martedì 19 giugno 2012

Quanti genitori ha una boiata?

Il disegno di legge sulla corruzione attualmente dibattuto in Parlamento (approvato dalla Camera andrà ora al Senato) non sembra, come già implicito nell’articolo del Sole 24 Ore che vi ho segnalato ieri, affrontare la questione nel modo migliore. Inutile girarci attorno: ammesso e non concesso che il Ministro Severino volesse realmente incidere con vigore sulla questione, è stata costretta a trovare un compromesso con i partiti che appoggiano il Governo Monti, dei quali è superfluo parlare ancora, almeno per oggi.
Per capire meglio i termini della questione, vi segnalo un pezzo di Alberto Vannucci sul sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003136.html.
Buona stampa. Come quasi sempre da quelle parti.
E veniamo al Presidente di Confindustria, il quale, apparentemente, vuol fare concorrenza agli urlatori che, purtroppo, abbondano sulla scena pubblica italiana.
Definire “boiata” un provvedimento come la riforma del lavoro è una dimostrazione di scarso acume. Che il Ministro Elsa Fornero non sia un esempio d’incoraggiamento alla partecipazione nello sviluppo delle riforme che le competono è fuori di dubbio, ma credere che associazioni di categoria e sindacati dei lavoratori siano rimasti estranei alla formulazione del progetto elaborato dal Ministero del Lavoro mi sembra come credere nella Befana. Va bene quando sei un bambinetto. Raggiunta l’età della ragione si comprende che la “boiata” non ha soltanto una madre, ma è figlia di tanti genitori, tutti preoccupati di preservare il loro orticello. La gente lo sa e le parole del Presidente di Confindustria suonano convincenti come… come quelle di Formigoni.
Mi sa che Squinzi, arrivato lì non senza difficoltà e senza un sostegno unanime, stia cercando di alzare la voce per apparire degno della posizione e per conquistare consenso là dove non lo ha trovato nel momento della sua elezione.
E mi sa che, nel farlo, faccia torto al buon senso. Quando, come ha fatto negli ultimi giorni, si lamenta della destinazione dei contributi pubblici alle imprese, dovrebbe essere meno impulsivo e guardare meglio ai dati che gli fornisce l’Ufficio Studi di Confindustria. Ad esempio: non c’è dubbio che una parte consistente del denaro che lo Stato destina alle imprese affluisca anche a Ferrovie dello Stato e agli enti locali per il trasporto pubblico, ma è anche vero che quegli stessi contributi consentono alle imprese private di contenere le retribuzioni dei loro dipendenti, per i quali l’incidenza del costo per raggiungere il posto di lavoro è sostenuto in buona parte dallo Stato e non è trasferito sulle buste paga, come accade quasi sempre altrove. Una condizione, che sia chiaro, piace tanto anche a Camusso, Angeletti e Bonanni.
Sarebbe stato più elegante, il nuovo presidente di Confindustria, se avesse scelto di porre in discussione il sistema senza riserve, non cercando di rafforzare il proprio consenso all’interno della sua associazione, che, come tante altre, trae cospicui vantaggi, come detto ieri, dalla complessità e dal sovradimensionamento dell’apparato normativo del nostro paese.
Si chiama Squinzi, ma sembra un Grillo.
Buona notte e buona fortuna. Specie se pagate i costosi contributi associativi di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e via associando…

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