sabato 31 marzo 2012

Possibile che nessuno capisca quanto siamo stufi di loro


Un Gramellini ogni tanto non fa certo male, anzi. Nel Buongiorno di ieri si è occupato delle rigorosissime misure adottate per contenere i costi di Montecitorio, ossia tagliando, in qualche caso, i privilegi riservati a coloro che hanno occupato lo scranno di Presidente. Buon che ne abbia scritto lui: mi evita di parlarne e di rinnovare la rabbia scatenata da questa ennesima presa in giro (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41).
Buona stampa.
Uno di parola quel Fini…
Buona stampa.
Trovo sconcertante che ci sia gente capace di pensare cose simili. Scoprire che hanno anche la faccia di bronzo di dirle, mi fa inorridire. Pensare che resterà parlamentare sino alla scadenza, percependo senza far nulla la cospicua indennità, mi fa uscire dai gangheri. Che il tizio di parola di cui sopra possa prendere qualche misura, francamente, mi sembra improbabile. Mi piacerebbe, però, che si muovesse qualcosa dalle parti del Quirinale e di Palazzo Chigi. Se l’autonomia del Parlamento produce questi risultati, meglio metterlo sotto stretta custodia.

venerdì 30 marzo 2012

Pallone nel pallone

Quasi tre mesi fa (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2011/12/di-palo-in-frasca.html) avevo parlato del calcio italiano e ne avevo sottolineato le pessime condizioni, in particolare per il susseguirsi di scandali legati alle scommesse, ma anche per altri motivi. Oggi, sul sito de LaVoce, c'è un bell'intervento di Fausto Panunzi che conferma le mie valutazioni. Come perdere la possibiità di crogiolarmi nella soddisfazione di aver visto giusto? Il link è questo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002975.html.
Buona stampa.

Mi dispiace, ma il gioco è questo


Non credo di aver letto Il Riformista più di cinque o sei volte in vita mia, quindi non sono in alcun modo autorizzato a valutarne la qualità. Ovviamente mi dispiace che cessi le pubblicazioni, come sempre mi dispiace quando un’avventura imprenditoriale non ha esito positivo, tuttavia non abbandono la mia convinzione che, in un sistema economico concorrenziale, ai frutti di un possibile successo debbano contrapporsi le conseguenze di un eventuale insuccesso. E che la presenza di forme di sostegno esterno (come i contributi pubblici per l’editoria di cui Il Riformista ha ampiamente goduto e di cui vi ho parlato nelle prime settimane di vita del blog) finisca per favorire gli insuccessi più che i successi, poiché altera la capacità di prendere decisioni efficaci per la vita dell’impresa. Nello specifico, poi, ritengo sia sbagliato che venga concesso un sostegno pubblico ai quotidiani politici, e non soltanto perché questo tipo di sostegno costituisce uno dei tanti rivoli in cui i partiti drenano risorse collettive a proprio vantaggio. Mi pongo (e vi pongo) una semplice domanda: quale beneficio pubblico offre l’esistenza di questo tipo di giornali? Siamo sicuri che ce ne sia uno? Le idee dei diversi partiti, in Italia, vengono già ampiamente diffuse dalla RAI e dalle altre reti televisive, oltre che dalla stampa cosiddetta indipendente che, nei fatti, offre alla politica uno spazio assai maggiore di quello che viene riservato in altri paesi.
No, mi dispiace che Il Riformista cessi le pubblicazioni, ma resto favorevole alla selezione della specie, senza interventi che alterino il processo competitivo.
Se volete saperne di più sulla vicenda, ecco il pezzo che ha dedicato La Stampa: http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/448343/.
Stampa senza voto: pura cronaca, nessuna valutazione; mi limito a osservare che questo articolo conferma quanto sostenuto riguardo allo spazio riservato alla politica anche dai quotidiani indipendenti.
Passiamo ai temi economici: il peggioramento del divario tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, che oggi sembra essersi attenuato, ma è stato molto forte nella giornata di ieri, deriva da varie ragioni, sia interne che internazionali. Le difficoltà incontrate dal Governo nel far accettare la propria impostazione ai partiti in materia di lavoro e di corruzione rientrano tra le prime e la perdurante incertezza rispetto alle dimensioni e alle modalità di azione dei due cosiddetti Fondi Salvastati europei rientrano tra le seconde.
Molto illuminante a riguardo è Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore di oggi (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-03-29/lezione-crisi-stata-capita-223731.shtml?uuid=AbIIG8FF).
Buona stampa.
Sempre in tema di economia, ma guardando alle implicazioni della globalizzazione due pezzi che parlano delle condizioni di lavoro nei paesi in via di sviluppo.
Il primo, dal Corriere della Sera, dovrebbe far riflettere sull’acquisto dei jeans artificialmente scoloriti (http://www.corriere.it/ambiente/12_marzo_29/sabbiatura-jeans-dannosa-per-i-lavoratori_1a4869b8-799c-11e1-a69d-1adb0cf51649.shtml), mentre il secondo, dal Financial Times, spiega come Apple stia cercando di stimolare uno dei principali fornitori cinesi a migliorare la situazione dei propri lavoratori (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ff2a84c4-79df-11e1-9900-00144feab49a.html#axzz1qXdL2JkW).
Buona stampa.
E' vero, posso non sentirmi colpevole per i jeans, visto che non ne compro da decenni, però ho in tasca un IPhone... una maggiore consapevolezza, come consumatori, dovremmo averla tutti.
E' finalmente disponibile sul sito del Corriere l'intervista realizzata da Monica Guerzoni di cui ho parlato più volte (http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/28/Posizioni_lontane_dal_sono_preoccupato_co_9_120328003.shtml): l'intervistato è Cicchitto e promette che il PDL non proporrà misure in qualche modo destinate a influire sui processi di Berlusconi. Suggerisco che salviate il testo nel vostro hard drive e andiate a rileggerlo se mai verrà promulgata la normativa contro la corruzione. Io evito di scommettere, ma penso che...
 

