mercoledì 3 ottobre 2012

Duecento milioni di lire


Negli anni di Tangentopoli, la vicenda EniMont venne definita, parafrasando la sventurata definizione di Saddam Hussein, la “madre di tutte le tangenti”.
Ho l’impressione che si trattasse di una definizione esagerata, una di quelle invenzioni magari felici sotto il profilo lessicale, ma poco convincenti dal punto di vista fattuale. Non c’è, tuttavia, dubbio sulla quantità davvero imponente di denaro che venne distribuita per portare a compimento la fusione, temporanea, tra la “chimica di Stato” e la “chimica privata” e per determinare a chi spettasse il controllo quando si celebrò il divorzio (se all’Eni delle Partecipazioni Statali o alla Montedison di Ferruzzi).
Ricorderete anche voi, immagino, le dirette televisive del processo in cui si celebrò l’ascesa all’Olimpo di Di Pietro e la discesa agli Inferi di personaggi che erano stati colonne portanti del potere politico tra gli anni 80 e i primi anni 90 (alcuni anche successivamente): Craxi, Forlani, La Malfa, Altissimo, Bossi, giusto per citare alcuni dei più noti.
Quelle dirette televisive, che alimentavano una sorta di tifo piuttosto fuori luogo, in realtà erano la rappresentazione peggiore di quel che stava avvenendo, ossia uno schiamazzo che distraeva dal comprendere e valutare le implicazioni di Tangentopoli e le reazioni scomposte della politica, che di fatto gettò le premesse per una redistribuzione del potere tra Legislativo e Giudiziario, sicuramente distorta, della quale stiamo ancora pagando le conseguenze (con il brillante contributo dei politici e dei magistrati venuti dopo quelli di allora).
Le stesse dirette televisive impedivano, gettando benzina sul fuoco dell’animosità popolare e dell’ansia di giustizia anche sommaria, di scorgere i costi umani di un’azione giudiziaria che troppo spesso ignorava principi che avrebbero dovuto essere intoccabili in un paese democratico moderno, quello che si chiama uno Stato di Diritto.
Ancora non abbiamo riflettuto abbastanza bene su quel che Tangentopoli ha rappresentato vuoi perché quei fatti dispiegano profonde conseguenze sull’attualità vuoi perché da quelle vicende, paradossalmente, non è scaturita una migliore classe politica, anzi, al contrario, se n’è formata una la cui avidità è di un ordine di grandezza infinitamente superiore rispetto a quella della classe politica che l’ha preceduta.
Giova ricordare che Giorgio La Malfa, Renato Altissimo e Umberto Bossi, per esempio, finirono nel processo di Tangentopoli per aver ricevuto dal Gruppo Ferruzzi poche centinaia di milioni di lire, somme che furono destinate ai partiti di cui erano responsabili e non certamente all’acquisto di case o a cene sontuose.
Se ricordo bene, la tangente per tutti e tre era stata di 200 milioni di lire. Non vado a verificare, non ha molta importanza per il ragionamento: quello su cui voglio attirare la vostra attenzione è che 200 milioni di lire del 1990 corrispondono a circa 175.000 euro del 2012, forse meno che più (anche su questo, concedetemi di non fare controlli: se sbaglio, sbaglio di poche migliaia di euro). Stiamo, dunque, parlando di signori che nel 1990, quando Raul Gardini cercò di comprare il loro sostegno alla sua operazione di acquisto di EniMont, si “fecero dare” per il partito che guidavano circa un decimo di quanto la Magistratura ritiene che abbia sottratto Fiorito ai conti del gruppo consiliare del Lazio del Pdl. O, se preferite, una frazione ancor più esigua delle somme, ancora non determinate con chiarezza, sottratte da Lusi alle casse della Margherita, il famoso partito che non c’è più, ma che noi manteniamo.
Ecco. Tutto qui. Oggi non vi parlo di giornali, volevo soltanto proporvi qualche argomento di riflessione.
E per aiutarvi a riflettere meglio, come succede spesso, cerco di consigliarvi delle buone note.
Per non dilungarmi, scelgo un musicista di cui vi ho già parlato un po’, così da limitarmi al titolo del brano e dell’album: Keith Jarrett. Questo straordinario pianista soffre della sindrome di stanchezza cronica, una grave malattia che, nel momento peggiore, gli impedì a lungo di lavorare. Quando, infine, si riprese, Jarrett registrò un album da solo, utilizzando la sala di registrazione che ha nella propria casa. L’album s’intitola The melody at night with you e, ovviamente, a me piace tantissimo. Il brano che vi suggerisco è I Loves you Porgy che già vi ho fatto ascoltare nella versione di Nina Simone. Due interpretazioni diversissime, ma tutte e due rasentano la perfezione, incantevoli.


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