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lunedì 22 febbraio 2016

Si vis pacem para bellum?

Non sono più così sicuro che il motto latino sia tuttora valido. Non bastassero le tante zone del mondo in cui si combattono guerre di varia intensità, anche in Asia crescono tensioni che potrebbero generare un conflitto. E si tratta di un'area in cui si sta assistendo a una notevole corsa agli armamenti, oltre che al moltiplicarsi dei motivi di contesa.

venerdì 8 maggio 2015

Un potere inquietante


Poche ore fa, indotto da un post del mio amico Giampietro Vecchiato sul suo profilo Facebook (https://www.facebook.com/giampietro.vecchiato?fref=hovercard), sono arrivato sul sito della FERPi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, e ho letto questo testo: http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_rp/media/litigation-pr-in-germania-un-bilancio/notizia_rp/47987/9#.VUxQcR6ZcHA.facebook.
L’argomento mi era sostanzialmente ignoto, nel senso che ignoravo quanto spazio il tema della comunicazione sulle vicende giudiziarie avesse ottenuto anche a livello accademico.
Che di processi e d’indagini si parli tanto, anzi troppo, in Italia come altrove, invece, mi è ben noto e lo sapete bene anche voi tre. La pagina della FERPi, onestamente, mi ha lasciato con una brutta sensazione addosso. Converrete con me che non è affatto rassicurante leggere queste parole: “La copertura mediatica di un processo legale influisce sul grado di pena: questo pensa un terzo dei 447 giudici, 271 pubblici ministeri e 29 giornalisti intervistati nel novembre 2006 da Mathias Kepplinger, ricercatore in Scienze della comunicazione alla Johannes Gutenberg Universität di Mainz.”. E parliamo della Germania.

domenica 28 aprile 2013

Un vecchio governo di giovani e donne


I commenti sul Governo presieduto da Enrico Letta mi sembrano prevalentemente orientati all’ottimismo o, quantomeno, alla benevolenza.
Ne ho scelti due improntati alla fiducia, sia pure assai diversi nei toni. Il primo, da La Stampa, è il breve commento di Mario Calabresi (http://www.lastampa.it/2013/04/28/cultura/opinioni/editoriali/una-generazione-di-politici-e-uscita-di-scena-gVbCrH5bzgquPtwseiqSfK/pagina.html), il secondo, da Repubblica, è l’assai più estesa analisi di Eugenio Scalfari (http://www.repubblica.it/politica/2013/04/28/news/un_medico_per_l_italia_malata-57597866/?ref=HREA-1).
Buona stampa, per entrambi. Preferisco, però, la sobria sinteticità di Calabresi alla consueta, un po’ pedante, prolissità di Scalfari. Questione di gusti, niente di più.
Il terzo articolo, di ben altro orientamento, lo prendo da Il Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/27/governo-letta-posti-chiave-tutti-al-pdl-al-pd-restano-solo-briciole/576986/.
Stampa così e così. La solita saccente faziosità rende poco convincente l’impianto complessivo.
E veniamo a quel che conta, ossia la mia opinione (si fa per dire): personalmente non riesco a farmi prendere dall’entusiasmo per questa nuova compagine ministeriale. E ne spiego facilmente le principali ragioni.
Nella mai tanto vituperata (o, piuttosto, rimpianta?) Prima Repubblica difficilmente si veniva proiettati su una poltrona ministeriale senza un adeguato “periodo di formazione”. Il Governo nato ieri, diversamente da quelli di trent’anni fa, presenta un numero rilevante di debuttanti, persone che hanno alle spalle esperienze forse non adeguate per il ruolo loro affidato grazie ai giochi di bottega.
A voler fare i pignoli, mi pare che le scelte “un po’ così” (per motivazioni poco comprensibili o perché apparentemente avventate) prevalgano da una parte piuttosto che dall’altra, ma questo importa poco.
Voi tre sapete che mi piace inventare soprannomi: il Governo presieduto da Enrico Letta credo lo chiamerò “Governo Twitter”. La prima impressione, con tutto il rispetto per alcune (poche) figure che lo meritano, è che si sia cercato di buttarci un po’ (tanto) fumo negli occhi. Soprattutto vedo ragioni di preoccupazione nel fatto che, affidando alcuni ministeri importanti a figure apparentemente poco preparate a reggerli e scegliendo Filippo Patroni Griffi come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta abbia preferito (o si sia lasciato imporre) una linea che tutela, anzi rafforza, la prevalenza della burocrazia sulla politica.
Non vedo le premesse del cambiamento indispensabile per rimettere il nostro paese sulla giusta rotta.
Naturalmente mi auguro di essere rapidamente smentito.
Quanto alla solidità del Governo e alle sue prospettive di vita, faccio molta fatica a condividere l’entusiasmo di quelli che lo prevedono addirittura destinato a durare l’intera legislatura.
Leggete, a riguardo, l’intervista di Enrico Marro a Renato Brunetta sul Corriere di oggi (non è disponibile nell’edizione on line; se e quando lo sarà, vi darò il collegamento). Certo, si tratta dell’uomo che sostiene di aver rinunciato al Nobel per l’Economia a causa della prepotente vocazione alla politica, quindi le sue dichiarazioni, probabilmente, non vanno intese come verità assolute, tuttavia dalle affermazioni di Brunetta sembra emergere non l’asserita soddisfazione quanto la negata contrarietà, solidamente intrecciata alla minaccia. Non mi pare affatto amico o sostenitore del Governo che ha giurato poche ore fa.
E chiudiamo con un pezzo davvero interessante, che analizza bene il M5S e i rischi che esso rappresenta non in sé, ma a causa delle convinzioni e del modo di agire dei due leader, quello apparente (il pupo) e quello reale (il puparo): http://lettura.corriere.it/martin-mystere-contro-grillo/.
Buona stampa.
E per non farvi fare la fatica di andare voi a cercarlo, vi metto il video citato nell’articolo di Alfredo Castelli.