martedì 31 marzo 2015

Passare alla cassa


Alla fine, forse, i conti riusciremo anche a metterli a posto e ce la faremo a ridare fiato alla nostra economia, ma non ce la faremo a tenere la testa fuori dalla massa melmosa del ridicolo che da anni inonda il Paese grazie alla classe politica e ai burocrati.
Ieri, sul Corriere della Sera, Erika Dellacasa descriveva la situazione paradossale che si è creata in Liguria a seguito dello slittamento delle elezioni regionali: http://archiviostorico.corriere.it/2015/marzo/30/Liguria_consiglieri_casa_stipendio_resta_co_0_20150330_e36ce592-d69d-11e4-878a-89aec9a80d2b.shtml.
Buona stampa. La tentazione sarebbe di non commentare, così da preservare le coronarie, ma non si può non dir nulla di fronte a una simile enormità. Se il consiglio regionale è decaduto e la giunta non può più operare, allora non capisco perché dobbiamo pagare chi ne fa parte. Non c’è nessuna logica. Se, come sostengono i saggi (si fa molto per dire) burocrati regionali, i due principali organi politici regionali non possono svolgere i propri compiti perché è come se non esistessero più, allora non esistono neppure i presupposti per i generosi stipendi dei componenti degli organi stessi. Che poi non uno, non uno soltanto di questi signori e signore, abbia sentito il dovere di rinunciare a un emolumento non meritato non stupisce. Come dimenticare l’inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali liguri?
Cambiamo argomento. Ritorniamo sulla complessa operazione finanziaria che consentirà al gruppo cinese ChemChina di acquisire il controllo della Pirelli. Salvatore Bragantini, uno dei commentatori che preferisco in materia finanziaria e industriale, ha scritto un articolo apparso ieri sull’inserto del Corriere della Sera dedicato all’economia. Il pezzo non è disponibile sul sito, quindi l’ho acquisito con lo scanner.


Buona stampa. Riprendo alcune osservazioni di Bragantini: “Il tema vero non è l’italianità, ma un altro; nell’interesse di chi è governata l’impresa, dell’impresa stessa, o dei suoi controllanti? Grava sulle nostre aziende un handicap pesante: i gruppi di controllo fanno di tutto per mantenerlo, ma nel contempo vogliono la diversificazione del portafoglio, che nella maggior parte dei casi quel portafoglio ha svuotato. Non è stanca litania ricordarlo: ne soffre l’impresa, ne beneficiano i controllanti”.
Bragantini ha ragione e sottolinea una propensione purtroppo abbastanza diffusa tra gli imprenditori italiani, soprattutto quelli di maggiori dimensioni, negli anni dello sventurato processo di privatizzazione della fine del secolo scorso. La ricerca di nuove attività in mercati protetti, che garantivano rendite sicure, ha spinto molti grossi nomi a trascurare la propria impresa originaria, sottraendole risorse finanziarie e manageriali. Pensiamo allo sperpero di risorse delle successive scalate di Telecom e al bagaglio di debiti che hanno lasciato in carico alla società. Ci sono, poi, i casi di famiglie proprietarie di aziende che semplicemente hanno passato la mano, accogliendo con entusiasmo le offerte di acquisto arrivate prevalentemente dall’estero: Loro Piana, Bulgari, Safilo, Valentino, Ducati i primi nomi che mi vengono in mente. Tutte aziende leader nei propri settori, aziende che, in qualche caso, avrebbero potuto assumere il ruolo di predatori, ma la proprietà ha preferito quello più facile e più remunerativo della preda.
Accanto a questi casi, che comportano, secondo me, una valutazione complessivamente negativa, ne esistono per fortuna altri che dimostrano l’elevato dinamismo di tanti imprenditori italiani. L’argomento trova spazio sulla stampa in questi giorni, com’è naturale dopo l’operazione Pirelli. Vi segnalo due pezzi, uno dal Corriere (http://www.corriere.it/economia/finanza_e_risparmio/notizie/affari-non-solo-usa-brasile-l-italia-vince-contropiede-055de042-d780-11e4-82ff-02a5d56630ca.shtml) e uno dal Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-03-31/la-crisi-non-ferma-predatori-italiani-074416.shtml?uuid=ABfgH7HD&fromSearch).
Buona stampa. Se Tronchetti Provera si lamenta dei lacci e lacciuoli, vien da chiedersi cos’abbiano in testa i suoi colleghi di Campari o di Luxottica? Per loro lacci e lacciuoli non ci sono? Io una risposta ce l’ho: sono due modi diversi di intendere il ruolo dell’impresa e quello dell’imprenditore, oltre che il senso di responsabilità a esso associato.
Con questo non voglio negare il ruolo dello Stato e nascondere l’effetto disincentivante, ad esempio, dell’ipertrofia legislativa, della corruzione e dell’inefficienza del sistema giudiziario, ma osservo che c’è chi affronta i problemi e li risolve. E chi preferisce passare alla cassa.
Chiudiamo ricordando un paio di anniversari. Il primo riguarda la Tour Eiffel, che, come segnala sul suo profilo Facebook il mio amico Dario Marenesi (https://www.facebook.com/dario.marenesi?fref=nf), veniva aperta il 31 marzo 1889.
Il secondo consente anche di continuare la nostra battaglia, perché in questi giorni cade il cinquantenario della pubblicazione di uno storico album di Herbie Hancock, Maiden Voyage (http://en.wikipedia.org/wiki/Maiden_Voyage_%28Herbie_Hancock_album%29). Si tratta di una vera pietra miliare del jazz, realizzata con il gruppo di formidabili strumentisti elencati su Wikipedia, allora ci concediamo un paio di ascolti.
Il primo brano è quello che da il titolo all'album.


