giovedì 29 novembre 2012

Sempre a proposito di gratitudine


Cominciamo con una gratificazione alla mia vanità, ma non solo: i miei tre lettori sanno che mi piace farmi dare ragione da persone ben più intelligenti e preparate di me. Ecco, dunque, dal Corriere della Sera di oggi, un articolo in cui Michele Ainis valuta l’operato del Parlamento negli ultimi mesi: http://www.corriere.it/opinioni/12_novembre_29/ainis-fantasia-legislativa-camere_4898f3f2-39fc-11e2-8e20-34fd72ebaa93.shtml.
Buona stampa. L’argomento è lo stesso del mio post di ieri: Ainis usa il fioretto, io ho usato la mannaia. Lui è professore universitario, io mi considero un contadino. Questo, però, importa poco, conta, invece, che non si riesca a promulgare norme di cui abbiamo bisogno. L’orologio, perciò, se lo comprano, non lo paghiamo noi…
Sempre sul Corriere della Sera di oggi c’è un’intervista a Giancarlo Galan di Alessandro Trocino, che, purtroppo, non è disponibile on line. Riporto il titolo, che, ovviamente, si riferisce alle ipotizzate elezioni primarie del Pdl: “E’ giusto farle saltare si ruota attorno a Silvio”.
E qui bisogna ricordarsi chi è questo "autorevole" esponente del Pdl. Galan è stato per 15 (QUINDICI) anni presidente della Regione Veneto.
Durante il suo mandato, probabilmente troppo breve per questo, il Veneto non è riuscito a darsi uno Statuto.
Nel frattempo, però, ha acquistato una propria sede a Bruxelles. Sì, una sede in cui, oltre agli uffici della “ambasciata”, c’è anche un’area destinata a ospitare il Presidente della Regione nei suoi soggiorni nella capitale belga, evitandogli così il disagio di dover chiedere alla segretaria di prenotare l’albergo.
Sempre nel periodo di tempo in cui lo Statuto non veniva promulgato e si comprava la sede di rappresentanza a Bruxelles, la Regione Veneto ha dato particolare impulso alla propria società finanziaria, Veneto Sviluppo. Tra le partecipazioni di Veneto Sviluppo c’era e c’è Cosecon, ribattezzata Attiva (http://www.attivaspa.com/), società che ha tra i propri soci parecchi comuni della Bassa veneta, artefice della realizzazione di numerose aree industriali e artigianali, in parte inutilizzate, che credo non goda di buona salute. Non scrivo parole diverse perché, sebbene sia posseduta soprattutto da enti pubblici, Attiva non rende disponibile il bilancio sul proprio sito, quindi preferisco essere prudente. Scommetterei, però, che, se esistesse, neppure un’ipotetica ottima agenzia di valutazione del credito attribuirebbe ad Attiva una delle prime due lettere dell’alfabeto. E forse neppure la terza…
Mi fermo qui, ma potrei parlare anche di altro. In sintesi, la mia personale opinione, ripeto OPINIONE, è che mi pare difficile entusiasmarsi per quanto fatto da Galan come Presidente del Veneto.
Successivamente, quando i calcoli di Berlusconi hanno destinato Zaia a sostituire Galan alla Regione Veneto, Galan ha sostituito Zaia, diventando Ministro dell’Agricoltura. Giusto per pochi mesi, perché poi Berlusconi ha rifatto i conti e ha deciso che al Ministero dell’Agricoltura doveva metterci Saverio Romano. Galan, quindi, ha fatto le valigie e le ha portate al Ministero dei Beni Culturali, prendendo il posto di Sandro Bondi.
Del periodo trascorso in questo dicastero da Galan, direi che possiamo ricordare soprattutto due momenti, nessuno dei due propriamente encomiabile.
Il primo ricordo l’affido a Fabrizio Roncone, del Corriere della Sera. Un'intervista a Giustina Destro, già sindaco di Padova e allora deputato del Pdl, che risale al settembre dello scorso anno: http://www.corriere.it/politica/11_settembre_12/roncone-galan-destro_ed79926a-dd1d-11e0-a93b-4b623cb85681.shtml.
Buona stampa. Questo è il Roncone che apprezzo.
Il secondo al Mastino mite, ossia a Gian Antonio Stella, in un articolo, sempre dal Corriere, di quasi due mesi fa: http://www.corriere.it/cronache/12_ottobre_08/quel-saccheggio-continuo-predatore-libri-gian-antonio-stella_081d7b72-110c-11e2-b61f-b7b290547c92.shtml.
Buona stampa.
No. Aggiungiamo, per completare il ritratto, anche questo pezzo del 2011 dal Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/15/galan-nomine-last-minute-talk-marzullo-alle-commissioni-ministeriali-cinema/170841/.
Buona stampa.
Che Galan voglia restare ancora un po’ sul proscenio, posso anche capirlo. Perché il Corriere lo aiuti, francamente, lo capisco meno. Non si dia più spazio a certi personaggi.
Visto che la sua gratitudine per Berlusconi e dell’Utri è così grande, Galan chieda a loro di mantenerlo. Gli italiani hanno già dato.

