Prometto che non lo farò più. Due post in un giorno sono
troppi, lo so. E anche una settimana in cui ci sono stati due giorni con due
post è troppo. Vi chiedo scusa, ma non posso farne a meno, devo segnalarvi un
articolo che merita senz’altro di essere letto.
Voi tre sapete bene che non mi occupo di cronaca nera. L’argomento
è privo di qualsiasi attrattiva e, se mai suscitasse in me un blando interesse,
il modo con cui lo trattano i media italiani (e non solo italiani) lo farebbe svanire.
E non penso soltanto a Bruno Vespa, il maestro di tutti quelli che spiano dai
buchi della serratura e rovistano nei bidoni delle immondizie.
Nella vicenda della FIFA, ovviamente, sono tutti innocenti
fino a che non si avrà una sentenza definitiva di condanna. D’altro canto, la
presunzione d’innocenza si applica anche gli investigatori responsabili delle
indagini e degli arresti, sia perché non si vede quale possa essere il
loro tornaconto sia, soprattutto, perché si è realizzata un’identità
di vedute tra gli inquirenti americani e quelli svizzeri, la cui prudenza credo
si possa considerare proverbiale. Alla luce di quanto precede, sembra di poter
dire che, una volta di più, Vladimir Putin ha perso un’occasione per stare
zitto.
Cronaca. La sola osservazione è una previsione: questa
indagine arriverà a una conclusione, quale che sia, assai prima di buona parte
di quelle in corso in Italia sulle varie puntate del “Calcioscommesse”. E una
domanda: quanto ci vorrà prima che si cominci, anche a livello internazionale,
a fare un po’ di pulizia nel mondo dello sport, non solo del calcio?
Il sito LaVoce.info riferisce di una proposta di legge
presentata al Senato che mirerebbe, in apparenza, a replicare in Italia il Freedom of Information Act in vigore
negli Stati Uniti. Si tratta di una legislazione importante, che sicuramente svolge
un ruolo cruciale nel garantire trasparenza nei rapporti tra la pubblica
amministrazione e i cittadini americani.
Alcuni giorni fa avevo letto una corrispondenza dalla Libia
su The Financial Times. L’argomento erano le condizioni in cui opera (il poco
che ne rimane) la Guardia Costiera libica. E ne veniva fuori una piccola storia
che ci riguarda e dalla quale non mi sembra che la nostra immagine
internazionale sia destinata a migliorare. Questo è il collegamento
all’articolo: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/2c9f22c0-f949-11e4-be7b-00144feab7de.html#axzz3asRzd99V.
Buona stampa. Intendiamoci, non è che gli altri Paesi
occidentali possano vantarsi di essere stati migliori di noi. Al contrario.
Quando si parla di attacchi della Nato, sarebbe bene tener conto del fatto che la
Nato è intervenuta in un secondo tempo per coprire Francia e Regno Unito, se
ricordo bene…
Cronaca. Non mi sbilancio certo a esprimere opinioni, salvo
osservare che questa storia è stata tirata troppo per le lunghe da entrambe le
parti, con atteggiamenti più adatti a un tavolo da poker o a un mercato che
alle istituzioni internazionali. Preferisco non pensare che ci stiamo
avvicinando al momento in cui la Grecia uscirà dall’euro, volontariamente o
meno. Il prezzo di un simile evento sarebbe altissimo per tutta l’Europa. Mi
fermo qui. Staremo a vedere.
Vi annoio ancora una volta con l’argomento della spesa
pubblica. Non è una mia fissazione (anche se, lo riconosco, è un argomento che
mi sta particolarmente a cuore), ma sono i mezzi di comunicazione a darmi
motivo di occuparmene ancora.
Buona stampa. A mio parere, più che concentrarsi sul
modesto, ma apprezzabile, contenimento della spesa pubblica, è interessante
osservare come le manovre intraprese dagli ultimi governi abbiano finito per
sacrificare la spesa per investimenti.
Cronaca. Che certifica lo squallore in cui da anni è
sprofondato lo sport italiano più amato, attorno al quale si sono andate raccogliendo
figure pronte a tutto pur di arricchire, a tutti i livelli. Personaggi improbabili
e grotteschi o delinquenti belli e buoni: pseudo imprenditori a loro agio nei
tribunali fallimentari, mediocri calciatori trasformati in talenti per
sistemare i bilanci della società e lasciati liberi di esprimere le loro misere
qualità umane, arruffoni di ogni genere e membri della criminalità organizzata
italiana e non.
Cronaca. La potete trovare anche sui siti di altri
quotidiani. In questa notizia
mi pare di trovare la conferma di una convinzione che è andata rafforzandosi in
me nel tempo. Ossia che, nel nostro Paese, per l’azione congiunta di numerosi
fattori, sta moltiplicandosi la propensione all’illegalità, un diffondersi a
tutti i livelli della sicurezza di poter violare la legge, qualsiasi legge, dal
codice della strada alle normative fiscali, dalle norme sull’eleggibilità alle
cariche pubbliche a quelle sulla concorrenza. Non importa quale sia la legge, conta che chi la viola si aspetta ragionevolmente di farla franca.
