mercoledì 17 giugno 2015

Del senno di poi (specie del mio) son piene le fosse


Partiamo da una notizia di cronaca fresca di giornata. Scelgo l’articolo de La Stampa:
Cronaca. Il solo commento è che sembra non esistere ambiente nel quale non si riscontri un intollerabile degrado morale. Intendiamoci: i dipendenti infedeli e corrotti sono sempre esistiti in tutte le aziende, grandi o piccole, pubbliche e private, tanto che l’argomento, ad esempio, aveva un spazio di rilievo anche nel fortunato romanzo La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, che risale al 1972.
Il punto, purtroppo, è che, giorno dopo giorno, si susseguono segnali del diffondersi, non del ridursi dei fatti di corruzione e di malcostume. E, certo, non aiuta sapere che, dopo i patteggiamenti del caso Mose, si stanno avvicinando quelli relativi a Mafia Capitale (per Buzzi se n’è già parlato, anche se, per fortuna, la Procura della Repubblica sembra intenzionata a opporsi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/16/mafia-capitale-buzzi-chiede-di-patteggiare-3-anni-e-6-mesi-no-della-procura/1781862/).
E non aiuta neppure scoprire che la nuova legge sul reato di falso in bilancio ottiene il risultato opposto a quello che dovrebbe. Lo spiega bene questo articolo di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/cronache/15_giugno_17/cassazione-nuova-legge-falso-bilancio-piu-debole-7df77d6a-14b1-11e5-9e87-27d8c82ea4f6.shtml#.
Buona stampa. La presunzione e il pressapochismo sembrano guidare non pochi tra gli estensori di leggi fin qui promulgate dal Governo Renzi. Presunzione e pressapochismo che, giusto per dire come la penso, mi sembrano essere tra i tratti caratteriali fondamentali del Presidente del Consiglio. Non faccio neppure fatica a riconoscere che considero la frequentazione assidua di Twitter una pessima abitudine, che induce ad acquisire meccanismi mentali pericolosamente superficiali. E si sa quanto a Renzi piaccia cinguettare…
Non proverei nessun rammarico se la presunzione e il pressapochismo, come accaduto nelle ultime elezioni regionali e comunali, portassero ancora alla sconfitta il Segretario del Pd. Le sue sorti politiche m’interessano poco o nulla. M’interessano, invece, molto le sorti dell’Italia e degli Italiani e, ormai, credo sia abbastanza evidente che, senza un radicale cambio di atteggiamento e di approccio ai problemi, Renzi non farà nulla di quel che serve realmente al Paese (ricordate l’articolo di Ricolfi che vi ho suggerito lunedì?).
E veniamo alla Grecia. Per quel che ne capisco io (e non è certo molto) la situazione è difficilmente recuperabile, oltre che confusa e segnata da aspetti personali sicuramente dovuti alla lunghezza della trattativa e alle modalità con cui è stata gestita da entrambe le parti.
Ho scritto già molto tempo fa (all’inizio di questa vicenda che dura da quasi cinque anni, non dimentichiamolo) che giudicavo troppo severe le misure imposte alla Grecia. E, se ricordo bene, ho anche messo in dubbio l’efficacia di quelle misure. Non ho cambiato idea, anche se la mia solidarietà con il popolo greco si è leggermente attenuata alla luce della resistenza a certe riforme che sono indispensabili.
Rimango anche convinto che sia stato un errore non affrontare con maggiore determinazione il problema del debito cinque anni fa, quando il costo di una ristrutturazione adeguata sarebbe stato maggiore, ma avrebbe, probabilmente consentito di evitare l’imminente tracollo odierno. Del senno di poi, però, son piene le fosse. In particolare del mio senno di poi.
Certo è che, nell’avvicinarsi del redde rationem, ormai si leggono le opinioni più diverse e si sovrappongono previsioni la cui attendibilità è, non di rado, dubbia.
Il Sole 24 Ore di oggi pubblica un articolo di Martin Wolf, apparso ieri su The Financial Times. Ve lo consiglio perché mi sembra riflettere con equilibrio sulla questione: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2015-06-17/divorzio-grecia-tanta-fretta-farlo-tanto-tempo-pentirci-104250.shtml?uuid=ACkvW5B&p=2.
Buona stampa. Come ha detto Draghi, una soluzione di rottura sul debito della Grecia avrà  comunque conseguenze imprevedibili e i costi saranno anch’essi imprevedibili. Soprattutto per quei paesi, come l’Italia, che dai cinque anni di crisi greca non hanno saputo imparare nessuna lezione.
Nella nostra guerra contro i nemici della musica e della cultura, oggi attingo al repertorio di un genere che di recente mi pare di aver trascurato, il blues. Ecco allora un lungo brano di Muddy Waters, per l'occasione affiancato da The Rolling Stones: Baby Please Don't Go.


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