mercoledì 28 novembre 2012

A chi non siamo grati


Mi dispiace per voi, ma non posso fare a meno di tornare sul tema, credo a noi tutti nient’affatto gradito, del funzionamento del nostro sistema politico.
La notizia del giorno la prendo dal Sole 24 Ore, precisamente da un articolo di Marco Mobili: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-28/delega-fiscale-binario-morto-063742.shtml?uuid=Abv0s36G&fromSearch.
Buona stampa. Anche se si tratta di cronaca.
Il commento, che già dal titolo dice tutto e che prendo sempre dall’edizione odierna del 24 Ore, è firmato da Fabrizio Forquet: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-28/schiaffo-paese-063603.shtml?uuid=AbLMs36G.
Buona stampa. Soprattutto per come evidenzia il contrasto tra l’operato del Governo, che io ho spesso criticato (a ragione, scusate la modestia) per il poco coraggio e la poca incisività, e la totale mancanza di senso di responsabilità del Parlamento, che rivela giorno dopo giorno la pessima qualità dei suoi componenti. E anche dei suoi presidenti, perché se Schifani e Fini avessero la caratura degli uomini di Stato (e, ovviamente, non l’hanno) si sarebbero dimessi da tempo piuttosto che restare a presiedere un pugno di personaggi, in gran parte inqualificabili, che, anche in un momento drammatico come quello che vive l’Italia, antepongono i loro (o degli amici) meschini interessi a quelli degli italiani e, indifferenti a quanto denaro ricevono dai loro concittadini, non solo lavorano poco o nulla, ma quando si presentano in aula affossano i risultati prodotti in un anno dal Governo, pochi, ma certamente maggiori di quelli prodotti dal Parlamento in oltre tre anni di legislatura prima che a Palazzo Chigi arrivasse Monti. E potrei anche dire in tutte le ultime quattro legislature...
Che poi tutto questo avvenga, prevalentemente, per assecondare il protagonismo velleitario e patologico di un tizio piuttosto decrepito, il cui aspetto farebbe apparire affascinante anche il ritratto di Dorian Gray, beh, francamente, non lo si può tollerare.
Abbiamo già dato anche troppo alla smisurata e grottesca e immotivata autostima di Berlusconi e, soprattutto, agli orizzonti piuttosto ristretti, e poco orientati al bene comune, del suo agire politico.
Il paese è inchiodato da quasi vent’anni perché lui ha deciso di dedicarsi alla politica principalmente per far fronte a questioni che, con la vita degli italiani, avevano poco, anzi nulla a che fare. La colpa, però non è soltanto sua.
A Berlusconi e ai suoi oppositori possiamo sicuramente addebitare il fatto che non si sono realizzate le riforme che avrebbero permesso al paese di affrontare con maggiore serenità la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007.
Quando sento Bersani sostenere che lui è in grado di “rinnovare”, onestamente, posso soltanto scrollare incredulo la testa. Bersani, come gran parte di quelli che lo sostengono all’interno del suo partito, è uno dei politici che dovrebbero stare sul banco degli imputati di un ipotetico processo intentato dagli italiani a coloro che li hanno, si fa per dire, amministrati negli ultimi vent’anni.
Adesso che ci penso… non sarebbe male modificare il progetto di Rutelli e Viespoli di cui ho parlato (il peggio possibile come meritava) qualche giorno fa… Anziché una piccola assemblea costituente, un severo tribunale speciale per i danni causati dalla classe politica al paese… sognare si può, almeno nel proprio blog.
Passando alle cose belle, un brano musicale. Da un po’ di tempo trascuro la cosiddetta “Musica Classica” e, siccome oggi ricorre l’anniversario della prima esecuzione pubblica del 3° Concerto per pianoforte di Sergej Rachmaninov (non è cultura sedimentata, l’ho appreso ascoltando Radio3 della Rai oggi: http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-040c7474-91ca-4de4-b086-5e321557dcc6.html), sfrutto l’occasione.
Ecco l’esecuzione del 1° movimento del 3° Concerto registrata, nel 1939, da Rachmaninov stesso.


