domenica 24 maggio 2015

C'è modo e modo di controllare la spesa


Vi annoio ancora una volta con l’argomento della spesa pubblica. Non è una mia fissazione (anche se, lo riconosco, è un argomento che mi sta particolarmente a cuore), ma sono i mezzi di comunicazione a darmi motivo di occuparmene ancora.
Partiamo da un articolo di Massimo Bordignon pubblicato il 22 Maggio dal sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/archives/34832/la-spesa-pubblica-ecco-dove-si-e-gia-tagliato/.
Buona stampa. A mio parere, più che concentrarsi sul modesto, ma apprezzabile, contenimento della spesa pubblica, è interessante osservare come le manovre intraprese dagli ultimi governi abbiano finito per sacrificare la spesa per investimenti.
La riduzione degli investimenti comporta per il Paese il permanere di un deficit infrastrutturale che ha effetti molto gravi non solo nella capacità competitiva delle imprese, ma anche sulla qualità della vita delle persone. Basti pensare, tanto per fare due esempi a distanza di centinaia di chilometri l’uno dall’altro, ai ritardi nella realizzazione della cosiddetta Pedemontana nel Veneto e nel completamento dell’autostrada Salerno Reggio Calabria: due arterie che, se fossero ultimate, ridurrebbero i tempi e i costi di trasferimento delle merci (che ovviamente hanno effetti sulla competitività delle medesime e sul prezzo pagato dagli acquirenti) e migliorerebbero la qualità della vita di centri abitati che pagano un prezzo assai alto in termini d’inquinamento e di traffico.
Il problema, ovviamente, non si riduce a questi aspetti e neppure riguarda soltanto la rete autostradale. E certo un blog, soprattutto il mio, non è il luogo in cui pretendere di affrontarlo in maniera adeguata. Resta, tuttavia, il fatto che la spesa pubblica per investimenti è essenziale, come sottolinea anche Bordignon, del quale riprendo queste parole: “Qui abbiamo dunque sicuramente tagliato, anche se non è ovvio che ce ne dobbiamo rallegrare, visto che, scandali e corruzione a parte, alla spesa in conto capitale è legato il mantenimento e l’ammodernamento delle infrastrutture, senza le quali si fa fatica a ritornare a crescere”.
E resta, purtroppo, che in Italia il costo per le infrastrutture è sempre più alto, molto più alto, di quello di altri paesi come la Francia o la Spagna. Ecco un paio di articoli che illustrano la situazione per quel che riguarda l’Alta Velocità ferroviaria. Il primo risale al febbraio 2007, si tratta di un pezzo di Andrea Malan pubblicato su Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Speciali/2007/tav/speciale-tav-finanziamenti-malan.shtml.
Buona stampa. Sarebbe bello poter affermare che la situazione è cambiata, ma purtroppo non è così, come dimostra questo articolo di Lettera 43 del 5 Marzo 2012: http://www.lettera43.it/attualita/42306/l-alta-velocita-italiana-e-la-piu-cara-d-europa.htm.
Buona stampa. E’ interessante osservare come, oltre al livello eccezionalmente alto dei costi per chilometro, l’Italia presenti anche tempi di realizzazione assai più lunghi. Tutto questo, com’è ovvio, modifica la possibilità di recuperare l’investimento e, quindi, finisce per rendere antieconomiche certe infrastrutture o renderne più costoso l’utilizzo da parte del pubblico.
E accenniamo soltanto al vantaggio che trae il malaffare (parliamo di corruzione e criminalità organizzata) da una situazione come quella italiana, nella quale le procedure sono lunghe e complicate, quindi poco trasparenti.
Credo sia evidente quanto complesso sia ridurre la spesa pubblica in maniera tale da non creare squilibri che, a lungo andare, danneggiano anziché favorire l’economia nazionale. Credo, inoltre, che anche voi tre siate d'accordo se dico che, per agire sulla spesa pubblica in maniera efficace e coerente con la volontà di riavviare la crescita economica, è necessaria la volontà politica di incidere sulle aree realmente improduttive o quelle in cui si annidano posizioni non più compatibili con le condizioni delle finanze pubbliche. E si tratta, ovviamente, di guardare al sistema pensionistico e al mondo delle imprese e dei beni posseduti dallo Stato o dagli Enti Locali. Un processo di cui si parla da anni, senza che si realizzi granché.
Non vorrei apparire pessimista, ma non mi sembra che Renzi e Padoan siano impegnati su questo fronte con la necessaria aggressività. Vedremo cosa accadrà a fine Giugno, quando i due (ennesimi) esperti incaricati di studiare la riduzione della spesa (Gutgeld e Perotti) concluderanno la prima parte del loro lavoro.
Ne riparleremo, perché la politica (la cattiva politica) non ha un costo soltanto per le somme che vengono distribuite ai vari livelli di rappresentanza, ma anche per gli errori commessi nelle scelte riguardo alle privatizzazioni e alle loro implicazioni per le infrastrutture.
Chiudo, prima di passare alla musica, con una citazione dall’intervento del Presidente della BCE, Mario Draghi, nel corso del convegno svoltosi a Sintra in Portogallo. La ricavo dal commento di Danilo Taino sul Corriere di oggi (http://www.corriere.it/economia/15_maggio_23/mario-draghi-le-divergenze-strutturali-pericolo-l-euro-f52481f2-016b-11e5-87d4-e85f3d259d8e.shtml): 
Se si parla di politiche di bilancio, non si può non notare che molti Paesi europei negli anni scorsi hanno «alzato le tasse, aumentato la spesa pubblica, tagliato gli investimenti: esattamente quello che non deve essere fatto». Se si parla di riforme, invece, la Bce si limita a effettuare «un invito politico a intervenire», non entra nello specifico delle misure da prendere: ma ci sono infiniti studi che stabiliscono quali sono le più efficaci e come realizzarle”.
Più chiaro di così…
Un solo brano oggi, però di quelli che rappresentano momenti importanti nella storia della musica. Si tratta di Riders on The Storm, di The Doors.


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