martedì 31 dicembre 2013

Dalla A alla Z


Come un qualsiasi esponente della classe dirigente italiana mi rimangio quel che ho detto e torno a occuparmi di politica. Beh… non sono proprio come quelli che ci guidano (ci guidano?).
In effetti mi limito a suggerirvi caldamente la lettura dell’articolo di Milena Gabanelli sul Corriere di oggi: http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/tutto-quello-che-non-ha-fatto-politica-noi-faremo/df04e168-71ad-11e3-acd7-0679397fd92a.shtml.
Buona stampa. Anzi di più. Come spiega il titolo di questo post, ne condivido anche la punteggiatura. E sono forse anche un po’ innamorato di lei. Scherzi a parte, la considero una dei migliori giornalisti italiani (uomini e donne) e una vera risorsa per il paese.
Dopo aver letto un articolo come quello di Gabanelli, voi tre starete già immaginando che chiuda cedendo al mio irrimediabile pessimismo. E invece, molto a fatica lo riconosco, provo a dare a voi, e prima ancora a me stesso, una spinta non già all’ottimismo (come potrei?), ma alla combattività. Una bella canzone malinconica che invita a non arrendersi. Si tratta di Don’t give up, che Peter Gabriel ha scritto e interpretato per la prima volta con Kate Bush (http://en.wikipedia.org/wiki/Don%27t_Give_Up_%28Peter_Gabriel_and_Kate_Bush_song%29). Le parole le potete trovare qui: http://www.azlyrics.com/lyrics/petergabriel/dontgiveup.html.


Come molti brani belli e di successo, anche questo è stato interpretato da altri artisti. Io l’ho riscoperto nell’esecuzione di Pink e John Legend nell’album The Imagine Project di Herbie Hancock (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Imagine_Project), che mi sembra giusto proporvi.


Auguri.

lunedì 30 dicembre 2013

Quanto dura la verità?


Non imprevedibilmente, anzi era molto prevedibile, la Signora Mansi, Presidente della Fondazione Montepaschi, ha concesso (richiesto?) un’intervista a Fabrizio Massaro del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/economia/13_dicembre_30/profumo-resti-monte-paschi-noi-andiamo-avanti-tesoro-fondazioni-c0e50816-713f-11e3-acd7-0679397fd92a.shtml.
Stampa così e così. Massaro non va a scavare dove dovrebbe, lasciando che sia Mansi a guidare le danze. E la Signora lo fa da esponente qualificata della classe dirigente italiana, ossia rivelandosi portatrice di certezze granitiche, poco ferrata in storia (anche recente), pronta alle più ardite arrampicate pur di far apparire convincente la “realtà” che vuol rifilare al lettore.
Potrei continuare e dettagliare, ma non vale la pena: c’è chi spiega come veramente stanno le cose meglio di me e vi rinvierò a lui tra un attimo. Un paio di considerazioni, infatti, le voglio proprio aggiungere.
Primo: in tutta l’intervista, Antonella Mansi si guarda bene dal citare gli altri azionisti, i dipendenti e i clienti di Banca Montepaschi, i quali sono portatori d’interessi e di aspettative (del tutto legittimi) rispetto alla Banca quanto o più della Fondazione che la Signora presiede.
Secondo: non so dove la Signora Mansi trovi ragioni per la spavalderia con cui sostiene che, facendo slittare l’aumento di capitale di cinque o sei mesi, la Fondazione potrà collocare le proprie azioni di Banca Montepaschi a condizioni migliori, incassando quanto serve per tappare le falle. Forse anche lei dovrebbe leggere l’articolo, pubblicato sempre sul Corriere di oggi, di Salvatore Bragantini, il quale la realtà la conosce e la descrive, non la ricrea a proprio uso e consumo: http://www.corriere.it/opinioni/13_dicembre_30/buon-senso-salvare-banca-reputazione-27052e4c-7135-11e3-acd7-0679397fd92a.shtml.
Buona stampa.
L’importante, nel nostro paese anche più che altrove, è apparire, far sentire la propria voce (anche quando si dicono sciocchezze e senza preoccuparsi del tono impiegato), imporre una propria verità persino per pochi minuti o per poche ore, pronti a dimenticarsi di averla affermata. E’ grave, ma, almeno in qualche misura, comprensibile, che i politici e le persone con un ruolo pubblico tendano a comportarsi così. Gravissimo e inaccettabile che gli organi di stampa si prestino al loro gioco e rinuncino a svelarne le contraddizioni, consentendo che l’opinione pubblica venga ingannata o, quando va bene, fuorviata.
Buona notte e buona fortuna.

