giovedì 26 febbraio 2015

Ferite quotidiane


Anche oggi non vi suggerirò nessuna lettura dai quotidiani. L’argomento non richiede il supporto di un articolo di giornale, ma che abbiate la discutibile fortuna di abitare in una città italiana e di frequentarne, la sera e la mattina presto, le zone maggiormente frequentate.
Abito in una via centrale di Padova e portare Doc a fare ripetute passeggiate comporta che io transiti in punti dove ci sono bar e ristoranti che, come ovunque, sono prevalentemente affollati di giovani e giovanissimi. E’ facile vederli sostare per strada a bere da bottiglie e bicchieri che finiscono inevitabilmente per terra, magari in pezzi, anche se c’è un cestino a pochi passi. Oppure scoprire gruppetti che utilizzano la soglia di una casa come una panchina e un tavolo, sul quale, quando se ne vanno, lasciano i resti dei loro aperitivi, delle loro cene o di qualsiasi cosa abbiamo consumato, mai neppure sfiorati dal dubbio che ci sia assai poco di umano nel compiere simili gesti. Anche nel primo pomeriggio capita di incrociare ragazzi che si muovono con il passo malfermo di chi ha già bevuto troppo e si accinge a lasciare sulla strada le tracce rivoltanti del proprio malessere. Passando accanto a un monumento, accade di scoprirlo imbrattato da scritte prive di senso come i muri di molti edifici. Finisco qui, credo sia sufficiente.
Giusto lamentarsi delle devastazioni dei tifosi del calcio (non soltanto quelli olandesi), ci mancherebbe, ma non sarebbe male cominciare sul serio a contrastare il piccolo vandalismo quotidiano, quello che non danneggia irrimediabilmente un monumento, ma infligge innumerevoli lievi ferite ogni giorno, trasformando le nostre città in luoghi disgustosi, che ovviamente sempre meno turisti decidono di visitare. Non servono proclami e nuove inutili norme promulgate da sindaci preoccupati solo di ottenere l’attenzione della stampa. Basterebbe far rispettare le regole esistenti, quindi far lavorare sul serio gli agenti della Polizia Locale in modo da poter punire chi si comporta in maniera incivile. Forse i genitori inizierebbero a preoccuparsi dell’educazione dei loro figli se dovessero pagare il costo dei loro comportamenti.
Naturalmente m’illudo. E non mi risolleva la consapevolezza che il problema, ovviamente, non è solo nostro, come prova questa vignetta, pubblicata da un sito spagnolo che si occupa di maternità ed educazione: https://www.facebook.com/sanayhermosa/photos/a.133685723460065.27201.131102267051744/243091999186103/?type=1&theater.
Torniamo a chi non sa far di meglio che imbrattare monumenti. Ecco un paio di immagini della Casa di Giulietta a Verona, il cui androne è letteralmente coperto da firme e varie scritte di migliaia di deficienti: http://www.juzaphoto.com/me.php?pg=8768&l=en#fot83747 e http://www.juzaphoto.com/me.php?pg=8768&l=en#fot83746. 
Mi piace pensare (illudermi?) che non sarebbe così se gli artefici di questo disastro conoscessero il vecchio proverbio veneziano secondo il quale il nome dei coglioni sta scritto in tutti i cantoni.
La musica non può mancare. Vi propongo nuovamente un musicista norvegese che mi piace particolarmente per la capacità di fondere tradizioni diverse e creare atmosfere di rara bellezza. Parlo di Jan Garbarek (http://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Garbarek) di cui vi propongo un lungo brano a mio giudizio molto suggestivo: Rites.



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