domenica 9 settembre 2012

Lacrime di coccodrillo?


La Lettura di oggi ospita un saggio di George Soros, uno dei più ricchi finanzieri americani, gestore di hedge fund di origini ungheresi, che ripercorre la crisi dell’euro in maniera puntuale e pone in evidenza la sostanziale natura politica della questione, evidenziando come i problemi della moneta unica abbiano fatto emergere tutte le contraddizioni dell’architettura della medesima e, più ancora, quelle politiche dell’Unione Europea. Niente di nuovo, però l’analisi è interessante e solida. Questo il link: http://lettura.corriere.it/debates/ultimatum-a-berlino/.
Buona stampa. Con qualche riserva.
In primo luogo, Soros sfiora soltanto le implicazioni dell’agire dei suoi colleghi e non attribuisce particolare importanza agli interventi che potrebbero ridurre gli effetti della speculazione. Non sarò certo io a sostenere che i mercati debbano essere imbrigliati, tuttavia mi pare un po’ troppo comodo rinunciare a valutare misure capaci di attenuare il potenziale moltiplicativo di strumenti finanziari che esasperano oltre misura le ripercussioni sia delle politiche economiche troppo disinvolte dei paesi debitori sia dell’incapacità dei leader europei di ritrovare il sentiero tracciato dai fondatori dell’Europa unita.
Non dimentichiamo che proprio Soros, esattamente vent’anni fa, fu tra quelli che, con le loro operazioni finanziarie, portarono alla crisi della sterlina e della lira. Difficile accreditarsi come paladino della solidarietà dopo aver contribuito a mettere in difficoltà le economie di Regno Unito e Italia per generare imponenti profitti per sé e per i propri clienti. In altre parole, c’è qualcosa di un po’ troppo contraddittorio tra il Soros di oggi e quello di ieri.
In secondo luogo, le critiche alla Germania mi sembrano oggi meno fondate di qualche mese fa. Che Angela Merkel abbia contribuito a far perdere tempo prezioso nella gestione della crisi del debito l’ho detto più volte, tuttavia negli ultimi mesi la situazione è evoluta in senso positivo, sia pure meno di quanto sarebbe necessario. E la prudenza tedesca, per quanto esagerata, trova giustificazione nella scarsa affidabilità dei governanti di molti paesi membri dell’Unione Europea, non soltanto di quelli appartenenti all’Eurozona.
Il dilagare del populismo, che Mario Monti ha giustamente indicato come un problema da affrontare rapidamente e con determinazione, costituirebbe un freno anche per il Cancelliere tedesco più convinto a fare della solidarietà tra stati il cardine della propria politica.
Mi sarebbe piaciuto che Soros avesse trovato un po’ di spazio anche per questo elemento cruciale della crisi che ha così profondamente analizzato.
Tanto per restare a casa nostra, con le elezioni che si avvicinano, non mi pare si veda la disponibilità a riconsegnare il futuro del paese ancora per qualche anno a un uomo affidabile come Monti. Si vede, invece, il riaffermarsi di tutti i difetti di una classe politica che, pur avendo la possibilità di farlo, si è ben guardata dal riformare se stessa, passaggio forse più importante e indispensabile dei cambiamenti richiesti da UE, BCE e FMI.
Con gente che farnetica di referendum vari sulla nostra adesione a queste istituzioni, francamente, c’è poco da pretendere che la Merkel sia comprensiva.

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