mercoledì 21 novembre 2012

Boyd Lee Dunlop


Su cosa si fonda il futuro di un paese? Che cosa può indurre i cittadini di una nazione a sperare che avranno un domani migliore di quello che potevano augurarsi i loro genitori e a sperare di dare ai propri figli un domani migliore di quello che i loro genitori sono riusciti a garantire loro?
La risposta, credo, è banale. Il futuro di un paese non lo costruiscono i giovani. I giovani lo devono, eventualmente, portare a compimento. Realizzare le fondamenta, infatti, è, via via, compito delle generazioni più vecchie.
Con egoistico sollievo, in quanto non genitore, osservo la cosa un po’ da distante. Come amico di tanti genitori alle prese con problemi pratici e di coscienza, posso soltanto sentirmi profondamente solidale con loro.
Come parte di una generazione (o di una e mezza, poco importa), temo il giudizio che ci riserveranno gli storici del prossimo secolo.
Lo spazio di un post, ma più ancora i miei mezzi culturali e intellettuali, impediscono di approfondire questa valutazione. Sospetto, tuttavia, che la mia generazione sarà giudicata male da chi ha gli strumenti per farlo.
In tempi un po’ diversi, con effetti un po’ diversi, nei paesi che un tempo venivano considerati più avanzati, senza eccezioni, si sono andate smantellando le colonne portanti del progresso sociale e della convivenza civile.
Ha preso il sopravvento, qui più, là meno, ovunque troppo, la politica intesa come mezzo per raggiungere obiettivi personali e non collettivi. E questo, qui più, là meno, ovunque troppo, ha consentito alle burocrazie di prosperare, virus che sta insidiando la sopravvivenza di molti paesi e di molte organizzazioni sovrannazionali.
Restando in Italia, vi propongo un articolo dal 24 Ore di oggi, che illustra, direi in modo che lascia sgomenti, le qualità (si fa giusto per dire) della burocrazia italiana: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-21/flop-cedolare-secca-affitti-191056.shtml?uuid=Abngy84G.
Buona stampa. La signora in questione parla della vicenda come se fosse nella posizione del sottoscritto, ossia un testimone. Non è così, purtroppo per lei, lei fa parte di quelli che hanno sbagliato i conti e scritto male le norme.
Chiudo con un altro riconoscimento a uno dei miei tre lettori. Mi ha segnalato un video di un pianista sconosciuto a me, ma, credo, anche alla maggior parte degli amanti del jazz.
Il mio orecchio si è abituato a suoni e armonie diverse, ma Boyd Lee Dunlop mi ha conquistato, più per la storia personale (http://en.wikipedia.org/wiki/Boyd_Lee_Dunlop), che per la sua piacevole musica non proprio attuale. Quest’uomo ha suonato il piano per quasi ottanta anni, quasi esclusivamente nei locali attorno alla sua città, incidendo soltanto due dischi, l’ultimo, quello che lo ha infine fatto conoscere un po’ di più, l’anno scorso.
Che dire? Grande Boyd Lee Dunlop!


Nessun commento:

Posta un commento