sabato 24 novembre 2012

A chi sono grato


Ieri molti giornali hanno riferito di un provvedimento presentato in Commissione Affari costituzionali del Senato. Per il Corriere della Sera se n’era occupato il Mastino truce, ossia Sergio Rizzo (http://archiviostorico.corriere.it/2012/novembre/23/Quelle_poltrone_piu_per_tagliare_co_0_20121123_99abb5c0-3535-11e2-9c0a-4e4f54f7c83e.shtml).
Buona stampa. Pessimo provvedimento, ovviamente. Come già saprete, gli estensori dello stesso sono niente meno che due campioni del calibro di Rutelli e Viespoli, vere eccellenze nella selezione dei tesorieri di partito (nel primo caso) e nel passaggio da uno schieramento all’altro (sia nel primo sia nel secondo caso, e più veloci dei tergicristalli a velocità massima). Io sono consapevole e convinto che la coerenza non possa essere una condanna a vita, ma ci dovrebbe essere un limite all’incoerenza, o meglio, allo squallido opportunismo, perché di questo penso si tratti. Puro e semplice opportunismo, nient’altro può spiegare un atteggiamento che definire molto ondivago sarebbe quantomeno riduttivo.
Oggi il Corriere ospita una lunga lettera dei due preziosi legislatori, nella quale, com’è costume per i più eminenti tra i nostri eccellenti politici (boom), sempre pronti ad accogliere le critiche e a considerare l’opinione della stampa e dei cittadini (doppio boom), Rutelli e Viespoli hanno difeso il loro provvedimento lasciando intendere che le considerazioni di Rizzo fossero infondate. Purtroppo non è possibile farvela leggere, perché non la trovo nell’edizione on line del quotidiano milanese. Credetemi sulla parola: meglio per voi. A me… vorrei dirlo con eleganza… ancora girano.
Basta scherzare! Questo è un tema maledettamente serio.
Da anni, ormai, il sistema politico in questo paese ha non solo rinunciato alle proprie funzioni (una situazione che, generalmente in misura minore, si è verificata anche altrove e che, ad esempio, spiega almeno in parte il velleitarismo della Ue e la sua mancanza d’influenza a livello mondiale), ma anche e soprattutto si è insediato come una parassita insaziabile in tutti i nodi vitali, drenando una quantità di risorse enormi. E non c’è la minima intenzione da parte di nessun partito di cambiare realmente le cose.
Da anni, ormai, e anche questa è una condizione non soltanto italiana, ma pure in questo caso da noi il problema è assai più grave, moltissimi membri della pubblica amministrazione di tutti i livelli, sia quello centrale sia quelli locali, ignorano le reali esigenze del paese e della popolazione. La loro fondamentale, forse unica reale preoccupazione è garantire la propria sopravvivenza e il proprio benessere, restando indifferenti a come, nel frattempo, la loro incuria e la loro ricerca di vantaggi si traduca in deterioramento nelle condizioni di vita degli italiani (parliamo di sicurezza, di giustizia, di potere d’acquisto, di prospettive per il futuro, di rapporto tra cittadino e amministrazioni dello stato, e così via).
Si è creata una saldatura dalle conseguenze drammatiche tra gli interessi della classe politica, in larga parte inetta e avida, e l’astuzia opportunistica della burocrazia pubblica, pronta a sfruttare l’ignoranza e il disinteresse di ministri, presidenti di regione, sindaci per organizzare la parodia di uno stato moderno ed efficiente e per diffondere nei pubblici dipendenti la convinzione di essere i referenti di se stessi.
Per restare nell’attualità della cronaca odierna, ecco due notizie dal Corriere, secondo me entrambe di tale gravità da dover indurre il Presidente del Consiglio Monti a dimostrare di essere davvero diverso da quelli che lo hanno preceduto a Palazzo Chigi negli ultimi due o tre decenni: http://www.corriere.it/politica/12_novembre_24/ministero-giustizia-tribunali-scrivere-mano_a1200924-3647-11e2-bfd1-d22e58b0f7cd.shtml e http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_novembre_24/mantova-poliziotti-picchiatori-pestaggio-autostrada-2112858284657.shtml.
Buona stampa. Il nostro, anzi, il loro, è uno Stato ormai in evidente agonia, divorato dalla malattia in ogni suo organo. E anche un uomo che ritengo onesto e serio come Monti, purtroppo, dimostra di non potere nulla contro questo stato di cose, contro quest’alleanza sordida tra pessima politica e mediocre pubblica amministrazione, alleanza assai ben rappresentata anche nell’attuale governo.
Tra le prime regole sviluppate dai primi studiosi di economia vi è quella secondo la quale la moneta cattiva scaccia quella buona.
Fin da quando ne sentii parlare dal mio eccellente professore di Storia e Filosofia del Liceo, ho pensato che la regola non valesse soltanto per le monete, ma anche per molte attività o abitudini umane.
Di certo vale in Italia per gran parte degli uomini politici e per gran parte dei dipendenti pubblici.
Se non si spezzeranno questo legame e questo circolo vizioso tra politica e pubblica amministrazione, nel futuro dell’Italia ci potrà soltanto essere un declino ancor più rapido e drammatico di quello cui assistiamo oggi.
Io non credo che vi assisterò da qui. Ne ho abbastanza. Un individuo ha il diritto di vivere in una nazione nella quale il patto tra cittadino e stato viene rispettato. Da noi non soltanto non viene rispettato da anni, ma se n’è persa la conoscenza là dove, al contrario, lo si dovrebbe conoscere e rinnovare quotidianamente con solenne liturgia.
Io mi sto dando da fare per assistere da altrove al dissolversi dell’Italia come nazione civile.
Che siano siano le Alpi viste da nord o i ghiacciai affacciati su mari prossimi all’Antartide, forse continuerò a tediarvi guardando quei panorami.
E a farmi perdonare con qualche nota degna di essere ascoltata assai più di quanto le mie parole siano degne di essere lette.
Toronto è una bella città, molto bella, come tutte quelle che possono contare su grandi specchi d’acqua, siano essi mari, baie, lagune, grandi fiumi o laghi. La più grande e più cosmopolita tra le metropoli canadesi gode di un pessimo clima (in senso atmosferico: gelida e nevosa in inverno, calda e afosa in estate come e più che da noi), ma è molto fertile culturalmente e ha avuto il merito, già da molti anni, di ospitare concerti indimenticabili e, grazie ai dischi, indimenticati.
Un vero santuario della musica in generale, e del jazz in particolare, è la Massey Hall (http://en.wikipedia.org/wiki/Massey_Hall). Qui venne registrato Jazz at Massey Hall, album fondamentale della storia del jazz (http://en.wikipedia.org/wiki/Jazz_at_Massey_Hall), nel quale confluirono le esperienze e le geniali intuizioni di cinque straordinari personaggi: Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Charles Mingus e Max Roach, come dire buona parte dell’Olimpo del jazz.
Da questo stupendo album, di cui possiedo una versione in vinile acquistata a Londra in un negozio di dischi usati nei primi anni 70, ormai quasi inservibile, e di cui non ho voluto acquistare la versione CD, scelgo un brano di Dizzy Gillespie: A Night in Tunisia. L’audio non è gran che, ma questa è la STORIA del jazz.


Saltando ad altro genere, ma siamo sempre nell’ambito dei concerti importanti, a Toronto The Who registrarono nel Maple Leafs Gardens un doppio album nel 1982, Live in Toronto. Il brano che ho scelto per voi è Baba O’Riley, un salto formidabile, ma amare la musica, credo, vuol dire anche questo.


A Toronto, nel 1978, nello stadio dei Blue Jays, ho ascoltato The Eagles. Era agosto, il caldo afoso insopportabile e ci trovavamo in un’arena all’aperto.
Non ho trovato traccia di quell’evento su YouTube, ma penso vi piacerà ascoltare Best of My Love.


Uno dei ricordi più nitidi del concerto del 78, oltre a quello della musica ovviamente, era l’odore di marijuana e di hashish che, per me che non apprezzavo e non apprezzo né l’una né l’altro, era veramente insopportabile. Un odore che mi sono portato addosso per qualche giorno, nonostante le docce quotidiane. Oggi è soltanto un ricordo molto bello, di cui, come per molti altri, sono profondamente grato a mio padre, che mi ha permesso di vivere esperienze che tanti della mia generazione hanno potuto soltanto sognare.
Domani avrebbe compiuto ottantaquattro anni ed è morto da poco più di quindici. Troppo presto.

