domenica 13 dicembre 2015

Chi è causa del suo mal... 2° tempo

Riallacciamo il filo interrotto mercoledì e torniamo a parlare di banche. E’ l’argomento del giorno, purtroppo anche perché c’è stato il suicidio di Luigino D’Angelo, un fatto tragico che, tuttavia, non dovrebbe interferire con una corretta valutazione della vicenda, soprattutto se la si vuole collocare, com’è necessario, al giusto posto nel quadro delle relazioni assai opache tra politica e mondo bancario. E anche se si vuole comprendere e valutare in modo corretto il comportamento delle autorità italiane, dal governo agli enti tenuti a controllare l’agire delle banche e, più in generale, quello degli emittenti titoli di credito e azioni.

Per quel che riguarda il campo politico, faccio solo una considerazione: come in altre circostanze, il governo guidato da Matteo Renzi ha gestito in maniera pessima il problema con le competenti controparti a Bruxelles, con arroganza e superficialità, senza tenere conto che la Commissione guidata da Junker, dopo la lunga serie di dichiarazioni polemiche del presidente del consiglio in ogni materia, difficilmente potrebbe essere disposta a chiudere un occhio su decisioni italiane controverse e, com’è naturale, non si è lasciata sfuggire la prima buona occasione per togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe.
Oggi, nel suo blog sul sito de Il Sole 24 Ore, Beda Romano sintetizza molto accuratamente la questione dal punto di vista di Bruxelles.
Buona stampa.
Vi propongo anche qualche articolo per capirla dal punto di vista italiano, il che non vuol dire affatto che io giustifichi il comportamento del governo Renzi, al contrario. Mi preme soprattutto che voi troviate argomenti per valutare correttamente la vicenda. Il primo è sempre dal 24 Ore, però l’edizione di ieri, ed è firmato dal vicedirettore Fabrizio Forquet: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-12-12/tutelare-chi-ha-diritto-evitare-demagogia-095830.shtml?uuid=ACTM36rB.
Buona stampa. Non sarei stato così generoso se Forquet non avesse ricordato, in chiusura del suo editoriale, le dimensioni dei casi Parmalat e Cirio, ben diverse da quelle dei casi bancari in questione, e come i creditori delle due aziende alimentari abbiano pagato le proprie scelte sbagliate senza scaricarne le conseguenze sui contribuenti.
Un’altra utile lettura è quella di un articolo di Federico Fubini dal Corriere della Sera di oggi. Il pezzo non è disponibile sul sito del quotidiano, ma lo potete leggere qui: http://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20151213/281822872742351/TextView.
Buona stampa. E’ abbastanza evidente quale sia stato l’interesse principale dello stato italiano.
Sul sistema bancario, in generale, sarebbe il caso di osservare che da alcuni anni la sua rappresentanza è affidata a personalità le cui esperienze appaiono inadeguate al ruolo. L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha avuto a lungo come presidente Giuseppe Mussari (presidente del Monte dei Paschi di Siena all'epoca del dissesto), mentre l’attuale presidente, Antonio Patuelli, guida da tempo la Cassa di Risparmio di Ravenna, la quale, come ricorda Il Fatto Quotidiano, non sembra comportarsi sempre secondo la migliore prassi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/10/salva-banche-anche-cassa-di-ravenna-del-presidente-dellabi-patuelli-ha-sistemato-i-conti-vendendo-bond-subordinati/2293642/). In sintesi: all'ABI hanno fatto Pierino capoclasse, è lecito dubitare che si tratti della scelta migliore.
In Italia le porte girevoli, purtroppo, funzionano come i ventilatori in estate. E della trasparenza si parla tanto, ma ci si guarda bene da farne una regola di comportamento.
E non parliamo delle innumerevoli e sconcertanti situazioni di conflitto di interesse che caratterizzano la nostra cosiddetta classe dirigente: dagli incarichi a parenti e amici di ministri e politici agli investimenti di noti giornalisti.
Un altro ottimo articolo sulla questione degli istituti di credito in bancarotta, lo trovate sul sito noisefromamerika, frutto del lavoro di economisti italiani con un ricco bagaglio di studi e di esperienze in prestigiose università americane: http://noisefromamerika.org/articolo/surreale-vicenda-bancarotta-banche.
Buona stampa.
Prima di chiudere, due osservazioni. La prima è di Roberto Plaja, che così ha, molto correttamente, scritto a proposito del testo di noisefromamerika: “Il fatto e' che la gente perde molto più tempo e mette molta più attenzione nell'acquisto di una macchina - o un paio di mutande - che non nel scegliere il suo consulente finanziario. Incredibile, ma vero”. Ha perfettamente ragione, d’altronde l’auto, ma anche le mutande, si esibiscono con frequenza, i rendimenti dei portafogli solo quando va bene.
Io, invece, aggiungo (sia chiaro: non certo per difendere i comportamenti al limite dell’illegalità di talune banche) che bisogna tener presente come lo stato italiano non si preoccupi affatto della scarsa cultura finanziaria dei propri cittadini. E come, purtroppo, anche in questo campo gli italiani pretendano di valutare senza informarsi in modo corretto e assumendo le decisioni affidandosi alla propria presunta furbizia. Teniamo conto che, con tutti i limiti che la normativa MIFID può avere, da anni prima di effettuare investimenti si è tenuti a firmare modelli che dicono molto su quel che si sta per fare. Possibile che ciò non faccia accendere una lampadina nella testa dei risparmiatori? Possibile che non venga loro in mente che stanno prendendo una decisione che comporta un certo grado di rischio (come tra l'altro è scritto nei moduli che si accinge a firmare)? 
Vorrei ricordare che nel nostro paese esiste un sistema di risparmio postale tra i più evoluti del mondo, in grado di offrire rendimenti modesti, ma sicuri. Milioni di italiani se ne servono, si accontentano e dormono tranquilli. Non vorrei essere frainteso. Io non voglio dire che i risparmiatori devono servirsi solo del risparmio postale e degli strumenti che esso offre. Io intendo sottolineare che, se uno vuole dormire sonni tranquilli, può farlo. Se, invece, vuol ottenere dai suoi risparmi rendimenti superiori, non deve poi pretendere di non pagarne il prezzo nel caso in cui i suoi investimenti vadano male o di scaricarlo sulla collettività.
Contro i nemici della cultura e della musica, oggi schieriamo Frank Sinatra, che ieri avrebbe compiuto cent’anni.
Il primo brano è The way You Look Tonight.



Il secondo è I've Got You Under My Skin.

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