La classe politica e la burocrazia europee stanno dando, da
molto tempo purtroppo, prove assai efficaci della loro mancanza di lungimiranza
e di capacità di affrontare i problemi con l’intento di risolverli. La classe
politica e la burocrazia italiana, senza nessuna difficoltà, tengono il passo
dei colleghi dell’Unione Europea.
Buona stampa. Il disfacimento di Forza Italia non mi procura
particolari emozioni in sé. Mi spaventa, però, il vuoto che lascia nello schieramento
politico italiano: si sa che il vuoto non può durare e mi preoccupa chi e come
lo riempirà.
Il Corriere di oggi ospita un nuovo articolo di Alberto
Alesina e Francesco Giavazzi, che spiegano come, nonostante abbia seguito una
politica di austerità piuttosto severa, David Cameron abbia vinto le elezioni
politiche e sia tornato da Primo Ministro a Downing
Street.
Buona stampa. La vicenda di De Luca è più che sconcertante e
dimostra con quanta disinvoltura Renzi gestisca il potere. Non è così che si
migliora il Paese: la selezione della classe politica dovrebbe essere una delle
priorità di un leader che intenda veramente rinnovare l’Italia e riconquistare
la fiducia degli italiani verso la classe politica. Evidentemente questo a
Renzi non interessa. E non può certo liquidare la questione con una delle sue battute.
Mi tocca concedere un po’ di spazio, dopo tanto tempo, alla lucidità e alla saggezza (si scherza, ça va sans dire) dello psiconano+barba-Mediaset, il quale non ha
trovato di meglio da fare che occuparsi di medicina preventiva e di oncologia,
argomenti dei quali è notoriamente uno dei massimi esperti non dico italiani,
ma addirittura mondiali.
In realtà, mi viene da pensare che il poveretto fosse un po’
irritato dalla diminuita presenza sui media e dallo sbiadire della popolarità
sua e anche del suo degno puparo.
Buona stampa. Il primo, quello del Corriere, potrebbe anche
intitolarsi “Dire a nuora perché suocera intenda”. Non c’è dubbio che i due
autori considerino la situazione tedesca e trovino, legittimamente, da
criticare l’atteggiamento del governo di Berlino, assai poco incline a contribuire
in maniera più decisa alla crescita, purtroppo assai fiacca, dell’economia
europea. Nello stesso tempo, tuttavia, è chiaro che, parlando di Germania (e
soprattutto degli effetti di una gestione attenta della spesa e del debito
pubblico), Alesina e Giavazzi parlino anche a chi guida il nostro Paese e
sembra assai poco incline a percorrere il sentiero delle riforme che incidono
sui veri problemi italiani.
Buona stampa. Anche divertente. L’unica osservazione che mi
viene da fare è questa, più precisamente si tratta di una domanda: in Italia un
giornalista si azzarderebbe a scrivere nome e cognome di una persona che ha
sottratto qualcosa al Quirinale o a Palazzo Chigi? Ne dubito. Con l’attitudine
degli italiani ad ammettere le proprie colpe…
Oggi è il settantesimo compleanno di Keith Jarrett. Almeno un ascolto è doveroso proporvelo. Ecco How Deep is the Ocean da una delle sue opere discografiche più significative, At the Blue Note (http://en.wikipedia.org/wiki/Keith_Jarrett_at_the_Blue_Note).
L’argomento mi era sostanzialmente ignoto, nel senso che
ignoravo quanto spazio il tema della comunicazione sulle vicende giudiziarie
avesse ottenuto anche a livello accademico.
Che di processi e d’indagini si parli tanto, anzi troppo, in
Italia come altrove, invece, mi è ben noto e lo sapete bene anche voi tre. La
pagina della FERPi, onestamente, mi ha lasciato con una brutta sensazione
addosso. Converrete con me che non è affatto rassicurante leggere queste
parole: “La copertura mediatica di un
processo legale influisce sul grado di pena: questo pensa un terzo dei 447
giudici, 271 pubblici ministeri e 29 giornalisti intervistati nel novembre 2006
da Mathias Kepplinger, ricercatore in Scienze della comunicazione alla Johannes
Gutenberg Universität di Mainz.”. E parliamo della Germania.
Forse ho già ricordato che, nel 1979 (sì, nell’altro
secolo), ho trascorso qualche mese a New York per un periodo di formazione in
ambito bancario e finanziario.
Tra i tanti ricordi di quei giorni ormai lontani, c’è quello
della campagna pubblicitaria di una società d’intermediazione finanziaria, E.F.
Hutton, oggi passata attraverso una serie di fusioni e accorpamenti (http://en.wikipedia.org/wiki/E._F._Hutton_%26_Co.).
Su Youtube sono disponibili almeno tre video di quella
fortunata campagna televisiva. Non ho trovato quello che a me piaceva
maggiormente e che, se ricordo bene, aveva come ambientazione un matrimonio.
Non importa. Tra i tre che ho trovato, ho scelto quello che mi sembra di qualità
migliore.
