mercoledì 29 agosto 2012

Ancora sulla siccità


Come avrete letto anche nei nostri quotidiani, la siccità non ha colpito soltanto l’Italia. Un po’ ovunque nel mondo le piogge sono mancate e i raccolti hanno subito drastiche contrazioni.
L’andamento climatico spiega in gran parte l’aumento dei prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi, quali soia e colza. E l’incremento dei prezzi compensa, in alcuni paesi, la perdita di produzione. Questo, ad esempio, accadrà negli Stati Uniti, dove il settore agricolo, visto nel suo complesso, registrerà i più alti profitti degli anni recenti.
Buona stampa.
In realtà, gli alti profitti dipenderanno, in parte, dagli indennizzi destinati a quegli agricoltori che, a causa della siccità, hanno addirittura rinunciato a trebbiare mais e soia. La questione, tuttavia, va considerata da più punti di vista e, come osserva giustamente il giornalista del quotidiano inglese, l’andamento dei prezzi dei cereali e dei semi oleaginosi metterà in grave difficoltà il settore dell’allevamento, che impiega quei prodotti per alimentare bovini e suini. Nello stesso tempo, gli alti profitti degli agricoltori potrebbero stimolarli a nuovi investimenti e, appunto, favorire i grandi produttori di macchine agricole come John Deere o CNH, che fa parte del gruppo Fiat.
Questo per dire delle connessioni abbastanza complesse che esistono nel settore apparentemente più semplice dell’economia.
Va anche osservato come quella americana sia una situazione diversa dalle altre, certamente da quella italiana.
Da noi, almeno per ora, non si parla d’indennizzi diretti agli agricoltori che hanno perso gran parte del raccolto a causa delle siccità. Dalle mie parti, come ho già detto qualche settima fa, le produzioni sono scese anche del 90%. Perché abbiate un’idea, in un’annata normale, si producono 110/120 quintali di granella di mais per ettaro. Quest’anno, molti hanno prodotto 15/20 quintali per ettaro. Noi siamo stati fortunati, perché abbiamo superato di poco i 45 quintali. Anche in Italia i prezzi dei cereali sono aumentati, ma non tanto da compensare le perdite di produzione. E, come ho detto, non ci sono ancora in vista forme di sostegno per gli agricoltori che hanno subito perdite di reddito pesantissime.
Con l’aria che tira, mi pare improbabile che il governo possa mettere mano alla cassa, quindi si dovrà stringere la cinghia.
Se volete seguire l’andamento dei prezzi dei cereali in Italia, potete collegarvi al mercato di Bologna o a quello di Milano, rispettivamente: http://www.agerborsamerci.it/listino/listino.html e http://borsa.granariamilano.org/archivio/.
E vi consiglierei di farlo, soprattutto tenendo d’occhio il prezzo del grano duro, che è quello con cui si fa la pasta. Potreste scoprire delle cose interessanti. Non è soltanto il prezzo della benzina quello che sembra muoversi soltanto all’insù.

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