domenica 29 dicembre 2013

Ritornando sulla strada per Siena


Ieri a Siena si è svolta l’Assemblea Straordinaria di Banca Montepaschi S.p.a., terzo gruppo bancario italiano, da tempo in grave difficoltà. Si può sostanzialmente sostenere che è sotto il controllo dello stato e dell’Unione Europea, nel senso che il primo è il principale creditore, attraverso i cosiddetti Monti Bond, e la seconda vigila sul tentativo di risanamento per assicurarsi che avvenga con modalità rispettose della normativa comunitaria in materia di concorrenza e aiuti statali.
L’assemblea di ieri avrebbe dovuto deliberare un aumento di capitale per 3 miliardi da effettuarsi entro il prossimo gennaio. L’aumento di capitale è stato rinviato al mese di maggio 2014, così come pretendeva la Fondazione Montepaschi, ossia l’ente guidato da Antonella Mansi, espressione della politica locale, in particolare Comune e Provincia di Siena.
Per capire le ragioni dei dirigenti della Banca e quelli dei responsabili della Fondazione non dovete far altro che sfogliare i quotidiani di oggi o navigare tra i vari siti, gli articoli non mancano certamente.
Io, che qualcosa ho già letto oggi e qualcosa avevo letto nei mesi e giorni passati, penso che questa vicenda ci faccia guadagnare altri punti nella classifica del ridicolo internazionale, dove, peraltro, primeggiamo alla grande e senza fatica.
La Signora Mansi, Presidente della Fondazione Montepaschi, ha ragione quando sostiene che l’aumento di capitale effettuato in gennaio, riducendo di molto il peso percentuale della partecipazione della Fondazione stessa nella banca, priverebbe la partecipazione di gran parte del suo valore, quel valore che la Mansi spera di recuperare per tappare i buchi nel bilancio dell’ente (sono certo che voi tre sapete benissimo come si sono creati).
Quello che, tuttavia, la Signora Mansi dimentica è che lei è stata indicata per la presidenza della Fondazione dopo mesi di patetici tiramolla tra correnti del PD senese e toscano, esattamente come i suoi colleghi membri dell’organo di controllo (che, noblesse oblige, si chiama Deputazione Generale, mica Consiglio di Amministrazione: stiamo parlando di gente che si sbrodola addosso dal 1472, mica da ieri).
Pretendere altro tempo, dopo tutto quello che è già andato sprecato in mesi di patetiche schermaglie tra gerarchetti locali mi sembra davvero troppo, soprattutto se si considerano le conseguenze che potranno derivare alla banca da questo ritardo nella ricapitalizzazione.
Il rinvio costa svariate decine di milioni di euro di interessi per il mancato rimborso dei Monti Bond, ossia comporta un appesantimento del conto economico. Questo, però, potrebbe anche non essere l’unico risultato negativo: le banche, soprattutto negli ultimi anni, dipendono sempre più dai capitali che reperiscono sui mercati finanziari e possono contare sempre meno sul denaro raccolto presso i risparmiatori. Il mancato aumento di capitale potrebbe comportare (evito di scrivere comporterà, ma non sbaglierei se lo facessi) un incremento dei costi ulteriore (perché prestatori riluttanti pretendono maggiori interessi), con ovvie conseguenze sulla redditività di Banca Mps. Mi trattengo dal considerare quello che potranno pensare i risparmiatori che, nonostante tutto, hanno deciso finora di mantenere i propri depositi presso la banca senese. Osservo che la Signora Mansi non è sembrata preoccuparsi troppo della loro opinione, concentrandosi assai di più sulle esigenze di quel sistema di potere costruito nel tempo tra Fondazione, Banca ed enti locali. Un sistema di potere che, guarda un po’, è quello che ha portato Mussari alla guida di MPS e Mancini alla guida della Fondazione, con quei bei risultati che sappiamo.
Se tutto questo non è ridicolo, che cosè? Io penso (e scrivo) che è peggio che ridicolo: è assurdo e moralmente inaccettabile e illustra anche troppo bene quanto poco abbiano capito i politici italiani, specie quelli attivi a livello locale.
Bisogna dire che il Ministro del Tesoro e la Banca d’Italia non si sono fatti sentire molto nella vicenda di ieri, almeno per ora. Io, che in certe materie mi ispiro sempre al pensiero di Andreotti, penso che Saccomanni e Palazzo Koch abbiano la coda di paglia. Tanto per capirci, quando Banca MPS ha messo in atto la folle acquisizione di Antonveneta, l’operazione che è la madre di tutti i suoi problemi, l’attuale Ministro del Tesoro era Direttore Generale della Banca d’Italia, ossia l’ente di controllo che non ha saputo vedere quello che accadeva realmente a Siena.
Finiamola qui, perché ho già detto abbastanza. E mi stanno già prudendo anche troppo le mani.
Torniamo a It Never Entered my Mind, che è di gran lunga più gratificante delle squallide vicende italiane.
Riprendiamo il cammino dal 1957, con la versione del mitico quintetto di Miles Davis, in cui il trombettista è affiancato da John Coltrane, Red Garland, “Philly” Joe Jones e Paul Chambers.


La versione successiva è quella di un altro trombettista a me particolarmente caro, tanto da essere, forse, uno dei musicisti più citati ne ilmiosecchiellodacqua, Chet Baker. La sua interpretazione è tratta da Chet, uno dei suoi album più celebri (http://en.wikipedia.org/wiki/Chet_%28Chet_Baker_album%29).


Chiudiamo con Frank Sinatra, dall’album Put Your Dreams Away del 1958.



giovedì 26 dicembre 2013

Ci sono ancora...


