso la decisione è stata imposta dalle autorità, altre volte (come in Italia) si è trattato di una scelta autonoma di Volkswagen. Ecco un articolo tra i tanti, preso da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/volkswagen-blocca-vendite-italia-1175998.html.
Cronaca. Detto degli ultimi sviluppi, mi sembra assai più interessante riflettere sui significati più profondi di questa storia.
Su The Guardian di oggi l’economista Will Hutton va oltre il fatto in sé per analizzare i meccanismi che lo hanno consentito e sulle carenze sistemiche che tale analisi consente di evidenziare. Ecco il collegamento: http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/sep/27/volkswagen-capitalism-morality.
Buona stampa. Hutton indica chiaramente interventi da realizzare nelle aziende e altri che dovrebbero interessare gli organi di controllo pubblico, ma sottolinea anche la necessità di cambiare la cultura sia dei dirigenti aziendali che delle loro controparti sindacali e politiche.
Non so quanto sia facile che questo accada: a livello internazionale si è fatto molto poco, ad esempio, per eliminare definitivamente le condizioni che hanno permesso lo scatenarsi della crisi finanziaria esplosa con la bancarotta di Lehman Brothers. Le resistenze al cambiamento sono profonde, in tutti gli ambiti, per ragioni che vanno, tanto per citarne due, dalla convenienza economica ai vantaggi politici. Vedremo se le centraline "taroccate" saranno capaci di mettere in moto un processo di rinnovamento più efficace di quello indotto dai danni dell'ingegneria finanziaria, che ancora, nonostante gli impegni dei governi e delle istituzioni sovranazionali, è all'opera ovunque.
Restando in tema, il conto di questa storia potrebbe essere molto pesante anche per il nostro Paese, come già avevo osservato venerdì. Le industrie italiane di componentistica generano vendite a Volkswagen per oltre 1,5 miliardi di euro l’anno. Le esportazioni italiane verso il settore automobilistico tedesco sfiorano i 6 miliardi di euro l’anno. Se, come da più parti viene previsto, le vendite di auto Made in Germany si contrarranno decisamente non soltanto negli Stati Uniti, gli effetti si diffonderanno anche al nostro sistema produttivo. Si tratta di numeri che possono incidere, e parecchio, sulla crescita del PIL italiano, già piuttosto incerta perché fondata su misure che potrebbero anche non essere approvate dalla Commissione europea.
Cambiando radicalmente argomento, vi propongo Massimo Gramellini, il cui Buongiorno di ieri è dedicato a un fatto di cui non ho trovato notizia altrove: http://www.lastampa.it/2015/09/26/cultura/opinioni/buongiorno/la-selezione-della-razza-INoPTYKXvL6nfeSMCsRGVO/pagina.html.
Buona stampa. Gramellini è bravo, come di consueto, ma questa volta mi pare eccedere con la gentilezza. Gente come gli autori di un gesto così insensato e crudele merita ben altre parole. E’ ripugnante e intollerabile che, nel 2015, vi siano persone capaci di un simile comportamento in un Paese dal quale sono venuti contributi fondamentali all’edificazione della nostra civiltà e della nostra cultura. Persone che dimostrano, purtroppo, che non è necessario allontanarsi dall’Europa per imbattersi nell’integralismo, alla base del quale, ovunque, ci sono ignoranza e imbecillità.
Mentre scrivevo, oggi ho ascoltato una radio via internet: jazz24.org. L’ultimo brano che hanno trasmesso è My Funny Valentine, eseguita da Miles Davis. Non posso evitare di proporvelo.


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