sabato 5 dicembre 2015

Nessun diritto è illimitato e immune da una ragionevole regolamentazione

Un post che prevedo breve. Cominciamo con un eccellente articolo da The New York Times. Si tratta di un editoriale, plausibilmente scritto a più mani, con il quale il giornale si schiera senza riserve contro la legislazione americana in materia di commercio di armi: http://www.nytimes.com/2015/12/05/opinion/end-the-gun-epidemic-in-america.html?action=click&pgtype=Homepage&clickSource=story-heading&module=opinion-c-col-top-region&region=opinion-c-col-top-region&WT.nav=opinion-c-col-top-region&_r=0.
Buona stampa. Sapete quanto ammiro lo stile giornalistico anglosassone, questo è un ulteriore esempio del modo essenziale, lineare, chiaro con cui viene affrontata qualsiasi questione, andando al sodo, senza arzigogolare come, purtroppo, fanno spesso i giornalisti italiani.

C’è un passaggio di poche parole, ma fondamentale, che andrebbe inserito in tutte le carte costituzionali del mondo: “No right is unlimited and immune from reasonable regulation”.
Forse io ho un modo di ragione contorto (penso l’esatto contrario, ma assumiamo, solo per un attimo, che mi sbagli), però la seconda cosa a cui ho pensato nel leggere quella frase è stata quanto sia assurda, insistente e, soprattutto, ingiustificata la difesa dei cosiddetti diritti acquisiti che tanto pesano nella vita italiana, soprattutto nel campo del lavoro e delle pensioni, ma non solo. 
Nessun diritto è illimitato e immune da una ragionevole regolamentazione. Mi piacerebbe che, oltre a entrare nel testo della nostra Costituzione, queste parole fossero scritte in caratteri cubitali sulle facciate degli edifici che ospitano il “potere” (tanti, non solo a Roma), là dove si annidano i più sfacciati sostenitori dell’assurdo prima di tutto morale, poi giuridico, dei cosiddetti diritti acquisiti. A cominciare dalla Corte Costituzionale.
Rapidamente un cenno alla fine del matrimonio tra Azzurra Caltagirone e Pierferdinando Casini. Sul piano umano, ovviamente, mi dispiace che la loro unione sia arrivata al capolinea, tuttavia non posso evitare di pensare a quante volte lui, nella sua anche troppo lunga carriera politica, si sia eretto non solo a maestro, ma anche a giudice, spargendo a destra e a manca valutazioni non di rado del tutto gratuite.
Prima di passare alla musica, vi propongo un articolo da Il Sole 24 Ore. L’autore è Paolo Bricco e l’argomento è l'ILVA, la società proprietaria dello stabilimento siderurgico di Taranto: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-12-05/un-altro-anno-perso-081123.shtml?uuid=ACU8HrnB&fromSearch.
Buona stampa. Non ho certo motivo di aggiungere nulla: c’è tutto quel che serve per formarsi un’opinione sulla vicenda e sull’operato del governo.
Chiudiamo sparando un paio di bordate contro i nostri nemici.
Il primo è un tradizionale brano popolare americano che ha avuto moltissime interpretazioni; ho scelto quella di Larry Goldings con la bella voce di Madeleine Peyroux: Hesitation Blues (https://en.wikipedia.org/wiki/Hesitation_Blues).



Il secondo pezzo è una pietra miliare nella storia del rock inglese: Homburg, uno dei grandi successi dei Procol Harum.


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