mercoledì 9 dicembre 2015

Chi è causa del suo mal...

Parliamo di banche, italiane principalmente, ma non solo.
Abbiamo due gruppi su cui riflettere. Da un lato le quattro situazioni fallimentari conclamate: Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti. Dall’altro i due casi veneti, quelli di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che non sono in condizioni di insolvenza, ma non godono certo di buona salute e devono effettuare pesanti ricapitalizzazioni per ristabilire adeguati parametri patrimoniali e per far fronte al gravoso fardello dei crediti inesigibili emersi con la nomina dei nuovi vertici aziendali.
E’ necessario ribadire che si tratta di casi profondamente diversi: le prime quattro sono, come detto, banche in stato fallimentare, mentre le seconde due sono aziende in difficoltà seria, ma con prospettive di ritrovare l’equilibrio, soprattutto se andassero in porto le auspicate fusioni con altri istituti più grandi e adeguatamente capitalizzati.
Per avere un’idea di come stavano le cose in una delle quattro banche di fatto fallite (e sostituite in parte da nuove entità che garantiscono la salvaguardia dei depositi) vi suggerisco la lettura di questo articolo di Fabio Pavesi da Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-12-08/retroscena-ecco-come-e-fallita-vecchia-banca-etruria-200435.shtml?uuid=ACUMiUpB.
Buona stampa. Con possibili differenze trascurabili, la situazione si ripresenta negli altri istituti del primo gruppo. Anche in Popolare di Vicenza e in Veneto Banca le ispezioni della Banca d’Italia hanno portato alla luce operazioni discutibili, conflitti di interesse di alcune figure chiave e disinvoltura nella concessione del credito, tuttavia non nella misura emersa ad Arezzo.
Ciò detto, si può identificare un filo che collega tutti e sei casi considerati: le perdite (in qualche caso ancora soltanto potenziali) subite da coloro che hanno investito in titoli, azionari e obbligazionari, delle banche in questione.
Ieri, davanti al Parlamento, il Ministro Padoan ha prospettato la possibile emanazione di un provvedimento che, per ragioni “umanitarie” (sic), dovrebbe ridurre le perdite subite da questi investitori scaricandole sui contribuenti.
Sull’argomento, prima di qualche opinione ed esperienza personali, vi suggerisco la lettura di questo commento di Alessandro Plateroti, sempre da Il Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-12-09/dopo-salva-banche-arriva-salva-perdite-073207.shtml?uuid=ACEblmpB.
Buona stampa. Come il vice direttore de Il Sole, anch’io ho credo che la possibilità prospettata da Padoan sia da considerare negativamente, molto negativamente.
Siamo l’unico paese al mondo nel quale chi sbaglia le proprie decisioni di investimento (o anche di indebitamento: ricordate i mutui in marchi o in ecu?) chiede e, purtroppo, ottiene non di rado di essere almeno parzialmente indennizzato dallo stato, ossia a spese degli altri cittadini.
Qualche anno fa, prima del 2007, avevo investito una somma piccola, in senso assoluto, meno in senso relativo, in azioni di un istituto di credito del Regno Unito: Royal Bank of Scotland (RBS). Al momento dell’acquisto dei titoli, come disse una persona esperta del settore, la banca britannica era “seduta su una montagna d’oro”. E, in effetti, nei primi tempi ho ricevuto dividendi sicuramente superiori a quelli distribuiti da banche italiane o di altri paesi. La crisi del 2008 (unitamente all’avventata acquisizione di AbnAmro Bank) ha di fatto azzerato il mio investimento: il titolo ha perso in pochissimo tempo gran parte del valore iniziale, arrivando infine a valere meno del 10% di quanto lo avevo pagato.
Pochi anni dopo, anche per le pressioni esercitate dal gestore della banca di cui ero allora cliente, ho acquistato (saggiamente molto meno di quanto mi veniva proposto) obbligazioni subordinate di Banca MPS. I rendimenti maggiori mi hanno in parte compensato dalla progressiva erosione del corso, dovuto alle difficoltà della banca emittente, ma anche all’andamento dei tassi. Quando la situazione di MPS è sembrata sul punto di aggravarsi, ho deciso di tagliare un dito per non dover poi perdere la mano. La perdita, tenuto conto degli interessi, dovrebbe essere stata limitata al 25%. Che non è poco, ma è sempre meno di quanto ho visto svanire grazie ai miei “amici” di Edimburgo (e alla mia incapacità di accettare il fatto che il titolo RBS potesse svalutarsi tanto e tanto in fretta).
In totale parliamo di una perdita complessiva di poche migliaia di euro, come dicevo piccola in senso assoluto, ma non trascurabile in relazione ai miei risparmi. Bene, ho per caso chiesto che i contribuenti italiani mi compensassero per questo danno? No. Se le cose sono andate male non posso prendermela con nessuno (salvo forse, e solo in parte, con il dipendente della banca che ha sollecitato l’acquisto dei titoli MPS).
La colpa è mia, io ho deciso di farmi lusingare dei risultati di RBS e dalle cedole di MPS. Io ho cercato di aumentare il rendimento dei miei risparmi investendo in quei due particolari titoli che offrivano dividendi e interessi superiori a quelli offerti da investimenti analoghi. Ero consapevole che maggiori rendimenti comportano maggiori rischi, posso, dunque, prendermela con qualcuno? Direi proprio di no. Direi, però, che la medesima risposta dovrebbero darsi coloro i quali oggi chiedono che altri paghino il conto della loro avidità, siano essi obbligazionisti di Banca Etruria o azionisti di Popolare di Vicenza poco importa.
A loro, come a me, faceva comodo aver trovato remunerazioni superiori alle medie di mercato. Allora, ammesso che lo siano effettivamente, non si consideravano ignoranti in materia finanziaria, al contrario. Allora, lo posso facilmente immaginare, andavano in giro a vantarsi con gli amici davanti a un caffè o a un aperitivo. Si sentivano più furbi degli altri, allora. Adesso, però, hanno cambiato idea… adesso sono diventati ingenui, poveri sprovveduti vittime dei bancari infidi, pronti a rifilare loro titoli spazzatura.
Spero vivamente che l’istinto “umanitario” di Padoan non produca risultati concreti. E qui mi fermo.
Nella nostra battaglia oggi abbiamo con noi, ancora una volta, Procol Harum, con un altro dei loro maggiori successi: A Salty Dog.



Restiamo nel rock di quegli anni e ascoltiamo un altro brano famosissimo: It’s Five O’Clock di Aphrodite’s Childs.


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