Il secondo pezzo è Dolphin Dance. E mi fermo qui, anche se vorrei davvero continuare.


domenica 29 marzo 2015

La profondità di un dolore


Nel post di ieri, alla fine del primo paragrafo, nell’augurarmi che la stampa lasciasse in pace i vivi pensavo, soprattutto, ai genitori di Andreas Lubitz. Non riuscivo e non riesco neppure adesso a intuire la profondità del dolore che può portare la perdita di un figlio nel modo in cui loro hanno perduto il proprio.
Il tema, com’è naturale, non interessa soltanto il sottoscritto. Ne ha scritto, molto meglio di me, Marcello Veneziani in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera questa mattina. Non è disponibile on line, quindi l’acquisisco con lo scanner. Lo ammetto prima che lo diciate voi: non ho fatto un lavoro eccellente, ma era il meglio che potevo. Dovrete passare dal primo documento al secondo e tornare al primo. L’importante è che leggiate.



Buona stampa. Acume, misura, garbo, sensibilità. Difficile trovarli di questi tempi.


sabato 28 marzo 2015

Non si smentiscono mai


Ho già detto quel che avevo da dire sul disastro del Massiccio dei Tre Vescovadi; spero che anche gli organi di stampa si mettano un po’ quieti e lascino in pace i morti e i vivi, alcuni dei quali porteranno per sempre dentro di loro un tormento devastante.
Veniamo alle questioni politiche italiane, alle quali, avendole trascurate, dedicherò l’intero post, anche se un po’ mi sento in colpa perché vi parlo dei soliti tizi impresentabili... Portate pazienza.
So già, mentre inizio a scrivere, che urterò la suscettibilità di uno dei miei tre lettori, cui pare credibile che la Lega e il suo Segretario offrano al Paese una prospettiva. Personalmente non vedo, nel desolato panorama italiano, nessuno che possa portare la ventata di aria fresca di cui, come dicevo qualche giorno fa, abbiamo disperatamente bisogno.
In Italia i partiti di minoranza, ma anche quelli di governo, fanno molto male il loro mestiere. Un partito di minoranza, in una democrazia che funziona, non si limita a sbraitare che il governo non lavora bene, ma propone alternative credibili, provvedimenti che aspirano a essere migliori di quelli predisposti dai ministri in carica, dimostra quotidianamente di avere un programma per il futuro e di poterlo realizzare e di non preoccuparsi soltanto di vincere le prossime elezioni.
Da noi questo non accade, da noi tutti gli oppositori, dallo Psiconano+barba-Mediaset a Il Felpo 1 Matteo Salvini, dal premio Nobel mancato a Il Felpo 2 Maurizio Landini, strillano e basta, il più delle volte in maniera scomposta e volgare.
Su Grillo, il quale deve soffrire parecchio perché quasi nessuno, neppure tra i suoi, più si occupa di lui, stendiamo un velo pietoso. Personalmente, salvo essere costretto, eviterò di parlarne dopo la vergognosa uscita con cui (purtroppo) ha riconquistato per qualche istante il palcoscenico, come spiega Libero:
Cronaca. Grillo è semplicemente disgustoso. Un ridicolo e inutile pupazzo in mano a un visionario patetico. Lui e Ca((zz)sal)eggio hanno, come tanti negli ultimi anni, semplicemente messo in piedi un’impostura politica che, purtroppo, ha fatto illudere molti italiani.
Quanto a Il Felpo 2 Landini, pur di criticare, presenta una realtà di suo gradimento, ma inventata, come documenta questo video del Corriere della Sera:
Penoso, non si può dire altro di uno che continua ad arrampicarsi sugli specchi per sostenere una visione politica ed economica più che obsoleta e per andare a raschiare il barile di quelli che, come lui, non hanno ancora capito che siamo entrati da quindici anni nel 21° Secolo.
E torniamo a Il Felpo 1, Salvini, il quale sta dibattendo da settimane con il tizio decrepito per definire le candidature alle prossime elezioni regionali. Uno degli argomenti forti è che, in Veneto, Zaia va ricandidato perché ha fatto bene. Ora, visto che ci vivo, non sono tanto convinto di questo e, in ogni caso, ricorderei al Felpo 1 che il suo bravo presidente, con il contributo naturalmente della maggioranza e dell’opposizione, non è ancora riuscito a far approvare il bilancio per il 2015 (che andava approvato entro il 31.12.2014, ovviamente) e, se non lo farà entro pochi giorni, la Regione Veneto non sarà, tra l’altro, in grado di pagare gli stipendi.