Lo slogan, che credo sia stato uno tra i maggiori successi
della pubblicità americana, era: “When
E.F. Hutton talks, people listen”, ossia “Quando E.F. Hutton parla, la
gente ascolta”. Magico. Anche se, alla lunga distanza, non ha consentito alla
società di restare sul mercato come una realtà indipendente.
Buona stampa. E buon lavoro di Ristretti orizzonti che
sopperisce alla politica non molto comprensibile della redazione on line del
Corriere. Magris possiede un’intelligenza lucidissima e una scrittura nitida,
senza fronzoli, che porta al cuore delle questioni e le illumina perfettamente.
Nel corso delle mie inutili ricerche di ieri, avevo trovato
nell’archivio del Corriere un articolo del 2 Settembre 2008, sempre scritto da
Magris e sempre dedicato al tema della violenza e del vandalismo, in questo
caso dei tifosi. Non ricordo a quale evento si riferisca l’articolo, ma questo
importa poco o nulla. Quello che lascia sconcertati è che, a distanza di oltre
sei anni, le problematiche siano rimaste sostanzialmente le stesse, senza che,
da parte delle autorità competenti e delle società di calcio, fosse fatto
alcunché per modificare le cose, come dimostrano anche gli eventi recenti di
Torino e di altre città.
Buona stampa. Credo che anche lui sia andato a rileggerlo
prima di scrivere quello pubblicato ieri. Che altro doveva fare? Non ci sono
stati cambiamenti, non in senso positivo, anzi. Le parole del 2008 sono ancora
valide, tutt’al più rese maggiormente fondate dall’aggravarsi del problema.
Adesso lo hanno corretto, ma al momento della pubblicazione
on line, come di quella sul cartaceo, la Signora Mara Monti aveva scritto
Cologna, non Colonia. Ecco il testo acquisito con lo scanner. E ho anche la copia della prima versione apparsa sul sito.
La correzione on line è seguita a una mail che ho inviato al
Direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, il quale si è affrettato a far modificare il
testo, ma si è guardato bene dal rispondermi. E si è anche ben guardato dal far apporre due righe di scusa per l'errore. Detto altrimenti: ha messo la
polvere sotto il tappeto ed è sgattaiolato via. Non mi pare l’atteggiamento
giusto per chi guida un quotidiano che, giustamente, aspira a essere, ed è, uno dei
più autorevoli anche in ambito internazionale. Ammettere un errore è prova di forza,
non di debolezza. E di rispetto per i lettori.
Mala stampa.
Oggi cade un anniversario che mi pare giusto ricordare. Il 5 Maggio 1981 moriva Bobby Sands, uno dei più famosi esponenti dell'IRA, Irish Republican Army. Non ricordo la morte di Sands perché io abbia una qualsiasi valutazione personale su di lui e su ciò che rappresenta. La guerra civile irlandese è stata, con i conflitti arabo-israeliani e la fase conclusiva della guerra del Vietnam, parte della vita delle persone della mia età, resa una presenza costante dalla televisione e dai giornali che la documentavano, giorno dopo giorno.
Non commemoro, dunque, la morte di Bobby Sands, intendo ricordare una delle vicende più tragiche del XX° secolo, durante la quale, da entrambe le parti, sono stati commessi crimini brutali e spietati.
Restiamo in Irlanda, e nell'area politica in cui militava Sands, per il primo ascolto musicale. Nella seconda metà degli anni Settanta, infatti, il cantante Christy Moore era schierato accanto ai prigionieri dell'IRA detenuti a Maze (http://en.wikipedia.org/wiki/Christy_Moore). Il brano che vi propongo è Back Home in Derry.
Il secondo brano, che ha condiviso sulla sua pagina Facebook il mio amico Stefano e quindi il merito è suo, ci riporta al Jazz. Siamo alla fine degli anni 30 con alcuni tra i più apprezzati strumentisti dell’epoca, a cominciare dal
leader, Django Reinhart, per passare a Coleman Hawkins e a tutti gli altri. Il titolo è Out of Nowhere.
Evviva, Luciano Fontana è diventato Condirettore Responsabile. Si tratta di un travaglio davvero
lunghissimo. Viene da fare un confronto… La consorte del futuro Re di
Inghilterra partorisce una bimba e dopo nemmeno dieci ore lascia l’ospedale, il
futuro direttore del Corriere della Sera è nominato il 30 Aprile, ma rimane
condirettore al 3 Maggio. Misteri della stampa italiana. E anche del vigore
delle madri inglesi. Chapeau a Sua Altezza la Duchessa di Cambridge. E anche
alla figlia.
Posso sbagliare, mi sembra, tuttavia, che il cambio di direzione
del Corriere della Sera riservi ancora piccole sorprese un po’ sconcertanti.
Ieri, sebbene Ferruccio de Bortoli si fosse congedato il giorno prima dai
lettori e dalla redazione, risultava ancora direttore (pagina 50, riquadro
informativo sugli organi direttivi del giornale e della società editrice),
mentre Luciano Fontana, nominato dal Consiglio di amministrazione il 30 Aprile,
era indicato ancora come condirettore, tant’è che non ha ancora scritto il
proprio editoriale “programmatico”, così com’è tradizione.