mercoledì 21 novembre 2012

Boyd Lee Dunlop


Su cosa si fonda il futuro di un paese? Che cosa può indurre i cittadini di una nazione a sperare che avranno un domani migliore di quello che potevano augurarsi i loro genitori e a sperare di dare ai propri figli un domani migliore di quello che i loro genitori sono riusciti a garantire loro?
La risposta, credo, è banale. Il futuro di un paese non lo costruiscono i giovani. I giovani lo devono, eventualmente, portare a compimento. Realizzare le fondamenta, infatti, è, via via, compito delle generazioni più vecchie.
Con egoistico sollievo, in quanto non genitore, osservo la cosa un po’ da distante. Come amico di tanti genitori alle prese con problemi pratici e di coscienza, posso soltanto sentirmi profondamente solidale con loro.
Come parte di una generazione (o di una e mezza, poco importa), temo il giudizio che ci riserveranno gli storici del prossimo secolo.
Lo spazio di un post, ma più ancora i miei mezzi culturali e intellettuali, impediscono di approfondire questa valutazione. Sospetto, tuttavia, che la mia generazione sarà giudicata male da chi ha gli strumenti per farlo.
In tempi un po’ diversi, con effetti un po’ diversi, nei paesi che un tempo venivano considerati più avanzati, senza eccezioni, si sono andate smantellando le colonne portanti del progresso sociale e della convivenza civile.
Ha preso il sopravvento, qui più, là meno, ovunque troppo, la politica intesa come mezzo per raggiungere obiettivi personali e non collettivi. E questo, qui più, là meno, ovunque troppo, ha consentito alle burocrazie di prosperare, virus che sta insidiando la sopravvivenza di molti paesi e di molte organizzazioni sovrannazionali.
Restando in Italia, vi propongo un articolo dal 24 Ore di oggi, che illustra, direi in modo che lascia sgomenti, le qualità (si fa giusto per dire) della burocrazia italiana: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-21/flop-cedolare-secca-affitti-191056.shtml?uuid=Abngy84G.
Buona stampa. La signora in questione parla della vicenda come se fosse nella posizione del sottoscritto, ossia un testimone. Non è così, purtroppo per lei, lei fa parte di quelli che hanno sbagliato i conti e scritto male le norme.
Chiudo con un altro riconoscimento a uno dei miei tre lettori. Mi ha segnalato un video di un pianista sconosciuto a me, ma, credo, anche alla maggior parte degli amanti del jazz.
Il mio orecchio si è abituato a suoni e armonie diverse, ma Boyd Lee Dunlop mi ha conquistato, più per la storia personale (http://en.wikipedia.org/wiki/Boyd_Lee_Dunlop), che per la sua piacevole musica non proprio attuale. Quest’uomo ha suonato il piano per quasi ottanta anni, quasi esclusivamente nei locali attorno alla sua città, incidendo soltanto due dischi, l’ultimo, quello che lo ha infine fatto conoscere un po’ di più, l’anno scorso.
Che dire? Grande Boyd Lee Dunlop!


lunedì 19 novembre 2012

Appena al di là del mare


Sono abbonato da molti anni al servizio Breaking News della CNN, grazie al quale ricevo e-mail contenenti notizie che la rete americana giudica particolarmente rilevanti. Questo vuol dire che, in moltissimi casi, si tratta di eventi importanti per gli Stati Uniti e scarsamente significativi per gli altri cittadini del mondo. A parte il fatto che mi permette di conoscere i risultati di NBA e Major League, i fatti “grossi” arrivano, e anche in fretta. Insomma, è un canale che mi va bene conservare.
Oggi ho ricevuto un testo che mi ha colpito e sul quale ho cercato ulteriori informazioni. C’è poco in rete, salvo (e ci mancherebbe!) un articolo, abbastanza breve, sul sito della CNN: http://politicalticker.blogs.cnn.com/2012/11/19/cnn-poll-57-of-americans-say-israeli-attacks-in-gaza-are-justified/?iref=storysearch.
Buona stampa. Difficile pensare che con un simile consenso tra i cittadini del principale alleato, il Primo Ministro israeliano si farà problemi a continuare o incrementare l’uso della forza per chiudere i conti con Hamas. Ammesso che a Netanyahu interessi qualcosa delle opinioni degli americani piuttosto che dei russi, dei cinesi piuttosto che dei turchi. Di quelle di noi europei, ovviamente, si cura ancor meno e ha ben ragione per farlo, visto che l’Europa è, sul piano della politica internazionale, un nanetto del tutto privo di autorevolezza e di rilevanza.
Per il Primo Ministro di Israele conta soltanto la sicurezza di Israele, intesa alla sua maniera, naturalmente. Così come, dall’altra parte, conta soltanto la distruzione di Israele. In realtà, forse, anzi, di certo, i due concetti sono diversi, ma io non ho certo la stazza per navigare in questo mare.
Non credo che si potrà mai arrivare a una composizione. Vuoi per la fermezza con cui le due parti in campo fanno prosperare l’odio reciproco. Vuoi per l’opportunismo con cui molti paesi cercano di trarre vantaggio dal conflitto. Vuoi per la presenza, da una parte come dall’altra, di una componente di fanatismo religioso e di integralismo che esaspera, anziché attenuare, le spinte a questa inesauribile e inesorabile ostilità.
Io penso alle vittime innocenti, così tante, da tanti anni e da tutte e due le parti. E non riesco a essere ottimista.
Terence Blanchard è un trombettista e compositore nato a New Orleans (http://en.wikipedia.org/wiki/Terence_Blanchard). Nel 2007 ha pubblicato un album che a me piace moltissimo, intitolato A Tale of God's Will (A Requiem for Katrina). Come dice il titolo, si tratta di musiche ispirate alla tragedia dell’uragano che devastò gran parte degli stati meridionali degli U.S.A., in particolare la Louisiana. Niente di allegro, però neppure niente angosciante. Non musica facile facile, ma questo è quello che piace a me (insieme a tanto altro!)… Il brano si intotola Levees.


domenica 18 novembre 2012

Anche di questi due non abbiamo bisogno. Lei, invece...


Oggi riparliamo (molto rapidamente, lo prometto) di Rutelli, giusto perché è uno dei politici che, con una votazione segreta in Commissione Giustizia (sic) del Senato, ha reintrodotto il carcere per i giornalisti. Lascio alla parole di Aldo Grasso, dal Corriere della Sera di oggi, il compito di mettere una pietra sopra di lui: http://www.corriere.it/politica/12_novembre_18/rutelli-risentimento-reato-diffamazione_efaea6ae-3151-11e2-b54b-5890948d86c8.shtml.
Buona stampa. Rutelli mi sembra intenzionato a confrontarsi con Formigoni sul terreno dell’antipatia, dell’arroganza e della nocività per gli italiani. E’ in politica da sempre: si togliesse dai piedi! Nessuno sentirà la sua mancanza.
E per restare nel campo dei campioni della classe politica italiana, vi propongo, in ritardo, il Gramellini di ieri, semplicemente perfetto:
Buona stampa. Nemmeno una parola in più: c’è tutto, compresa la critica a Monti che, sul punto del controllo della spesa, onestamente, ha poco da vantarsi.
Lasciamo perdere… tempo di musica. Uno dei miei tre lettori, che ha capito che basta lusingarmi per ottenere un immediato riconoscimento, ha apprezzato gli ascolti di Joni Mitchell che vi ho proposto in passato.
Nel giugno del 1979, con l’uscita di Mingus, splendido album dedicato al grande (in tutti sensi) bassista jazz, si può considerare compiuto il percorso che aveva portato Joni Mitchell a fondere nella propria musica esperienze di varia matrice, ottenendo, a mio modesto parere, risultati eccellenti.
Sempre nel 1979, proprio per celebrare l’uscita del nuovo album, Joni Mitchell andò in tournee negli Stati Uniti. Anche la formazione che l’accompagnava allora era espressione della ricerca di sonorità diverse da quelle proprie del primo periodo d’attività della cantante canadese.
Con lei sul palco, infatti, c’erano: Michael Brecker ai sassofoni (un altro musicista di cui piangiamo una morte prematura), Jaco Pastorius al basso (anche lui morto molto giovane), Pat Metheny alla chitarra, Lyle Mays alle tastiere (successivamente colonna del Pat Metheny Group), Don Alias alla batteria. Tutti nomi di grande importanza nella storia recente del jazz e non solo.
Il gruppo che fungeva da supporto, The Persuasions, era un notevole complesso vocale.
Nell’agosto del 1979 io ebbi la fortuna di sedere sulle tribune del centrale di Forest Hills, lo stadio, non più usato per il tennis, che ospitò la tappa newyorkese della tournee. E posso soltanto dire che la ricordo ancora come una delle esperienze musicali più belle che ho vissuto. Da quella tournee fu tratto un album memorabile, intitolato come il primo brano che vi faccio ascoltare: Shadows and Light, nel quale è accompagnata da The Persuasions. E’ un brano che mi sembra avere una solennità straordinaria e che ha un testo di rara intensità, che potete trovare sul sito di Joni, che merita una lunga visita, perché è ricco d’informazioni, strutturato molto bene e celebra anche il grande talento pittorico e grafico della cantante (http://jonimitchell.com/music/song.cfm?id=14).



