martedì 21 febbraio 2012

Schei


Parto difficile, ma, infine, sono stati resi pubblici i dati relativi ai redditi dei membri del governo. Mi sono guardato bene dall’andare a vederli. Quand’ero piccolo, mi hanno insegnato a non guardare nel piatto degli altri… Il problema, a mio modesto avviso, non sta tanto nelle somme che Monti & Co. guadagnavano prima di diventare ministri o sottosegretari. Contano le relazioni e i patrimoni che hanno portato con sé, gli elementi, cioè, capaci di indurli a prendere, anche inconsapevolmente, decisioni che potrebbero scostarsi dal cammino dell’interesse generale e dell’equità. E conta anche quello che guadagneranno dopo aver lasciato il governo. E non parlo di quanto potrebbero essere pagati come conferenzieri… Ad ogni modo, sono ben contento che anche il nostro paese s’incammini sulla strada di una maggiore trasparenza e mi auguro vivamente di vedere il passo farsi molto svelto.
Se siete curiosi di leggere i numeri, credo che tutti i siti dei quotidiani pubblichino i dati e i link utili. Fate un po’ di fatica voi.
Vorrei dedicare qualche riga al Corriere della Sera. Ancora non ho digerito quel pessimo articolo di Sergio Romano di cui vi ho parlato domenica e probabilmente ci tornerò sopra, giusto per annoiarvi un po’. Quando mi tocca leggere pezzi come quello sul quotidiano che fa parte di quasi tutti i miei giorni da quasi quarant’anni (sic), davvero non riesco a evitare di imbestialirmi e sono tentato di non comperarlo più. Poi questa mattina arrivo dalla mia amica Lella, prendo i miei giornali, pago, torno a casa e… e c’è un Panebianco impeccabile (http://www.corriere.it/editoriali/12_febbraio_21/panebianco-crisi-pd-pdl_a3f73114-5c53-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml) e c’è un Rizzo (mastino mordace) puntiglioso (http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_21/buste-paga-manager-pubblici-rizzo_238d07b6-5c5c-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml) e c’è altro, di cui magari parleremo in seguito.
Buona stampa.
Passa la rabbia, almeno fino al prossimo articolo di Romano o di Ostellino o di Cazzullo.
Mala stampa ad honorem.
L’articolo di Rizzo mi spinge a fare qualche considerazione. Condivido il timore del Presidente del Consiglio riguardo al fatto che, ponendo dei limiti alle retribuzioni dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle società non quotate in Borsa controllate dallo Stato, si rischi di non riuscire a trovare persone di qualità per posizioni importantissime. Non tutti i tagli si possono fare con una sciabola. Forse un po’ di gradualità potrebbe essere utile. Ci sono posizioni che hanno impatti ben diversi sul bilancio pubblico e che, penso, dovrebbero trovare un riconoscimento adeguato. Quello che, francamente, mi piace molto meno (e vorrei non vedere più) sono certi passaggi un po’ strani, come, ad esempio, quelli di sindacalisti diventati presidenti o amministratori delle medesime società pubbliche nelle quali hanno svolto la loro attività di rappresentanza dei lavoratori.
E meno ancora mi piace che a molti di questi signori venga garantita spesso una buonuscita assolutamente incongruente con i risultati prodotti.
E’ un tema complicato, sul quale dobbiamo riflettere con moderazione, senza esasperazioni. Un manager che risana un’azienda pubblica e fa guadagnare o risparmiare allo Stato somme multiple del suo stipendio, per dire, magari si merita più dei fatidici 300.000,00 euro.
Pensiamoci.

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