martedì 10 febbraio 2015

Si avvicina l'alba di un giorno difficile


Vengono al pettine i peggiori nodi della chioma politica mondiale: Ucraina e Grecia.
Il primo mi spaventa più del secondo, ma se entrambe le situazioni evolvessero in maniera negativa, difficilmente il 2015 sarebbe ricordato come un anno felice per l’umanità, tutt’altro.
Sul fronte ucraino, oltre alla notizia del bombardamento di oggi, attribuito ai filorussi, si devono registrare le prese di posizione ufficiali del regime russo, che non lasciano presagire nulla di buono. L’argomento è presente in tutte le edizioni on line, scelgo quella de La Repubblica: http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/10/news/il_cremlino_attacca_gli_usa_l_idea_di_inviare_armi_in_ucraina_punta_a_destabilizzare_la_situazione-106949937/?ref=HRER1-1.
Buona stampa. In realtà sarebbe cronaca, ma in conclusione c’è un video con un’intervista ad Aldo Ferrari, docente presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari (http://viaggidicultura.com/assistenti/1/Aldo%20Ferrari%20curriculum%20completo.pdf), che mi pare interessante.
Ferrari ha ragione nel sottolineare che l’Europa è rimasta lungamente assente (io aggiungo: come di consueto) sulla questione ucraina. Mi sembra meno convincente quando attribuisce allo schieramento occidentale di non aver considerato il punto di vista russo. Francamente non mi pare che l’accusa sia fondata e, a ogni buon conto, direi che si potrebbe altrettanto fondatamente riferire alla Russia. Aggiungerei anche che il punto di vista russo, nella misura in cui disconosce legalità al governo ucraino perché eletto dopo le rivolte popolari che hanno spinto Janukovyč alla fuga, appare un po’ incoerente quando giustifica l’annessione della Crimea sulla base delle richieste di movimenti popolari sulla cui spontaneità è lecito dubitare. In realtà, il punto, però, non mi pare stia in questi che sono “trascurabili dettagli”.
Il punto, che ci piaccia o meno, è che ci troviamo a fronteggiare l’espansionismo di uno stato totalitario, governato da un personaggio del tutto inaffidabile, che guida un’amministrazione priva di contrappesi e che ha sempre fatto della politica estera uno strumento per ottenere consenso interno, altrimenti difficile da ottenere visto il divario tra le promesse e i risultati ottenuti nel processo di riforma della Russia. Parliamo di un uomo che, negli anni 70 era colonnello del KGB a Dresda e di fatto era l’ufficiale di collegamento con la Stasi. Parliamo di un uomo che, ha dietro di sé una serie di vicende oscure, nelle quali sembra aver impiegato gli stessi mezzi che era abituato a usare nel periodo di servizio nel KGB (pensiamo, per esempio, ad Anna Politkovskaja e Aleksandr Litvinenko). Parliamo di un uomo che si è liberato di molti oppositori spedendoli in carcere e privandoli dei loro beni (non si sa quanto legalmente acquisiti, ma in materia anche Putin non può essere considerato senza macchia, al contrario). Parliamo di un uomo che ha represso con una brutalità spietata la rivolta in Cecenia (che esprimeva la medesima volontà d’indipendenza che, a suo dire, esprimono le popolazioni dell’Ucraina orientale) e che non ha esitato a usare ancora la forza per regolare i conti con la Georgia, che tentava, come l’Ucraina, di ripristinare la propria integrità territoriale.
In rete, potete trovare informazioni su di lui sia sul sito della Treccani (http://www.treccani.it/enciclopedia/vladimir-vladimirovic-putin/), che è piuttosto prudente, sia su Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Putin), che, al contrario, ha una posizione senz’altro più netta.
Fatico a pensare che un simile personaggio possa concludere positivamente il negoziato che Germania e Francia hanno tentato di avviare nei giorni scorsi. Com’è ovvio, mi auguro vivamente di sbagliare.
Veniamo alla Grecia. Sul sito LaVoce.info c’è un’analisi molto interessante di Marco Pagano (http://www.lavoce.info/archives/32931/i-rischi-nuova-crisi-greca/).
Buona stampa. C’è tutto quel che serve per capire le implicazioni di natura politica e quelle di natura economica. Di mio aggiungerei soltanto un’osservazione.
Tsipras costituisce una preoccupante conferma di come gli elettori fatichino a selezionare uomini o donne capaci di guidare adeguatamente le loro nazioni. Sulla questione del debito nazionale, Tsipras e i suoi ministri tecnici, in particolare quello delle Finanze Varoufakis, si sono mossi e ancora si stanno muovendo in maniera ambigua e inconcludente, più preoccupati di conservare il consenso interno (ottenuto con promesse difficili da mantenere) che di offrire alla Grecia un percorso di ripresa realistico. Che si possa tornare a parlare dei debiti di guerra tedeschi a distanza di sessant’anni mi sembra puerile…
Purtroppo, però, in Grecia come in Italia, ma anche nel Regno Unito e in Francia e in tanti altri Paesi, si vanno affermando figure politiche il cui successo dipende soltanto dalla capacità di comunicare e di farlo senza alcun pudore, indicando obiettivi impossibili da ottenere e assecondando gli istinti peggiori che si annidano in tutte le collettività.
E che per raggiungere e mantenere il potere sono disposti a qualsiasi mercanteggiamento, come dimostra quanto accade in questi giorni in Italia, con l’intensa attività che ferve nelle varie botteghe, a Arcore come a Palazzo Chigi, per sottoscrivere nuove alleanze…
Buona notte e buona fortuna.

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