Non è che io abbia disimparato a scrivere o che abbia smesso di leggere i giornali. Tutt’altro. I miei prolungati “silenzi” nascono dal sentimento di disgusto che suscita in me seguire le vicende politiche italiane. Non ne posso davvero più. Non vedo alcun segno in base al quale illuderci che la classe dirigente sappia imprimere quella svolta che, sola, può offrire al nostro paese un futuro meno desolante di quello che ci attende.
Quanto politici e burocrati siano lontani dal preoccuparsi delle reali esigenze degli italiani lo dimostra il fatto che siano riusciti a partorire un decreto (il cosiddetto Salva-Roma) così delirante da indurre Napolitano a non firmarlo e a rispedirlo al mittente. E mentre mettono insieme provvedimenti legislativi che si possono soltanto definire colossali schifezze, proclamano ai quattro venti di aver fatto diosache. No, non voglio più farmi il sangue cattivo io e farlo fare cattivo a voi. Eviterò di parlare di questi ignobili parassiti che, si fa per dire, amministrano il nostro paese. Voglio solo aggiungere che mi trovo costretto (e sa il cielo quanto la cosa mi procuri sconcerto e imbarazzo) a condividere l’opinione espressa pochi giorni fa dal Presidente della Regione Veneto. Zaia ha sostenuto che per l’Italia sarebbe meglio essere commissariata dalla cosiddetta Troika (UE, BCE e FMI). Temo non esista altra strada per porre in atto le misure di cui il Paese ha drammaticamente bisogno. Solo un’entità esterna, fornita di poteri straordinari, potrebbe far eliminare i privilegi che politici e burocrati pubblici, legati da una complicità sordida, si sono attribuiti e per arginare il flusso di denaro pubblico che viene sperperato ad ogni livello, dal vertice dello Stato alla più minuscola amministrazione locale.
Se volete numeri aggiornati, il Professor Roberto Perotti continua a sfornarne nel suo prezioso studio, pubblicato a puntate dal sito LaVoce.info (http://www.lavoce.info/quei-dirigenti-ministeriali-cosi-numerosi-e-iperpagati/).
Buona stampa. Dalla pagina che vi ho segnalato, potete ripercorrere tutte le tappe di questa che, per chi la legge, si può soltanto definire una via crucis.
E con questo, davvero, sulla politica chiudo.
Vi suggerisco, però, un’altra lettura, con un giorno di ritardo rispetto al tema che apre questa bella intervista rilasciata da Enzo Bianchi al settimanale L’Espresso: http://www.monasterodibose.it/images/stories/priore/articoli_riviste/13_12_22_articolo_espresso.PDF.
Buona stampa. Anche se, lasciatemelo dire, mi sembra paradossale che il settimanale non abbia reso disponibile on line il testo, che fortunatamente è pubblicato in rete dal sito del Monastero di Bose. Enzo Bianchi è un grande italiano, un uomo di straordinaria intelligenza e di straordinaria cultura, doti che gli consentono di illuminare persino il percorso di chi non ha il dono della fede.
Anche in questa intervista sa dire parole rare e preziose.
Chiudiamo con la musica, alla quale, forse, dedicherò ancora più spazio in futuro, così da mantenere vivo il rapporto con voi tre non più con i miei commenti politici (scusate la presunzione) o con i miei suggerimenti per letture giornalistiche.
E procediamo con l’ascolto di un brano in diverse versioni. Si tratta di un classico del jazz, It Never Entered my Mind, a buon diritto uno standard di prima grandezza, tanto da essere interpretato da una vasto schiera di artisti. La prima esecuzione, nell’ambito del musical per il quale fu scritto, avvenne nel 1940 (http://en.wikipedia.org/wiki/It_Never_Entered_My_Mind). Il testo lo potete trovare qui: http://www.stlyrics.com/songs/e/ellafitzgerald1351/itneverenteredmymind862036.html. E proprio dalla versione del 1956 di Ella Fitzgerald prendiamo avvio.


Passiamo poi a due maestri del sassofono tenore: Ben Webster e Coleman Hawkins, affiancati da altri grandi come Oscar Peterson e Ray Brown. La registrazione risale al 1957.


Per la terza versione ci affidiamo a un’altra grandissima voce femminile, quella di Sarah Vaughan, da un album registrato nel 1958.


E per oggi ci fermiamo qui, ma nei prossimi giorni vi proporrò altre versioni.

giovedì 28 novembre 2013

E non si parla d'altro...


Parlare del tizio decrepito? Vorrei evitarlo. Non ne posso più di lui, dei suoi nemici, dei suoi fidi lacchè e di tutto il frastuono attorno alle sue vicende, un rumore che serve soprattutto per nascondere quello che il tizio decrepito, i suoi nemici e i suoi fidi lacchè producono continuando a ingozzarsi. Non parlerò del tizio decrepito. Mi limiterò a segnalarvi qualche commento sulla decadenza da senatore, in maniera del tutto casuale, senza dare giudizi e senza indicare le mie eventuali preferenze, che, comunque, voi tre saprete sicuramente individuare.
Il secondo quello di Roberto D’Alimonte dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-11-28/il-dopo-cavaliere-e-vie-centrodestra-081011.shtml?uuid=ABW1iLg. Vi consiglio di leggere anche quello di Stefano Folli, che non è disponibile gratuitamente: se avete l’abbonamento all’edizione on line, buon per voi, altrimenti dovrete comperare quella cartacea…
Passiamo poi al commento preventivo di Alessandro Sallusti sul Giornale di ieri: http://www.ilgiornale.it/news/interni/971201.html.
E poi, dal Foglio, Alessandro Giuli (sul quale mi concedo di dire che è, quantomeno, arzigogolato): http://www.ilfoglio.it/soloqui/20829.
Passiamo poi a Il Fatto Quotidiano, che si affida a una tagliente ricostruzione di Mario Portanova: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/28/berlusconi-decaduto-ventanni-di-storia-di-un-fuggiasco-di-successo/792941/.
Fine. I tanti altri articoli, su quotidiani italiani e stranieri, potete andare a leggerli per vostro conto. Adesso vorrei parlare d’altro. Parliamo della nostra classe politica e dei costi che essa impone ai cittadini, argomento non nuovo da queste parti, ma non possiamo cedere alla stanchezza. Non ho fiducia che si possa cambiare uno stato di cose intollerabile, però non dubito che la sola strada disponibile sia quella di insistere nel parlarne, di mantenere viva l’attenzione e la critica, di far sentire quotidianamente quanto siamo indignati. Alternative rispettose della legalità non ne vedo, purtroppo… Stampa e sistema giudiziario sono le nostre sole armi democratiche. E’ importante che avvertano in consenso e il sostegno degli italiani.
Non c’è un particolare fatto di attualità che m’induce a tornare sull’argomento. Lo stimolo a parlarne ancora una volta viene dal lavoro encomiabile di Roberto Perotti sul sito LaVoce.info, che ospita gli articoli in cui l’economista analizza i conti delle istituzioni pubbliche italiane. Questo è il link generale, da dove potrete accedere ai vari pezzi: http://www.lavoce.info/category/rubriche/speciale/.
Buona stampa. Leggete tutto. Per chi non avesse tempo, come già ha fatto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, trascriverò un paio di frasi di Perotti che la dicono lunga sul tipo di problema che noi cittadini abbiamo di fronte e sulle difficoltà che dovremo superare per riuscire a risolverlo: E’ interessante notare che in Lazio il CORECOCO (il Comitato Regionale per il Controllo Contabile, presieduto dalla consigliera 5 Stelle Valentina Corrado), da me contattato innumerevoli volte dall’ inizio di settembre fino a metà novembre, non è stato in grado di fornirmi i dati sulla spesa per il personale del consiglio regionale, né alcuna informazione utile su come e dove ottenerli. Tentativi con altri uffici finora non hanno avuto successo. Semplicemente, la regione Lazio non sa quanto spende per i dipendenti del Consiglio Regionale, e soprattutto sembra non essersi mai posta il problema.
Cos’altro potrei aggiungere? Niente, ovviamente. Potrei, però, suggerire la lettura di un breve articolo di Ernesto Galli della Loggia pubblicato oggi su Style, mensile del Corriere della Sera. Non è reperibile on line, ma siccome mi piace, faccio lavorare lo scanner:


