venerdì 23 dicembre 2011

UEFA e randagi ucraini

Oggi ho letto, con raccapriccio per quanto amo i cani, l'articolo di Maria Serena Natale sul Corriere della Sera in cui si parla della soppressione dei randagi in Ucraina, dove sembrano essere così numerosi da costituire un grave problema. E' un pezzo apprezzabile perché racconta una storia che deve essere conosciuta, ma c'è un ma. Oltre ad amare i cani, infatti, ho una particolare attenzione per i numeri. Nell'articolo, che spero venga pubblicato on line (se non accadrà farò lavorare lo scanner), la Signora Natale ci informa che la UEFA, in previsione dei prossimi campionati europei di calcio e nell'intento di aiutare a risolvere il problema, ha stanziato la bella somma di 9.000,00 euro per la sterilizzazione dei cani randagi, che risulterebbero essere 500.000.
Anche se Doc non è stato reso sessualmente inoffensivo, so che la sterilizzazione in Italia costa almeno 50 euro. Facciamo l'ipotesi che i prezzi in Ucraina siano molto più bassi, diciamo il 10% di quelli italiani. Bene, posto che si possano pagare 5 euro per cane, con lo stanziamento dell'UEFA se ne sterilizzano 1.800. Largheggiamo: costasse 1 euro, se ne sterilizzano 9.000. Esagero se dico che si tratta di una goccia nel mare? Sono insopportabilmente tignoso se, come è accaduto, ho deciso di scrivere alla Signora Natale, la cui mail è indicata sotto la firma dell'articolo, il seguente messaggio?

Buonasera Signora. Leggo il suo articolo sui cani sterminati in Ucraina. Se veramente ci sono 500.000 randagi, e non dubito di quanto Lei scrive, mi viene da pensare che l'Uefa sia un consorzio di mentecatti se pensava di contribuire alla soluzione del problema con 9.000 euro per le sterilizzazioni, che in Italia costano attorno ai 50 euro. Diciamo che in Ucraina costino 5 euro, si sterilizzano 1.800 cani... Avrebbe potuto fare questa semplice operazione anche lei e scriverlo, non le pare? Cordiali saluti.
Roberto Frigo
Vescovana (PD)

Inviato da iPhone


La risposta è stata questa:

La ringrazio e le auguro buon Natale

Ammetto, sono esageratamente tignoso e ho replicato:

Risposta molto puntuale. Grazie e Buon Natale anche a lei

Ulteriore ammissione: ho scritto attorno alle 21.00 del 23 Dicembre, orario da rompi... assoluto, ma non volevo certamente avere una risposta immediata. E in ogni caso, visto che ha deciso di rispondere, la Signora Natale avrebbe anche potuto considerare l'argomento proposto. O sbaglio?
Tornerò sul tema, visto che negli ultimi anni mi è capitato spesso di avere scambi di mail con alcuni giornalisti. Anticipo solo il punto cruciale: perché mai indicare il proprio indirizzo di posta elettronica se poi non si danno risposte adeguate ai lettori?
L'articolo era sostanzialmente buono, ma non credo di poter dire: Buona stampa. Voi cosa pensate?


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