Posso sbagliare, mi sembra, tuttavia, che il cambio di direzione
del Corriere della Sera riservi ancora piccole sorprese un po’ sconcertanti.
Ieri, sebbene Ferruccio de Bortoli si fosse congedato il giorno prima dai
lettori e dalla redazione, risultava ancora direttore (pagina 50, riquadro
informativo sugli organi direttivi del giornale e della società editrice),
mentre Luciano Fontana, nominato dal Consiglio di amministrazione il 30 Aprile,
era indicato ancora come condirettore, tant’è che non ha ancora scritto il
proprio editoriale “programmatico”, così com’è tradizione.
E il Consiglio di amministrazione ha sentito il dovere di
specificare che a Fontana è stato attribuito un mandato pieno e senza limiti di
tempo, che avrà inizio dopo le “prescritte procedure” (http://www.corriere.it/cronache/15_maggio_01/fontana-designato-direzione-corriere-ec4a1e14-efcf-11e4-ab0f-6f7d8bd494ab.shtml
e http://www.rcsmediagroup.it/wp-content/uploads/doc/2015-04/Com-St-RCS-CdA-30-04-2015-NOMINA-DIRETTORE-CORSERA.pdf).
Non ricordo che, in passato, sia mai accaduto nulla di simile e non riesco a liberarmi dal convincimento che la sostituzione di de Bortoli sia un’operazione condotta in maniera quantomeno stravagante. E che la nomina di Fontana sia arrivata in grande ritardo anche perché altri candidati hanno declinato l'offerta.
L’editore del Corriere della Sera, come altre società del
settore, vive momenti difficili. I giornali subiscono l’aggressione dei nuovi
mezzi di comunicazione, i quali sono avvantaggiati dall’operare spesso al di
fuori dei vincoli che i quotidiani e i periodici tradizionali subiscono. Penso a vantaggi di
natura fiscale come a certe posizioni ambigue nel rispetto dei copyright.
La vendita dei quotidiani cala e quella delle edizioni on
line è ancora insufficiente a compensare le minori tirature, le entrate
pubblicitarie sono scese drammaticamente e non si risollevano certo con
la pubblicazione di inserti che, credo, passano in gran parte direttamente
dall’edicola ai cassonetti della raccolta differenziata della carta.
Sulle cattive situazioni di bilancio della RCS pesano anche
gli errori di gestione di qualche anno fa, come alcune acquisizioni pagate
troppo care, e la conflittualità tra i soci, che sicuramente si è fatta sentire
anche all’interno del giornale e nella scelta di commentatori e redattori.
Luciano Fontana probabilmente conosce bene il meccanismo,
avendo trascorso gran parte delle sua vita professionale al Corriere, ma,
francamente, non mi pare possedere la personalità adatta per imprimere la
svolta e rilanciare il quotidiano. C’è da fare ordine sia
nell’edizione cartacea sia in quella on line, nelle quali errori e imprecisioni
mi sembrano farsi più frequenti. E, soprattutto, è arrivato anche il momento di congedare alcune firme inadeguate al giornale e riportare in auge i valori laici e liberali propri del Corriere. Certo, i tempi dell’informazione sono cambiati
e la fretta può giustificare una minore precisione, ma la scelta di un
quotidiano autorevole non può essere quella di seguire la televisione e i siti
d’informazione né sul terreno della rapidità né su quello degli argomenti di
facile presa, come quelli scandalistici.
Chi ha un po’ di dimestichezza con le edizioni internet di
quotidiani stranieri, da The Guardian al Washington Post, da Le Monde a The
Financial Times sa di cosa parlo.
Vedremo se Fontana mi smentirà. Mi auguro sinceramente che riesca perché il Corriere è parte della mia vita da una quarantina d’anni. E mi auguro,
inoltre, che non impieghi troppi giorni a presentarsi ai lettori e che lo faccia in maniera convincente.
Veniamo alla musica. E ritorno al jazz, anche se faccio delle scelte non esageratamente impegnative. Cominciamo con un'interpretazione della colonna sonora del film Chinatown. E' tratta dall'album Oceana del trombettista tedesco Till Brönner (http://en.wikipedia.org/wiki/Till_Br%C3%B6nner).
E proseguiamo con lo stesso brano nell'esecuzione di Terence Blanchard.
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