lunedì 22 ottobre 2012

Brain storming


Credo siamo d’accordo sul fatto che nei maggiori partiti italiani, ma anche in quelli meno grandi, regni una rimarchevole confusione. Questo, se non gettasse pesanti ombre sul futuro dell’Italia, potrebbe anche far sorridere per le assurdità prodotte giornalmente dai dissidi interni tra esponenti anche di notevole importanza (è tutto relativo, ovviamente, e non serve far nomi, ma, come si dice: in terra caecorum monoculus rex. Questo abbiamo e questo, almeno sino alle prossime elezioni, ci dobbiamo tenere).
Ammetto, sono di parte, ma mi pare che il disordine sia più accentuato e più grave nel centrodestra, nel quale volano stracci da quel dì (quello del famoso ”che fai, mi cacci?” detto dal parente degli immobiliaristi monegaschi).
Ammetto, inoltre, di essere ancor più di parte nel sostenere che tale stato di cose è dovuto soprattutto al modo di agire di Berlusconi, da sempre preoccupato da vicende che, con l’interesse nazionale e collettivo, avevano e hanno poco a che fare. Non mi addentro su questo tema: è una mia personale opinione. Osservo, e su questo credo che difficilmente posso essere contraddetto, che per Berlusconi l’apparenza conta più di qualsiasi altra cosa. Lo dice, sia pure nel suo modo piuttosto obliquo e in un articolo particolarmente contorto, persino Giuliano Ferrara su Il Giornale (di famiglia): http://www.ilgiornale.it/news/interni/quei-saggi-anziani-pronti-farsi-parte-848847.html.
Stampa così e così. Se si vuol forzare la realtà per farla aderire alle proprie convinzioni, inevitabilmente, si finisce incartati anche quando si è intelligenti e colti (molto intelligenti e molto colti) come Ferrara.
Che anche dalla parte del Pd debbano arieggiare le stanze non si discute e, purtroppo, con il passare dei giorni a sinistra vengono fuori le contraddizioni di un partito che non ha saputo liberarsi di troppi fantasmi del passato e di troppi signori che hanno di sé un’opinione assai alta. Troppo alta.
Torniamo al Pdl il cui futuro sembra non affidato alle mani di Alfano quanto piuttosto al team di cervelli che Berlusconi ha chiamato attorno a sé per decidere come muoversi. Un team che, a quanto pare, è composto prevalentemente di donne, tutte note per i loro eccellenti curriculum di studio (anche se non sempre attendibili) e le cattedre conquistate nei migliori atenei del mondo.
Il Corriere della Sera dedica un occhio di riguardo al difficile processo di rinnovamento in atto nel centrodestra e a questo susseguirsi di brain storming al più alto livello intellettuale e culturale planetario. A farlo è, in particolare, Fabrizio Roncone, il quale, in rapida successione, ha raccolto il meglio del pensiero di due delle consigliere più ascoltate di Berlusconi. Merita che leggiate entrambe le interviste: ve le propongo in ordine cronologico e anticipo che sono a Mariarosaria Rossi e Micaela Biancofiore. Ecco il link: http://www.corriere.it/politica/12_ottobre_21/per-il-cavaliere-pdl-non-finito-bunga-bunga-diciamo-squit-squit-roncone_3a3d717c-1b4b-11e2-9e30-c7f8ca4c8ace.shtml e
Buona stampa. Roncone, quando non ha di fronte la Santanchè, si ricorda chi è. Le due intervistate, invece, forse dovrebbero parlarsi, di tanto in tanto… Un’osservazione personale sulla Biancofiore. Mi è capitato di vederla qualche giorno fa a Otto e mezzo: aveva appoggiato sul tavolo un tablet. E mi sono chiesto a che accidente (avrei voluto scrivere ben altro!) le servisse: la sola risposta che sono riuscito a darmi è che, nella nostra epoca tecnologica, i pupari non si servono dei fili, ma di internet…
Torniamo a bomba: chiunque vinca nel centrosinistra avrà vita facile se Berlusconi si affida a consigliere di simile caratura. Il che, però, non vorrà dire che gli italiani voteranno per Renzi o Bersani o, quasi peggio che peggio, per Vendola… Questi signori non possono illudersi di convincere a votarli la maggioranza imponente di elettori intenzionati, in vario modo, ad astenersi.
Meglio che mi fermi qui, prima di arrivare a parlare di un’ipotesi che mi rifiuto di considerare. E consoliamoci con il miglior farmaco per lo spirito.
Joni Mitchell fa parte del nocciolo duro. Insieme a pochi altri è una passione destinata a seguirmi per sempre. Si tratta di un’artista eccezionale, che ha percorso con immensa curiosità e straordinario amore la musica degli ultimi, fatico a scriverlo, cinquant’anni.
Stasera sono in vena di esagerare e di ripetere il giochino delle molteplici versioni. Il brano è River, tratto dall’album Blue, quello in cui comincia il graduale avvicinamento alla musica jazz, un processo che, a mio modesto parere, ha permesso a Joni Mitchell di esprimere interamente il suo valore.
Ve ne propongo tre versioni.
Cominciamo con l’originale di Joni.


Segue poi quella tratta dal disco che Herbie Hancock le ha dedicato (e che s’intitola come la canzone: River: the Joni Letters) cantata da Corinne Bailey Rae e con il sax di Wayne Shorter.


Per finire quella di Madeleine Peyroux e k.d. lang.


Penso che mi sarete più grati per questa splendida musica che per le righe, forse troppe, che precedono… 

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