domenica 5 febbraio 2017

Fatti alternativi o balle autentiche?

Ha ragione Sergio Rizzo che, nell’editoriale del Corriere di ieri, sottolineava come il Movimento 5 Stelle si stia rivelando privo di una classe dirigente adeguata. Questo il collegamento all’articolo: http://www.corriere.it/opinioni/17_febbraio_04/serve-classe-dirigente-capace-oltre-che-onesta-5d16d19e-ea3f-11e6-a07b-65e8492406d6.shtml#.
Buona stampa. Con l’eccezione dello psiconano+barba-Mediaset, dei suoi soci e dei suoi cari, a nessun essere dotato di normale intelligenza sfugge quanto sia sconcertante l’immagine del movimento che emerge dalle vicende romane. Anche a non dar peso alla questione (tutt’altro che trascurabile, in verità) della polizza di cui si parla in questi giorni, a me pare cruciale osservare il modo in cui Virginia Raggi ha selezionato i propri collaboratori, buona parte dei quali ha lasciato la barca, volontariamente o involontariamente.
Come sottolinea correttamente Rizzo, il M5S ha conquistato la guida della capitale senza avere creato preventivamente un gruppo di persone a conoscenza dei problemi di Roma e con una strategia per risolverli. La Raggi, “forte” della sua esperienza come consigliere comunale, non ha saputo far nulla più che pescare qua e là tra funzionari e consulenti, chi più chi meno legati alle amministrazioni precedenti. Dopo mesi di tentennamenti, dimissioni, avvicendamenti, aumenti di retribuzione, qualche arresto, indagini tuttora in corso, litigi interni feroci e piuttosto volgari, ancora non si vede traccia di quella corretta gestione del comune romano promessa dal M5S. Si capisce soltanto che Grillo e il figlio del suo puparo hanno deciso di difendere Raggi senza se e senza ma.
Credo che, in realtà, non si preoccupino tanto di difendere lei, quanto loro stessi e il loro dominio sul M5S. E anche di proteggere il metodo di selezione dei candidati del movimento ideato da Gianroberto Casaleggio, ossia attraverso il voto espresso via internet da qualche decina di migliaia di simpatizzanti registrati. Un ridicolo simulacro di democrazia partorito da un uomo che, come dimostra la gestione del M5S prima e dopo la prematura scomparsa, intendeva la creatura politica sua e di Grillo come una proprietà nel senso più ampio e radicale del termine.
Un altro partito-azienda, dunque, nel quale le decisioni vengono prese esclusivamente dai padroni, che si sono rimangiati anche la parvenza di organo direttivo collegiale noto come “direttorio”, rapidamente smantellato.
Non troppo diverso, questo modo di gestire il partito, da quello del tizio decrepito, che, infatti, non ha saputo far emergere una classe dirigente adeguata, ma solo uno stuolo di adoranti lacchè e di personaggi interessati alla politica come mestiere (non nel senso weberiano), e ha sprecato un consenso larghissimo, deludendo anche gran parte di quelli che si erano lasciati sedurre dalle sue promesse.
E’ proprio vero che, difficilmente, gli uomini imparano dagli errori di chi li ha preceduti. Peccato che troppo spesso il conto lo paghino altri.
Passando ad argomenti di maggior respiro, ma non certo più rasserenanti, osservo con preoccupazione come cresca la schiera dei politici che propongono di far uscire il proprio paese dalle organizzazioni internazionali nate nella seconda metà del secolo scorso e di instaurare varie forme di protezionismo economico. E come si radicalizzino le posizioni di coloro che, già da tempo, sono parte di questa schiera di uomini e donne che si dedicano alla politica dimenticando cosa questo significhi, ansiosi soltanto di successi elettorali e del tutto indifferenti al significato della parola leader
Gente che finge di ignorare (o, più probabilmente, ignora proprio) come quelle organizzazioni, pur con tanti difetti, abbiano consentito un lungo periodo di pace in Europa e altrove e un altrettanto lungo periodo di sviluppo economico e benessere.
E’ di poche ore fa la conferma che Marine Le Pen si propone di far uscire la Francia dall’Unione Europea e dalla Nato. Ecco la notizia da La Stampa: http://www.lastampa.it/2017/02/05/esteri/le-pen-con-me-la-francia-fuori-dalla-ue-e-dalla-nato-21ku2AG5bSxCaqFpPJ5uIN/pagina.html.
Cronaca. Cosa ci riserva il futuro se persone come lei saliranno ai vertici delle maggiori nazioni del mondo? Che mondo hanno in mente Trump, Le Pen, Putin, Erdogan, Orban e gli altri?
Giusto per capire che genere di persone sono costoro e su quali basi costruiscono il proprio consenso elettorale, vi suggerisco la lettura di questo articolo dell'economista James Bradford DeLong (https://www.econ.berkeley.edu/faculty/812) pubblicato da Project Syndicate: https://www.project-syndicate.org/commentary/trump-trade-deals-manufacturing-by-j--bradford-delong-2017-02.
Buona stampa. Sono troppi i casi di politici che usano argomenti ingannevoli, quando non palesemente falsi, per conquistare consenso. Trump (con il supporto dei suoi collaboratori, ovviamente) è stato ed è la quintessenza della comunicazione artefatta e autoreferenziale, tanto da aver indotto Kellyanne Conway, appartenente al ristretto gruppo dei principali consiglieri del Presidente della più grande democrazia del mondo, a definire “fatti alternativi” le menzogne del portavoce della Casa Bianca.
Su questo tema vi propongo un articolo de ilpost.it: http://www.ilpost.it/2017/01/23/i-fatti-alternativi-dellamministrazione-trump/
Buona stampa.
Trump si pone ampiamente al di fuori della tradizione della carica che ha assunto soltanto pochi giorni fa. E anche dalla linearità di alcune personalità che lui stesso voluto accanto a sé. Ecco un articolo da The Guardian sul problema del conflitto d’interessi e sulla (discutibile) soluzione adottata dal presidente americano: https://www.theguardian.com/us-news/2017/feb/04/donald-trump-business-ethics-washington-hotel.
Buona stampa. E per fortuna che c’è ancora della buona stampa. Quella che piace poco ai politici per i quali l’informazione è importante e va protetta soltanto se rinuncia a svolgere il proprio ruolo di cane da guardia. Gente tipo Trump e Grillo, per intenderci.
Buonanotte e buona fortuna.

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