giovedì 29 marzo 2012

Lo hanno cacciato. Anzi, no

-->
Ho sbagliato. Il povero Emilio Fede, a quanto pare, è stato licenziato. O meglio, Mediaset ritiene di aver risolto il rapporto di lavoro con lui, ma lui nega. Potete trovare il resoconto sul Corriere (http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_28/fede-mediaset-tg_2004b05c-7909-11e1-9401-15564ff52752.shtml) e su Libero (http://www.liberoquotidiano.it/news/969228/Fede-Cacciato-dal-Cav-addio-a-Tg4-e-Mediaset-Lui-fa-spallucce-Che-bella-che-%C3%A8-la-primavera.html).
Buona stampa.
Devo dire che non condivido affatto l’atteggiamento comprensivo (addirittura compassionevole) di Gad Lerner. A me pare, dalle ricostruzioni, che, quantomeno, Fede abbia di gran lunga sopravvalutato il suo peso all’interno dell’azienda. Non vorrei infilarmi nel ginepraio della dietrologia e dei complotti, come invece fa il protagonista di questa storia piuttosto ambigua. Osservo, però, che Mediaset è una società quotata in Borsa, il che imporrebbe la certezza su questa vicenda. Non capisco come sia possibile che l’azienda sostenga una cosa e Fede il contrario. Inoltre, se le ricostruzioni sono corrette, appare evidente che c’è stato un uso improprio di beni aziendali in ogni caso: che a bordo ci fosse realmente Emilio Fede o un impostore, a quanto pare un’auto di proprietà di Mediaset è stata usata per recarsi a Lugano o per versare un’ingente somma di denaro contante o per realizzare un torbido intrigo.
Magari il mio naso funziona male, ma l’odore che emana da questa storia mi piace sempre meno.
E per concludere in bellezza su questo, voglio sperare che non si avveri quanto sostenuto da Fede e riportato da diversi giornali, ossia che si apriranno per lui le porte del Parlamento.
Mi pare non ci sia nessun bisogno di un deputato o di un senatore ultraottantenne del genere. Sono più che convinto che abbia già dato tutto quel che poteva dare (e anche preso tutto quello che poteva prendere). Non riesco proprio a vedere perché mai dovremmo pagare un lauto stipendio a un signore che, anche a trascurare le vicende ancora da definire sul piano processuale, non mi pare si possa considerare, come si diceva una volta, un buon esempio.
Avrà bene dei nipotini di cui occuparsi e, con la ricca pensione maturata come giornalista in RAI prima e in Mediaset poi, non credo sia necessario fargli avere anche il lauto stipendio di parlamentare.
A proposito di stipendi dei parlamentari… Vi ricordate le promesse di Schifani e Fini? Avete visto risultati concreti voi? Sono passati quasi due mesi da quando si sarebbero dovuti vedere i cambiamenti promessi da entrambi. Anche qui, l’aria è piuttosto maleodorante.
Finiamo con l’intervista di cui parlavo ieri. Ancora non è apparsa sul sito del Corriere. Se entro domenica non verrà pubblicata, la digitalizzerò con lo scanner. E’ troppo importante, perché contiene altre promesse da parte di un altro politico di primo piano e voglio proprio vedere se, quando finalmente le norme anticorruzione saranno approvate, le affermazioni di questo tale si riveleranno veritiere o meno. Io ne dubito, ma stiamo a vedere.
Mi sa che mi tocca citare ancora Edward R. Morrow: Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 28 marzo 2012

A forza di aggiustatine, che legge verrà fuori?


Cominciamo dalle ultime notizie dal fronte di Fondiaria-Sai: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-03-28/stretta-procura-fonsai-064506.shtml?uuid=AbUr08EF. Nessun commento, non è necessario direi.
Buona stampa.
Passando ad altro, non mi sento per niente fiero di me vedendo che, a quanto pare, non mi sbagliavo. C’è di che preoccuparsi per il comportamento dei partiti che sostengono il Governo Monti (anche degli altri, per la verità, ma meglio non mettere troppa carne al fuoco).
In particolare mi sembra gravissimo quanto sta accadendo attorno alle misure contro la corruzione, delle quali mi pare che abbiamo assolutamente bisogno.
Solo oggi, per esempio, ci vengono offerte cronache interessanti dalla Margherita (il partito che esiste soltanto per spillare quattrini a noi) e dalla Calabria: http://www.corriere.it/politica/12_marzo_28/vertici-margherita-sarzanini_d3080c50-7894-11e1-9401-15564ff52752.shtml e http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/448157/).
Buona stampa.
Notizie come queste, lo sapete meglio di me, siamo costretti a leggerle tutti i giorni, quindi la legge sulla corruzione deve essere approvata quanto prima e deve essere severissima. E i partiti dovrebbero smetterla di tirare la giacca del Presidente del Consiglio perché induca il Ministro Severino a cedere alle loro indicazioni, soprattutto quelle che vorrebbero ammorbidire il provvedimento, cancellando qualcosa qui e qualcosa lì, in modo da risolvere i problemi giudiziari di Tizio o di Caio. Che poi la giacca di Monti venga tirata anche via telefono e in momenti a dir poco inopportuni… beh, questo dimostra soltanto che dalle parti di Montecitorio ci sono personaggi che non vogliono proprio cambiare le loro peggiori abitudini e che continuano a considerare lo Stato al loro servizio e al servizio dei loro interessi e non viceversa.
Tornerò sull'argomento molto presto, aspetto soltanto che sul sito del Corriere venga pubblicata un'intervista apparsa oggi sull'edizione stampata. Non vi anticipo nulla. Dovrete tornare a leggermi...
Restando sul quotidiano milanese di oggi, l’articolo di fondo è dedicato alla riflessione sul tema delle resistenze al provvedimento anticorruzione, è breve, ma completo, di quelli che si leggono d'un fiato e piacciono, anche se lasciano l'amaro in bocca (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_28/anche-questa-emergenza-bianconi_e55807b0-7895-11e1-9401-15564ff52752.shtml).
Buona stampa.

martedì 27 marzo 2012

Che stia tornando la nebbia?

Torno ad argomenti seri dopo aver sperperato alcuni post con somme mediocrità italiche, dalla ceffa al figuro e al direttore bollito.
In realtà, non credo di aver sperperato. Tutti e tre si meritavano di essere considerati, anche se non penso che le mie opinioni avranno alcun effetto su di loro. Ce li dovremo tenere, e con loro innumerevoli altri di cui potremmo facilmente fare a meno. Fine, passiamo a temi più importanti.
Dopo le prime confortanti settimane, il quadro politico mi sembra tornato preoccupante e la disponibilità di Monti a farsi da parte in assenza di appoggio convinto al suo programma di riforme (che non è poi così incisivo) fa temere per il nostro futuro.
Se i partiti pensano di poter tornare alle loro mene da quattro soldi (in realtà sono molto più di quattro, ma sorvoliamo), è molto probabile che i risultati positivi prodotti dalle prime decisioni del Governo Monti vengano rapidamente annullati.
Senza tediarvi con le mie considerazioni, visto che il Sole 24 Ore di oggi ospita un ottimo articolo di Pierpaolo Benigno, me la cavo con il link al pezzo e me ne vado a dormire (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-27/necessita-tagli-spesa-063655.shtml?uuid=Abme7eEF). Anche se il titolo fa riferimento al controllo della spesa pubblica, il testo considera altri aspetti e illumina molto bene alcuni dei temi essenziali non soltanto delle misure ulteriori che il Governo deve assumere, ma anche del comportamento che dovrebbero tenere le forze politiche.
Buona stampa.
E, con Edward R. Murrow, vi dico: Buona notte e buona fortuna.

Vittima di un complotto?


Il maneggio del denaro è materia molto delicata, soprattutto se si tratta di contante, di molto contante. A quanto pare, anche in Svizzera sono diventati prudenti in materia e hanno preferito rinunciare a un pur consistente deposito da parte di Emilio Fede.
Francamente mi par difficile credere che La Stampa e il Corriere della Sera abbiano pensato di scatenare una campagna per “danneggiare” il direttore del TG4. Intendiamoci, non è impossibile, ma non lo ritengo affatto probabile. Mi sfugge, infatti, la ragione per cui due tra i maggiori quotidiani italiani potrebbero aver deciso di pubblicare contemporaneamente la notizia (a dire di Fede falsa). Forse che De Bortoli e Calabresi temono di perdere lettori a  favore del TG4? Non credo. Forse che De Bortoli e Calabresi aspirano a prendere, insieme, il posto di Fede? Anche questo non lo credo. Forse che De Bortoli e Calabresi intendono assumere Fede come editorialista (per entrambi i quotidiani) una volta che fosse stato rimosso dalla direzione del TG4? Una volta ancora, non credo. E, da lettore di Corriere e Stampa, mi auguro vivamente di non vedere mai un pezzo firmato da Fede su due quotidiani che, con inevitabili difetti, mi sembrano comunque degni di essere letti.
Non voglio esprimermi sulla vicenda. Per due motivi. Il primo sono le minacce che Fede sparge a destra e manca, sai mai che legga il blog e decida di far causa anche a me… Il secondo è che, effettivamente, la materia è ancora un po’ nebbiosa e mi sembra, quindi, più ragionevole aspettare conferme.
Ad ogni buon conto, che sia andato o meno con la valigetta a Lugano, Emilio Fede, anche in questa vicenda, dimostra di essere afflitto da un male assai diffuso in Italia: la tendenza a sopravvalutare la propria importanza e il proprio ruolo, oltre alla propensione a parlare di torbidi complotti di presunti misteriosi nemici. Il tutto condito dal consueto ricorso a minacce di azioni legali e a messaggi ambigui.
Indipendentemente dalle valigette e dalle tante altre storie in cui è stato invischiato e di cui ancora dobbiamo vedere la conclusione, mi pare che ormai Fede sia sostanzialmente bollito. Il direttore di un TG che vanta pochi affezionati ascoltatori e che si caratterizza più come un house organ che come un vero organo d’informazione, indipendente e autorevole.
Penso che Fede non abbia niente da temere. Resterà lì sino alla morte, sua o della cerchia selezionata di fedeli cui interessa il suo telegiornale.