Anche del suo pezzo merita evidenziare un passaggio: E’ fatta di questa miseria sociale, ormai, la classe politica italiana che preme dalle retrovie locali: ma provarne una profonda pietà sul piano culturale può esimere dalla necessità di ricacciarla indietro da dove è venuta?
Potrei fermarmi qui, vorrei, ma non posso… Premetto che lo squallore indecente di questa classe politica è distribuito equamente nei vari schieramenti, inclusi quelli che si vantano di essere migliori degli altri, tuttavia non riesco a togliermi dalla testa che gli atteggiamenti e le scelte del tizio decrepito abbiano dato un contributo fondamentale al deterioramento del livello di moralità del paese. Ecco, l’ho scritto e mi sono rimangiato l'impegno a non occuparmi di lui… Anche la mia parola non vale granché… 

venerdì 15 novembre 2013

Chi credono di prendere in giro?


A parte un po’ d’impegni e, per fortuna, anche un week-end nelle Langhe da ricordare (per la compagnia, i cibi e le bevande…), a tenermi lontano dalla tastiera è soprattutto il crescente senso d’inutilità e d’insofferenza che suscita in me l’idea di mettermi davanti al computer per provare a scrivere.
La situazione italiana non mostra alcun segno di miglioramento, checché ne dica il Presidente del Consiglio. E comincio a pensare che il Presidente della Repubblica dovrebbe fare sentire la propria voce con assai maggior vigore di quanto non abbia fatto finora per cercare di smuovere la melma che avvolge i palazzi della politica.
Resto addirittura sbigottito nel leggere, giorno dopo giorno, articoli ed editoriali che mettono in evidenza la drammaticità della situazione e la distanza siderale tra la natura e la dimensioni dei problemi italiani e la comprensione e la volontà di risolverli che mostrano i politici, di tutti gli schieramenti e di tutti i livelli, e i massimi esponenti della burocrazia pubblica.
Due ottimi esempi sono gli ultimi fondi del Corriere della Sera. Quello di ieri era firmato da Galli della Loggia, che combatte da settimane un’apprezzabilissima battaglia contro la classe dirigente del nostro Paese, e dedicato al rapporto con il denaro delle nostre sedicenti elite : http://www.corriere.it/editoriali/13_novembre_14/denaro-vanita-dfcefa5c-4cf5-11e3-9a7d-4e5fc30b1355.shtml.
Buona stampa.
L’editoriale di oggi, di Antonio Polito, analizza lo stato dei principali partiti, mettendo in evidenza che, tutto sommato, funzionano piuttosto male… Ecco il link: http://www.corriere.it/editoriali/13_novembre_15/ognuno-se-senza-vergogna-36d7f5e8-4dbd-11e3-a50b-09fe1c737ba4.shtml#box-community-scrivi.
Buona stampa. Se ci fosse un po’ di dignità dalle parti dei leader dei partiti… Lasciamo perdere.
Spostiamo lo sguardo sulla Pubblica Amministrazione, alla quale non par vero di poter scambiare favori con la classe politica così da accelerare la demolizione del Paese.
Un rapporto dell’Ocse ha messo in evidenza la sproporzione esistente tra le retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani e quelli degli altri principali paesi aderenti all’organizzazione.
La notizia è presente su molti quotidiani, vi segnalo il breve articolo del Sole 24 Ore: http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2013-11-14/fisco-redditi-dipendenti-superano-190706.php.
Cronaca. Risibile la difesa del Ministero della Funzione Pubblica: la norma che limita le retribuzioni pubbliche è stata ed è tuttora largamente disattesa. Gran parte delle promesse di risparmio su questo fronte sono rimaste tali.
Leggete gli ultimi articoli del Professor Roberto Perotti sul sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/author/roberto-perotti/.
Buona stampa. E conferma (agghiacciante vi pare troppo?) della totale indisponibilità degli Organi e dei dipendenti dello Stato di affrontare il nodo del loro costo spropositato.
Veniamo a un grande musicista, di cui fra qualche giorno ricorrerà il primo anniversario della morte. Si tratta di Dave Brubeck, uno dei grandi pianisti del jazz, di cui vi propongo Three to Get Ready, tratto da Time Out, uno dei suoi album migliori. Un pezzo ricco di ritmo, allegro, direi addirittura scanzonato. Niente di meglio per questa giornata grigia, non solo per la pioggia…