Come se non bastasse, l’allegra brigata che abita i palazzi del potere regionale, di tutte le provenienze politiche, ha pensato bene di rivedere radicalmente l’organizzazione della sanità con un emendamento alla Finanziaria, come illustra questo articolo di Alessandro Zuin dal Corriere Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2015/26-marzo-2015/usl-mercato-elettorale-2301165583994.shtml.
Buona stampa. Se questo è amministrare bene… Intendiamoci, non è che la Signora Moretti dia l’idea di saper migliorare le cose, ma l’attuale maggioranza regionale offre la garanzia di far poco o nulla, come accaduto nella legislatura che si sta concludendo. E, tra l’altro, anche a dimenticare il caso di Tosi, appare tutt'altro che unita e armoniosa, come, d'altronde, dimostra il rapporto tra il tizio decrepito e il Felpo 1.
Certo, ci sta che Salvini spinga per la rielezione di Zaia, fa parte del suo ruolo (meno, forse, dei suoi doveri, ma le cose non sempre coincidono). E, infatti, non è tanto questo che mi spinge ad avere di lui un'opinione che, già cattiva, si deteriora giorno dopo giorno.
Anche Salvini ha ritenuto di esprimere un giudizio sul Presidente del Consiglio che, francamente, lascia sconcertati. Vado a prendere la notizia sul sito de La Repubblica: http://video.repubblica.it/dossier/scandalo-lega/salvini-cambierei-renzi-con-putin/195398/194410.
Capisco che, quando si parla in pubblico, la tentazione di strappare l’applauso si faccia sentire. E, tuttavia, osservo che Il Felpo 1 va oltre il lecito nelle sue affermazioni. Nessun leader dell’opposizione di una nazione autenticamente democratica si sognerebbe di sostenere simili opinioni. In parole più chiare: nessun leader dell’opposizione di una nazione autenticamente democratica distorcerebbe la realtà per far apparire il Capo del Governo peggiore di un signore che ha il curriculum di Putin. Non lo farebbe Miliband nei confronti Cameron, non lo farebbe Sarkozy nei confronti di Hollande. Probabilmente lo farebbe Marine Le Pen, sia nei confronti di Hollande che nei confronti di Sarkozy (eventualmente tornato all’Eliseo), ma, per l’appunto, parliamo di Marine Le Pen, il cui partito, tra l’altro, si è fatto finanziare dalla Russia come un qualsiasi PCI si faceva finanziare dall’Unione Sovietica.
E via verso il fronte. Dopo molte parole, anche molta musica. Cominciamo da John Coltrane e da uno dei suoi album più belli, SoulTrane (http://it.wikipedia.org/wiki/Soultrane), dal quale ho scelto Theme for Ernie.


Proseguiamo con un altro grandissimo sassofonista, Sonny Rollins, di cui ascoltiamo Tennessee Waltz. Scelta eccellente: me lo dico da solo.


Per finire lasciamo il jazz e passiamo alla straordinaria chitarra di Eric Clapton (meglio: alle sue straordinarie dita). Ho scelto uno dei suoi album più belli, Slowhand (http://www.ericclapton.com/album/slowhand), e, tra una decina di ottimi pezzi, un formidabile brano strumentale: Peaches and diesel.


venerdì 27 marzo 2015

L'enigma uomo


Pochi uomini e donne al mondo sono soggetti ai controlli psichici e fisici cui sono sottoposti i piloti delle compagnie aree, soprattutto quelle che aderiscono ai più rigidi standard di sicurezza. Mi pare molto difficile credere che un disagio mentale di Andreas Lubitz sia sfuggito alle maglie strette di quei controlli. E, quindi, ci si può soltanto chiedere cosa sia accaduto nella sua mente, negli ultimi giorni o nelle ultime settimane della sua vita, per spingerlo a compiere un gesto che definire insano è, ovviamente, riduttivo.
E questa domanda, mi pare, ci lascia in un abisso senza risposte. Ci sospinge ai limiti delle questioni fondamentali sulla nostra natura, sulle nostre fragilità, sui nostri perché.

giovedì 26 marzo 2015

Un galleria degli orrori


Non sarà il mio scritto più allegro, ma non si può sempre scherzare (e io, credo, lo faccio già di rado).
L’editoriale del Corriere della Sera di oggi è firmato da Ernesto Galli della Loggia, che, come fa da qualche tempo, spara ad alzo zero contro i politici (dobbiamo essergliene grati) e dipinge la realtà senza cambiare i colori o sfumare i dettagli. Ecco l’articolo: http://www.corriere.it/politica/15_marzo_26/pd-roma-l-etica-ormai-perduta-catastrofe-una-intera-citta-d6f6766a-d38d-11e4-9231-aa2c4d8b5ec3.shtml#.
Buona stampa. Mi piace evidenziare soltanto poche parole: “Servizi pubblici che un sindaco di memorabile nullità — Gianni Alemanno — affidò solo pochi anni fa a dei veri gaglioffi, capaci di assumere in poco tempo oltre mille, dicesi oltre mille, tra parenti, amanti, mogli e amici”.

martedì 24 marzo 2015

Unita? Mica tanto...


