domenica 1 gennaio 2012

Ungheria


Per cominciare, buon 2012. Fine dei convenevoli.
Sono stato in Ungheria solo una volta, qualche anno fa e per un paio di giorni: giusto il tempo per restare confuso dal convivere, nel 2007, delle prospettive aperte dall’adesione all’Unione Europea e delle eredità, ai miei occhi soprattutto “fisiche”, degli anni del potere comunista. Oggi, con l’entrata in vigore della nuova Costituzione, l’Ungheria sembra voler compiere un pericoloso salto all’indietro.
Buona stampa.
Spaventa che un paese il cui contributo alla cultura europea è stato più che considerevole e che per primo si era ribellato al giogo sovietico, pagando un prezzo altissimo e aprendo una breccia nelle convinzioni marmoree dei partiti comunisti occidentali, si ripieghi su se stesso nel segno di un populismo nazionalista che rievoca i peggiori fantasmi del passato e che aggiunge elementi di incertezza per il futuro della costruzione ardita ed essenziale dell’Europa unita.
Giorgio Pressburger, sul Corriere del 30 dicembre, ha illuminato con il suo amore e con la sua cultura una questione che faremmo meglio a non trascurare (http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/30/Povero_Paese_che_tradisce_sua_co_8_111230036.shtml).
Buona stampa. Anzi ottima.

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