domenica 25 marzo 2012

Portate pazienza, parlo ancora di quei due


Ieri sul Corriere della Sera è stata pubblicata un’intervista alla ceffa della maglietta ripugnante (http://www.corriere.it/politica/12_marzo_24/diliberto-fornero-piango-per-quella-maledetta-scritta-fabrizio-roncone_2aa87abc-757f-11e1-88c1-0f83f37f268b.shtml). Adesso sappiamo il suo nome e il suo cognome, apprendiamo che piange tanto e che è persino dispiaciuta per l’ex-ministro della Giustizia al quale è parso opportuno tentare di prendere in giro tutta l’Italia su questa storia.
Stampa così e così. Forse, su certe persone si dovrebbe stendere un silenzio assoluto e definitivo. E la ceffa farebbe meglio a farsi dimenticare in fretta e a pregare i giornalisti di aiutarla nel compito.
Letta l’intervista fresca di stampa, avevo iniziato a scrivere un post sulla questione, ma ero troppo furibondo e mi sono imposto di non continuare, la rabbia si sarebbe fatta sentire e la mia qualità modesta sarebbe scesa ancora più in basso. Ho spento tutto e sono andato a fare una passeggiata con Doc.
Meglio così: mi sono risparmiato una fatica (e probabilmente anche un confronto a me drammaticamente sfavorevole) perché sul figuro che ha tentato di farci passare per fessi ha deciso di esprimersi Aldo Grasso sul Corriere di oggi. Lo ha fatto molto bene, con la consueta ironia acuta (http://www.corriere.it/politica/12_marzo_25/grasso-diliberto_4a4fdb5c-764d-11e1-a3d3-9215de971286.shtml).
Buona stampa.
Il figuro, purtroppo, difficilmente capirà e non farà la sola cosa che farebbe al suo posto un individuo dotato di dignità e di intelligenza normali, ossia ritirarsi a vita privata nel modo più rigoroso e intransigente, determinato a far svanire il ricordo di sé anche presso i familiari più stretti. Non succederà. Il figuro ci imporrà la sua mediocre presenza ancora a lungo.

giovedì 22 marzo 2012

Come vorrei essere ottimista... proprio non ci riesco


Anche se non è nella mia natura, mi capita qualche volta di sentire il desiderio di lasciarmi andare all’ottimismo. Negli ultimi mesi, in Italia mi era parso di scorgere qualche ragione in più per assecondare questo desiderio, poi, però, le mie velleità vengono frustrate.
Vengono frustrate dal comportamento di politici e sindacalisti di fronte alla volontà del Governo di intervenire sul mercato del lavoro.
Fra tutti, visto che il PD mi sembra il partito che peggio affronta la questione, mi pare ottimo l’editoriale di Michele Salvati sul Corriere di oggi (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_22/agitazione-delle-anime-salvati_132a58a0-73e6-11e1-970a-fabda8494773.shtml).
Buona stampa.
Poi, per procedere in bellezza (si fa assolutamente per dire), a spegnere il mio ottimismo ci pensa un signore (parola grossissima nel caso in questione) che ha occupato la poltrona di Ministro della Giustizia e  percepisce svariate migliaia di euro al mese dallo Stato e non sa fare altro che farsi fotografare e riprendere con una ceffa (che altro termine potrei usare?) che indossa una nera maglietta con una scritta ignobile, ripugnante. Beccato, il figuro non ha trovato di meglio che far diffondere fumose e ridicole scuse al suo addetto stampa (?) e poi fare lo stesso personalmente.
Almeno avesse il coraggio delle sue azioni… Neppure quello. C’è un bel video che dimostra chiaramente quanto fosse consapevole di quella maglietta e, quindi, che ha cercato di spacciare ai cittadini una bella storiella, convinto che gli italiani si meritino di essere presi per i fondelli. E bravo! Non dico neppure il nome, lo sapete tutti e tutti pensate quello che penso io di un individuo di questa fatta.
Buona stampa.
Chiuderei con quello che capita dalle parti di Bari. Non sia mai che mi lascio sfuggire un argomento che dimostra la qualità della nostra classe politica a tutti i livelli. E sul tema vi suggerisco la lettura di Antonio Polito dal Corriere della Sera di ieri (http://www.corriere.it/politica/12_marzo_21/i-tanti-pesci-in-barile-del-caso-emiliano-antonio-polito_382ad118-7321-11e1-85e3-e872b0baf870.shtml).
Buona stampa.
Probabilmente tornerò sul tema della Magistratura, che considero abbia grandissime colpe per i problemi del nostro sistema giudiziario. Per adesso mi limito a dire che ai Giudici e ai Pubblici Ministeri dovrebbe essere consentito di intraprendere la carriera politica soltanto dopo dieci anni dalle dimissioni dalla Magistratura. Ce ne sono troppi che, dopo essersi dimenati freneticamente per conquistare le prime pagine dei giornali e assai meno per dimostrare di aver svolto a dovere le proprie funzioni, si spogliano della toga, magari anche platealmente, per conquistare un seggio alle Camere o una poltrona di Sindaco o altro. Si preoccupino di fare bene il loro mestiere, non di prepararsi rampe di lancio verso la politica.
Mi ripeto, con gente come questa non si va da nessuna parte.

martedì 20 marzo 2012

Non troppo lontano dal tema di ieri


Avete ragione, con i Ligresti ho fatto un po’ una fissazione, ma sono persuaso che se lo meritino anche troppo. Non è assolutamente accettabile governare in maniera così inadeguata uno dei maggiori gruppi assicurativi del paese e spenderne ingenti risorse con modalità quantomeno discutibili.
Buona stampa.
Attenti, la Gilli che viene citata alla fine, è l’azienda che distribuisce le borse disegnate da Giulia Ligresti (quella che ama spostarsi in elicottero a spese della società). Immagino che una compagnia di assicurazioni non sopravviva senza un consulente in materia di borse e accessori…
Intendiamoci, Fondiaria-Sai è un caso limite, ma non metterei la mano sul fuoco riguardo a tante altre società quotate il cui controllo è rimasto in mano a un nucleo familiare più o meno ampio.
Siamo un paese nel quale la mungitura delle vacche ha una lunga tradizione… Sospetto che, dopo aver frequentato distrattamente un po’ corsi di management, non pochi tra i nostri imprenditori abbiano fatto un po’ di confusione sul concetto di cash cow, trasferendo la definizione, sviluppata per un prodotto, all’intera azienda.
Scherzi a parte, come giustamente osservava Sergio Rizzo di fronte alla possibilità che la proprietà della Ducati passi alla Audi, c’è poco da stare allegri in un paese nel quale nessun imprenditore sente l'impulso a impegnarsi in un’azienda che costituisce una vera eccellenza nazionale.
Quando sento parlare d’italianità delle imprese mi prudono le mani. Le imprese sono imprese e la loro proprietà, in un mondo globalizzato, perde un po' di valore. La vicenda di Alitalia (addentellati elettorali inclusi) mi fa ancora salire la pressione alle stelle, oltre ad apparirmi, com'è effettivamente, un'assurda contraddizione con le reazioni dei nostri politici quando i loro colleghi di altri paesi prendono decisioni analoghe. Però che Ducati finisca in mano alla Audi, onestamente, mi pare la prova desolante della mancanza di coraggio della nostra classe imprenditoriale, ormai molto più interessata alle tante, ben protette, posizioni dominanti costruite all’ombra della politica. Sul tema, leggete Giavazzi sul Corriere di oggi (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_20/domande-senza-risposta-francesco-giavazzi_941d5f78-7253-11e1-a140-d2a8d972d17a.shtml).
Buona stampa.
Pur se incomparabilmente migliore dei suoi predecessori, mi pare che anche Monti stia finendo avviluppato nelle tele dei tanti ragni che si annidano dalle parti di Roma e non solo.
Speriamo che si dia una bella mossa…