Il secondo è Hejira, probabilmente uno dei miei prediletti tra i tantissimi capolavori di Joni Mitchell. Purtroppo non è la versione dal vivo della tournee (che non sono riuscito a trovare su YouTube), ma quella dall’album intitolato come il pezzo. Manca il sassofono di Michael Brecker, ma in compenso c’è il basso di Pastorius. Struggente. Le parole le potete trovare qui: http://jonimitchell.com/music/song.cfm?id=234.


sabato 17 novembre 2012

Abbiamo bisogno di tutt'altra gente


Oggi prendiamo le mosse dal rispetto per la stampa che, ancora una volta, ha rivelato l’ormai prossimo ex-Presidente della Lombardia, Formigoni, il quale ha pensato bene, oltre a prendersela con i giornalisti che facevano il loro mestiere, anche di maltrattare i suoi collaboratori. Niente male per uno che pensa di essere in rapporto diretto (sovraordinato?) con Dio.
Cronaca, niente voto.
Spero che il già celeste, divenuto nel tempo molto grigio topo, oggi sia rosso di vergogna. Non bastasse quello che sapevamo su di lui, ha voluto aggiungere anche questa bella prodezza… Ho l’impressione che la spaventosa pienezza di sé di Formigoni lo abbia spinto a perdere di vista qualsiasi equilibrio e qualsiasi decenza. Come ho già detto, il potere può avere effetti devastanti su chi non è preparato a resistere alle sue lusinghe. E’ del tutto evidente che Formigoni non era preparato e, questo, temo dimostri che ha raggiunto una posizione per la quale era inadeguato. Vedremo se, come mi auguro, ce ne siamo liberati per sempre o ci toccherà trovarlo in qualche altro importante incarico pubblico.
Continuiamo con un altro bel personaggio del triste presente italiano: Beppe Grillo. A quanto pare condivide la passione per Malindi con Briatore e Berlusconi. La notizia, svelata dal programma televisivo di Formigli su La7, viene ripresa da Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/malindi-856862.html) e da Libero (http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1124327/Due-Grilli-e-una-capanna-la-moglie-di-Beppe-beccata-a-Malindi-imbarazzatissima.html).
Buona stampa. Per Formigli, soprattutto.
Chiunque può trascorrere le vacanze dove vuole e, per fortuna, i cittadini italiani possono acquistare liberamente casa in qualsiasi altra nazione, tuttavia per un tizio che si spaccia come moralizzatore e attento alla sobrietà e all’equità, certe cose, via, sarebbe meglio non farle. Grillo costituisce una delle espressioni peggiori del deterioramento politico degli ultimi vent’anni. Nella melma maleodorante che ha permesso a figuri come Lusi e Fiorito di diventare personaggi importanti, Grillo sguazza con assoluta disinvoltura, con lo stesso disprezzo per i giornalisti e con la stessa insofferenza per il dissenso di coloro che, apparentemente, sono i bersagli della sua critica. Beppe Grillo è una gravissima minaccia. Se nel suo movimento ci sono persone rispettabili, capaci e serie (e sono convinto che ci siano, e molte), devono far presto a liberarsi di lui. Non ne hanno bisogno loro e, men che meno, ne hanno bisogno gli italiani. Abbiamo già dato anche troppo con i quasi vent’anni di Berlusconi. Ci serve gente seria e realmente priva di legami con il passato.
E arriviamo al tema conclusivo. Oggi sia l’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Angelo Panebianco, sia Il Punto di Stefano Folli sul Sole 24 Ore si occupano della nascita di un nuovo raggruppamento politico di ispirazione cattolico liberale e determinato a occupare il centro dello schieramento. Ecco i collegamenti: http://www.corriere.it/editoriali/12_novembre_17/panebianco-le-ambizioni-dei-moderati_db6e59ca-307d-11e2-baec-20f01743e162.shtml e http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-17/scommessa-lista-monti-081256.shtml?uuid=AbUa2i3G.
Buona stampa. Per entrambi, come di consueto lucidi e chiari. Fanno bene il loro mestiere che è spiegare un evento politico, io, invece, ne faccio un altro, sempre che ci riesca: squarcio il sipario.
Non riesco davvero a immaginare come questo nuovo raggruppamento possa contribuire al futuro del paese. Ricordate gli articoli di Galli della Loggia sui “notabili”? Se li avete dimenticati, tornate a leggerli. Pensate a due personaggi chiave di quest’operazione: uno è Luca di Montezemolo e l’altro è Raffaele Bonanni. Con che faccia possano Montezemolo e Bonanni proporsi come seri artefici del cambiamento, qualcuno me lo deve spiegare. Sono stati parte del gioco per anni. Montezemolo sia come imprenditore (in Fiat e non solo) sia come Presidente di Confindustria. Bonanni come capo di un sindacato, la CISL, che, tra l’altro, ha largamente beneficiato, in termini economici, di misure come quelle relative ai CAAF o al finanziamento pubblico dell’editoria. E i sindacati, come molte associazioni di categoria, non dimentichiamolo, hanno bilanci tenuti altrettanto ben nascosti di quelli dei partiti.
No. Montezemolo e Bonanni non mi convincono affatto. Oltre a essere parte della classe dirigente del paese da troppo tempo per non avere responsabilità, anche solo indirette, nella crisi drammatica che viviamo, si portano certamente dietro un bel bagaglio di conflitti di interesse. Non gravi come quelli di Berlusconi, siamo d’accordo, ma certamente ingombranti.

giovedì 15 novembre 2012

Chi sono oggi i comunisti?


