domenica 25 gennaio 2015

Il verso, per ora, non è affatto cambiato


Mi vedo costretto a ripartire dal fango in cui vi avevo condotto giovedì. Sull’argomento, infatti, mi è rimasto qualcosa da dire. Nell’articolo che vi ho segnalato, si parla di fan (sic) presenti in tribunale per dare sostegno allo squallido figuro. Giusto per sgomberare il campo da equivoci, ricordiamo che costui è stato condannato (con sentenza passata in giudicato) a 14 anni di reclusione, ridotti a 9 e ne deve scontare ancora più di 6 per reati che, se ricordo bene (grazie al cielo non è che dedichi molto tempo a questioni del genere, anzi), sono l’estorsione aggravata, lo spaccio di banconote false, la guida senza patente e simili.
Ora a me piacerebbe capire che cosa c’è nella testa di questi fan. Me lo chiedo perché mi rifiuto di pensare che una persona dotata di normale intelligenza possa anche soltanto farsi sfiorare dall’idea di apprezzare lo squallido figuro al punto di diventarne sostenitore. Non c’è niente da apprezzare in lui e, ripeto, merita di stare dov’è e di restarci fino all’ultimo giorno di condanna.
Restando ancora per un attimo sull’argomento, sono andato a ripescare il Buongiorno che Gramellini dedicò allo squallido figuro giusto due anni fa, quando fu arrestato al termine della fuga all’estero. Ecco il pezzo: http://www.lastampa.it/2013/01/24/cultura/opinioni/buongiorno/corona-lo-specchio-deformato-del-materialismo-vLd6f3psOofrEUkcOhBC6J/pagina.html.
Stampa così e così. Mi dispiace, Gramellini è quasi sempre impeccabile, ma qui mi sembra aver preso una strada sbagliata. In particolare non condivido affatto l’opinione che la pena inflitta allo squallido figuro sia eccessiva. Se esistono casi in cui la sentenza dovrebbe essere esemplare, questo è uno. E, purtroppo, non lo è stata, come dimostra l’esistenza dei fan.
In generale, poi, come sa bene anche Gramellini, c’è una ragione perché nel nostro Paese non pochi reati vengono puniti in maniera assai diversa da come accade altrove: negli ultimi decenni i ministri della Giustizia si sono occupati dei problemi giudiziari di una parte della popolazione, eccezionalmente esigua tra l’altro, dando vita a una gerarchia dei reati e delle pene piuttosto strampalata.
Saliamo un po’, ma non tanto da uscire completamente dalla melma.
Più di due anni fa, occupandomi di un tema che mi sta molto a cuore, ossia la trasparenza nella Pubblica Amministrazione, vi avevo segnalato il FOIA, Freedom of Information Act, un’organizzazione che proprio di questo argomento ha fatto la propria ragione di vita (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2012/06/un-appello-da-sottoscrivere.html).
Nei primi giorni dello scorso dicembre, il FOIA aveva chiesto al Governo informazioni sullo studio effettuato da Cottarelli, che era stato incaricato da Letta e confermato da Renzi, per definire le misure da adottare per ridurre la spesa pubblica. Conoscere il contenuto del “dossier Cottarelli” sarebbe, ovviamente, di grande interesse per il Paese. Ebbene, il Governo ha eretto un muro di gomma respingendo la richiesta di chiarezza del FOIA. Il resoconto completo di questa vicenda la trovate sul sito dell’organizzazione (http://www.foia.it/). Una sintesi la potete leggere in questo pezzo del Corriere della Sera di giovedì: http://archiviostorico.corriere.it/2015/gennaio/22/perche_conti_Cottarelli_sono_segreti_co_0_20150122_78af9594-a202-11e4-b31a-4e54bb51023c.shtml.
Cronaca. Ho poco da dire. Già è sospetto, come mi pare di aver scritto in precedenza, che Cottarelli sia stato di fatto allontanato dal suo incarico. L’omertà, come altro potrei definirla?, riguardo al frutto del suo lavoro mi sembra giustificare il convincimento che ben poco stia cambiando in Italia, checché ne dica Renzi. Il quale certo non ha nessuna voglia di eliminare il brodo di coltura dei mali peggiori del Paese: corruzione, spreco di denaro pubblico, lungaggini burocratiche, tempi della giustizia abnormi, ecc. ecc. Lo dimostrano anche le misure sull’evasione fiscale (il famoso 3%) e quelle sull’autoriciclaggio. Niente di quel che sta facendo Renzi ci farà recuperare significative posizioni nella graduatoria delle nazioni meno corrotte e più trasparenti del mondo.
Quel che penso di Renzi, a questo punto, lo avete senz’altro capito. Quindi mi concentro su un altro punto che viene messo in luce dalla vicenda del “dossier Cottarelli”. Quel breve articolo di cronaca del Corriere è il solo che ho trovato nei principali quotidiani italiani (se sbaglio, sarò felice di essere smentito). Ecco, per me è intollerabile che i direttori di giornali come La Stampa o il Sole 24 Ore, il Corriere o La Repubblica, Il Giornale o Il Fatto Quotidiano abbiano rinunciato ad andare a fondo sulla questione e a mettere il Governo con le spalle al muro per ottenere il soddisfacimento della richiesta del FOIA.
Mala stampa. Quest’atteggiamento più connivente che rinunciatario mi sembra dimostrare, al di là di ogni dubbio, che non possiamo contare su giornalisti capaci di svolgere autenticamente il compito loro affidato nelle democrazie liberali. Con direttori come quelli dei quotidiani italiani, Richard Nixon sarebbe rimasto alla Casa Bianca sino alla scadenza del suo secondo mandato. Una volta di più posso solo rimpiangere che non ci sia un Ben Bradlee da queste parti. E neppure un suo modesto allievo.
E’ arrivato il momento di uscire dal pantano. E per compiere un salto che ci porta tra le stelle, non possiamo che affidarci alla musica.
Ieri è caduto il 40° anniversario di un evento che ha un posto speciale non soltanto nella storia del jazz, ma in quella di tutta la musica: il concerto eseguito a Colonia da Keith Jarrett il 24 gennaio del 1975. Possiamo non ascoltarne una parte? No, naturalmente. Eccovi il primo brano che non ha titolo. E’ un po’ lungo, ma sono 26 minuti di pura bellezza.


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