lunedì 19 marzo 2012

Le ostriche non le mangiano solo i politici


Per un lungo periodo non mi sono trovato affatto in sintonia con Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della Sera oltre che professore universitario di Storia contemporanea. Lo dico con la consapevolezza che il mio giudizio valga meno di nulla, ma mi pare giusto rivelare il cambiamento di opinione che è avvenuto nei tempi recenti, determinato dal mutamento di tematiche e di atteggiamenti da parte di Galli della Loggia, che ha abbandonato certi temi un po’ astrusi, affrontati in maniera tale da far entrare nelle mie narici un forte odore di incenso (uno di quelli che mi piacciono meno).
Sarà l’evoluzione che caratterizza le nostre vicende politiche più recenti sarà un diverso modo di porsi di fronte alla propria attività di commentatore, quel che conta è che i fondi degli ultimi mesi mi sembrano sempre inappuntabili, scritti con l’intento di rivolgersi davvero a chiunque e con l’attenzione concentrata su tematiche molto concrete.
Vi suggerisco di leggere quello di oggi, decisamente un bel pezzo, dedicato al modo di vivere della classe dirigente italiana. L’unica osservazione che mi viene da fare è che anche Galli della Loggia, come molti direttori di quotidiani e giornalisti di rango, fa parte di quella classe dirigente e partecipa, almeno in qualche misura, a quel tipo di vita che viene, giustamente, criticata nel suo editoriale.
Basta leggere le cronache delle presentazioni dei libri o di altri eventi cultural-mondani per capire di cosa io stia parlando. Certo, rispetto ai signori politici con le fondazioni da milioni di euro di cui non intendono dar conto, qualche lussuosa festa per celebrare l’ultimo volume di Galli della Loggia piuttosto che di Eugenio Scalfari (tanto per fare due nomi) può non essere gran cosa, però…
Buona stampa.
Di gente che mantiene un tenore di vita esageratamente lussuoso e lo fa scaricandone gran parte del costo su altri, tuttavia, ci sono ottimi esempi anche nel settore imprenditoriale. Ve lo ricordate l'elicottero di lunedì scorso? Società quotate in borsa...

domenica 18 marzo 2012

Monsignor Marcinkus è sempre là


Poco tempo anche oggi, quindi solo poche righe e un articolo, ma di quelli che fanno rizzare i capelli, non importa quanti ne abbiate...
Donatella Stasio, sul Sole 24 Ore di oggi, ci aggiorna sul fatto che, a quanto pare, il fantasma di Monsignor Marcinkus fatica a lasciare le stanze dello I.O.R. e che la “banca vaticana” si è adeguata con tale fermezza alle normative internazionali sul riciclaggio da indurre una delle principali istituzioni finanziarie del mondo  a chiudere il conto in essere con la loro filiale di Milano perché non riesce a ottenere le informazioni previste da quelle medesime normative. Mi sembra anche piuttosto ironico il fatto che J.P. Morgan Chase sia la banca in cui è confluita la Chase Manhattan Bank che, a suo tempo, si era offerta di sostenere il Vaticano (per qualsiasi cifra) nel far fronte agli impegni derivanti dai legami tra I.O.R. e Banco Ambrosiano di Calvi. Ecco il link dell’articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-03-18/morgan-chiude-conto-143759.shtml?uuid=Ab3kcCAF.
Buona stampa.
Non so come si scaccino i fantasmi, ma forse il Vaticano dovrebbe procurarsi qualcuno capace di rimuovere sul serio le pesanti incrostazioni che ancora impediscono allo I.O.R. di adeguarsi alle regole che segue qualsiasi banca del mondo che non intenda favorire il malaffare (oltre che rispettare il dettato della autorità monetarie). Un obiettivo al quale, se non sbaglio, un’emanazione diretta della Chiesa Cattolica dovrebbe aspirare più di qualsiasi altra istituzione.

venerdì 16 marzo 2012

Tempo perso

Confido siate anche voi convinti che in Italia si sia perso troppo tempo nell'affrontare tanti problemi e che se oggi la nostra situazione, sotto innumerevoli punti di vista, è tale da rendere a dir poco deludente il confronto con molti paesi, non solo quelli avanzati, lo dobbiamo proprio all'incapacità della classe dirigente di incidere su questioni fondamentali per la qualità della nostra società e della nostra economia e, conseguentemente, della nostra vita.
Sono ancora qui che rimugino sulle classifiche delle Università e faccio fatica a mandar giù che in Italia non si riesca a farne funzionare almeno una così che possa conquistare una posizione dignitosa. E mi torna in mente il caso della Sapienza e della famiglia Frati... E continuo a chiedermi che senso abbia, come accade nel Veneto, avere una sede universitaria in ogni capoluogo di provincia, il che significa che, ad esempio, ci sono sovrapposizioni nel raggio di poche decine di chilometri, con un'ovvia moltiplicazione di cattedre e di corsi in un ambito dove la quantità e la qualità molto difficilmente vanno d'accordo. E non facciamoci indurre a confronti sbagliati. E' vero che nell'area metropolitana di Los Angeles, estesa circa quanto la Lombardia, ci sono parecchie Università, tra cui le più famose sono UCLA, CalTech, USC, Loyola Marymount. Qualcuno potrebbe dire che c'è un eccesso di offerta anche lì. Beh... non proprio. Proviamo a pensare all'attrattiva che esercitano, a livello MONDIALE, tre istituzioni che, come UCLA, CalTech e USC, occupano posizioni di vertite nell'istruzione americana. E non consideriamo neppure l'attenzione riservata a tutto quello che sta intorno alla formazione, come accoglienza, attività sportive, localizzazione, ecc. ecc. No, abbiamo molto da imparare e molto da bonificare. E voglio sottolineare come l'incapacità di attrarre menti giovani da altri paesi del mondo mi sembri sia insieme uno dei sintomi e una delle cause del nostro declino culturale.
Torniamo al tempo perso. Antonio Polito dedica all'argomento l'articolo di fondo del Corriere di oggi (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_16/costo-reale-di-tanti-svantaggi-polito_2e8f9f14-6f2d-11e1-8ee0-fb515f823613.shtml). Fa imbestialire ripensare a tante scelte non prese o rinviate e ai loro costi, non soltanto espressi in moneta. E fa imbestialire anche di più ricordare le parole di Cofferati su Marco Biagi e leggere quelle della Camusso in proposito. Ho qualche dubbio che gente così possa portare a un futuro migliore, se non altro perchè non sanno liberarsi dal passato. Vero che la resistenza al cambiamento è un male umano diffuso, però chi occupa posizione di leader dovrebbe guidare, ma questa è una storia vecchia, ne ho già parlato...
Buona stampa.