Delle piccole cose (leggesi meschinerie) della politica italiana ne ho avuto abbastanza e ne avrete avuto abbastanza anche voi tre. Ieri mi sono preso e vi ho dato un giorno di riposo. Oggi scrivo nuovamente, ma, lo prometto, non ci sarà spazio per i nostri mediocri politicanti. O, al massimo, faranno capolino qua e là, da comprimari.
Prevarranno i temi dell’economia e della finanza.

domenica 22 marzo 2015

Un susseguirsi di persone modeste ed efficaci...


Cominciamo con il Buongiorno di Gramellini del 19 marzo, credo Festa del Papà, sarà per questo che si occupa di Maurizio Lupi e del figlio: http://www.lastampa.it/2015/03/19/cultura/opinioni/buongiorno/lululato-2wbQjZd6onBm2tA2QHCg1O/pagina.html.
Buona stampa.
Passiamo oltre, ma non abbandoniamo il tono scherzoso, anche se ci rivolgiamo al Corriere della Sera, sul quale oggi Stella ha scritto un pezzo semplicemente fantastico su Massimo D’Alema. Lo Stalinuccio di Gallipoli, infatti, ieri ha pensato bene di salire in cattedra per dare lezioni di modestia. Lui, che non sa neppure come si scrive la parola! Per fortuna c’è Stella e c’è anche il mio scanner, perché il Corriere non rende disponibile l’articolo on line.


Buona stampa.

sabato 21 marzo 2015

Giornata della poesia e della musica antica


Tra poche ore finisce la giornata dedicata alla poesia e alla musica antica.
Per celebrare la poesia, sulle soglie della primavera potrei proporvi versi che parlino del tepore dell’aria, delle gemme, dei fiori, della promessa dell’estate. Troppo facile e, per tante ragioni, fuori luogo. Ho scelto, invece, alcuni versi ruvidi, come carta vetrata a grana grossa, ma bellissimi di Salvatore Quasimodo. La poesia s’intitola Uomo del mio tempo.

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto, eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Non c’è bisogno di dire nulla. Se non che noi tutti, ovunque, dovremmo mandarli a memoria e recitarli ogni giorno.
Per celebrare la musica antica, con una nota di campanilismo, vi faccio ascoltare un brano di Giovanni Battista Bassani, musicista padovano (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Bassani): la Sonata N° 1.


Un nuovo aspetto

A oltre tre anni dalla nascita mi è sembrato giusto dare una rinfrescata alle pareti e rimettere un po' in ordine qua e là. Spero che il nuovo aspetto del blog vi piaccia e, se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, vi sarò grato.
Chiudo con un brano musicale, perché non si può certo dimenticare la nostra battaglia. Andiamo indietro verso la metà del Settecento per ascoltare un lavoro di Gluck, musicista tedesco, il cui spirito innovatore ha influenzato profondamente molti grandi venuti dopo di lui (http://it.wikipedia.org/wiki/Christoph_Willibald_Gluck). Il pezzo, tratto dall'opera Orfeo e Euridice, si intitola Danza degli Spiriti Beati e lo ascoltiamo nell'esecuzione dell'Orchestra dell'Opera di Stato di Vienna.


venerdì 20 marzo 2015

Non li fermeremo con le chiacchiere


Questa mattina, sul mio profilo Facebook (https://www.facebook.com/roberto.frigo.12), ho condiviso e commentato l’editoriale odierno di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/15_marzo_20/strage-tunisi-noi-assediati-troppo-timidi-europa-jihad-isis-c2251716-cec7-11e4-8db5-cbe70d670e28.shtml.
Buona stampa. Da tempo Galli della Loggia ci ricorda (semplifico) che non possiamo illuderci di preservare la nostra civiltà con le chiacchiere, ma che dobbiamo sporcarci gli anfibi. Ha ragione, anche se pochi sembrano capirlo, soprattutto tra coloro che reggono le sorti delle nazioni occidentali.
A proposito, mi corre l’obbligo di suggerirvi anche la lettura di un articolo di Alberto Negri da Il Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-03-20/un-piano-marshall-mai-decollato-e-mediterraneo-torna-polveriera-063703.shtml?uuid=ABqNJMCD&fromSearch.
Buona stampa. Giusto per non dimenticare quante promesse e quante parole abbiamo rifilato ai paesi che, uno dopo l’altro, sono diventati bersaglio dell’estremismo islamico. E sempre Negri, sempre sul 24 Ore e sempre oggi mette in luce la debolezza della Tunisia: http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2015-03-20/una-guerra-all-occidente-063514.shtml?uuid=ABhEIMCD&fromSearch.
Buona stampa.