Mi rendo conto di dare troppo spazio a cose già dette in passato e di citare me stesso, tuttavia non posso, questa sera, fare a meno di ribadire la mia ammirazione per il Financial Times., un quotidiano eccellente.
In realtà oggi ho dedicato assai poco tempo alla lettura dei giornali e, se non fosse stato per il ritratto di Karl Marx ammiccante al centro dell’edizione on line del giornale inglese, forse mi sarei anche lasciato sfuggire questo piccolo straordinario gioiello ironico sul marxismo nel sistema bancario del Regno Unito, ma non solo: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/a2ea734a-2e7f-11e2-9b98-00144feabdc0.html#axzz2CKTdhVum.
Buona stampa. Detto sorridendo, ma molto tristemente, visto quanto ci costa (come risparmiatori, imprenditori e azionisti) un sistema bancario che, quasi ovunque nel mondo, ha dimenticato le regole fondamentali del proprio funzionamento, le essenziali ragioni per cui esiste. Se persino il Financial Times è costretto a rimarcarlo, evidentemente...

mercoledì 14 novembre 2012

Se trentamila vi sembran poche


Molti anni fa trascorrevo parte delle vacanze estive in montagna e andavo a funghi con due amici assai più vecchi di me, entrambi persone fuori dal comune, di grande levatura, sia pure in maniera molto diversa tra loro. Purtroppo non ci sono più da tempo, ma li ricordo sempre con riconoscenza e con rimpianto.
Uno di loro, un po’ scherzando un po’ parlando seriamente, sosteneva che gli Austrotedeschi, dopo aver travolto le linee italiane a Caporetto, si erano fermati sul Piave e avevano svuotato le numerose cantine, così annegando l’ardore bellico e dando modo al nostro esercito di respingerli e a Diaz di scrivere: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
La battuta di Giovanni mi è tornata in mente grazie allo scandalo che, dopo il Generale Petraeus, sta coinvolgendo altri importanti ufficiali e dirigenti americani.
A quanto pare le tresche si erano adeguate al numero dei lati del Ministero della Difesa americano, con geometrie non poco ardite. Scherzi a parte: leggere che il successore di Petraeus al comando delle forze in Afghanistan, il generale Allen, ha trovato il tempo per spedire trentamila (TRENTAMILA) email a una donna di cui era infatuato, mi ha lasciato piuttosto sconcertato. Facciamo un rapido conto: diciamo che, per scrivere una mail, s’impieghi un minuto (in realtà, specie se vuoi, come dicono gli americani, entrare nelle mutande della ragazza che ti piace, credo ne servano di più, anche perché noi uomini, di solito, cerchiamo di fare bella figura, almeno sino al momento in cui entriamo nelle mutande). Bene, il generale Allen, che dovrebbe permettere ai soldati di parecchi paesi del mondo di tornare a casa vincitori, ma soprattutto sani e salvi, ha speso trentamila minuti a spedire mail a una che voleva portarsi (o continuare a portarsi) a letto. Trentamila minuti sono pari a cinquecento (CINQUECENTO) ore, ossia a quasi ventuno (VENTUNO) giorni. Non giorni lavorativi, giorni fatti di 24 ore. Diciamo che Allen è uno che non si risparmia e che lavora 12 ore al giorno. Bene: ha dedicato 42 giorni lavorativi a spedire mail alla sua spasimata. I giornali non ci dicono quanti ne ha spesi a leggere le risposte… Poco importa, bastano i 42 giorni persi a scrivere… Non male come tempo sottratto al suo impegno, che è appunto quello di portare a casa sani e salvi migliaia di soldati e, non meno importante, di consentire all’Afghanistan un futuro migliore degli ultimi trenta e più anni.
Volevo scrivere anche di altro, ma sono spossato da tutti questi calcoli.
Basta scherzare. In questi minuti il Presidente Obama sta tenendo la prima conferenza stampa dopo la rielezione, mentre Israele sta colpendo duramente la striscia di Gaza e in Siria continuano i massacri. Il futuro di tanta, tantissima gente dipende dalla nostra (di noi occidentali) capacità di creare le condizioni perché un’area così grande e così importante del mondo possa finalmente trovare una pace vera e durevole, che, detto senza tante ipocrisie, interessa soprattutto a noi.
Fatico a credere che riusciremo, visto quanto incapaci siamo di mettere ordine in casa nostra.
Buona notte e buona fortuna.

lunedì 12 novembre 2012

Cri cri fan gli avvocati


Dopo, prometto, vi proporrò qualche brano musicale, ma per ora, perdonatemi, devo parlare di politica italiana.
Nella mia personale classifica della disistima, come i miei tre lettori sanno bene, Beppe Grillo occupa un posto al vertice. Poco importa in che posizione, quel che conta è la sua indiscussa capacità di battersi per il primato.
Con Beppe Grillo l’Italia pagherà, ancora una volta, un prezzo enorme all’arrogante presunzione di qualcuno che vede nella politica un modo per raggiungere dei vantaggi personali.
Detto altrimenti: se verrà, che il successo di Grillo comporti maggiore democrazia e un futuro radioso per l’Italia, beh, io ne dubito molto. Dopo la signora emiliana, oggi bersaglio delle folgori dello Psiconano+barba-mediaset sono dirette a un consigliere regionale del Piemonte. Il torto o la ragione poco importano, importa il tono della lettera inviata dagli avvocati di Grillo. A me, i leader politici, o meglio sedicenti tali, che parlano tramite avvocati piacciono poco, pochissimo.
La cronaca dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/politica/12_novembre_12/movimento_f794cb8c-2cd3-11e2-ac32-eb50b1e8a70b.shtml. Mi raccomando, leggete la raccomandata dei signori legali del signor Giuseppe – detto Beppe – Grillo. Chissà se fisicamente assomigliano a Ghedini o a Longo?
Andiamo alle cose serie.
Ossia alla musica. Thelonious Monk (http://www.britannica.com/EBchecked/topic/389556/Thelonious-Monk), di cui quest’anno ricorreva il trentennale della morte, è stato un pianista di ottimo livello, ma, forse, soprattutto un geniale compositore all’avanguardia anche nel mondo estremamente fertile del jazz.
Come molti colleghi, anche lui ebbe vita travagliata, ma ha potuto comunque lasciare una formidabile impronta.
Il suo brano più eseguito, credo, è Round Midnight, la cui fama è stata amplificata dal film diretto nel 1986 da Bertrand Tavernier e interpretato da Dexter Gordon.
Round Midnight è, appunto, il pezzo della serata, che vi propongo di ascoltare in cinque versioni.
Cominciamo con quella dell’autore nel 1947.


