sabato 3 gennaio 2015

Buona fine e buon principio


Negli ultimi giorni dell’anno, mio padre soleva salutare con questo augurio le persone che incontrava. Mi è sempre parso un bell’augurio: in quel mettere insieme l’anno che finiva e quello che stava per iniziare vedevo un senso di continuità nell’auspicare il benessere del destinatario.
Se dobbiamo guardare a quel che ci offrono i quotidiani di ieri e di oggi, che ci raccontano la fine del 2014 e l’inizio del 2015, per l’Italia non c’è stato niente di buono né nell’una né nell’altro.
Cominciamo da qualcosa che è accaduto nel 2014 e che ci viene descritto da Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/24/maxxi-stipendio-non-autorizzato-giovanna-melandri/1295337/): finalmente la Presidente del Maxxi sarebbe riuscita a pagarsi lo stipendio al quale, ricordate, aveva asserito di voler rinunciare, salvo poi ritornare piuttosto rapidamente e in modo un po’ opaco sul proprio impegno (http://www.lettera43.it/politica/melandri-dal-maxxi-arriva-lo-stipendio_43675103689.htm). La signora Melandri è davvero una che non si preoccupa di se stessa, ma ha a cuore il bene comune e ha in odio i privilegi della classe politica quasi quanto Beppe Grillo, come ben spiegavano quasi tre anni fa Libero (http://www.liberoquotidiano.it/news/home/921737/Melandri-La-deputata-Pd-difende-il.html) e Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/30/melandri-co-servi-d%E2%80%99italia/187747/).
Buona stampa. Per tutti. Quel che penso io della Signora Melandri, a questo punto, conta assai poco. Però voi tre un’idea ve la sarete senz’altro fatta…
E veniamo a una vicenda di cui parla una lettera di Pietro Ichino sul Corriere della Sera di oggi. Non è disponibile nell’edizione on line, ma merita di essere letta e quindi lavora lo scanner. Ecco il testo.


Buona stampa. Non aggiungerei nulla per ora.
Restiamo, purtroppo, in argomento, ossia continuiamo a parlare delle dimensioni raggiunte dal problema del dipendenti pubblici nel nostro Paese. Sapete già a cosa alludo: ai vigili urbani e ai dipendenti della metropolitana di Roma che hanno pensato bene di darsi malati per non essere in servizio la sera dell’ultimo dell’anno. La vicenda riempie pagine e pagine dei quotidiani, non serve certo che v’indichi io qualche articolo. Per la cronaca scegliete voi la testata che preferite.
Buona stampa. Unica osservazione è che, con ogni probabilità, fenomeni simili, magari non così pronunciati, si saranno verificati anche in altre città e che i dipendenti dei corpi di polizia locale sembrano godere di un trattamento di favore in forza del quale la loro presenza sulle strade è diventata poco più che simbolica. E questo con buona pace dei tanti “sindaci sceriffi”, di qualsiasi provenienza politica, i quali pensano (purtroppo a ragione per colpa della stampa) che proclami e promesse bastino a ridurre l’insicurezza che regna non solo nelle città, ma anche nei piccoli centri. Non sprechino tempo a produrre nuove disposizioni che vietano questo e quello. Facciano rispettare le leggi che esistono, spediscano sulla strada i tanti agenti della loro polizia che riempiono uffici inutili e controllino che facciano effettivamente il loro lavoro e non si limitino a camminare chiacchierando dei fatti loro nelle stradine più tranquille, evitando con cura ogni possibilità di trovarsi a dover svolgere il proprio compito di tutori della legge e dell’ordine.
A riguardo, non è per niente fuori tema il Buongiorno di Gramellini del 30 dicembre, anche se ispirato alla vicenda del traghetto Norman Atlantic (http://www.lastampa.it/2014/12/30/cultura/opinioni/buongiorno/capitano-ultimo-cPNKabNwrLpuGtQxDIcG0M/pagina.html).
Buona stampa.
Abbiamo uno straordinario bisogno di cose semplici, di riscoprire valori fondamentali che sono andati perduti sotto i colpi portati da una società dell’apparenza e del clamore, del lusso e dell’esibizione affermatasi in Italia con assai maggior successo rispetto alle altre nazioni, nelle quali, tuttavia, è pure presente in misura preoccupante.
Non si scosta troppo da questo tema l’articolo di Aldo Grasso pubblicato ieri da Sette, il settimanale del Corriere. Devo far lavora ancora lo scanner (per ragioni tecniche c'è anche la vignetta di Elle Kappa, che, però, mi sembra un po' inferiore al suo standard, solitamente elevato).


Buona stampa. Non si riesce neppure a sorridere, anche se forse a tratti questo è l’intento di Grasso. In realtà, comunque, è una vicenda ridicola, una delle tante. E che ha per protagonista un personaggio che ha trovato in Italia il Paese di Bengodi anche se, francamente, non capisco perché abbiamo dovuto far arrivare lei quando produciamo tantissime ragazze italiane almeno altrettanto dotate di quelle risorse che hanno portato Belen al successo. Come ho scritto a quello di voi tre che mi aveva segnalato a suo tempo la vicenda del cartellone di Corso Buenos Aires, noi importiamo ragazze disinibite (avevo usato un termine diverso che, per prudenza, censuro) ed esportiamo cervelli. Ho la sensazione che la cosa non sia poi così conveniente per il Paese.
Buona notte e buona fortuna.

1 commento:

  1. Detto perfettamente: le regole ci sono ma bisogna farle valere e rispettare. Pur essendo questo un problema non esclusivo dell'Italia, e' purtroppo in quel paese che raggiunge dimensioni da Nobel.

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