giovedì 19 marzo 2015

Abbiamo bisogno di tanto vento


Dimostrando una sensibilità istituzionale degna di apprezzamento, il Ministro Lupi ha deciso di dimettersi. Diversamente da quel che pensa Renzi, non è bene per lui (Lupi), per Ncd e per il Governo. E’ bene per il Paese, che ha bisogno di una lunga e potente tormenta di vento fresco, capace di spazzare via un’aria ammorbata.
E’ possibile, fors’anche probabile, che Lupi non abbia commesso nulla di penalmente rilevante (e, in ogni caso, aspettiamo il lavoro della Magistratura prima di emettere sentenze). A ben vedere, e questo mi preoccupa parecchio, le cronache di questa ennesima presunta vicenda di corruzione dimostrano soprattutto come sia andato perduto un senso della misura da parte di chi riveste posizioni di grande rilievo nella pubblica amministrazione. Si parla di cene, di regali, di relazioni opache, ma francamente, per adesso, mi sembra non ci sia nulla d’incontrovertibile sul piano penale. Aspettiamo.

lunedì 16 marzo 2015

Una lotta di facciata


Sembra quasi una beffarda combinazione che, nel giorno dell’ennesima azione della magistratura contro la corruzione, Gian Antonio Stella avesse scritto un editoriale sul tema per il Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/15_marzo_16/tangenti-gianantonio-stella-editoriale-corriere-sera-16-marzo-2015-3cf7d706-cba0-11e4-990c-2fbc94e76fc2.shtml#.
Buona stampa. Verosimilmente inutile. Le parole del buon senso non arrivano nelle sale del potere, dove non c’è tempo per quisquilie come la giustizia (quella vera, quella sostanziale che preme ai cittadini comuni e alle imprese, non agli interessati del momento, che siano tizi decrepiti o sindaci immarcescibili).
C’è tempo per Twitter, quello sì, per proclamare questo e annunciare quello, per coniare l’ennesimo stupido slogan, per offendere un avversario o anche chi, semplicemente, la pensa altrimenti.

sabato 14 marzo 2015

Eppure è così evidente...


I giorni di silenzio si fanno sentire, nel senso che si accumulano gli argomenti e verrebbe voglia di scrivere un post lunghissimo. Tranquilli, non abuserò della vostra pazienza. E cercherò di segnalarvi i temi, le fonti di informazioni e gli articoli di giornale, riducendo al minimo il superfluo, ossia le mie opinioni.
Partiamo dall’andamento del prezzo del petrolio, che continua a restare molto basso e, con ogni probabilità, resterà tale ancora per un po’ di tempo. Lo fa intuire un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE o IEA in inglese) di cui da conto Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-03-13/aie-gli-usa-non-sanno-piu-dove-mettere-petrolio-barile-nuovo-picchiata-213441.shtml?uuid=AByOc48C.
Cronaca. Questo andamento dei prezzi sul mercato del petrolio e del gas comincia a fare vittime tra le società petrolifere, nel senso che, come si dice nell’articolo, molte di quelle attive nell’estrazione di gas da argille (si chiama così in italiano, non è necessario usare l’inglese e parlare di shale gas) hanno iniziato a chiudere, ma anche nel senso che calano sensibilmente i profitti delle maggiori aziende mondiali del settore, come Eni. Anche qui vi suggerisco un articolo da Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-13/eni-presenta-piano-2015-18-dismissioni-8-miliardi-dividendi-calo-titolo-crolla-borsa-154825.shtml?uuid=AB6Ilv8C.


martedì 10 marzo 2015

C'è un giudice a Padova


Per qualche giorno difficilmente sarò in grado di scrivere, posso già percepire il sollievo in ognuno di voi tre.
Il post di oggi non intende certo colmare il vuoto (più che colmabile, peraltro). Però tocca un tema pesante e a me particolarmente caro: quello dell’assenza, nella vita pubblica, di colpevoli. In Italia, tutti i provvedimenti che, per una ragione o per un’altra, sono dannosi per il Paese e per la collettività non hanno mai né padri né madri.
Un caso esemplare è oggi ben descritto dall’economista Carlo Scarpa sul sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/archives/33576/ringraziare-per-i-soldi-volati-via-alitalia/.
Buona stampa. In effetti, anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera si era occupato, tre giorni fa, della vicenda della cassa integrazione pagata con i quattrini di chi prende un aereo in Italia. Il pezzo di Scarpa, tuttavia, ha il pregio di mettere nomi e anche cognomi che nell’articolo di Stella non mi ricordo di aver visto. Se volete, lo potete leggere qui: http://archiviostorico.corriere.it/2015/marzo/07/Alitalia_chi_paga_cassintegrati_lusso_co_0_20150307_70207162-c58b-11e4-873d-8c766330a899.shtml.
Buona stampa. Lo merita comunque.

lunedì 9 marzo 2015

Non hanno iniziato ieri


Qualche giorno fa, su Facebook, un amico di una mia amica ha sostenuto che nei media viene esagerata la minaccia per la cultura rappresentata dagli estremisti islamici. La cosa mi era parsa sostanzialmente risibile. Anche a considerare, come pare vero, che la distruzione delle statue del Museo di Mosul abbia interessato soprattutto delle copie, il fatto che vi fossero comunque degli originali dimostra che i membri del cosiddetto ISIS sono dei vandali in guerra con la civiltà. PUNTO.

