lunedì 23 gennaio 2012

Il pendolo del rigore


La classe politica, in Italia come altrove, sembra capace di contraddirsi con una frequenza a dir poco sconcertante. E con risultati che, temo, saranno sempre peggiori, così da farmi dubitare seriamente che riusciremo a venire fuori dalla crisi in cui ci dibattiamo, giova ricordarlo, dal 2008.
Il Financial Times (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/7f8485a8-4500-11e1-a719-00144feabdc0.html#axzz1kGo5L4Fu) ci informa oggi che Francia e Germania intendono tornare alla carica per ottenere che l’applicazione di alcune regole di Basilea III avvenga in un momento successivo a quello previsto originariamente. La ragione: evitare che le loro banche siano costrette a ridurre i finanziamenti alle imprese e alle famiglie, indispensabili per evitare un ulteriore rallentamento della crescita economica.
Buona stampa.
La richiesta fa infuriare il Governo inglese, che ha avviato una drastica revisione del proprio sistema bancario, imponendo misure volte a evitare che i suoi maggiori istituti finiscano per ripetere gli errori gestionali dello scorso decennio e si ritrovino in condizioni tali da richiedere un intervento pubblico come quello attuato per salvare Royal Bank of Scotland e Lloyds TSB.
Io sono veramente ottuso, ma stento a capire come sia possibile che Schäuble sia severissimo quando si tratta dei debiti pubblici greci, portoghesi, spagnoli e italiani, mentre chiude volentieri un occhio o anche tutti e due sulla gestione disinvolta delle banche tedesche, che, tra l’altro, su quei debiti hanno speculato alla grande.
Baroin non è da  meno quanto a incoerenza, resa tanto più incomprensibile se si considera che la Francia ha appena perso la massima valutazione del proprio debito e, se proprio vogliamo dirla tutta, non è che, in prospettiva, possa vantare conti tanto migliori dei nostri.
Il tutto diventa anche più sconcertante se si ricorda quel che è accaduto soltanto pochi mesi fa, quando, sotto il naso di Berlusconi e Tremonti, che non se ne sono neppure accorti, furono approvate le indicazioni dell’EBA (l’autorità europea di controllo delle banche) che stanno costringendo alcune delle nostre maggiori aziende di credito a operazioni straordinarie per rispettare i parametri patrimoniali richiesti.
Per chiarire: quando l’EBA propone misure rigorose che, per come sono strutturate, non hanno particolari riflessi sui loro sistemi bancari, Francia e Germania indossano la casacca degli amministratori seri e intransigenti; quando, al contrario, si tratta di applicare le regole di Basilea III, che comporterebbero impegni gravosi per le loro banche e le loro società di assicurazioni, eccoli pronti a farsi paladini della flessibilità e della moderazione, invocando la salvaguardia di quella medesima crescita che viene stroncata altrove con le misure imposte dall’EBA.
Con una classe dirigente del genere si può andare lontano?

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