Subito dopo andiamo a Miles Davis e John Coltrane, che certo non hanno bisogno di presentazioni, in particolare mie.


Procediamo con Michel Petrucciani, come sempre straordinario.


E chiudiamo con due grandissime voci femminili. La prima è quella di Ella Fitzgerald a Montreux nel 1979.


Per passare a Sarah Vaughan, ancora dal vivo, nel 1987.


domenica 11 novembre 2012

La domanda di riserva (2)?


Se mi chiedeste che cosa farei se fossi al posto di Angelino Alfano, vi pregherei di farmi la domanda di riserva. Lui sta lì e i problemi se li è cercati. Io sto qui, del futuro del Pdl m’importa men che nulla e, ve lo posso sottoscrivere davanti a un notaio, forse vedo in un anno (parlo di soldi) quel che lui vede in due o tre mesi.
E tuttavia… tuttavia mi riesce difficile restare indifferente a quel che leggo in questa breve cronaca, dal Corriere della Sera, relativa alla partecipazione di Alfano al programma di Lucia Annunziata su Rai3: http://www.corriere.it/politica/12_novembre_11/alfano-fini-chiuso-centrodestra_27bb0aea-2c09-11e2-a3f0-bca5bc7cc62d.shtml.
Cronaca, per l’appunto, quindi nessun giudizio, ma un certo sollievo per aver potuto trovare conferma della straordinaria determinazione con cui Alfano ha tagliato in cordone ombelicale (e anche altri) con il padrone del partito di cui è segretario. Se i messaggi più importanti che emergono dalle sue parole sono che Fini ha chiuso con il centrodestra, che non ci sarà un secondo governo guidato da Mario Monti e che il Pdl può cambiare nome e simbolo, chissà perché?, a me vien da pensare che comanda sempre il padrone.
E a questo punto mescolo le cose siciliane, andando alla trasmissione di Radio3 che ho ascoltato, sempre oggi, in tarda mattinata (http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-fa13fa37-1286-427b-a49d-015c7c38ee06.html). Era dedicata a Mimmo Cuticchio, forse il maggiore puparo vivente (http://it.wikipedia.org/wiki/Mimmo_Cuticchio) e artista affascinante. Insomma, mi pare che ci sia un pupo siciliano che fa solo, e piuttosto inutilmente, finta di aver reciso i fili… 

venerdì 9 novembre 2012

Non si può evitare di parlarne...


L’articolo di Galli della Loggia sui “notabili” che vi avevo segnalato sabato scorso (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2012/11/ci-sono-anche-loro-per-fortuna.html) ha spinto anche Michele Salvati a intervenire sull’argomento qualche giorno dopo (http://archiviostorico.corriere.it/2012/novembre/05/Notabili_Tecnici_nel_Vuoto_Italiano_co_0_20121105_871444a0-2710-11e2-be9b-ed064b2d7b6c.shtml) e Galli della Loggia a tornare oggi sulla questione per chiarire meglio il suo pensiero e replicare ad alcune osservazioni di Salvati: http://www.corriere.it/opinioni/12_novembre_09/galli-della-loggia-tecnici-notabili-vuoto-politico_94d5f040-2a47-11e2-9b66-000110c153a4.shtml.
Buona stampa. Come sempre quando persone della loro caratura ci aiutano a riflettere su aspetti rilevanti della nostra vita pubblica. Leggete, sono pezzi interessanti e stimolanti.
Passando alle previsioni per il futuro, Vito Lops sul Sole 24 Ore di oggi (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-11-09/bolla-mondiale-debito-sono-112627.shtml?uuid=AbSIcR1G) riprende un rapporto di Standard and Poor’s (sì, una delle “famigerate” agenzie di valutazione del credito) che fa prevedere un’esplosione del debito pubblico in gran parte delle nazioni. Previsioni che fanno rabbrividire. Per fortuna, nel 2060 avrei 102 anni. Francamente spero di essermene già andato da un po’…
Buona stampa.
Sempre dal 24 Ore, il commento di Stefano Folli alle ultime vicende del Pdl: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-09/psicodramma-politica-scena-083341.shtml?uuid=AbHBZO1G.
Buona stampa. Condivido quasi tutto, non la conclusione: prima che il rispetto per se stesso e per la propria storia, Berlusconi dovrebbe preoccuparsi del rispetto per l’Italia e per gli Italiani. Finora, nei quasi diciannove anni trascorsi in politica, non lo ha fatto e il prezzo che paghiamo è tutt’altro che modesto. Un ravvedimento tardivo, ancorché improbabile, aiuterebbe gli storici a temperare un giudizio che difficilmente sarà prudente e un po' benevolo come quello di Folli.