Una pia illusione


A proposito di scuola, nell’editoriale di oggi sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia mi da ragione e a me piace sempre quando ciò accade. A parte questo, l’articolo è veramente bello: http://www.corriere.it/editoriali/15_marzo_08/buona-scuola-quella-cattiva-efa928c6-c562-11e4-a88d-7584e1199318.shtml#.
Buona stampa. E non si parla solo di scuola. C’è molto di quello che preoccupa anche me riguardo alle nuove generazioni. Vorrei che lo leggessero tanti, tutti i genitori… Una pia illusione.

domenica 8 marzo 2015

Grazie, Signore


Questo pomeriggio mi concentro sulla guerra ai nemici della musica. E lancio un attacco che farà senz’altro male. Tre generi diversi, tre brani cantati, tre bellissime voci di donna, non riesco a immaginare nulla di più devastante. Cominciamo da Maria Callas in una celebre aria tratta da La Wally di Alfredo Catalani: Ebben? Ne andrò lontana.


Passiamo quindi al jazz e alla meravigliosa voce di Ella Fitzgerald, che canta uno dei suoi pezzi più famosi: It Don't Mean A Thing If It Ain't Got That Swing. Un brano allegro e ritmato, che riempie di allegria, quello che più odiano i nemici della musica.


E finiamo con una voce italiana, quella di Fiorella Mannoia, che interpreta Il Cielo d'Irlanda dal vivo. E anche questo è un brano pieno di vitalità, con il quale, oltre alla giornata della Donna, celebro in anticipo anche San Patrizio (Lá Fhéile Pádraig in gaelico), che si festeggia il 17 marzo. 

 

Di cosa si preoccupa? Non del futuro degli italiani.


In queste prime ore di domenica attirerei la vostra attenzione su un fatto di cronaca quasi spicciola, che, però, mi pare offrire almeno un paio di spunti di riflessione. Si tratta del licenziamento per scarso rendimento di un docente di una scuola di Montebelluna, in provincia di Treviso. Prendiamo il resoconto dal Corriere della Sera di ieri: http://www.corriere.it/scuola/secondaria/15_marzo_07/prof-licenziato-scarso-rendimento-preside-cosi-tutelo-studenti-cd914190-c4a6-11e4-ab5e-6baf131e67e8.shtml.
Buona stampa. Anche se si tratta di cronaca. Non si può certo dire che simili fatti si verifichino spesso nel nostro Paese, mi sarei aspettato di ritrovare la notizia anche altrove. Invece sembra che solo il Corriere abbia voluto occuparsene. Veniamo ai temi che volevo considerare.
Il primo è l’atteggiamento della sindacalista della CGIL, Marta Viotto. Riporto le sue parole pari pari: “Questo sistema mi spaventa perché attiva un clima di sfiducia, di tensione, di paura. E mi spaventa che il preside dica che ha avuto coraggio e che la gente si complimenti con lui”.
La Signora Viotto si preoccupa del clima di sfiducia, tensione e paura. Io mi chiedo: per chi? Per i professori che fanno il loro dovere e che si trovano accanto colleghi che non lo fanno e non vengono sanzionati? I professori che fanno il loro dovere non interessano alla Signora Viotto, perché, altrimenti, si direbbe triste per il licenziato, ma esprimerebbe sollievo per la maggioranza dei volonterosi, il cui lavoro trova in questo modo un apprezzamento indiretto. La Signora Viotto rappresenta una delle peggiori malattie del nostro Paese: la difesa dell’impunità, della pretesa di non essere mai chiamati a rispondere delle proprie azioni, di sfuggire le proprie responsabilità.
Una malattia che, purtroppo, è particolarmente diffusa tra i dipendenti pubblici e trova alimento nell’atteggiamento (mi rifiuto di chiamarla cultura) del sindacato, che, chissà perché?, ha sempre difeso chi non faceva il proprio dovere, aiutato in questo da norme che solo in Italia si è avuto il coraggio di introdurre.
Il secondo punto riguarda i genitori. Mi sta bene che sostengano la decisione del preside che ha deciso il licenziamento. Non dimentico, però, che ci sono genitori che criticano (e non di rado vanno anche oltre) i professori quando valutano negativamente i loro figli, mettendo in discussione un principio gerarchico essenziale. Merito e disciplina non sono concetti elastici, che possono essere applicati come piace o come fa comodo.
E riprendiamo la guerra a chi è contro la civiltà. Sono in debito, molto in debito, con la musica classica. Inizio a colmare il “buco”. Un pezzo tratto da un’opera, ma senza canto. Una scelta facile per certi versi: l’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni, un brano bellissimo e struggente. Riccardo Muti dirige l'Orchestra Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna al Festival di Ravenna del 1996. 



giovedì 5 marzo 2015

Rabdomanti e medium?


