sabato 25 febbraio 2012

Benino. Bene. Molto male


Oggi parliamo di “soli” tre argomenti, due dei quali comportano che rimettiate in funzione il vostro inglese.
Partiamo con una mezza buona notizia dal Financial Times, che spiega come le principali banche d’investimento siano costrette a riconsiderare la politica retributiva seguita sino a oggi. Ho già detto, a proposito degli stipendi dei dirigenti pubblici italiani, di essere portato alla prudenza quando si tratta di valutare la congruenza delle retribuzioni per le posizioni di grande responsabilità. Nel mondo bancario e finanziario, tuttavia, credo si sia da tempo superato ogni limite ragionevole, soprattutto se si considerano le conseguenze prodotte da operazioni spregiudicate, i cui effetti si sono, purtroppo, diffusi ovunque e abbiamo sotto gli occhi ormai da qualche anno. Speriamo che, oltre alla spinta che viene dalla necessità di recuperare redditività, le banche e le altre grandi istituzioni finanziarie trovino anche nella regolamentazione internazionale un limite alla costruzione, tuttora possibile, di complessi meccanismi che non mettono a rischio soltanto i loro utili. Ricordate l’articolo di Lops che vi ho segnalato qualche giorno fa? Se lo avete scordato, andare a rileggere l’ultima parte. Certe forme di speculazione meritano senz’altro l’attenzione dei legislatori.
Buona stampa.
Torniamo, temporaneamente, in Italia. Sono trascorsi cento giorni dall’insediamento del Governo Monti, che ha predisposto un dossier per illustrare il lavoro svolto. Potete scaricarlo a questo indirizzo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Appoggio/RAPPORTO%20100%20GIORNI.pdf. Oppure potete leggere qualche sintesi, come questa su Repubblica (http://www.repubblica.it/politica/2012/02/24/news/i_primi_100_giorni_del_governo-30429412/?ref=HREC1-1).
Buona stampa.
Se invece volete leggere un pezzo faziosetto, Sallusti si da un bel daffare nel cercare di attribuire a Monti colpe che sicuramente non sono sue (http://www.ilgiornale.it/interni/cose_non_dettesui_cento_giornidi_monti__c/25-02-2012/articolo-id=574111-page=0-comments=1). Perché scriva certe coste, per me, rimane un mistero… No, in realtà non lo è, ma lascio che voi vi facciate la vostra idea.
Mala stampa.
E muoviamoci ora verso oriente. L’Iran costituisce, con la propria politica sul nucleare, un motivo di crescente apprensione. Se volete capire meglio come stanno le cose, potete farlo con un ottimo articolo del Guardian (http://www.guardian.co.uk/world/2012/feb/24/iran-nuclear-fears-un-report). C’è di che preoccuparsi seriamente, e non soltanto perché l’atteggiamento iraniano è all’origine dell’aumento del prezzo del petrolio. Gli aerei di Israele si stanno allenando da mesi al bombardamento, come aveva spiegato ancora oltre venti giorni fa un articolo di Guido Olimpio sul Corriere (http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_03/iran-panetta-israele-olimpio_97a15018-4e41-11e1-af4c-6a00aeffb10f.shtml).
Se le cose prendessero la piega peggiore, per restare al prezzo del greggio, con 125 dollari, probabilmente, si potrebbe comprare un terzo di barile. E meglio non pensare ad altro…
Buona stampa. Sia il Guardian che il Corriere.

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