venerdì 25 ottobre 2013

Uscire di scena


Manca una manciata di minuti alla riunione in cui, secondo le anticipazioni dei quotidiani, il tizio decrepito intende riappropriarsi del partito che presiede (io non mi ero reso conto che glielo avessero sottratto) e con, ogni probabilità, sancire la fine dell’esperienza di governo inauguratasi appena qualche mese fa.
La mia convinzione è che, così procedendo, il tizio decrepito sancirà, nel modo più ignominioso, la conclusione del ventennio in cui è stato al centro della politica italiana. Sia chiaro, non lo do certo per morto e neppure per moribondo, lo avremo tra i piedi ancora per qualche tempo, ma il suo seguito difficilmente raggiungerà i livelli toccati negli anni dei suoi grandi successi elettorali.
Le ragioni che lo inducono a “riprendersi” il partito e a ribattezzarlo con il nome di quello fondato all’inizio della sua “carriera” politica sono, con tutta evidenza, lontanissime dai problemi dei cittadini italiani e tutte incentrate sulle sue vicende giudiziarie e sulla percezione che lui ha della sua persona e del suo ruolo nel paese.
Questo giustifica la convinzione sopra espressa. Se effettivamente la riunione del Pdl porterà alla rottura della maggioranza e al tentativo disperato di arrivare in tempi brevi a nuove elezioni, questo suggellerà un ventennio di promesse non mantenute, di magniloquenti programmi mai usciti dal mondo dei sogni, di volgarità e macchiette che hanno gettato discredito sul paese e sulle sue istituzioni (in molte delle quali, grazie al tizio decrepito e al suo modo di intendere e usare la politica, hanno trovato posto personaggi che definire inadeguati e impresentabili è eufemistico).
La smisurata e patologica considerazione di sé, infine, spinge il tizio decrepito a riaffermare il suo presunto potere sulla schiera di lacchè di cui si è circondato per anni, preoccupato non già di risolvere i problemi italiani, ma di sentirsi dare ragione e di essere venerato dai “fedelissimi” servitori e, più ancora, di “riformare la giustizia” così da ridurre le inchieste che lo riguardavano e i rischi di condanna. E questo è anche oggi il suo unico interesse.
Per chi, come me, ha sempre considerato un’impostura la presenza in politica del tizio decrepito, questa lunga fine di commedia non è, però, motivo di soddisfazione, al contrario. Lui uscirà di scena lentamente, magari ottenendo ancora qualche successo elettorale, senz’altro oltraggiando la grande maggioranza degli italiani con il suo volgare egocentrismo. E questo allontanerà ancora, sempre che sia possibile, l’inizio di una risalita che, se avverrà, sarà dolorosa e difficile.
Nell’ultima settimana, sul Corriere della Sera, sono apparsi editoriali firmati da uomini di cultura e orientamento politico diversi, tutti preoccupati dalla nostra classe dirigente, nella quale non si vedono le capacità e la moralità necessarie per allontanare il paese dalla situazione drammatica in cui si dibatte.
Buona stampa.

mercoledì 2 ottobre 2013

Erano tutti d'accordo, tranne uno


Giornata politica piuttosto convulsa. Mi guardo bene dal proporre interpretazioni, convinto di non essere neppure lontanamente in grado di capire quello che succederà non già nei prossimi giorni, ma neppure nel prossimo quarto d’ora.
Non parlerò del tizio decrepito, convinto che, presto o tardi, sarà la Storia a fare Giustizia (quella vera, per l’appunto con la maiuscola), con buona pace dei Pubblici Ministeri e dei Giudici, di Zanda e della Bindi, della Santalacchè e di tutto il suo silicone.
Parlerò del tale che, per dedicarsi alla politica italiana, sostiene di aver rinunciato al Premio Nobel per l’Economia. Che uomo! Oggi, pochi minuti prima che il tizio decrepito pronunciasse il suo “discorso” al Senato, il povero Brunetta, molto compito, senza neanche sventolare le manine, spiegava che il Partito dei Lacchè aveva deciso “all’unanimità” di votare la sfiducia al Governo presieduto da Letta. A quanto pare non si era accorto che il tizio decrepito aveva votato contro.
Magari sbaglio, ma temo che il Premio Nobel si stia allontanando da lui a grandi passi, ammesso che siano mai andati nella medesima direzione…
Non vale neppure la pena che gli spedisca un laccio rosso. Che dignità può avere un simile servitore del tizio decrepito?

martedì 1 ottobre 2013

Niente di meglio da offrire?


Riprendo integralmente un passo dalla cronaca de La Repubblica che fa il punto sulla situazione politica (http://www.repubblica.it/politica/2013/10/01/news/berlusconi_in_pressing_sulle_colombe_nuovo_vertice_a_palazzo_grazioli-67647948/?ref=HREA-1):
Santanché: "Offro la mia testa". Pur di evitare la scissione interna Daniela Santanché, consigliera privilegiata del Cavaliere, a un certo punto annuncia: "Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia - scrive in una nota - Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d'argento, perchè l'unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi".
Parole che, semmai ne avessimo bisogno, dimostrano che Santalacchè, pardon Santanchè, non ha certo offerto la sua parte più pregiata.