Oggi, verso metà pomeriggio (più tardi del solito), come accade quasi ogni giorno, sono andato sul sito di Bloomberg. E ho trovato un link a questa pagina: http://www.moneynews.com/MKTNewsIntl/stock-market-crash-warren-buffett-indicator/2014/10/03/id/598461/?dkt_nbr=ufos34vz&utm_source=taboola&utm_medium=referral.
Mala stampa. Al momento non so nulla di questo moneynews, vedrò di trovare informazioni; ci sono “cascato” perché viene citato “l’indicatore di Warren Buffett” e, onestamente, quando si parla di Warren Buffett io vado a leggere, perché si tratta di una delle persone che, a mio modestissimo avviso, rappresenta un esempio nel mondo della finanza. Se non mi credete, cercate da soli argomenti per darmi torto. Non c’è dubbio che nel suo atteggiamento modesto, quasi dimesso, ci sia autocompiacimento, però sa investire bene e lo fa non solo per sé, ma anche per gli altri.
Se vi piace la materia o se solo siete curiosi e già non lo conoscete, andate a vedere il sito della sua società, la Berkshire Hathaway: http://www.berkshirehathaway.com/. Dice tutto. Soprattutto quello che deve sapere chi decide di affidare i propri risparmi a Warren Buffett. Ci trovate semplicità e chiarezza. E nessuna promessa.
Torniamo all’origine. Nel pezzo che vi ho indicato sopra, si parla di un signore che suggerisce di investire comperando i titoli in certi determinati giorni e vendendoli in certi determinati altri. Magari ci ha anche azzeccato qualche volta, ma, per quel poco che so di matematica e statistica (e ne so davvero pochissimo, però quanto basta), stiamo parlando di qualcuno che si muove più o meno a livello di lotteria.
Per certi aspetti, la questione sarebbe divertente: mi fa pensare ai rabdomanti che cercano l’acqua con forcelle di legno e alle sedute spiritiche con il bicchiere. Purtroppo, però, non è divertente, perché si parla di persone alle quali vengono affidati risparmi da gestire. E poi, quando ci si ritrova con un pugno di mosche?
Non c’è niente di più semplice che investire il proprio denaro. Scherzo soltanto in parte. Investire è molto difficile, ma lo è soprattutto se non si sa quel che si vuole e se si vuole più di quel che si può ottenere. E ci s’informa in modo inadeguato.
E torniamo in battaglia. Vi propongo un brano in argomento, una scelta facile, quasi banale. I Pink Floyd di Money.


