domenica 22 aprile 2012

E lo chiamano Bel Paese...


Questo post lo scrivo dopo aver fatto decantare la questione per evitare l’influsso della collera.
Ieri ho aperto la cassetta della posta (quella di carta) dopo parecchi giorni e, tra le fatture di Telecom, Enel e altro, c’era l’avviso di giacenza di una raccomandata proveniente da Lamezia Terme, il che significa, nella stragrande maggioranza dei casi, Equitalia.
Sono andato all’ufficio postale del mio piccolo paese e, dopo aver aspettato parecchi minuti che un signore terminasse di: ritirare un pacco, effettuare due giroconto e un prelevamento (tutte operazioni che hanno richiesto la stampa di svariati documenti con il computer e la scrittura manuale di altri formulari (sic!)), ho potuto presentare il mio avviso e la mia carta di identità per ritirare la raccomandata.
L’impiegata, una signora gentilissima e dal sorriso malinconico, si è alzata ed è andata a prelevare il plico in una stanzetta attigua. Nel tornare, quasi con vergogna, mi ha anticipato che, essendo la busta rimasta in giacenza più di una settimana, avrei dovuto pagare 52 centesimi.
Ora, siccome io sono piuttosto stufo di essere italiano, ho osservato che questa era l’ennesima spinta ad andarmene a vivere altrove. La signora ha sorriso ancora, meno tristemente, e mi ha confidato che anche lei pensa sia giusto andarsene da questo paese.
Tanto per sgomberare il campo dal problema, la raccomandata proveniva effettivamente da Equitalia, incaricata dalla RAI di farmi pagare il canone per il 2011 perché, non essendomi stato recapitato alla mia residenza il bollettino, come nel 2010, avevo deciso di non pagare.
Per il 2010 ho pagato, sanzioni comprese. Per il 2011, vi farò sapere, magari dopo aver parlato con un buon avvocato. Non capisco perché, come ho già detto altrove, Equitalia conosca la mia residenza e la conosca anche il Ministero dei Trasporti, ma la RAI la voglia ignorare e pretenda per questo una trentina di euro di  penali.
Torniamo alla questione della busta rimasta ferma presso l’ufficio postale per una settimana. Pesa 33 grammi e misura 16X33 cm. Ammesso e non concesso che l’abbiano conservata in orizzontale, i 52 centesimi richiesti per la settimana mi sono sembrati un affitto piuttosto oneroso. Allora, io i miei conti li ho fatti. Provate a farli voi. La prossima volta, le mie raccomandate le farò ospitare da Daccò ai Caraibi, tanto poi lo rimborso con ricevute che non avrò più…
Scherzi a parte. Non che io sia sicurissimo dei miei calcoli, ma la busta dovrebbe avere un’area di 0,05 mq2. Questo dovrebbe significare che ho pagato un affitto pari a € 10,4 al metro quadro la settimana, ossia € 540,8 al metro quadro l’anno, cioè quanto avrei pagato prendendo in affitto un negozio non troppo lontano da Via Montenapoleone a Milano.
Un affitto pagato per occupare spazio presso l’ufficio delle Poste Italiane, che siamo ancora noi cittadini italiani, sebbene facciano finta di non saperlo, perché non mi hanno trovato in casa nell’unico giorno in cui hanno provato a recapitarmi la raccomandata.
Credo che finirò per mandare questo post, esattamente come lo leggete voi, al Quirinale. Anche se dubito molto che accada, vorrei che qualcuno mi rispondesse in maniera da convincermi a non emigrare ovunque, anche in Siria. O che mi garantisse un intervento immediato per far cessare questi ignobili comportamenti vessatori nei confronti dei cittadini da parte di società pubbliche che, tra l’altro, sono gestite, nel caso della RAI, in maniera vergognosamente inefficiente.

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