giovedì 8 novembre 2012

Sotto le finestre di Beccaria

Di Daccò ho scritto quel che penso a suo tempo. Sono portato ad avere un'opinione più negativa di Formigoni che non di Daccò. Le vicende del San Raffaele e della Maugeri dimostrano come, pur in una regione amministrata meglio di altre, esistano zone d'ombra così ampie da consentire la proliferazione di affaristi della peggior specie, magari favoriti dagli occhi socchiusi di qualcuno...
Insomma, su questa storia mi sono espresso già troppe volte in passato, quindi non ho timore di essere criticato se questa sera vi indico una notizia che, detto in parole povere, considero un insulto alla civiltà giuridica italiana e una dimostrazione agghiacciante di come la Magistratura di questo Paese abbia ormai perso completamente di vista le ragioni profonde del proprio compito. Per quel che mi riguarda, Daccò può anche essere condannato a venti ergastoli, ma che debba essere portato in giro agghindato quasi come Hannibal Lecter, detto fuori dai denti, fa torto ai cittadini italiani prima ancora che a lui. E mi piacerebbe che il magistrato e/o il responsabile della sua traduzione in tribunale fossero presi a pedate nel culo in una pubblica piazza.
La notizia la trovate qui: http://www.lastampa.it/2012/11/08/italia/cronache/dacco-in-tribunale-con-le-manette-il-legale-violati-i-diritti-dell-uomo-bp8vun12QOIbn7alI26y9O/pagina.html e http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_novembre_8/dacco-aula-tribunale-manette-polsi-diritti-uomo-resta-carcere-san-raffaele-2112610963670.shtml.
Buona stampa. Anche se è cronaca, ma almeno La Stampa e il Corriere della Sera ne parlano, mentre Il Giornale, Libero, Il Foglio e Il Fatto Quotidiano, sempre che non mi sia sfuggito, ignorano la questione nelle loro edizioni on line.

mercoledì 7 novembre 2012

La domanda di riserva?


Se mi chiedete chi stimo maggiormente tra Renato Brunetta e Beppe Grillo, vi rispondo chiedendo se avete una domanda di riserva. In maniera diversa, entrambi sono stati, sono e, purtroppo, saranno nocivi per l’Italia.
Questa sera, tuttavia, devo ammettere che Brunetta ha fatto un buon lavoro. Ha raccolto alcune frasi di Grillo dalle quali emerge, se mai ne avessimo bisogno, quante banalità, assurdità e contraddizioni abbia ardito dire il comico aspirante politico negli ultimi anni. Il Sole 24 Ore le riporta una dopo l’altra. Meritano di essere lette: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-07/00_introduzione-125430.shtml?uuid=Abp8Js0G#navigation.
Buona stampa. Mi ripeto, accade spesso, ma portate pazienza: Grillo non porta nulla di buono nel quadro politico italiano, salvo, forse, far emergere qualche personalità diversa, e, ammettiamolo, in qualche caso migliore di molte tra quelle che presentano i partiti tradizionali. Non costruisce, però, nulla di buono con l’autoreferenzialità e con la faciloneria che contraddistinguono il suo modo di agire. In questo modo non si costruisce niente, anzi.

martedì 6 novembre 2012

Economia giapponese e splendido jazz


Continuiamo a tenerci lontani dalla politica italiana. Prima o poi toccherà tornarci sopra, ma per adesso proviamo a guardare altrove e a riflettere su questioni non maleodoranti come quelle locali.
Sul Sole 24 Ore di oggi, Luigi Zingales propone un’interessante riflessione sulla situazione economica giapponese, partendo da una battuta paradossale che circola tra gli economisti. Ecco il link dell’articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-06/tokyo-sembra-atene-063652.shtml?uuid=AbR71Q0G.
Buona stampa.
Le considerazioni di Zingales sono piuttosto convincenti e le ragioni del pessimismo riguardo alle prospettive giapponesi, a mio avviso, vengono anche dal settore manifatturiero oltre che dal debito e dal deficit statale. Sono di questi giorni le notizie relative alla profonda crisi in cui versano aziende come Sharp, Olympus, Sony e Panasonic, ossia aziende che per anni hanno costituito la punta di diamante della potenza industriale del Sol Levante.
In qualche caso, quello di Sharp in particolare, si mette addirittura in dubbio la possibilità che l’azienda possa sopravvivere alla situazione di dissesto in cui si trova. I principali quotidiani finanziari si occupano da tempo delle difficoltà di molte industrie giapponesi. Vi indico un paio di articoli su Sharp dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-09-27/sharp-alza-forbice-10mila-102423.shtml?uuid=AbYKoQkG&fromSearch e http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-02/lhitech-tokyo-apple-samsung-073007.shtml?uuid=AbtgOIzG&fromSearch.
Gli altri potete tranquillamente cercarli voi, se volete.
Torniamo al pezzo di Zingales e teniamo bene a mente il monito conclusivo, perché la questione ci riguarda (anche se l’Italia non viene mai citata). Ci riguarda molto e molto ha a che fare con i nostri impegni in materia di finanza pubblica. Non lo dico a me stesso e ai miei tre lettori, mi piacerebbe che sentissero quelli che aspirano a governare il Paese…
E veniamo alla musica. Dopo quella dedicata al capolavoro dei Procol Harum, oggi vi offro un’altra selezione di esecuzioni differenti del medesimo pezzo.
Il brano che ho scelto per oggi è, forse, persino più importante di A Whiter Shade of Pale (ammesso che simili confronti abbiano senso, e non credo ne abbiano) e, comunque, è un altro immenso capolavoro: In a sentimental mood, scritto da Duke Ellington nel 1935 e interpretato da tanti maestri.
Cominciamo da una versione del compositore, però più recente, scelta perché Ellington non si esibisce con la propria orchestra, come di consueto, ma in veste di strumentista insieme a John Coltrane, uno dei massimi sassofonisti della storia del jazz. Ho detto anche troppo, lascio spazio a questi grandissimi musicisti. Il disco da cui è tratta l’esecuzione risale al 1962.


Passiamo a un altro eccezionale talento, il chitarrista francese Django Reinhart, considerato da molti il vero “inventore” della chitarra nel jazz. La sua versione risale al 1937.


Diamo nuovamente spazio al Duca, perché ascoltiamo la versione cantata da Ella Fitzgerald e tratta da un album doppio inciso insieme a Ellington e alla sua orchestra nel 1957.


La quarta versione è quella di un grande trombettista tormentato, Chet Baker, tratta dall’album Chet on Poetry del 1989, realizzato in Italia con musicisti italiani.


Finiamo con un altro immenso maestro, un uomo cui il destino ha riservato una vita difficile e troppo breve, ma che ha saputo raggiungere vette di bellezza straordianaria: Michel Petrucciani. Qui in un’esecuzione dal vivo con Gary Peacock al basso e Roy Haynes alla batteria. La registrazione è stata effettuata a Karlsruhe 1988. E' la versione più lunga che vi propongo, ma ascoltatela fino in fondo, non ve ne pentirete.