domenica 14 giugno 2015

Quanto comodo fa tenere le mani sulla Cassa


Soffrendo di vertigini, il mio rapporto con la montagna, pur intenso e gratificante, non si è mai sviluppato fino a farmi percorrere una via ferrata o, men che meno, effettuare anche una brevissima scalata. Ho smesso di rammaricarmene da tempo, mantenendo, tuttavia, una certa curiosità per la pratica dell’alpinismo. E continuo a subire il fascino delle vette e delle storie degli ardimentosi che le hanno conquistate. 
Oggi, su La Stampa, ho trovato un articolo che, nell’imminenza del 150° anniversario della prima ascensione, parla del Cervino: http://www.lastampa.it/2015/06/14/societa/montagna/gite-e-percorsi/cervino-la-vetta-pi-amata-che-gli-italiani-devono-riscoprire-xz1AwNoyW2XXpsJmBoPmqO/pagina.html.
Buona stampa. E quanto bella l’immagine che accompagna il pezzo! Disney aveva scelto proprio bene il simbolo per il suo parco californiano.
Veniamo a un argomento un po’ meno piacevole, ossia l’economia italiana e, in particolare, la gestione della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), di cui oggi si occupa Francesco Giavazzi nel fondo del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/15_giugno_14/mercato-stato-tre-domande-cassa-depositi-prestiti-ac87039a-125d-11e5-85f1-7dd30a4921d8.shtml#.
Buona stampa. Giavazzi pone questioni molto serie e sottolinea, correttamente, come la Cassa venga usata non di rado per scopi politici e, quindi, in maniera impropria rispetto a quelli che dovrebbero essere i suoi obiettivi operativi. Anche se, probabilmente, non si trasformerà in una nuova IRI grazie ad alcuni vincoli statutari, CDP si caratterizza come uno strumento con cui la classe politica intende mantenere o accrescere il proprio ruolo nell’economia e farlo soprattutto in alcuni settori, come, ad esempio, energia e comunicazioni, nei quali sarebbe indispensabile lasciare operare la concorrenza, la sola che può garantire reali vantaggi per i consumatori. Giavazzi e io, purtroppo, ci illudiamo. E Renzi, anche in questo caso, di cambiar verso al Paese proprio non ci pensa.
Per farmi perdonare il lungo post di ieri, chiudo qui e vi propongo due ascolti musicali assai diversi tra loro.
Cominciamo con una canzone scritta da Burt Bacharach e Carole Bayer Sager all’inizio degli anni 80: That’s What Friends Are For (https://en.wikipedia.org/wiki/That%27s_What_Friends_Are_For). La ascoltiamo nell’interpretazione di Dionne Warwick, Whitney Houston, Stevie Wonder e Luther Vandross. Come dire alcune delle migliori voci americane di quegli anni.


Il secondo ascolto è una composizione di Ottorino Respighi, uno dei principali musicisti italiani del secolo scorso (http://www.treccani.it/enciclopedia/ottorino-respighi/): Notturno per pianoforte interpretato da Sergei Babayan (https://en.wikipedia.org/wiki/Sergei_Babayan).



Nessun commento:

Posta un commento