giovedì 15 marzo 2012

Giusto un paio di suggerimenti veloci


Gli articoli di Luigi Zingales sono sempre intriganti. A parte il modo di scrivere brillante e anche tagliente, si pone da un punto di vista spesso assai diverso da quello degli altri commentatori, così che ci offre degli spunti di riflessione decisamente non omologati. Oggi si occupa della Grecia e, come al solito, non va tanto per il sottile con i politici e i vertici delle grandi istituzioni finanziarie internazionali (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-03-15/conto-aperto-default-greco-063535.shtml?uuid=AbT8zB8E). Che cosa potrei dire?
Buona stampa.
E' disponibile la classifica delle Università migliori al mondo elaborata da Thomson Reuters per quest'anno. Ci sono, in realtà, diverse classifiche basate su differenti parametri. In quella che considera la reputazione, non troviamo neppure un'Università italiana nelle prime 100. Non commento. Vi segnalo il link di questa classifica, ma poi, da lì, potete andare in giro un po' e dilettarvi anche voi con le altre (http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2011-2012/reputation-rankings.html).

Banchieri, tiranni e i soliti duri di comprendonio

 
Goldman Sachs è probabilmente la maggiore banca d’investimento del mondo, di certo è la più grande degli Stati Uniti. Per molto tempo ha goduto di grande prestigio, tanto da costituire l’approdo più ambito dai giovani che aspiravano a una carriera di successo nel mondo della finanza e da aver fornito collaboratori a numerosi Presidenti americani (dettagli in più li potete trovare su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs). Da tempo, dopo il 2007, Goldman Sachs ha visto incrinarsi l’immagine costruita nei quasi 150 anni di vita. E nei giorni scorsi un duro colpo è venuto da un dirigente che ha lasciato la società e ha descritto la propria esperienza in una lettera pubblicata dal New York Times (http://www.nytimes.com/2012/03/14/opinion/why-i-am-leaving-goldman-sachs.html?_r=1&scp=4&sq=why%20i%20left%20goldman%20sachs&st=cse). Mi sembra una testimonianza degna di essere letta, anche se, ovviamente, può esprimere una visione personale influenzata da eventi particolari. In ogni caso, però, come ci ricorda il Financial Times, non è solo Mr. Smith ad aver individuato comportamenti poco corretti da parte di Goldman Sachs (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/3f12a140-6dd1-11e1-b9c7-00144feab49a.html#axzz1pAZj9Qqa).
Buona stampa.
Sul Guardian di ieri c’era un articolo che raccontava di che cosa si occupi in questi mesi la famiglia el Assad, quella che domina la Siria da decenni e che, nell’ultimo anno, dall’inizio della rivolta popolare, ha fatto almeno 7500 morti tra i propri oppositori, donne e bambini inclusi, sicuramente i ribelli più pericolosi (http://www.guardian.co.uk/world/2012/mar/14/assad-emails-lift-lid-inner-circle).
Buona stampa.
Dei principali quotidiani italiani, se le mie ricerche sono state corrette, nessuno ha ripreso la notizia nella propria versione on line, c’è, però, nell’edizione cartacea del Corriere della Sera di oggi.
Il Corriere ospita anche due articoli dei Mastini, che hanno lavorato separatamente questa volta. Rizzo si è occupato della resistenza che gli enti locali oppongono alle misure di contenimento dei loro apparati e dei relativi costi. Il pezzo, purtroppo, non è disponibile in rete. Il Bobtail, invece, ha dedicato la sua attenzione al funzionamento dei partiti, in particolare al tesseramento e alle elezioni primarie. Il suo articolo lo trovate a questo indirizzo: http://www.corriere.it/politica/12_marzo_15/stella-voti-contesi-tessere-fantasma_fd993978-6e65-11e1-850b-8beb09a51954.shtml.
Buona stampa. Per loro è la regola.

mercoledì 14 marzo 2012

I tempi cambiano


Oggi soltanto un articoletto che ha causato una riflessione un po’ nostalgica.
Da Repubblica vi segnalo la notizia che l’Enciclopedia Britannica non verrà più diffusa in versione cartacea (http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/03/14/news/enciclopedia_britannica_web-31494091/?ref=HREC2-5).
Buona stampa.
Si tratta senz’altro di un segnale del profondo cambiamento prodotto dall’utilizzo dei pc e del web, ma sono portato a non sopravvalutarlo, anche se fatico a dimenticare lo strano piacere che provavo, ancora ragazzino, quando, nell’entrare nella casa di un nuovo amico, scoprivo un’ampia porzione della libreria riempita dai volumi dell’Enciclopedia Britannica o della Treccani. Era un simbolo di un’appartenenza comune. I ragazzini di ogni, immagino, si baseranno su altri elementi, sempre che desiderino essere accomunati da un simbolo culturale come accadeva a me con la Britannica e con la Treccani, anche se, bisogna ammetterlo, talvolta erano solo esibite e non vissute.

martedì 13 marzo 2012

Con questi che giustizia si potrà avere?


Carlo Federico Grosso è un avvocato e professore di diritto torinese (vi segnalo un paio di siti dove trovare maggiori informazioni su di lui: http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-federico-grosso/ e
Nonostante il suo curriculum importante, temo che al grande pubblico sia noto soprattutto per aver assunto temporaneamente la difesa di Anna Maria Franzoni, sostituito quasi subito da altro famoso legale, Carlo Taormina, il cui stile, per chi li ha sentiti parlare, è, per così dire, un po’ meno composto.
Sto divagando. Ieri, sulla Stampa, Grosso ha affrontato la questione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9876). Mi sembra un articolo molto chiaro, lucido, equilibrato, che consente di valutare la questione anche a chi, come me, non ha una cultura giuridica.
Buona stampa.
L’argomento, come certamente saprete, è tornato di attualità per la sentenza della Corte di Cassazione sul processo a Marcello dell’Utri. Sul tema i giornali hanno riportato i commenti di avvocati, magistrati e politici, tutti immediatamente pronti ad affrontare la questione in maniera piuttosto parziale, quindi assai diversa rispetto a Grosso. Osservo, ancora una volta con fastidio, come le questioni della giustizia siano oggetto sempre e comunque di confronti ideologici, di liti da ballatoio tra giustizialisti e garantisti interessati non tanto a migliorare il nostro sistema giudiziario quanto a ottenere qualche minuto di attenzione da parte dei media o a proteggere il compagno di partito beccato con le dita nella marmellata o a polemizzare in ogni modo con gli avversari.
Non vedo come si possa sperare in una migliore applicazione della legge finché chi dovrebbe procedere alla riforma del sistema giudiziario pensa a tutto fuorché al vantaggio per la collettività. E questo vale per ogni parte coinvolta, visto che avvocati e magistrati costituiscono due corporazioni refrattarie al cambiamento e dominate dall’opportunismo, i partner ideali per una classe politica interessata quasi soltanto a proteggere se stessa.
Checché ne dica Alfano, io penso che il Governo Monti dovrebbe davvero mettere mano alla riforma della giustizia e dovrebbe farlo tenendo a mente che il sistema giudiziario deve funzionare bene a vantaggio di tutti gli italiani, non solo di qualcuno e dei suoi cari.