lunedì 30 settembre 2013

Un organo di stampa del comunismo internazionale


Ecco una preziosa lezione di giornalismo, grazie alla quale sono riuscito a mantenere confinata la mia ira, che prosegue da mercoledì, ampliata nella sera di sabato, da quando, insomma, ho letto delle brillanti altruistiche ultime decisioni del tizio decrepito. Mentre lui, il tizio decrepito, continua a sproloquiare senza vergogna, Bill Emmott, già direttore di The Economist (se ben ricordo, direttore anche al tempo della famosa copertina in cui il settimanale affermava che il tizio decrepito non era adatto a governare l’Italia, cui seguiva all'interno un articolo che si suggerisco di rileggere o leggere: http://www.economist.com/node/587107), pubblicava un editoriale sul sito del Financial Times (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/e3bc9a98-29b9-11e3-9bc6-00144feab7de.html#axzz2gOvnVFsJ).
Buona stampa. Emmott, oltre a conoscere bene il nostro paese, sa anche andare al di là della contingenza e indicare un percorso che, purtroppo, difficilmente i nostri politici, di qualsiasi partito, si sogneranno di imboccare. Il cambiamento, di cui abbiamo un disperato bisogno, è un pericolo per tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra (per usare una terminologia in voga qualche anno fa).
Il Financial Times, comunque, aveva già ben descritto ieri la natura e le conseguenze della mossa del tizio decrepito: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c6ae91bc-2924-11e3-8d19-00144feab7de.html#axzz2gOvnVFsJ.
Buona stampa. E sottolineo un dettaglio, che avrei voluto trovare in qualche editoriale italiano: l’atteggiamento del tizio decrepito è definito come chutzpah, vocabolo di origine Yiddish credo inteso, anche in base al contesto, nel significato originario, non certo in quello più recente assunto nella lingua inglese (http://en.wikipedia.org/wiki/Chutzpah).
Insolenza è una buona traduzione del termine e rende perfettamente la situazione che stiamo vivendo. Il tizio decrepito è insolente ieri come oggi come vent’anni fa: insulta i suoi concittadini propinando promesse e menzogne senza sosta, con l’arroganza di chi usa il potere per obiettivi diversi da quelli che indica. Un figuro che pretenderebbe di sottrarsi indefinitamente alle conseguenze dei propri comportamenti, manipolando le persone e piegando ai propri interessi le Istituzioni (si, uso ancora la maiuscola!).
Giusto perché uno di voi tre non possa pensare che trovo i miei argomenti su Il Fatto Quotidiano, ecco, un esempio tra tanti, come descriveva il Financial Times la vicenda del Senatore De Gregorio qualche mese fa:
Buona stampa. Ovviamente e come sempre.
Finisco tornando in Italia, suggerendovi di guardare queste immagini sul sito del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/politica/foto/09-2013/berlusconi/pdl-riunione/riunione-parlamentari-pdl-_41884126-29f7-11e3-ab32-51c2dea60815.shtml#1.
Immagini, appunto, fotografie, ma più efficaci di qualsiasi mia parola. Il tizio decrepito, i suoi scherani e i suoi servi pensano a tutto fuorché ai problemi e alle necessità degli italiani. Un autocompiacimento come quello che traspare dai loro volti dice tutto sul modo in cui si confrontano con la realtà. Se poi volete che vi dica cosa penso della chirurgia plastica, sorriderò, che altro potrei fare di fronte alla patetica maschera incapace di nascondere il vecchio…
Alessandro Manzoni, nel descrivere l’assalto al forno delle grucce

domenica 29 settembre 2013

Conto fino a dieci


L’ultimo post si chiudeva con queste parole, suggerite dalla patetica vicenda delle dimissioni dei parlamentari del Pdl:
“Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…”
Non mi cito per gratificare la mia vanità, ma per ricordare quanto fosse già stato grave che il tizio decrepito imponesse ai parlamentari del suo partito di consegnare le lettere di dimissioni ai capigruppo, pretendendo da loro uno strumento per esercitare ulteriore pressione sul Presidente della Repubblica e sul Presidente del Consiglio, dai quali lui vorrebbe che cancellassero le conseguenze legali dei suoi comportamenti.
E poi è arrivato sabato…
Per il momento non dico nulla di quel che penso riguardo a quanto accaduto ieri. Mi limiterò a suggerirvi la lettura dei due editoriali nei quali mi riconosco maggiormente tra quelli letti nei quotidiani di oggi.
Il primo è del direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-29/dignita-081331.shtml.
Buona stampa. Per entrambi. La sola riserva è che, anche in questa occasione, usano nei confronti del tizio decrepito un tono che ormai non è più giustificato in alcun modo. Il tizio decrepito, con il sostegno dei suoi più volgari scherani e dei suoi più viscidi servi (i nomi li conoscete certamente), ha dimostrato che nulla gli interessa oltre la sua persona, che non ha rispetto per nulla che non sia sé stesso e, forse, i suoi familiari. Non gli dobbiamo, dunque, più nessun rispetto e mi piacerebbe che ne tenessero conto anche Napoletano e Calabresi, sebbene il loro atteggiamento “morbido” nasca da intenti strumentali che posso intuire e, in minima parte, arrivare a condividere.
Fine. Per ora meglio non aggiungere altro.

