giovedì 3 settembre 2015

Cosa serve per il futuro?

Il futuro di una nazione, è persino scontato affermarlo, corrisponde in larga parte con il futuro delle sue generazioni più giovani. In Italia, come in molti Paesi industrializzati europei e extraeuropei, si registra da anni una progressiva contrazione del tasso di natalità, che è ormai tra i più bassi del mondo. Il calo delle nascite si combina con l’allungamento della vita media e si ottiene una popolazione sempre più vecchia.

Sarebbe ragionevole tenere conto di questo stato di cose anche quando si riflette sul problema dell’immigrazione.
Ne ha parlato ieri Vittorio Filippi in un editoriale sul Corriere del Veneto:
Buona stampa. Non ha molto senso continuare a sbraitare sguaiatamente sul tema dell’immigrazione, sarebbe molto più opportuno riflettere attentamente sulle varie implicazioni del fenomeno, tra le quali, oltre alle dimensioni e alla natura acquisite negli ultimi mesi, va considerato anche il contributo che può dare l’arrivo di persone capaci di sostenere le nostre attività produttive, assistere i nostri anziani, rallentare o anche invertire l’invecchiamento della popolazione e così via.
Sia chi ha responsabilità di governo sia chi è all’opposizione, in Italia, affronta in maniera pessima la questione. A livello governativo, infatti, si procede confusamente, in maniera estemporanea, violando (a questo punto, credo, deliberatamente) quanto prescrive la normativa europea sull’identificazione e la registrazione dei migranti, offrendo agli altri stati membri dell’Unione la conferma dell’immagine (ormai purtroppo, ma meritatamente, consolidata) di generosi e furbi cialtroni.
A livello di minoranza, non in modo uniforme, però senza troppe distinzioni, si offre alla paura e alla rabbia di una parte dei cittadini una rappresentazione della realtà deformata, suggerendo l’esistenza di soluzioni facili e a buon mercato che, purtroppo, di fronte ai numeri e alle caratteristiche delle nuove ondate migratorie, semplicemente non esistono.
Guarda caso, cito solo questo fatto a riprova del pressappochismo e dell’opportunismo delle varie posizioni dei politici di governo e di opposizione, nessuno degli uni e degli altri parla del fatto che non si creano centri di accoglienza e identificazione degni di questo nome, luoghi in cui le persone siano trattate con rispetto e con attenzione (magari senza foraggiare più o meno spontanee forme di solidarismo), ma trattenute e controllate sino alla definizione della loro posizione, tenendo, peraltro, conto che oggi è molto difficile discriminare tra chi avrebbe o meno diritto all’asilo. Mi spiego con una domanda: un cittadino turco di origine curda come andrebbe trattato? Anche sul suo villaggio, probabilmente, sono cadute bombe, sganciate da aerei di Erdogan, non sparate dai cannoni dell’ISIS.
Io non ho la soluzione al problema dei migranti e, non posso nasconderlo, sono sollevato dal fatto di non dovermene occupare personalmente, tuttavia provo sgomento di fronte al modo in cui l’Italia, non solo la sua classe politica, tratta la questione. Vorrei più consapevolezza, più serietà, più onestà intellettuale e, perché no?, anche più umanità. La Marina e la Guardia Costiera, per fortuna, le abbiamo già.
Torniamo, prima della musica, a parlare delle fasce più giovani della popolazione. L’editoriale di oggi del Corriere della Sera, firmato da Maurizio Ferrera, è dedicato al basso numero di studenti universitari e di laureati: http://www.corriere.it/editoriali/15_settembre_03/universita-segnale-ignorato-6a88548e-51fb-11e5-aea2-071d869373e1.shtml.
Buona stampa. Io sarei portato a sostenere che, oltre alla bassa percentuale di laureati, si deve anche valutare la modesta qualità di molti di loro, il cui titolo è stato conseguito in uno degli innumerevoli atenei spuntati come funghi ovunque, e non certo per accrescere il livello medio della formazione universitaria italiana.
E aggiungerei anche che, tra quelli rimasti in Italia, non ci sono certo i giovani migliori, o, quantomeno, manca una parte significativa dei giovani migliori, che cerca altrove un adeguato riconoscimento delle proprie capacità.
Massimo Gramellini (per fortuna ha finito le vacanze) ha dedicato il suo Buongiorno di martedì al modo in cui il nostro Paese riesce a ferire, spesso irrimediabilmente, la generosità con cui i giovani cercano di migliorarlo: http://www.lastampa.it/2015/09/01/cultura/opinioni/buongiorno/matteo-stai-serena-eF16uhbjE8TYMG1UB4hDoN/pagina.html.
Buona stampa. Cui aggiungo soltanto che ho già manifestato seri dubbi sulla capacità e sulla volontà di Matteo Renzi di rinnovare effettivamente la classe politica del PD.
Oggi ho scelto un brano musicale di Dhafer Youssef (https://it.wikipedia.org/wiki/Dhafer_Youssef) che si muove nel terreno, a mio giudizio assai fertile, della combinazione di generi diversi. Il pezzo si intitola Blending Souls & Shades To Shiraz.


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