martedì 3 marzo 2015

Una rete, fatta bene possibilmente


Il mistero dell’OPAS di EI Towers su Rai Way continua e, forse, non vale nemmeno la pena di dedicare ancora tempo a una vicenda i cui contorni probabilmente si chiariranno ben lontano dal mercato che, credo a sproposito, Renzi ha tirato in ballo.
E veniamo alla questione della banda larga.
Una premessa (sbrigativa, ma fondata): la privatizzazione di Telecom Italia è stata un capolavoro d’inettitudine politica e di avidità imprenditoriale, oltre che di scarsa incisività tecnica nella definizione del quadro normativo.
Le cattive condizioni attuali di Telecom Italia e della connessione a internet nel nostro paese affondano le loro radici in quegli errori originari e nel succedersi di “capitani coraggiosi” (D’Alema, lo stalinuccio di Gallipoli, non ha mai capito niente e non capirà mai niente, però saprà sempre essere saccente e arrogante e inventarsi definizioni grottescamente sbagliate) che hanno spogliato la società, privandola delle risorse necessarie per uno sviluppo adeguato della rete e dei servizi. Nel tempo Telecom è stata tanto indebolita da diventare un vincolo alla crescita del Paese perché non in grado di effettuare gli investimenti necessari al potenziamento della rete e non disposta a condividerne la realizzazione e la proprietà con altri. Esistono alcune reti di estensione importante (appartenenti a società come Metroweb, Fastweb, Vodafone e altre), ma la struttura fondamentale della rete telefonica italiana resta saldamente nelle mani di Telecom e ne costituisce la principale posta attiva.
Negli ultimi mesi, dopo un periodo nel quale il tema era rimasto abbastanza assente dai quotidiani, è tornato improvvisamente d’attualità, soprattutto con la ventilata, e tramontata, ipotesi di alleanza tra Telecom e Metroweb (controllata di fatto, attraverso alcuni passaggi, da Cassa Depositi e Prestiti, che è un’istituzione sostanzialmente pubblica, anche se la spacciano per privata) proprio per lo sviluppo della rete attraverso il passaggio alla fibra ottica.
Si era anche parlato della possibilità di mettere in comune tutte le reti esistenti, coinvolgendo di fatto tutti gli operatori di telefonia fissa e dati. Anche questa possibilità è tramontata, soprattutto per l’indisponibilità di Telecom a cedere il controllo della propria rete che ha il non trascurabile compito di garantire il massiccio debito della società.
Nei giorni scorsi siamo arrivati a una proposta del Governo per l’assunzione diretta del ruolo di promotore di una rete nazionale in fibra ottica. La proposta è ancora in divenire, quindi potrei sbagliare nel giudizio, ma per quel che se ne capisce, non mi pare una grande idea. Comunque, a oggi, questo è il quadro, così come lo descrive un articolo de Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-02/banda-larga-agevolazioni-tavolo-governo-223701.shtml?uuid=AB6vvC3C.
Cronaca. Essendo un procedimento in fieri, mi limito a tre considerazioni.
La prima è che non si sente la mancanza dello Stato imprenditore. Ci siamo liberati a fatica e a caro prezzo (e ancora in maniera incompleta (sic)) delle Partecipazioni Statali che tanto male, da un certo punto in poi della nostra storia, hanno fatto all’economia nazionale. Non le rimpiange nessuno e già si fa sentire anche troppo la presenza di Cassa Depositi e Prestiti.
La seconda è che, essendo io sospettoso, ma memore del detto andreottiano, non riesco a togliermi dalla testa che i 6 miliardi ipotizzati dal Governo per avviare la nuova rete finirebbero in parte nelle tasche sbagliate. Non dimentichiamo le vicende di Expo e Mose. Dove c’è spesa pubblica, purtroppo, c’è corruzione, anche Cantone può relativamente poco in un paese dove ogni giorno qualcuno viene scoperto con le mani nella marmellata (e anche nel burro e nello zucchero).
Buona stampa (con un link incresciosamente lungo, spero non sia un articolo a pagamento).
Un Governo meno preoccupato di tenere sotto l’ombrello pubblico un’attività certamente strategica, ma quasi ovunque privata, dovrebbe ragionare su quale sia il modo migliore per far sì che i sei miliardi disponibili per aggiornare la rete agiscano come moltiplicatore degli investimenti privati e per far sì che si attenuino (meglio ancora scompaiano) le sovrapposizioni che, ovviamente, si traducono in spreco di risorse. Detto altrimenti, i sei miliardi dovrebbero essere usati per favorire la creazione di una struttura proprietaria unica di tutte le reti telefoniche del paese (con una formula che garantisca gli operatori, come avviene nei casi di elettricità e gas), di investimenti che non creino sovrapposizioni e l’adozione delle tecnologie adeguate alle diverse realtà territoriali, anche qui per evitare di scegliere tecnologie più costose e non necessarie. Questo vorrebbe dire fare politica industriale, qualcosa che, purtroppo, da queste parti non si sa bene cosa voglia dire.
Dalla parte della musica. Oggi torniamo al jazz con una splendida esecuzione di Bill Evans, accompagnato al basso da Eddie Gomez. Il brano s'intitola Time Remembered, tratto dall'album The Sesjun Radio Shows, registrato in Olanda nel 1973.


domenica 1 marzo 2015

Un cittadino comune certo, che si batteva contro un tiranno


Il Financial Times ieri ha dedicato un articolo molto bello a Boris Nemtsov (o Nemzov nella grafia dei giornali italiani): http://www.ft.com/intl/cms/s/2/57ef1530-bf41-11e4-99f8-00144feab7de.html#axzz3T8uehv00.
Buona stampa.
Buona stampa.
Ha ragione Toscano nel sottolineare che la morte di Nemzov è, come altre morti e altri eventi, frutto dell’incapacità della Russia di percorrere il cammino dal regime sovietico alla democrazia. E, tuttavia, è difficile non osservare che c’è una ragione per cui quel processo non si è realizzato. Una ragione che ha un nome e un cognome: Vladimir Putin.
Non mi stancherò di ribadire quanto sia pericoloso il delirio di onnipotenza di un uomo che si è formato occupandosi delle “vite degli altri” e dando istruzioni al Ministero della Sicurezza Nazionale della DDR, noto come Stasi, l’organizzazione che svolgeva i lavori più sporchi per conto del KGB.
Riprendo una frase molto significativa dell’articolo del Financial Times: Ever since he was elected in 2000 on the promise to crack down on criminality and enforce a “dictatorship of the law”, Putin has singularly failed to uphold the effective rule of law.
Della legge, se mai davvero ne avesse avuto rispetto, Putin ormai da tempo non si preoccupa minimamente.
Per la battaglia quotidiana dalla parte della musica, oggi ci concediamo un altro blues. Ascoltiamo Muddy Waters che interpreta Feel Like Going Home, un classico.