giovedì 30 agosto 2012

Difficile scegliere


In queste ore, a Tampa, il Partito Repubblicano sta affidando a Mitt Romney e Paul Ryan il compito di riconquistare la Casa Bianca e sloggiare Barack Obama.
Anche per i professionisti è presto per azzardare previsioni, figuriamoci per me. I sondaggi della CNN mostrano un elettorato diviso a metà, ma, in questo momento, sembrano poco significativi. Sinceramente non vorrei essere chiamato a votare negli Stati Uniti a novembre, la scelta mi sembra difficile: Romney e Ryan suonano una musica che non mi piace ascoltare, ma anche Obama mi sembra che abbia steccato più del giusto. Insomma, neanche dall’altra parte dell’Atlantico sembrano essere disponibili governanti degni di questo nome. Sia chiaro: noi siamo messi peggio, ma neanche troppo. La mia opinione che si tratti di uno scontro tra figure non all’altezza del compito di guidare la maggiore potenza economica e militare mondiale ha trovato conferma in un articolo del Financial Times. Lo firma Conrad Black e lo potete leggere qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b24ddb70-f120-11e1-a553-00144feabdc0.html#axzz252rZBxcC.
Buona stampa. Anche se sono quasi tentato di scrivere stampa così e così.
Black non nasconde le sue simpatie per il ticket repubblicano, ma, anche se cerca di farne un ritratto positivo, finisce per porne in evidenza alcuni limiti. E trascura di porsi una domanda molto importante, che pure sorge spontanea proprio leggendo le sue osservazioni: se, in quasi due decenni, gli americani hanno scelto come guida uomini mediocri, cosa potrà far cambiare la situazione quest’anno? Se Black ha ragione, e credo l’abbia, il problema è nel sistema, che ormai, in quasi tutto il mondo, porta al vertice individui mediocri, scelti non perché dotati, ma per l’azione degli esperti di comunicazione, in grado di costruire un’immagine che attrae gli elettori. E il sistema non è cambiato.
Non c’è da stupirsi se le grandi banche piuttosto che le grandi imprese, negli Stati Uniti come in Europa, continuano ad agire indisturbate, senza preoccuparsi degli effetti spesso catastrofici del loro operato, sicure che nessun politico avrà la forza e il coraggio di mettersi contro di loro. Ricordate? Di subprime e di titoli tossici si cominciava a parlare proprio alla fine di agosto del 2007. Avete visto qualche misura in grado di garantirci che non accadrà mai più nulla di simile? A me pare di no.
Potrei chiudere scrivendo, come ho fatto altre volte al termine di post pessimisti: buona serata e buona fortuna, ma preferisco una conclusione diversa. Ancora musica. Ancora jazz. Un grandissimo pianista, un fedele compagno di John Coltrane: McCoy Tyner. Il suo modo di suonare è intensamente ritmico, anche nel gesto. Ha una presenza scenica importante, anche se non quanto il batterista del gruppo di Trane, ossia l’imponente Elvin Jones, la cui incredibile forza fisica comportava che la batteria venisse inchiodata al palco (visto con i miei occhi a Bergamo nel 1975).
Ho scelto un brano successivo alla morte di Coltrane: si tratta di Walk Spirit Talk Spirit, una composizione di McCoy Tyner piena di energia. Quasi altrettanto trascinante del pezzo di Lee Morgan, ma molto diverso. E il gruppo che affianca McCoy Tyner è formato da eccellenti strumentisti. Vi piacerà.


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