domenica 11 marzo 2012

Da Terzi a Marty


E’ domenica e abbiamo più tempo libero, che naturalmente mi provo a riempire per voi con un articolo degno di attenzione e qualche mia riflessione (lo so, parola grossa).
Aldo Grasso sul Corriere di oggi parla del Ministro degli Esteri Terzi e non gli risparmia ironia e critiche. In qualche misura, mi sembra che il suo pezzo confermi le mie considerazioni sulla nostra pubblica amministrazione (http://www.corriere.it/politica/12_marzo_11/il-terzi-incomodo-e-le-pene-dell-ambasciatore-aldo-grasso_ecb6f008-6b60-11e1-a02c-63a438fc3a4e.shtml).
Buona stampa.
Aggiungerei soltanto una battuta: meglio non pensare che, essendo stato scelto per guidare il Ministero degli Esteri, dovrebbe rappresentare la punta di diamante della nostra diplomazia…
Spero che Terzi trovi la rotta in fretta, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che il Governo Monti venga messo in difficoltà dai suoi stessi membri.
Ci pensano, infatti, con notevole assiduità e impegno i politici della maggioranza e dell’opposizione, la memoria dei quali sembra essere inversamente proporzionale all’andamento del differenziale di interesse tra i nostri BTP decennali e i Bund tedeschi (il famoso spread, si può anche parlare in italiano di certe cose, non è necessario l’inglese). E già, poiché il differenziale è sceso e anche di molto (non soltanto per merito di Monti, in realtà), i politici di professione (non nel senso di Max Weber, o almeno non nel senso migliore del pensatore tedesco) ritengono di poter ignorare quanto scarsa sia la fiducia che gli italiani nutrono per loro e quante promesse hanno fatto nel momento in cui si sono messi un po' in disparte perché nascesse il Governo Monti. E soprattutto che c’è ancora tanto da fare in molti campi per rimettere l’Italia sul giusto binario.
Ora che paghiamo soltanto il 3% in più rispetto ai tedeschi, da parte dei politici si ricominciano a sentire chiacchiere su argomenti che interessano a loro, che servono a proteggere loro e i loro privilegi e le loro zone d’ombra. Ora che paghiamo soltanto il 3% in più rispetto ai tedeschi, sembra che il problema sia l’atteggiamento dei giudici verso certi politici, non il fatto che un piccolo imprenditore possa impiegare un decennio per recuperare un credito e quindi sì, di giustizia si può parlare, ma soltanto in un certo modo. Ora che paghiamo soltanto il 3% in più rispetto ai tedeschi, sembra anche meno importante porre rigidi limiti al flusso di soldi pubblici parte dei quali si è mangiato, anche in senso letterale, l’ottimo (si fa sempre per dire) Senatore Lusi nella silenziosa indifferenza dei suoi compagni di partito. E, direi, anche degli avversari, sicuri che il tema potrebbe risultare spinoso per loro come per gli esponenti della Margherita, il partito che esiste soltanto per ottenere finanziamenti pubblici. Il tutto mentre Lusi, Milanese, Papa e decine di altri non si sognano di dare le dimissioni! E nessuno parla di fargliele dare!
Basta così, non voglio guastarmi questo splendido tramonto.
Anzi, farò di più, per far sorridere anche voi, vi propongo un’altra rapida citazione cinematografica. Una scena del geniale Mel Brooks da Frankenstein Junior. Un Marty Feldman al meglio.

 

Oggi, almeno in parte, fate voi

Non ho alcun dubbio che, nel suggerirvi di leggere un articolo di Paul Krugman apparso sul 24 Ore due giorni fa, vi propongo la posizione di un commentatore senz’altro schierato. Nello stesso tempo, però, credo che sia un pezzo dal quale emerge una raffigurazione convincente della politica americana, che ha imposto al mondo gli otto anni di presidenza di George W. Bush, le cui conseguenze pagheremo ancora a lungo. Il link è questo: (http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-03-09/george-bravuomo-153156.shtml?uuid=AbDew94E.
Buona stampa.
Riprendiamo la questione dell’operazione anglo nigeriana che ha portato alla morte del nostro connazionale rapito, l’Ingegner Lamolinara. Lucio Caracciolo, su Limes, ma accessibile anche dal sito di Repubblica, analizza con acume perché, alla fin fine, la nostra statura internazionale è sempre piuttosto modesta (http://temi.repubblica.it/limes/la-politica-estera-italiana-e-il-teatrino-dellignavia/33090?ref=HRER1-1).
Buoma stampa.
Sempre sulla vicenda, ma più con l’occhio alla politica interna, Paolo Guzzanti sul Giornale e Angelo Panebianco sul Corriere della Sera si occupano degli influssi esercitati sul Governo Monti e sui suoi membri dalle modalità con cui è nato.
Ci sono punti in comune, ma sotto sotto si percepiscono delle differenze sostanziali, soprattutto nella capacità di guardare con distacco il problema. Il giudizio lo lascio a voi, il mio me lo tengo per me:
Buona domenica.

sabato 10 marzo 2012

Se fosse solo colpa della perfida Albione


La mia ammirazione per gli inglesi non arriva a farmi pensare che si siano comportati impeccabilmente nella vicenda degli ostaggi in Nigeria, tuttavia sono propenso a condividere il punto di vista di Franco Venturini sul Corriere di oggi (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_10/servizi-pregiudizi-venturini_38d865aa-6a78-11e1-8b63-010bde402ef9.shtml) e a ritenere che le spiegazioni devono arrivare anche da Roma e non solo da Londra.
Buona stampa.
Mi sembra un approccio più meditato e più freddo rispetto a quello, sempre sul Corriere della Sera, ma ieri, di Antonio Puri Purini (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_09/inaccettabile-schiaffo-e-le-scuse-non-bastano-antonio-puri-purini_39631ad6-69b2-11e1-b42a-aa1beb6952a8.shtml), che pure pone il dito su alcune nostre piaghe e lo fa bene in particolare quando sottolinea che l’autorevolezza si acquisisce nel modo in cui si agisce, non per legge. Il pezzo non è male, ma come spesso accade, c’è un ma… Anzi, ce ne sono alcuni di ma...
Stampa così e così.
Non sono tenero nei confronti di Puri Purini, oltre che per quel che ha scritto, perché proviene dalla nostra pubblica amministrazione, in particolare dalla carriera diplomatica. La nostra pubblica amministrazione, purtroppo, non costituisce un’arma vincente per il paese, al contrario. E’ un sistema autoreferenziale, con meccanismi di avanzamento che (lo dice anche Puri Purini, sebbene limitando il giudizio al settore militare) ben poco hanno a che fare con il merito e le capacità. Ecco, sarebbe stato bello se Puri Purini non avesse limitato la propria critica ai militari e ai servizi segreti. Se nel caso della sfortunata operazione in Nigeria, infatti, le colpe italiane sembrano da attribuire a quel segmento della pubblica amministrazione, in altre circostanze sono i diplomatici a rivelarsi inadeguati. Ho il timore che non si riuscirà a fare molto per migliorare la situazione neppure con il Governo Monti: pensare che un Ammiraglio e un Ambasciatore possano metter mano a processi di rinnovamento dei Ministeri della Difesa e degli Esteri mi sembra poco realistico. I problemi, comunque, non ci sono soltanto tra i generali e gli ambasciatori. Speriamo che nei prossimi mesi Patroni Griffi riesca come Ministro là dove ha fallito da dirigente. E anche questo, non credo di sbagliare, mi sembra piuttosto difficile.

giovedì 8 marzo 2012

Quando si dice tenere un basso profilo

E' vero, ho già parlato più volte di Fondiaria-Sai e dei Ligresti, ma prima di dire che ho pochi argomenti e che sono noioso, leggetevi questa chicca dal Sole 24 Ore di oggi. E' talmente preziosa da indurmi a usare lo scanner con eventuali problemi di copyright... 
Buona stampa.

