giovedì 22 ottobre 2015

Queste non sono le cose che piacciono a me

Come forse saprete, il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato in relazione al commissariaménto della Banca Popolare di Spoleto. Su Il Sole 24 Ore di ieri c’erano alcuni articoli che schieravano il quotidiano a fianco di Visco, difendendone senza incertezze l’operato. 
Vi segnalo quello che mi sembra più significativo, e non solo perché scritto da Donato Masciandaro, un illustre accademico della Bocconi (http://faculty.unibocconi.it/donatomasciandaro/): http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-10-21/la-buona-vigilanza-072943.shtml?uuid=ACBvJSKB&fromSearch.
Stampa così e così. Non per un paio di passaggi che mi paiono piuttosto poco consequenziali, quanto perché la difesa della Banca d’Italia, che io stesso considero una delle migliori istituzioni pubbliche italiane, sarebbe assai più convincente se avvenisse illustrando anche i punti deboli di un sistema nel quale, a cause delle porte girevoli così numerose nel nostro Paese, molti funzionari transitano dalla banca centrale a istituti di credito, ossia si spostano dal controllante ai controllati, con le conseguenze che chiunque può intuire.
Se non c’è dubbio che la Banca d’Italia abbia correttamente operato nel caso della Spoleto, è assai meno sicuro che si sia mostrata altrettanto attenta e tempestiva nei confronti, per citare un paio di esempi, di Monte dei Paschi di Siena (sia al tempo dell’acquisizione di Antonveneta sia successivamente) e di Banca Popolare di Vicenza, quest’ultima la più determinata nel dare spazio, nel proprio organigramma, a personalità di spicco della pubblica amministrazione, non solo di Banca d’Italia come ha ricordato più volte, tra l’altro, proprio Il Sole 24 Ore (vi segnalo un solo articolo, ma molto accurato, di Claudio Gatti risalente a quasi un anno fa: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-11-04/banca-popolare-vicenza-faro-bce-e-mosse-extremis-095248.shtml?uuid=ABdaS89B). A mio modesto avviso, sarebbe stato opportuno che Masciandaro non avesse trascurato questi aspetti e non si fosse lanciato in una difesa senza riserve, che finisce per suscitare più perplessità che certezze.
E passiamo a due interviste da annoverare, come il pezzo di Masciandaro, tra le difese d’ufficio poco convincenti. Si tratta di quella al Ministro Pier Carlo Padoan (Il Sole 24 Ore di martedì: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-10-20/la-pressione-fiscale-cala-424percento-ora-preoccupa-inflazione-bassa-070306.shtml?rlabs=6) e quella a Yoram Gutgeld Consigliere economico di Palazzo Chigi e Commissario alla revisione della spesa (il Corriere della Sera di ieri: http://www.corriere.it/economia/15_ottobre_21/via-tasse-34-miliardi-flessibilita-anche-futuro-ee162f9a-77d2-11e5-95d8-a1e2a86e0e17.shtml).
Stampa così e così. Per entrambe le interviste, sia quella corale del 24 Ore sia quella di Federico Fubini per il Corriere. Mancano le seconde domande, quelle che io mi ostino a considerare essenziali da parte di un giornalista intenzionato a non tollerare che l’intervistato si prenda gioco dei lettori. Ne mancano molte di seconde domande. Un esempio per tutti: sia Padoan che, soprattutto, Gutgeld, indisturbati, possono presentare come reale una diminuzione delle imposte che, se c’è, risulta molto lontana dalla misura da loro indicata.
Ho già segnalato, a riguardo, l’articolo di Daveri per LaVoce.info. Oggi possiamo aggiungere l’opinione di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi nel puntiglioso editoriale sul Corriere della Sera: http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_22/manovra-poca-crescita-0ea4487e-787c-11e5-95d8-a1e2a86e0e17.shtml.
Buona stampa. I due economisti, oltre a sottolineare che non siamo di fronte a reali diminuzioni delle imposte, spiegano bene quanto sia incerta la previsione di crescita del governo. La loro valutazione, dunque, si va ad aggiungere a quelle dei tanti osservatori preoccupati per i reali effetti della legge di stabilità, sempre che arrivi il benestare di Bruxelles, che potrebbe anche non essere scontato come afferma Padoan.
Quest’ultimo, comunque, nell’intervista al 24 Ore ripete almeno in un paio di occasioni che alcuni provvedimenti sono stati presi per ragioni politiche e non in base alla loro efficacia e coerenza economica. E questo mi pare tutt’altro che trascurabile.
Un po’ di jazz anche oggi, per ricordare una data storica. Ieri cadeva, infatti, un anniversario importante: il 21 ottobre 1960 John Coltrane, McCoy Tyner, Steve Davis e Elvin Jones iniziavano a registrare un disco che sarebbe stato pubblicato l’anno successivo e che sarebbe diventato un autentico mito: My Favorite Things (https://en.wikipedia.org/wiki/My_Favorite_Things_%28album%29). Vi ho già proposto tempo fa il brano che dà il titolo all’album. Oggi vi propongo Ev’ry Time We Say Goodbye.


Aggiungo un’altra proposta, con un solido legame alla precedente. My Favorite Things, infatti, era originariamente una canzone del musical The Sound of Music, in italiano Tutti Insieme Appassionatamente (https://en.wikipedia.org/wiki/The_Sound_of_Music). Qui potete trovare il testo in inglese: http://www.metrolyrics.com/my-favorite-things-maria-lyrics-the-sound-of-music.html. Ascoltiamo la versione cantata da Julie Andrews nella trasposizione cinematografica del 1965.


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