sabato 8 dicembre 2012

Il peggio ritorna


Prometto: di politica scrivo poche righe. Ieri avevo deciso di dedicarmi alle opinioni della stampa internazionale e ho trascurato il Buongiorno di Gramellini, che non si concentrava solo sul ritorno (ma, a proposito, quando se n’era andato?) di Berlusconi: http://www.lastampa.it/2012/12/07/cultura/opinioni/buongiorno/quelli-che-non-si-sottraggono-Oums5Xt5CKORmsVoPJ5lAN/pagina.html.
Buona stampa. L’immagine di D’Alema che scherza con Bossi è davvero, come dire?, piuttosto desolante: due vecchi malconci, tra i massimi artefici delle disastrose condizioni in cui versa l’Italia, che non sanno impiegare il tempo altrimenti che con ridicole pantomime. Oddio, forse sono stupido io: se torna il peggio, D’Alema e Bossi è naturale che siano allegri, loro ne sono una parte fondamentale. E a loro interessa, come a gran parte dei nostri politici di ogni schieramento, soltanto restare lì e fare ancora nuovi danni, ovviamente insieme all’altro vecchio, il tizio decrepito, il più deleterio di tutti. Basta così.
Sophisticated Lady è senz’altro uno dei brani più famosi di Duke Ellington (composto insieme a Irving Mills e successivamente arricchito dal testo di Mitchell Parish), divenuto uno standard tra i più eseguiti, interpretato da innumerevoli musicisti, tutti affascinati dal tema e pronti a reinterpretarlo secondo la propria sensibilità.
Come di consueto, partiamo da una versione di Ellington e della sua orchestra, anche se molto più vicina a noi rispetto all’anno di nascita del pezzo (1932). Una versione probabilmente dei primi anni 70, con Harry Carney al sassofono.


Passiamo a una grande voce femminile, Billie Holiday, una straordinaria interpretazione con alcuni passaggi un po’ ruvidi, caratteristici di questa cantante meravigliosa.


Un altro grande del passato è il pianista Art Tatum, del quale ho trovato un filmato in cui sono riunite due versioni di anni diversi, entrambe, mi pare, pervase dalla freschezza e dall’allegria che erano un tratto particolare di questo eccellente solista.


Sempre un pianista, ma assai più vicino a noi nel tempo: Chick Corea, in un concerto dal vivo a Umbria Jazz 2002, interpreta il brano in maniera più libera, com’è ovvio da parte di uno dei protagonisti del rinnovamento del jazz negli anni tra il 60 e 70, quello in cui la tecnologia degli strumenti e, soprattutto, la ricerca della libertà attraverso l’improvvisazione hanno introdotto importanti cambiamenti, in qualche caso forse persino troppo radicali.


Poi andiamo alla versione di Charlie Haden, che al brano di Ellington ha addirittura dedicato uno dei suoi album più recenti (2010). E’ una versione la cui classicità è solo apparente, il temperamento innovativo di Haden è sempre presente.


L’ultima versione è senz’altro la più particolare, frutto dell’incontro tra due personaggi diversissimi per età ed esperienze. Toots Thielemans (http://en.wikipedia.org/wiki/Toots_Thielemans) e Jaco Pastorius (http://en.wikipedia.org/wiki/Jaco_Pastorius). Non esprimo il mio parere, vi lascio ascoltare.


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