Mi sembra l'occasione giusta per una citazione cinematografica che tenevo da parte sin dal giorno in cui ho aperto il blog. Un meraviglioso Walter Matthau alle prese con i problemi della finanza (dal film "E' ricca, la sposo e l'ammazzo", "A new leaf" è il titolo originale). Semplicemente grande. Buon divertimento.


mercoledì 7 marzo 2012

C.a.s.e., Map, Musp, Mep


No, non sono suonato. Sono stanco, parecchio stanco, per aver movimentato e accatastato diversi quintali di tronchi di legna, ma non sono suonato. Non più del solito, almeno…
Quelli che vedete sono gli acronimi che troverete nell’articolo dei Mastini che vi segnalo e che, per la verità, vi impongo cortesemente di leggere (http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_07/Aquila-tre-anni-dopo_8e7afcdc-681d-11e1-864f-609f02e90fa8.shtml).
Pagherei una cifra (davvero, potrei tirare fuori una o due banconote grandi) per sapere chi è il genio che si è dedicato all’ideazione di questi acronimi anziché allo sgombero delle macerie e alla ricostruzione de L’Aquila e degli altri centri distrutti dal terremoto del 2009. Perché il genio, non ci piove, lavora per qualche istituzione che, invece di pensare acronimi, dovrebbe preoccuparsi di sgomberare macerie e ricostruire…
Ho il sospetto che il genio sia abbastanza codardo da non farci sapere come si chiama, ma attendiamo fiduciosi.
Ringraziamo i Mastini, hanno fatto il consueto ottimo lavoro.
Buona stampa.
A proposito di acronimi, già che ci sono, divago parecchio e mi tolgo un sassolino che rigira nelle mie scarpe da un bel po’ di tempo.
C’è un museo, a New York, che si chiama Museum of Modern Art, da decenni acronimizzato in MOMA (acronimizzato è un neologismo mio e fa schifo, lo so, ma mi serve).
Da qualche anno, in Italia, non abbiamo saputo far di meglio che imitare pateticamente questa idea originale ormai datata e abbiamo acronimizzato quasi ogni cosa avesse a che fare con musei e pinacoteche.
A riguardo, io avrei qualche proposta, che sono certo troverà l’interesse dei politici più astuti. Ne cito solo tre, giusto per non correre il rischio di sprecare opportunità di arricchirmi con pensate geniali come queste, che sono pronto a vendere al migliore offerente: Museo Etnografico Regionale Degli Abruzzi, Collezione Urbinate di Lacche Orientali e Pinacoteca Espressionista TOrinese. Acronimizate voi, io mi vergogno un po’.
Lo so, sono pensate volgari, ma mi piacerebbe che provassimo a ricordarci che sì, dobbiamo attirare il turismo internazionale, ma non è detto che lo si riesca a fare con gli acronimi. Ci vuole ben altro per risalire la classifica dei flussi turistici. Contenuto e servizi, non acronimi.
Per finire, torniamo al canone RAI. Rimango dell’opinione che, sino a quando la legge impone di pagarlo, dobbiamo pagarlo. Il problema è farsi una ragione del fatto che serva anche a retribuire gente come la Dottoressa Lei. Non è per niente facile farsene una ragione. Come prova questo video dal sito di Libero (http://tv.liberoquotidiano.it/video/105721/Lei_in_Vigilanza__fa_piu_ridere_di_Crozza.html).
La Signora dirige la maggiore azienda culturale del paese. Siamo autorizzati a chiederci se abbia i requisiti per farlo.
Buona stampa.

Se undici vi sembran pochi


La vicenda mi sembra piuttosto confusa, come purtroppo accade spesso in Italia, con i protagonisti e i comprimari che, al solito, non prendono neppure in considerazione l’ipotesi di assumersi le proprie responsabilità.
Resta il fatto che questa storia del rigassificatore di Brindisi è emblematica dei tempi assurdi necessari per portare a compimento investimenti di grande rilievo. Sono convinto che la British Gas abbia fatto i suoi comodi e che si sia permessa azioni ben diverse da quelle che compie nel Regno Unito, insomma, non ho nessuna particolare ragione per essere favorevole all’azienda inglese, tuttavia nessuna impresa di nessun paese può perdere undici anni senza riuscire a sapere se, quando e come riuscirà a realizzare un’opera così rilevante.
Qui sì che bisogna mettere mano all’accetta e sfoltire con decisione la selva di complicazioni e di procedure assurde ed estenuanti che ci rendono un paese inaffidabile per gli investimenti stranieri.
Sul rigassificatore di Brindisi ci sono tanti articoli, ve ne indico un paio, ma dell’argomento si occupano quasi tutti: http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/445372/ e http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/03/06/news/rigassificatore_bg_nessun_dietro_front-31035366/index.html?ref=search.
Vi suggerisco, però, anche questo (http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-03-07/livorno-sopravvive-solo-impianto-064521.shtml?uuid=Abzc3b3E&fromSearch): credo sia evidente come il problema si riproponga ovunque e, quindi, anche quei pochi investitori, italiani o esteri non importa, finiranno per abbandonare i loro progetti, così da impedire la realizzazione di impianti che aumenterebbero di molto la flessibilità dei nostri approvvigionamenti energetici. Un problema di cui ho già parlato e che ci espone a rischi molto seri per la nostra forte dipendenza da pochi fornitori. E trascuriamo l'aspetto occupazionale...
Buona stampa. Pessima politica e pessima burocrazia, niente che ci stupisca, vero?
Vado a tagliare legna. Più pesante, ma meno frustrante della lettura dei giornali.

lunedì 5 marzo 2012

La cupola lombarda e le cupole russe. E spazzatura


Sgombriamo il campo da possibili equivoci: sto parlando della cupola dell'Ospedale San Raffaele e di quelle del Cremlino. Nessun intento di alludere ad altro. E iniziamo.
I nostri giornali hanno la brutta abitudine di scordarsi le cose, non diversamente da come fanno i politici. Molte vicende, dopo qualche giorno in cui conquistano grande spazio e grande attenzione, spariscono, vengono messe in disparte e non ne sappiamo più nulla.
La questione del San Raffaele è un buon esempio. Da settimane non se ne parlava più, anche se, forse, potremmo voler conoscere come procede il risanamento di quello che è uno dei principali poli sanitari e di ricerca del paese, diventato parte di un gruppo che dalla sanità in convenzione trae il grosso del suo imponente fatturato.
E invece niente. Non una riga da parecchi giorni.
Fino a che, questa mattina, il Corriere della Sera, a firma di Gerevini e Ravizza, riprende la questione con un pezzo piuttosto lungo, che riferisce dei rapporti tra Don Verzè, il Direttore del Sismi e il Presidente della Lombardia: http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_05/formigoni-don-verze-atti-su-misura-gerevini-ravizza_ea1dd1fa-6691-11e1-a7b0-749eb32f5577.shtml.
Mi sembra un articolo un po’ confuso, frettoloso nonostante le dimensioni, ma non privo di qualche interesse, sebbene tocchi temi già trattati in precedenza. Allora, come mai lo pubblicano proprio oggi, dopo che sulla questione avevano lasciato depositare qualche dito di polvere? Semplice, perché da domani si comincerà a vendere nelle edicole un libro, scritto dai due medesimi giornalisti, e edito dal Corriere.
Voi che dite? Che genere di stampa è questa? Non riesco a dare un giudizio positivo, pur riconoscendo che Gerevini e Ravizza hanno svolto un ottimo lavoro nei mesi scorsi. I cosiddetti istant book non mi piacciono, emanano sempre un odore di opportunismo e quei pochi che ho letto non valevano i soldi spesi per comperarli anche perché, per loro natura, sono già superati il giorno stesso in cui escono. La cronaca si fa sui giornali. I libri sono per la storia.
Mala stampa.
Ahimè, i russi non mi hanno dato ascolto e ci ritroviamo Putin padrone assoluto del paese. Ci vorrà un po’ di tempo per capire come si muoverà e se l’atteggiamento aggressivo della campagna elettorale si tradurrà in azioni che alimenteranno la tensione internazionale. Quello che posso già dire è che, anche in questo caso, il voto sembra essersi svolto in maniera non proprio corretta. I brogli li possono fare tutti, ma di solito chi è al potere è avvantaggiato… Vi suggerisco un testo del Giornale e un video di Repubblica: http://www.ilgiornale.it/esteri/voto_irregolare_ma_paese_si_sta_muovendo/05-03-2012/articolo-id=575588-page=0-comments=1 e http://video.repubblica.it/mondo/russia-le-webcam-catturano-voti-multipli/89611?video.
Buona stampa.
A questo punto, pur tentato di farlo, eviterò di suggerire ai romani come votare. Visto il successo ottenuto con i russi, preferisco evitare consigli che potrebbero, sai mai, indurli a concedere ad Alemanno di restare in carica per un altro mandato… Più che alle nevicate, penso a quello che accade nella pletora di società controllate dal Comune di Roma, al quale, sarà bene ricordarlo, lo Stato ha attribuito più volte fondi destinati a coprire i buchi di bilancio. Sul Corriere Economia di oggi, Sergio Rizzo parla dell’Ama, l’azienda comunale che si occupa (si fa per dire) della nettezza urbana e non solo (per intenderci quella che aveva le pale spazzaneve e le ha tenute ferme). Purtroppo l’articolo non è ancora stato pubblicato on line, ma vi terrò aggiornati. Potrebbe anche valer la pena che faceste un salto all’edicola. E’ uno di quei pezzi che fanno male al fegato, ma DEVE essere letto. Grazie al mastino truce!
Buona stampa.

