lunedì 24 settembre 2012

Due donne: di una non abbiamo alcun bisogno


Alle volte mi capita, leggendo un quotidiano, di aver la sensazione che qualche personaggio ne venga fuori con particolare impeto. Oggi accade per il Corriere della Sera, da cui emergono con vigore due personaggi femminili che parlano, in maniera diversa, delle vicende politiche degli ultimi giorni.
La prima è Susanna Tamaro. Come scrittrice non la conosco, ho provato a leggere un paio dei suoi libri e mi sono arenato quasi subito e in maniera definitiva, il che non vuol dire che non sia brava, ma semplicemente che a me non piacevano stile e temi. Non è un giudizio di valore, ma una semplice osservazione per dire che, se anche nutrissi dei pregiudizi nei suoi confronti, sarebbero negativi e, nel leggere un suo articolo, potrei essere portato a criticarlo. Non è così: il pezzo odierno di Tamaro è scritto bene, è un ottimo pezzo per stile e per contenuti e interpreta molto correttamente lo stato d’animo di noi semplici cittadini, costretti ad assistere al progressivo disfacimento delle istituzioni, sommerse dalla melma dei tanti che hanno scelto la politica come mezzo per arricchire, molto e molto rapidamente.
Buona stampa. Che, per contrasto, mi sembra mettere ancor più in cattiva luce il secondo personaggio femminile. Il personaggio in questione si chiama Daniela Santanchè. Intervistata da Fabrizio Roncone, è riuscita a mettere in fila una serie di considerazioni che dimostrano, una volta di più, che da questa classe politica non verrà nulla di buono perché sa pensare solo alla conquista del potere, non alla sua gestione per il bene del Paese. Parole che fanno accapponare la pelle per l'assenza di qualsiasi attenzione all'attuale realtà italiana. Chiacchiere vuote, più che mai paradossali in un'epoca come quella che stiamo vivendo.
Purtroppo, per il momento, dovete credermi sulla parola, perché il pezzo non è disponibile nell’edizione on line. Mi auguro caldamente che lo sia già nelle prossime ore perché merita di essere letto e perché m’infastidisce parecchio esprimere un parere che voi non potete valutare in modo immediato. Aggiungo che Roncone, solitamente piuttosto ironico e pronto nel mettere in rilievo contraddizioni o affermazioni poco fondate, ha deciso di non sfoderare le sue armi, assumendo un atteggiamento che, francamente, mi ha deluso.
Stampa così e così. E appena sarà disponibile ve ne darò notizia in maniera adeguata. Se poi vi capita in mano il Corriere di carta, allora andate a pagina 2 in basso, l’intervista inizia lì e si chiude a pagina 3.
Finiamo con due pezzi. Uno del Corriere e uno del Sole 24 Ore, che recupero al volo prima che diventi troppo vecchio. Naturalmente scherzo: le considerazioni intelligenti e le opinioni ben argomentate non hanno data di scadenza.
L’editoriale del Corriere di oggi è firmato da Panebianco, il quale riprende un tema già affrontato in passato, ma, purtroppo, ancora molto attuale, ossia i meccanismi del processo di formazione delle leggi che, per colpevole ignoranza o trascuratezza dei politici, viene di fatto affidato alla burocrazia pubblica, la quale, per definizione, complica le cose semplici e, poiché al suo interno prevale la formazione di natura giuridica, costruisce architetture legislative inutilmente sovrabbondanti e arzigogolate. Una condizione, purtroppo, che non è soltanto italiana: a Bruxelles non scherzano quanto a impegno nell’intervenire in qualsiasi materia costruendo normative astruse.
E il problema esiste anche in America, come dimostra un articolo di Kenneth Rogoff apparso sul Sole 24 Ore qualche giorno fa. L’ho trascurato allora perché preso dalle vicende romane. Mi sembra una buona idea riprenderlo perché arricchisce il quadro offerto da Panebianco.
Buona stampa.

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