mercoledì 25 settembre 2013

La campanella per loro non suona mai


Avevo in animo di parlare di Telecom Italia da qualche settimana, perché il destino della società che possiede e gestisce la rete telefonica fissa italiana era già abbastanza delineato da tempo, da quando Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo (quest’ultima meno nettamente) avevano fatto sapere di non voler più restare nel patto di Telco e di mirare alla cessione della propria quota. Detto altrimenti, avevano sfilato le loro carte dal castello, per definizione fragile, su cui si reggeva il controllo azionario di Telecom.
La storia recente di Telecom Italia è lunga e complessa. Non mi azzardo certamente a ricostruirla io. Lo fanno molto meglio di me tanti giornalisti dei maggiori quotidiani italiani. Visto che il tema, per l’appunto, è di quelli pesanti, affido il fardello a un paio di voci.
La prima, particolarmente autorevole, è quella di Guido Gentili, dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/risveglio-tardivo-politica-063932.shtml?uuid=AbvZJPbI.
Buona stampa. C’è quasi tutto quel che bisogna sapere per guardare alla vicenda con l’occhio al futuro.
La seconda, quella di Daniele Manca, trova spazio sul Corriere della Sera di oggi e sintetizza gli eventi succedutisi da quando Prodi decise la privatizzazione di Telecom: http://www.corriere.it/economia/13_settembre_25/gli-errori-degli-azionisti-e-lo-schiaffo-al-mercato-daniele-manca_18ad3e9a-25a2-11e3-baac-128ffcce9856.shtml.
Buona stampa.
Sul piano storico, io aggiungerei un paio di dettagli.
Il primo è che nel valutare le vicende di Telecom Italia, ma anche in quelle di altre società quotate italiane, non si può dimenticare il ruolo avuto da uno degli italiani giustamente più rispettati nel mondo: Mario Draghi. Draghi dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro e dal 1993 al 2001 Presidente del Comitato Privatizzazioni del Ministero stesso, quindi ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende che hanno portato alla cessione di una parte importante del patrimonio dello Stato. Ha anche firmato la legge che ha apportato importanti modifiche al diritto delle società quotate in Borsa (nota, appunto, come Legge Draghi), alcuni punti della quale sono stati e sono tuttora controversi.
Non c’è un giudizio di valore in quanto precede, ma soltanto, come ho detto, l’intento di aggiungere qualche utile dettaglio storico e qualche spunto di riflessione.
Il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione è che, quando Colaninno, Gnutti e compagni lanciarono l’OPA su Telecom nel 1999, il Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e Stefano Fassina (attuale Viceministro dell’Economia e delle Finanze) era al Dipartimento Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo perché non si dimentichi chi assistette senza interferire nella prima scalata che, caricando Telecom Italia di debito, ha seminato la pianta di cui oggi cogliamo gli amari frutti.
Ovviamente, D’Alema e Fassina si guardano bene dal considerare criticamente il proprio operato. Si sa, da queste parti nessuno ha mai colpa di nulla, tutto accade senza che i politici abbiano mai alcuna responsabilità e, soprattutto, che siano chiamati a pagare per i loro errori.
Già che ci siamo, parliamo brevemente anche di Alitalia. Se davvero Air France-KLM deciderà di acquisire la maggioranza, le avremo fatto un bel regalo, visto che pagherà molto meno di quanto avrebbe pagato nel 2007. Sergio Rizzo spiega perfettamente tutto in questo articolo pubblicato dal Corriere ieri: http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_24/rizzo-patrioti-abbandonarono-alitalia_9e7fe792-24f4-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml.
Buona stampa. Migliore di qualsiasi mia ricostruzione. Ovviamente, mi piace in particolare la conclusione.
Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…
Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 18 settembre 2013

Voi come la chiamate?


Io la chiamo presa in giro. E uso quest’espressione un po’ datata e desueta (se ne adoperano di assai più esplicite, le conosco e, in altre circostanze, me ne servo) per il solito impegno a non dare spazio nel blog alla volgarità che viene così generosamente offerta dai mezzi di comunicazione più frequentati.
Oggi i giornali parlano diffusamente del possibile aumento dell’IVA dal 21 al 22% con decorrenza da ottobre. E’ una misura che non piace a nessuno (anche a me, per quel che conta), soprattutto perché va a incidere anche sui consumi non voluttuari o di lusso. Però, purtroppo, i conti sono conti e devono quadrare, non solo perché lo vuole l’Europa, ma perché ci conviene, e parecchio. Ad ogni modo, ecco un paio di collegamenti: il primo da La Stampa (http://www.lastampa.it/2013/09/18/italia/politica/scontro-sullaumento-delliva-pdl-letta-smentisca-laumento-mPWCQZcztHSEIaYIvlxbqO/pagina.html) e il secondo da Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/economia/lue-commissaria-saccomanni-e-ci-impone-laumento-iva-951238.html).
Cronaca. Che concede un po’ troppo spazio alle solite considerazioni a misura di Twitter con cui, ormai, i nostri politici alimentano (o meglio: cercano di alimentare) la propria popolarità, a scapito dell’azione e della qualità dell’azione. Detto altrimenti: si tratta delle solite chiacchiere per strappare qualche istante di attenzione ai mezzi di comunicazione, parole destinate a volar via leggere e inconcludenti, mentre i problemi degli italiani restano lì irrisolti.
Poi mi ritrovo a leggere un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere di oggi, dedicato alla selva delle società controllate dagli enti locali. Sfortunatamente non è reperibile on line, la nave e il tizio decrepito, a quanto pare, hanno bisogno di spazio… Spero arrivi nei prossimi giorni, ve lo segnalerò.
Ah, il povero Saccomanni… viene vituperato da quasi tutti perché cerca di impedire che, per mantenere questa o quella promessa elettorale, si aprano voragini nei conti pubblici  e, nel frattempo, a Roma come a Napoli come a Trento come in qualunque regione, provincia e comune d’Italia si buttano montagne di denaro. L’IVA non si deve aumentare, ma il magnamagna deve continuare.
Buona notte e buona fortuna.

