sabato 5 gennaio 2013

Casse di risparmio?


Sul Sole 24 Ore di oggi, nella rubrica Parterre dedicata alle vicende delle società quotate in borsa, ho trovato un articoletto interessante, che rimanda a uno, presumibilmente più corposo, del Wall Street Journal, che però non è disponibile per chi, come me, non è abbonato al quotidiano americano.
Stringi stringi, il punto è questo: Bankia, la banca spagnola creata nel 2010 facendo confluire in essa sette casse di risparmio piuttosto malandate, è pronta al tracollo esattamente come gli istituti da cui è nata. Dietro questo dato di fatto, in realtà piuttosto prevedibile (perché, anche nel mondo bancario, le operazioni stile Barone Frankenstein difficilmente producono risultati positivi) c’è la gestione disinvolta di un sistema, quello delle casse di risparmio spagnole, asservito al sistema politico. E, infatti, spiega il Wall Street Journal, le azioni intraprese dai risparmiatori spagnoli (che si ritrovano fra le mani titoli di Bankia che valgono frazioni risibili di quanto li hanno pagati) difficilmente colpiranno i responsabili del disastro, in primo luogo l’ex presidente Rodrigo Rato, un passato da vicepremier con Aznar. Questo perché, ovviamente, a nessuno schieramento politico interessa che si faccia chiarezza sullo scandalo, anzi. A riprova del fatto che in Spagna i partiti si sono seduti tutti alla tavola delle casse di risparmio e si sono abbondantemente ingozzati.
Ho sbagliato, dovevo scrivere a: a riprova del fatto che, ANCHE in Spagna,…
E già, perché non è che dalle nostre parti il sistema delle fondazioni bancarie (che sono l’invenzione politica per far sopravvivere un sistema dopo che le casse di risparmio erano diventate, si fa un po’ per dire, banche come le altre) sia così virtuoso e non abbia le sue belle gatte da pelare.
A parte il caso limite della Fondazione Monte Paschi e della Banca Monte Paschi, entrambe assai malmesse, ci sono condizioni di malessere diffuso, tanto che gran parte delle fondazioni ha dovuto ridurre, e molto, la distribuzione di fondi nei territori di attività (loro scopo primario) e anche allentare la presa sulle banche (apparentemente private) di cui sono azionisti importanti (IntesaSanPaolo e Unicredit tra tutte).
Mi piacerebbe che, come più volte sollecitato da Luigi Zingales, Mario Monti trovasse un po’ di spazio nella sua agenda per eliminare questo subdolo strumento con cui la politica continua a mantenere una presa salda sull’economia, anche e soprattutto attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, emanazione delle Fondazioni e del Ministero dell’Economia e una specie di nuova IRI, con la quale si sono attenuati, se non annullati, gli effetti della breve e pavida stagione delle privatizzazioni. Vedremo se Monti avrà il coraggio di agire su questo fronte, di certo non aspettiamoci che lo facciano gli altri. Tra i tanti scopi non detti delle fondazioni c’è, infatti, quello di offrire poltrone da distribuire…
In questo settore, però, non siamo in compagnia dei soli spagnoli: anche la Germania ha le sue belle gatte da pelare. Le banche locali tedesche, infatti, sono anch’esse terra di conquista della politica e non godono di buona salute. Intendiamoci, il fatto che anche i primi della classe abbiano scheletri nell’armadio non mi sembra una consolazione: non credo esista un proverbio meno sensato di quello che sostiene essere il male comune un mezzo gaudio.
Anzi, il fatto che le Landesbanken navighino in cattive acque e che i politici tedeschi non vogliano controlli di enti terzi è all’origine dei ritardi e dei limiti di competenza con cui si sta trasferendo alla BCE il controllo sul sistema bancario dei paesi dell’Eurozona.
Non ho parlato delle vicende politiche in Italia, o ne ho parlato molto poco, chissà perché? Chissà, magari non volevo farvi (e farmi) arrabbiare...
Mi nasconderò con piacere dietro lo schermo meraviglioso della musica.
Gli ultimi pezzi che vi ho fatto ascoltare erano le versioni jazz di due brani di diversa origine.
One Day I’ll Fly Away, infatti, è una canzone scritta nel 1980 e portata al successo da Randy Crawford, una delle migliori interpreti di quel territorio fertile che sta ai confini del blues, funky, jazz e altro (http://en.wikipedia.org/wiki/One_Day_I%27ll_Fly_Away).
Mi sembra giusto farvi sentire la versione originale, perché Randy Crawford è davvero brava e ha una voce importante.


La seconda canzone che vi suggerisco di ascoltare è quella di Clapton interpretata splendidamente dal sassofono di Joshua Redman. Anche riguardo a Tears in Heaven trovate informazioni su Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Tears_in_Heaven). Ve ne propongo due versioni, quella di Eric Clapton


e quella, servita a raccogliere fondi a favore delle vittime dello tsunami del 24 dicembre 2004, interpretata da un folto gruppo di grandi nomi del pop.


Qui potete trovare il testo scritto da Will Jennings: http://www.azlyrics.com/lyrics/ericclapton/tearsinheaven.html.

Nessun commento:

Posta un commento