venerdì 17 agosto 2018

Non si dialoga se non si ascolta


Ieri sera, su Facebook, ho pubblicato il testo che segue a commento del grafico dei soci di Atlantia S.p.a. e di quanto accaduto in seguito alle dichiarazioni di membri del governo riguardo alle concessioni con Autostrade per l’Italia (il collegamento è questo: https://www.facebook.com/roberto.frigo.12/posts/1926371040759222?comment_id=1927158564013803&notif_id=1534492142610403&notif_t=feed_comment):

Questo grafico, scaricato poco fa dal sito di Atlantia S.p.a., società che controlla Autostrade per l'Italia S.p.a., illustra la composizione dell'azionariato. Sintonia, il socio maggiore, è riferibile ad Edizione, ossia una finanziaria di proprietà della famiglia Benetton. Il secondo socio, GIC Pte. Ltd. è un fondo di proprietà del governo di SIngapore (quindi si tratta di investimento riferibile a uno stato e ai suoi cittadini). La terza quota più grande la detiene Balckrock Inc., ossia uno delle principali società di gestione collettiva del risparmio mondiali. Quote analoghe possiedono la Fondazione CRT (una fondazione di origine bancaria italiana e di natura sostanzialmente pubblica) e HSBC (Hong Kong and Shangai Banking Corporation Limited, banca con sede nel Regno Unito). Insieme, i maggiori soci possiedono oltre il 54% del capitale della società, cui si aggiunge una piccola quota di azioni proprie. Il restante 45% circa è in altre mani. Di queste, circa il 20% sono italiane, il resto è distribuito in vari paesi. E' ragionevole pensare che si tratti in larga parte di azioni possedute da fondi di investimento e da società di gestione del risparmio, ma penso che non sia trascurabile, soprattutto per quanto riguarda l'Italia, la presenza di piccoli risparmiatori. I piccoli risparmiatori sono, comunque, senz'altro presenti anche nelle quote di Blackrock e degli altri gestori di risparmio. Le affermazioni, forse poco meditate, di esponenti del governo italiano hanno causato oggi una caduta verticale del corso di borsa di Atlantia. Non escludo che, in più di uno studio legale in giro per il mondo, si stia valutando se agire contro questi esponenti del governo italiano per il danno subito dagli azionisti. Non me lo auguro, ma lo troverei del tutto ragionevole e, soprattutto, legittimo”.
Il testo ha avuto, in considerazione del mio esiguo seguito su Facebook, una discreta attenzione. Oltre 20 "mi piace" e alcuni commenti. Non tutti propriamente in tema. Per questo ho deciso di rispondere a quasi tutti e di farlo attraverso il blog, che consente testi più estesi. 
Comincio con quella che può apparire una divagazione, ma non è: dall’osservazione  dei dati che blogspot e googleanalytics rilevano per ilmisecchiellodacqua sono indotto a sospettare che, non diversamente dai frequentatori di Facebook e di Twitter e di altri social media, anche coloro che frequentano i blog si mostrino frettolosi, con presenze medie per pagina inferiori al minuto, tempo che difficilmente consente una lettura attenta di un testo della lunghezza dei miei post.
La frettolosità è certamente stimolata dal mezzo, sembra connaturata alla comunicazione attraverso la rete. La frettolosità, direi in modo inevitabile, si accompagna alla superficialità, perché la lettura frettolosa e magari incompleta accentua la propensione individuale a considerare solo gli aspetti che il lettore considera, a torto o a ragione, collegati al testo e di maggiore interesse. Ne avete un esempio se leggete i commenti al mio post di ieri sera su Facebook.
Alcuni sono “in tema” e rispondono in modo appropriato a considerazioni contenute nel mio testo. Altri non hanno con esso nulla a che fare, ma servono all’autore per mettere in evidenza la propria valutazione generale dei politici attuali e passati o per togliersi qualche (presunto) sassolino dalla scarpa o sfogare una temporanea rabbia.
Altri ancora spostano la discussione dal tema, per sollevare considerazioni di tutt’altra natura, ragionevoli e anche apprezzabili, ma estranee al mio testo che mirava esclusivamente a far conoscere la composizione dell’azionariato di Atlantia e le implicazioni di natura finanziaria e legale di alcune affermazioni di membri del governo, incluso il Presidente del Consiglio. E, sia pure in maniera indiretta, intendevo evidenziare quanto sia scarsa la considerazione che nel nostro paese trova la tutela del risparmio. Opinione che trovava più aperta espressione in risposta a un commento. 
Credo che nessuno possa scorgere nelle mie parole una difesa degli interessi della famiglia Benetton né una valutazione positiva della loro gestione della parte, preponderante, della rete autostradale sotto il loro controllo. Non mi sarei permesso di farlo perché, come sapete voi tre che mi seguite pazienti, difficilmente parlo di argomenti che conosco poco o nulla, affidandomi a chi li conosce meglio di me. Ecco, dunque, che vi suggerisco questo breve articolo di Laura Serafini da Il Sole 24 Ore di oggi, che sintetizza con chiarezza i “numeri” della gestione di Autostrade per l’Italia da quando è stata privatizzata: 
Buona stampa. Avete alcune cifre grazie alle quali formare la vostra opinione e anche valutare quelle espresse da tanti nelle ore seguite alla tragedia di Genova.
Altre utili indicazioni si possono ottenere dalla tabella che segue, pubblicata oggi dal Corriere della Sera, che non solo mette in evidenza la dimensione della spesa per manutenzione nel nostro paese e la scarsità delle risorse dedicate alla realizzazione di nuove infrastrutture.


A me, che ho poche risposte, la tabella fa porre una domanda: come mai spediamo più in manutenzione che nella realizzazione di nuove infrastrutture? Che si associa, credo abbastanza razionalmente, alla constatazione che le maggiori imprese di costruzioni italiane, a cominciare da Salini Impregilo S.p.a., realizzano ormai gran parte dei loro fatturati all’estero e tendenzialmente si disinteressano del mercato italiano. 
Infine, vi propongo un ultimo articolo, questo tratto da The Economist. Anche qui si parla di infrastrutture e lo si fa con attenzione a ciò che accade anche in altri paesi: https://www.economist.com/science-and-technology/2018/08/18/crumbling-infrastructure-is-a-worldwide-problem.
Buona stampa.
Mi fermo qui perché non voglio annoiarvi. Mi auguro di aver trasmesso il messaggio. Che non ha nulla a che fare con la tragedia di Genova, per la quale invocherei il silenzio, ma so quanto un simile auspicio sia inutile in questa Italia, dove si pensa che le idee migliori siano quelle gridate, non quelle meditate attentamente e spiegate con calma e rispetto per chi ascolta.

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