sabato 7 febbraio 2015

Interessi convergenti


L’argomento di attualità sarebbe il tentativo compiuto da Merkel e Hollande per porre fine al conflitto che da mesi si protrae in Ucraina. Apparentemente non hanno ottenuto grandi risultati, ma preferisco non sbilanciarmi e così, invece di parlare di questo tema, mi dedico a questioni strettamente italiane.
Cominciamo dal commento di Gramellini all’ennesima prova di stile da parte del tizio decrepito. Ecco il Buongiorno del 4 Febbraio: http://www.lastampa.it/2015/02/04/cultura/opinioni/buongiorno/la-lupara-di-silvio-QP3NYvEilGkQgQxeF1wavO/pagina.html.
Buona stampa. Oltre che di stile, a me pare che il tizio decrepito abbia ormai provato d’essere privo anche di senso dell’umorismo. Le sue barzellette e le sue battute fanno ridere lui e i suoi lacchè. Un pubblico mediocre, direi.
Lui racconta storielle stupide e ci ride su, ma sugli affari di famiglia non si sogna di ridere, come dimostra la vicenda del canone sulle frequenze televisive che sta causando un certo scompiglio. Vi propongo la ricostruzione di Lettera 43: http://www.lettera43.it/politica/frequenze-tivu-tensione-governo-forza-italia_43675157259.htm.
Cronaca. Alla quale aggiungerei il commento di Aldo Grasso sul Corriere di oggi, cui è stato dato lo spazio dell’articolo di fondo (non credo sia un fatto casuale, anche se il quotidiano milanese non è propriamente così saldamente governato). Questo il link: http://www.corriere.it/editoriali/15_febbraio_07/frequenti-sospetti-televisivi-7f91092c-aea2-11e4-99b7-9c6efa2c2dde.shtml.
Buona stampa. Grasso ha ragione. E’ arrivato il momento di sciogliere il nodo costituito da un sistema televisivo edificato, permettetemi un gioco di parole, su una convergenza di interessi: quelli del tizio decrepito ad accrescere ricavi e utili dell’azienda di famiglia e quelli dei partiti politici di possedere un carrozzone, la RAI, che dia spazio alle loro chiacchiere e che consenta loro di collocare un po’ di amici. Anche Renzi, che cinguetta della crisi dei talk show, al dunque trova sempre modo di mandare qualcuno dei suoi più fedeli collaboratori. Saranno in crisi, ma meglio farsi sentire…
Lettera 43 concede parecchio spazio alle questioni riguardanti i mezzi di comunicazione e avevo letto diversi articoli interessanti sulla RAI. Uno in particolare torna buono oggi, lo trovate qui: http://www.lettera43.it/esclusive/rai-la-casta-dei-46-direttori_43675156248.htm.
Buona stampa. La mia ricetta: il sistema radiotelevisivo deve ricevere una formidabile iniezione di concorrenza, questo significa che i tre colossi attualmente presenti, sia pure su piattaforme diverse (digitale terrestre e satellitare) devono essere messi a dieta ferrea e affiancati da altri operatori (già ce ne sono alcuni, si tratta di eliminare le barriere al loro rafforzamento e all’ingresso di nuovi). E la RAI, in particolare, come destinataria del canone, dovrebbe svolgere il ruolo di un vero servizio pubblico.
Certo, sarebbe tutto più facile se negli ultimi vent’anni, proprio per la convergenza d’interessi di cui ho detto, non si fosse rallentato in ogni modo il diffondersi di tecnologie che avrebbero favorito la competizione con altre aziende d’informazione. L’arretratezza delle nostre linee telefoniche, ad esempio, non consente lo sviluppo delle televisioni via cavo che, altrove, sono importanti protagoniste del mercato.
Mi rendo conto di avere una posizione piuttosto estremista, ma credo che il problema si risolva soltanto in maniera radicale. A ogni buon conto, anticipo io stesso una delle obiezioni possibili: anche se avessimo creato condizioni più favorevoli alla concorrenza, difficilmente si sarebbe sviluppato un mercato televisivo con un ampio numero di operatori. Ad esempio, quella che era TeleMontecarlo e oggi è la 7 in mano a Cairo, non ha mai potuto né voluto diventare qualcosa di più di una presenza marginale. Considerando poi la qualità dei nostri grandi editori, hai voglia a immaginare investimenti per creare reti televisive alternative… Giusto, ma con la volontà politica di lasciare inalterato l’oligopolio, si è scoraggiata ogni iniziativa.
A proposito di editori di quotidiani, ancora da Lettera 43, vi propongo un articolo che descrive la situazione in cui versa RCS, editore del Corriere che, nonostante tutto, resta il principale quotidiano del Paese: http://www.lettera43.it/economia/media/corriere-della-sera-tutti-contro-la-fiat_43675157278.htm.
Buona stampa. Adesso, almeno a parole, le banche si vorrebbero chiamare fuori, per anni, tuttavia, si sono servite del Corriere esattamente come i politici si sono serviti della RAI: era un buon altoparlante e faceva comodo per piazzare amici.

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