venerdì 13 settembre 2013

Legalità


Iniziamo con alcuni articoli di oggi.
Il primo, dal Sole 24 Ore, è di Adriana Cerretelli e costituisce un utile promemoria ai politici italiani, affinché si ricordino che sta finendo l’estate (elettorale) tedesca e noi, nel tornare a scuola, arriveremo con i quaderni quasi vuoti, con tutto quel che ne potrebbe derivare: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-13/tempesta-dietro-angolo-063937.shtml?uuid=AbRH8EWI.
Buona stampa. Che, come al solito, farà la fine delle parole di Giovanni Battista.
Veniamo all’editoriale del Corriere, di Antonio Politico, in cui si tessono le lodi, si fa per dire, dell’amministrazione comunale di Napoli, guidata da De Magistris, quello che parlava tanto di legalità… Ecco il link: http://www.corriere.it/editoriali/13_settembre_13/come-premiare-l-illegalita_3fac5412-1c34-11e3-8df2-24a872f62c06.shtml.
Buona stampa. Anche questo pezzo, temo, rimarrà inascoltato, come qualsiasi richiamo alla difesa della legalità. Ormai politica e pubblica amministrazione hanno, perdonate l’espressione, calato le braghe. Chiunque lo può verificare girando per le nostre strade ogni giorno: non esistono controlli adeguati, si può compiere qualsiasi infrazione, dalla più trascurabile alla più grave, con la certezza di farla quasi certamente franca. E non trascuriamo quanto contribuisca ad alimentare la propensione all’illegalità diffusa l’atteggiamento di totale spregio della legge da parte di innumerevoli membri della classe politica, anche tra quelli considerati “più rispettabili” (virgolette obbligatorie, il comparativo, infatti, non significa gran che).
Cronaca. Di quella che, come mi tocca dire spesso, fa prudere le mani. Solo due annotazioni, giusto per proteggere le mie e le vostre cellule epatiche. Prima: la riconferma di Mussari alla presidenza dell’ABI avvenne quando già il dissesto del Monte dei Paschi era ben noto (e in un paese normale di riconferma non si sarebbe neppure parlato) e Amato non poteva non saperlo. Seconda considerazione, che è piuttosto una domanda: cosa ci scommettiamo che Amato diventerà, prima o poi, Presidente della Corte Costituzionale (e anche questo, in un paese normale, difficilmente accadrebbe)?
E, adesso, facciamo un salto indietro di qualche giorno. Sul tema della legalità e dell’importanza che riveste il suo rispetto da parte di chi guida una nazione, Claudio Magris aveva scritto un articolo apparso il 9 settembre sul Corriere. Un pezzo che merita assolutamente di essere letto e stampato e conservato per trasmetterlo ai posteri (se uno ha già dei posteri o progetta di averne): http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_09/magris-storia-cannone-parla-anche-noi_697bdb16-192b-11e3-965e-2853ac612ccd.shtml.
Buona stampa. Era sottointeso…
E, mi ripeto anche in questo, per cercare di farvi sorridere, ricorro alla pungente simpatia di Gramellini e del suo Buongiorno di mercoledì: http://www.lastampa.it/2013/09/11/cultura/opinioni/buongiorno/super-partes-7ZqXBd7zZe3Vlp5C0aPdHP/pagina.html.
Buona stampa. E anche questo non vi sorprende.
Buona notte e buona fortuna.

domenica 1 settembre 2013

Cronache italiane?


Oggi, ne sono veramente felice, posso raccontarvi una bella storia, qualcosa che, non penso di sbagliare, è motivo di conforto per tutti noi.
Voi tre non ci crederete, ma è successo che un amministratore locale, il responsabile del settore agricolo di un’importante regione, sia stato licenziato per aver fatto acquistare, a spese dei contribuenti, un’auto estremamente lussuosa che, per dimensioni, consumi, finiture esagerate, mal si conciliava, tra l’altro, con le convinzioni ecologiste dell’assessore in questione.
Era ora, non vi pare? Noi stringiamo la cinghia e questi spendono e spandono a carico nostro. Per fortuna si stanno mettendo in riga. Bene. Direi che dobbiamo essere grati al suo superiore diretto che l’ha costretto alle dimissioni. Chi sarà stato? Cota, Governatore del Piemonte? No, lui non governa con gli ecologisti, si preoccupa (e ne ha motivo) di un verde diverso. Che sia Nichi Vendola, alla guida della Regione Puglia, uno che delle convenzioni se ne frega, ma è ben attento al potere e a tutto quel che serve per raggiungerlo e mantenerlo? Acqua! Acqua profonda!
Cosa dite? Mi domandate se sono sicuro che sia accaduto qui, in Italia?
No, non è accaduto in Italia. In Italia queste cose non succedono. Guarda un po’, è accaduto in Germania: http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_01/germaia-auto-lusso-verde-licenziato_b4a196d6-132b-11e3-b29f-7fb8749168ea.shtml.
Cronaca. Di quelle che fanno star male, perché, appunto, non sono cronache italiane.
Provo a farvi sorridere, con un breve testo di Mattia Feltri da La Stampa del 24 Agosto:
Buona stampa. Mattia Feltri, diversamente da Vittorio Feltri (suo padre), non nutre molta simpatia per il tizio decrepito (andate a leggere gli altri suoi pezzi e mi darete ragione), ma non è per questo (o non solo per questo, lo ammetto) che ve ne ho suggerito la lettura. L’ho fatto perché apprezzo molto lo spazio che La Stampa offre a Gramellini, Jena e Feltri (Mattia), le cui rubriche ci aiutano a sorridere o, quantomeno, a riportare verso l’alto le pieghe delle labbra. E ripenso con nostalgia a Controcorrente, lo spazio de Il Giornale (quello di Indro Montanelli). Era un piacere (quasi) quotidiano. Quasi perché non sempre risultava all'altezza delle aspettative. Ma si sa, sono le aspettative a essere esagerate.
Non quando si parla di musica. In particolare quando si parla di grandi voci e di grandi brani. Questa sera torniamo alla "tradizione" di questo blog, ossia alle versioni multiple di pezzi particolarmente importanti nella storia della musica. La canzone che vi propongo è Little Girl Blue, come molti standard tratta da un musical (http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Girl_Blue_%28song%29).
E andiamo a razzo, senza commenti, o quasi. Cominciamo con Janis Joplin.


Passiamo a Chet Baker: guardate le immagini di questo straordinario video dedicato a un gigante della musica, così meravigliosamente fragile, e godetevi il piano di Enrico Pieranunzi.


E poi a Nina Simone, dal vivo a Montreux nel 1976.


Mi fermo qui, perché Nina Simone è semplicemente stupenda. Potete riascoltarla, o se preferite, continuare voi la ricerca su YouTube, troverete tante altre esecuzioni degne di ascolto.