domenica 4 marzo 2012

Grazie, Bruno


Credo che una persona dimostri il proprio valore nel modo in cui vive il rapporto con gli altri e che la condivisione di momenti in cui appaghiamo la nostra gioia di vivere renda preziosa un’amicizia.
Bruno ha dato un grande contributo alla forza di queste convinzioni. E’ un debito importante, destinato a durare.
Lo saluto con i versi del Notturno di Alcmane e con un quadro di Rothko.

Dormono le cime dei monti e le gole,
i picchi e i dirupi,
le selve e gli animali, quanti ne nutre la nera terra,
le fiere montane e la famiglia delle api,
i pesci nel profondo del mare purpureo;
dormono le stirpi degli uccelli dalle lunghe ali.


Patria della cultura?


L’articolo di fondo del Corriere della Sera di oggi, scritto da Gian Antonio Stella, è dedicato alla scarsa cura che riserviamo al nostro patrimonio culturale e non solo (http://www.corriere.it/editoriali/12_marzo_04/la-dittatura-dell-incuria-stella_fdbf73d4-65ca-11e1-be51-f4b5d3e60e3d.shtml).
Vi si ritrovano alcuni temi che, più diffusamente, erano stati oggetto di un saggio breve (definirlo articolo mi sembra riduttivo) di Gilberto Corbellini nell’inserto del Sole 24 Ore di domenica scorsa (http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-02-25/conoscenza-libera-pizzo-170741.shtml?uuid=AaTGFixE&fromSearch).
Buona stampa. Per tutti e due, ma… ma credo che i mezzi di informazione dovrebbero andare oltre la critica della politica o la promozione di manifesti. Ci vorrebbe anche una capacità autocritica, la volontà di riflettere realmente sul proprio contributo alla crescita culturale del paese, che a me pare essere sempre più modesto.
In un paese che vive un fenomeno drammatico come l’analfabetismo di ritorno e nel quale la lettura di un libro l’anno è pratica assai infrequente, bisognerebbe che i media facessero di più e, per cominciare, dovrebbero resistere alla tentazione di solleticare gli appetiti peggiori del pubblico, evitando così di dare spazio ad argomenti e modalità di comunicazione che finiscono per aggravare l’impoverimento culturale della popolazione.
Sotto questo profilo, sono portato ad attribuire maggiori colpe alla televisione, tuttavia anche la stampa ha le sue responsabilità. Il diffondersi dell’aggressività, verbale e non, del voyeurismo, della passione per il pettegolezzo, della convinzione che fama e denaro (poco importa come ottenuti) siano le uniche misure delle capacità individuali, tutto questo, credo, è stato largamente favorito dai modelli che vengono offerti dalla televisione attraverso i programmi di maggior ascolto, ossia talk e reality show. Modelli che, temo, diverranno anche più diffusi e si affermeranno anche nei cosiddetti nuovi media, se è vero quel che afferma oggi Marco Bassetti, l’italiano che dirige Endemol, in un’intervista al 24 Ore (purtroppo non disponibile in rete). I progetti della società guidata da Bassetti, infatti, sono di ampliare l’offerta dei propri prodotti attraverso internet, ossia il mezzo di comunicazione che sta lentamente erodendo gli ascolti televisivi. E non è che Endemol offra gran che come qualità…
Com’è evidente, il problema non è soltanto italiano, ma sono convinto che nel nostro paese sia più grave e che richieda una svolta decisa: il basso livello di concorrenza, infatti, unito alle pessime condizioni economiche della RAI e alla minore redditività di Mediaset (a riguardo ottimo Mucchetti qualche settimana fa: http://www.corriere.it/editoriali/12_febbraio_23/la-concorrenza-che-non-si-vede-massimo-mucchetti_2e836e9c-5de4-11e1-ab06-25238cfc8ce3.shtml) inducono a temere una riduzione degli investimenti in prodotti di qualità. E non mi pare che Sky faccia molto per stimolare il processo competitivo, anzi.
E’ auspicabile, quindi, che il Governo Monti faccia valere la volontà di liberalizzare i mercati anche nel settore dell’informazione, non solo in quello del commercio dei farmaci e dei trasporti urbani.
Non che mi faccia grandi illusioni: dalle parti della politica, infatti, ha ancora notevole peso il proprietario del maggior gruppo editoriale e televisivo italiano così come non vedo negli altri principali partiti la volontà di allentare la presa clientelare sulla RAI.
In ogni caso, la qualità della nostra televisione, in assenza di misure strutturali, è destinata a peggiorare, anche perché si è ormai disperso il patrimonio sviluppato in passato.
Un rischio, purtroppo, che scorgo anche nel settore della carta stampata, ancor più provato di quello televisivo dall’andamento dei ricavi. Le tirature calano, il sostegno pubblico si riduce, la presenza in rete non è ancora in grado di dare contributi significativi ai bilanci. Così anche i giornali finiscono per dare spazio, nella speranza di fermare l’emorragia delle vendite, ad argomenti che possono forse attirare qualche nuovo lettore, ma certamente non ne migliorano la cultura, al contrario. Un atteggiamento che negli altri paesi non si riscontra, quantomeno tra i quotidiani più autorevoli.
Aprite il sito del Corriere, della Stampa, di Repubblica: lo spazio riservato a certa cronaca nera, alle vicende di presunte celebrità, agli avvenimenti nelle isole e nelle case non è trascurabile. Aprite il sito, che so, del Times, del Guardian, di Le Monde, della Faz, del New York Times e cercate qualcosa di simile. Non lo troverete.
Non vorrei essere accusato di esterofilia, perciò sottolineo immediatamente che anche altrove la maggior parte della popolazione sembra interessarsi soprattutto a scandali e pettegolezzo e vicende artefatte di personaggi artefatti, ma questa attitudine non viene incoraggiata  dai quotidiani più prestigiosi, né su carta né on line.